Alla fine l'unico sistema è godersele, metterle appunto in uso. Grazie del consiglio, la Stipula Volterra l'ho avvolta in carta velina. Ma dubito che andrà avanti a lungo.sansenri ha scritto: ↑lunedì 21 luglio 2025, 19:08 è un peccato, alla celluloide moderna accade, e i produttori spesso non ci sono più o non si fanno carico.
E' un peccato perché per un collezionista 30-40 anni di conservazione non è un tempo lungo... né chi possiede molte penne, alcune preziose come queste, può sempre metterle in rotazione continua per goderne almeno l'uso, e verificarne lo stato. Ne ho diverse anch'io e sono rassegnato alla loro morte precoce, quando sarà (un paio sono già andate). Caldo e umido non giovano. Anch'io ultimamente vado di ebanite... su quelle più di pregio.
E' comunque difficile dire cosa possa innescare la degradazione, spesso è insita nella celluloide specifica, per cui malgrado le accortezze ad un certo punto accade. Il buon Francoiacc consiglia bagnetti periodici in soluzioni alcaline (bicarbonato ad esempio - una soluzione satura di bicarbonato, ossia sciogliere bicarbonato in acqua finché non si scioglie più e resta un residuo sul fondo - ha pH di circa 8,5) pare rallenti la malattia.
PS a proposito del modo in cui erano conservate, seppure sia vero che le due penne tenute fuori dall'armadio avessero ampia possibilità di godere di ricambio d'aria, probabilmente erano maggiormente esposte soprattutto ad umidità.
Un consiglio per le tue altre celluloidi moderne, avvolgile in uno straccetto di stoffa in cotone, o carta velina, entrambe aiutano ad assorbire l'umido e l'esalazione. Non posso dirti che avresti salvato le due deteriorate, purtroppo temo che quando deve accadere, accade (le mie due defunte erano una Omas 557F Galileo Galilei, e una Visconti Voyager).
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Che dire Vikingo60, mi dispiace molto per le tue penne!
Non ho alcuna conoscenza sulla chimica della celluloide, eppure mi sono fatto l'idea che un utilizzo costante della penna in celluloide (o di qualunque altro manufatto in celluloide) possa aiutare a mantenere stabile questa plastica.
Penne, fermacapelli, occhiali, bottoni o oggetti di bigiotteria erano prodotti anche in celluloide: erano oggetti di uso quotidiano, oggetti a contatto con un corpo, quello umano, che suda e traspira, e non solo. Quando poi questi oggetti, a distanza di anni, finiscono inutilizzati dentro la teca di un museo, allora iniziano i problemi di degrado. Io lo trovo alquanto strano. A esempio, l'umidità è così deleteria per la celluloide ?
Detto questo, vi segnalo questa recentissima ricerca uscita nel 2025, che giusto smentisce in mio dubbio sull'umidità (però l'invecchiamento accelerato è eseguito a una temperatura di 70 gradi centigradi, che certo non è la temperatura della mia mano o di casa mia).
Un saluto
Non ho alcuna conoscenza sulla chimica della celluloide, eppure mi sono fatto l'idea che un utilizzo costante della penna in celluloide (o di qualunque altro manufatto in celluloide) possa aiutare a mantenere stabile questa plastica.
Penne, fermacapelli, occhiali, bottoni o oggetti di bigiotteria erano prodotti anche in celluloide: erano oggetti di uso quotidiano, oggetti a contatto con un corpo, quello umano, che suda e traspira, e non solo. Quando poi questi oggetti, a distanza di anni, finiscono inutilizzati dentro la teca di un museo, allora iniziano i problemi di degrado. Io lo trovo alquanto strano. A esempio, l'umidità è così deleteria per la celluloide ?
Detto questo, vi segnalo questa recentissima ricerca uscita nel 2025, che giusto smentisce in mio dubbio sull'umidità (però l'invecchiamento accelerato è eseguito a una temperatura di 70 gradi centigradi, che certo non è la temperatura della mia mano o di casa mia).
