Questa, più che una recensione, è una raccolta di prime impressioni, non avendo ancora usato la penna a lungo.
IL BRAND:
Le origini di Kaweco iniziarono a Heidelberg, vicino alla città universitaria di Bonn. I commercianti Carl Luce e Friedrich Enßlen iniziarono nel 1883 con la produzione di penne a immersione in legno e la vendita di pennini in acciaio e oro importati.
Inizialmente, la loro visione di prodotti di scrittura innovativi non si rivelò redditizia come sperato e l'azienda cambiò proprietà diverse volte. Il primo caso in cui vediamo apparire il marchio Kaweco è con Heinrich Koch e Rudolph Weber, quando rilevarono l'azienda produttrice di penne a immersione di Heidelberg nel 1899. Il nome "Kaweco" deriva dai cognomi dei fondatori: KOch, WEBer e Company. Sebbene oggi conosciamo il marchio come Kaweco, inizialmente il nome si riferiva a una sola serie di penne stilografiche.
Nel 1909 fu ottenuto il brevetto per la penna a sfera Kaweco, il modello presentava un'innovativa filettatura per impedire la fuoriuscita di inchiostro.
Questa uscita ha coinciso con il decimo anniversario di Kaweco e il venticinquesimo anniversario della fabbrica originale di penne a immersione di Heidelberg.
Dal 1910, l'azienda, che produceva principalmente penne a immersione, ha brevettato centinaia di opzioni. Era insolito trovare una tale varietà. Le penne a immersione erano molto varie, in parte grazie all'utilizzo di una moltitudine di materiali tra cui: pipa Tonkin, pipa Brasile e pipa Sump tedesca; nonché opzioni in legno con finiture lucide e opache, ebanite e vetro. Tutte le penne presentavano una varietà anche all'interno del gruppo di materiali, con design arrotondati ed eleganti accanto a proposte più spigolose. Le più impressionanti tra tutte le penne prodotte sono state le pregiatissime versioni in avorio e madreperla.
Kaweco iniziò la produzione di penne stilografiche quando queste non circolavano ancora largamente, tanto che l'azienda dovette convincere molti clienti che una penna stilografica contenente inchiostro presentava un vantaggio. Un modo per placare le preoccupazioni dei clienti sulle possibili fuoriuscite di inchiostro fu la promozione delle penne con sicura Kaweco e l'introduzione di varianti al design che sarebbero state commercializzate per fasce demografiche specifiche. Per esempio, una versione corta della penna fu pubblicizzata come una penna ideale per l'uso in movimento per "donne, ufficiali e sportivi": era nata la Kaweco Sport. Il suo pennino in oro forniva flessibilità e resistenza alla ruggine, insieme alla comodità del fatto che l'inchiostro fosse conservato nella penna stessa, al sicuro dietro due barriere filettate: la sua popolarità crebbe.
Grazie alla crescente domanda e al successo sempre crescente, Kaweco stava diventando un importante marchio specializzato. Nel 1912 fu costruita una nuova fabbrica a Handschuhsheim. Appena due anni dopo, Kaweco assunse il controllo dell'azienda Morton (americana) - da cui importava i suoi pennini in oro - e ne trasferì i beni e le attrezzature da New York a Heidelberg. Con il supporto di alcuni degli specialisti che lavoravano presso A. Morton, i dipendenti Kaweco furono formati sul processo e iniziarono così un nuovo capitolo nella storia di Kaweco, un capitolo in cui producevano i propri pennini in oro specializzati.
La guerra, iniziata nel 1914, aumentò anche la domanda di queste penne, poiché erano molto più pratiche da portare con sé in viaggio e da utilizzare in circostanze non ideali. La guerra stessa lasciò la fabbrica e l'azienda relativamente indenni ma durante gli anni del conflitto si verificò un deterioramento delle forniture. Questo non fermò Kaweco, che nel 1921 divenne una holding pubblica con circa 600 dipendenti in diversi stabilimenti.
Kaweco iniziò a usare lo slogan "il più antico marchio tedesco" per via della sua iniziale specializzazione nelle penne a intinzione, mentre ai concorrenti (come Soennecken), che erano in produzione da almeno la stessa data di Kaweco, non veniva concesso questo titolo.
Fu solo nel 1925, con i primi segnali di declino economico, che Kaweco, leader di mercato, iniziò a vedere un calo di popolarità a favore dei concorrenti. Mont Blanc e Soennecken iniziarono a guadagnare quote di mercato e il pilastro di Kaweco iniziò ad affrontare le sfide dei nuovi materiali e sistemi di caricamento presentati da altre aziende. Parker produsse penne stilografiche in acrilico colorato rendendo l'apparenza delle penne di Kaweco obsoleta.
Con il declino della popolarità del prodotto più apprezzato, Kaweco si affidò fortemente al marketing e all'innovazione dei prodotti esistenti. Iniziò a produrre penne in Galalite (essenzialmente corno ingegnerizzato) e a rinnovare il design dei prodotti e del packaging.
Nel 1927, tuttavia, Kaweco registrò gravi perdite, nonostante i totali di vendita fossero ancora elevati. Nel maggio del 1929 furono costretti a dichiarare bancarotta. Quattro mesi dopo fu annunciato che The Baden Fountain Pen Company avrebbe acquisito Kaweco nella sua interezza.
Il design unico di Kaweco Sport ne ha garantito lo status di bestseller dagli anni '30 fino a oggi. Il modello Sport presenta un design unico, che lo rende un regalo e un articolo promozionale molto apprezzato. Gli anni '50 e '60 furono un periodo di prosperità economica in Germania e molte aziende utilizzarono Kaweco Sport come strumento pubblicitario. Nel 1960, molti modelli Kaweco furono modernizzati e resi più sottili, per renderli più attraenti per un pubblico più giovane.
Un fisico dell'Università di Stoccarda fu assunto per effettuare calcoli fisici sulla costruzione