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Caro Mirko, credo però che nel caso delle penne, oltre a quello che giustamente rilevavi tu, il problema sia il "tipo" di celluloide impiegata, quella usata nelle penne di produzione moderna non è la stessa delle vintage, i procediementi sono differenti, sono differenti anche le componenti chimiche (stando a quello che mi dissero a un penshow persone molto più esperte di me in chimica, la celluloide con la composizione chimica antica è ora fuori legge perché pericolosa). Da quello che ho capito la celluloide vintage spesso si conserva benissimo, tranne alcuni modelli che sono notoriamente problematici e soggetti a cristallizzazione.Mir70 ha scritto: ↑martedì 22 luglio 2025, 11:17 Non ho alcuna conoscenza sulla chimica della celluloide, eppure mi sono fatto l'idea che un utilizzo costante della penna in celluloide (o di qualunque altro manufatto in celluloide) possa aiutare a mantenere stabile questa plastica.
Penne, fermacapelli, occhiali, bottoni o oggetti di bigiotteria erano prodotti anche in celluloide: erano oggetti di uso quotidiano, oggetti a contatto con un corpo, quello umano, che suda e traspira, e non solo. Quando poi questi oggetti, a distanza di anni, finiscono inutilizzati dentro la teca di un museo, allora iniziano i problemi di degrado. Io lo trovo alquanto strano. A esempio, l'umidità è così deleteria per la celluloide ?
Comunque ringrazio vivamente per questo post, mi convince ancora di più a tenermi lontano da penne in celluloide di produzione moderna. Poi sinceramente, con le resine che si è arrivati a produrre, dal punto di vista visivo non sento il bisogno assoluto di celluloide. Si può fare tutto il discorso sulla sensazione setosa, ma a me la "fredda" resina non dispiace, poi se voglio qualcosa di un po' diverso vado di ebanite.
Enrico
"刃を持った者をそのふところに抱き込まねば、愛の世は来ません。刃を手から離させようとするから、やっぱり争いとなるのです。「平和のために戦う」というようなちぐはぐな心がけでは、いつまでたっても戦いはやみますまい"。永井隆、『如己堂随筆』
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Ti ringrazio molto per la solidarietà.Mir70 ha scritto: ↑martedì 22 luglio 2025, 11:17 Che dire Vikingo60, mi dispiace molto per le tue penne!
Non ho alcuna conoscenza sulla chimica della celluloide, eppure mi sono fatto l'idea che un utilizzo costante della penna in celluloide (o di qualunque altro manufatto in celluloide) possa aiutare a mantenere stabile questa plastica.
Penne, fermacapelli, occhiali, bottoni o oggetti di bigiotteria erano prodotti anche in celluloide: erano oggetti di uso quotidiano, oggetti a contatto con un corpo, quello umano, che suda e traspira, e non solo. Quando poi questi oggetti, a distanza di anni, finiscono inutilizzati dentro la teca di un museo, allora iniziano i problemi di degrado. Io lo trovo alquanto strano. A esempio, l'umidità è così deleteria per la celluloide ?
Detto questo, vi segnalo questa recentissima ricerca uscita nel 2025, che giusto smentisce in mio dubbio sull'umidità (però l'invecchiamento accelerato è eseguito a una temperatura di 70 gradi centigradi, che certo non è la temperatura della mia mano o di casa mia).
Un saluto
Sulla questione umidità ho sempre avuto dei dubbi: l'inchiostro con cui vengono caricate le penne in celluloide non contiene forse acqua? Se così fosse l'autodistruzione dovrebbe iniziare mentre vengono usate.
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Hai ragione Enrico, io mio discorso era riferito alla celluloide prodotta a partire dalla vecchia nitrocellulosa e non dall'acetato come nelle moderne.
Il mio era un discorso generico, anche se penso, magari sbagliando perché non conosco le produzioni di marchi Omas e Delta, che le penne di Vikingo siano prodotte con la vecchia celluloide.
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Non sapevo che la celluloide moderna fosse diversa da quella vintage, e che quest'ultima fosse vietato produrla per motivi ecologici.Enbi ha scritto: ↑martedì 22 luglio 2025, 11:34Caro Mirko, credo però che nel caso delle penne, oltre a quello che giustamente rilevavi tu, il problema sia il "tipo" di celluloide impiegata, quella usata nelle penne di produzione moderna non è la stessa delle vintage, i procediementi sono differenti, sono differenti anche le componenti chimiche (stando a quello che mi dissero a un penshow persone molto più esperte di me in chimica, la celluloide con la composizione chimica antica è ora fuori legge perché pericolosa). Da quello che ho capito la celluloide vintage spesso si conserva benissimo, tranne alcuni modelli che sono notoriamente problematici e soggetti a cristallizzazione.Mir70 ha scritto: ↑martedì 22 luglio 2025, 11:17 Non ho alcuna conoscenza sulla chimica della celluloide, eppure mi sono fatto l'idea che un utilizzo costante della penna in celluloide (o di qualunque altro manufatto in celluloide) possa aiutare a mantenere stabile questa plastica.
Penne, fermacapelli, occhiali, bottoni o oggetti di bigiotteria erano prodotti anche in celluloide: erano oggetti di uso quotidiano, oggetti a contatto con un corpo, quello umano, che suda e traspira, e non solo. Quando poi questi oggetti, a distanza di anni, finiscono inutilizzati dentro la teca di un museo, allora iniziano i problemi di degrado. Io lo trovo alquanto strano. A esempio, l'umidità è così deleteria per la celluloide ?
Comunque ringrazio vivamente per questo post, mi convince ancora di più a tenermi lontano da penne in celluloide di produzione moderna. Poi sinceramente, con le resine che si è arrivati a produrre, dal punto di vista visivo non sento il bisogno assoluto di celluloide. Si può fare tutto il discorso sulla sensazione setosa, ma a me la "fredda" resina non dispiace, poi se voglio qualcosa di un po' diverso vado di ebanite.
Per quanto riguarda la resina condivido ogni tua parola: oggi esistono resine con bellissimi colori, riflessi e sfumature, per cui non ha senso acquistare penne in celluloide (ammetto che però mentre dico questo mastico amaro...).
Alessandro
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La Omas Ercolessi è del 1996, mentre la Delta Caruso (mi pare) del 2007.Mir70 ha scritto: ↑martedì 22 luglio 2025, 11:44Hai ragione Enrico, io mio discorso era riferito alla celluloide prodotta a partire dalla vecchia nitrocellulosa e non dall'acetato come nelle moderne.
Il mio era un discorso generico, anche se penso, magari sbagliando perché non conosco le produzioni di marchi Omas e Delta, che le penne di Vikingo siano prodotte con la vecchia celluloide.
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Qualche azienda la produce ancora quella a base di nitrocellulosa e, che io sappia, non è vietata la produzione (potrei però sbagliare su entrambi i punti eh !) . Semplicemente è una lavorazione ad alto rischio di esplosività/infiammabilità e giustamente molte aziende non vogliono accollarsi questi rischi.
Però non sai se le tue "moderne" Ercolessi e Caruso erano state prodotte da vecchie barre di celluloide o da nuove ?
Mirko
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La Pelikan usa l'acetato di cellulosa per le sue stilografiche della linea Souverän. E la usava fin dal secondo dopo guerra (forse anche prima ma non sono sicuro).
La celluloide doc (vintage o moderna) sempre quella è. L'unica differenza è se la stilografica in celluloide viene tornita da barra piena o no (come nel caso di alcune Pilot moderne).
Aurora uso negli anni novanta l'acetato di cellulosa (non la celluloide a base di nitrocellulosa) sotto il nome di auroloide. Il processo produttivo non era completamente sotto controllo e molte di queste penne svilupparono deformazioni etc.. La conseguenza fu che la Aurora abbandono l'acetato di cellulosa per una resina marmorizzata continuando però per motivi di marketing a chiamarla ancora auroloide. Chi ha avuto in mano due optima, una in acetato di cellulosa e una in resina la vede e la sente bene la differenza. C'è ma è minima.
La celluloide a base di nitrocellulosa non è stabile. Prima o poi (meglio se poi dopo svariati decenni) si degrada. Si può rallentare il processo ma non arrestarlo. Questa è la verità. Non si può ingannare la chimica.
L'acetato di cellulosa se prodotta correttamente (cioè come fa pelikan e non come fece aurora) è più stabile della celluloide a base di nitrocellulosa. Quanti dippiu onestamente nessuno lo sa. Però vedendo schiere di pelikan 400 degli anni cinquanta ancora perfettamente funzionanti direi che almeno 75 anni se li fanno senza problemi.
La celluloide doc (vintage o moderna) sempre quella è. L'unica differenza è se la stilografica in celluloide viene tornita da barra piena o no (come nel caso di alcune Pilot moderne).
Aurora uso negli anni novanta l'acetato di cellulosa (non la celluloide a base di nitrocellulosa) sotto il nome di auroloide. Il processo produttivo non era completamente sotto controllo e molte di queste penne svilupparono deformazioni etc.. La conseguenza fu che la Aurora abbandono l'acetato di cellulosa per una resina marmorizzata continuando però per motivi di marketing a chiamarla ancora auroloide. Chi ha avuto in mano due optima, una in acetato di cellulosa e una in resina la vede e la sente bene la differenza. C'è ma è minima.
La celluloide a base di nitrocellulosa non è stabile. Prima o poi (meglio se poi dopo svariati decenni) si degrada. Si può rallentare il processo ma non arrestarlo. Questa è la verità. Non si può ingannare la chimica.
L'acetato di cellulosa se prodotta correttamente (cioè come fa pelikan e non come fece aurora) è più stabile della celluloide a base di nitrocellulosa. Quanti dippiu onestamente nessuno lo sa. Però vedendo schiere di pelikan 400 degli anni cinquanta ancora perfettamente funzionanti direi che almeno 75 anni se li fanno senza problemi.
Ultima modifica di Roland il martedì 22 luglio 2025, 12:08, modificato 1 volta in totale.
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Onestamente non lo so, ma i produttori per attrarre clienti e vendere facilmente parlano quasi sempre di vecchie barre di preziosa celluloide. Forse la Omas Ercolessi sarà stata prodotta da vecchie barre. E com'è noto la celluloide verde di Omas era micidiale quanto al pericolo di cristallizzazione. La Delta non saprei. Però ho visto che la celluloide ora non viene più praticamente utilizzata se non in piccola misura da Leonardo. E il produttore italiano Mazzucchelli che riforniva le varie case ha annunciato tempo fa di averne cessato la produzione. Anche se sul suo sito annuncia di poterla produrre da residui. Ho letto anche che la produrrebbero in Cina, su richiesta, non ricordo però la fonte della notizia.Mir70 ha scritto: ↑martedì 22 luglio 2025, 11:52Qualche azienda la produce ancora quella a base di nitrocellulosa e, che io sappia, non è vietata la produzione (potrei però sbagliare su entrambi i punti eh !) . Semplicemente è una lavorazione ad alto rischio di esplosività/infiammabilità e giustamente molte aziende non vogliono accollarsi questi rischi.
Però non sai se le tue "moderne" Ercolessi e Caruso erano state prodotte da vecchie barre di celluloide o da nuove ?
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Questa è una cosa che con vari accorgimenti di tempi e modi e reale efficacia nel tempo ho sentito anch'io.sansenri ha scritto: ↑lunedì 21 luglio 2025, 19:08 Il buon Francoiacc consiglia bagnetti periodici in soluzioni alcaline (bicarbonato ad esempio - una soluzione satura di bicarbonato, ossia sciogliere bicarbonato in acqua finché non si scioglie più e resta un residuo sul fondo - ha pH di circa 8,5) pare rallenti la malattia.
Anche se poi non ho mai capito come fosse riconciliabile col famoso e mai ritrattato parere di Richard Binder:
"Strongly alkaline inks can eat some organic resins, especially celluloid and Omas’ vegetal resin — which is very much like celluloid. (Omas’ own inks tended to be highly acidic.) Parker made the “51” fountain pen of acrylic because the company’s super-quick drying “51” ink turned out to like noshing on celluloid pens. (The problem was largely due to the ink’s alkalinity that contributed to quick drying by eating into the paper’s cellulose fibers.) "
[https://www.richardspens.com/ref/care/inks.htm]
Che ad occhio e croce dice il contrario.
Io ho risolto con una moratoria sulle penne in celluloide, su cui non spendo più soldi veri nemmeno morto.
Però una parola definitiva su come salvare quelle che ho che sudano, odorano, han punti di cristallizzazione, si deformano e ossidano la minuteria metallica mi piacerebbe scoprirlo prima che vadano tutte al paradiso delle penne.
Venceremos.
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La soluzione ottimale (ma se la possono permettere solo i grandi musei o gli archivi che contengono documenti pluri centenari /pluri millenari è l'atmosfera controllata. Temperatura constante, tasso di umidità costante, ricircolo d'aria etc...
Altrimenti bisogna accettare l'idea che un oggetto in celluloide si degradera più o meno velocemente. Il motivo è che la canfora che viene usata per stabilizzare la celluloide si difonde nell'aria. Non rimane confinata all'interno della celluloide. Quanto velocemente difonde dipende dalla temperatura, dall'umidità e sicuramente tante altre variabili. Ma è un processo che non si può arrestare. Minimizzare si, arrestare no.
Altrimenti bisogna accettare l'idea che un oggetto in celluloide si degradera più o meno velocemente. Il motivo è che la canfora che viene usata per stabilizzare la celluloide si difonde nell'aria. Non rimane confinata all'interno della celluloide. Quanto velocemente difonde dipende dalla temperatura, dall'umidità e sicuramente tante altre variabili. Ma è un processo che non si può arrestare. Minimizzare si, arrestare no.
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conclusione alchimica :i cinesi come in tutti i settori (auto abiglimento etc..) anche per quello che rigurda le penne conquisterano il mondo e gli europei con la bocca aperta si chiederano che e" succeso salute
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Osservazione senz'altro corretta. Si può, in ogni caso, estendere anche a molti modelli di penne in celluloide: per rimanere su esempi banali, cito le Aurora 88 e le Parker Vacumatic, entrambe piuttosto refrattarie a fenomeni di cristallizzazione.Roland ha scritto: ↑martedì 22 luglio 2025, 12:04 L'acetato di cellulosa se prodotta correttamente (cioè come fa pelikan e non come fece aurora) è più stabile della celluloide a base di nitrocellulosa. Quanti dippiu onestamente nessuno lo sa. Però vedendo schiere di pelikan 400 degli anni cinquanta ancora perfettamente funzionanti direi che almeno 75 anni se li fanno senza problemi.
La bibliografia più o meno qualificata che si trova online esplora varie differenti cause in merito alla differente durata delle celluloidi, tuttavia a livello empirico l'impressione rimane quella che le celluloidi antiche siano molto meno sensibili al fenomeno di cristallizzazione, o per dirla in modo probabilmente più corretto, che esse abbiano una aspettativa di durata considerevolmente superiore rispetto a quelle "moderne".
Alessio
Chi parla con voce grossa non può esprimere pensieri sottili
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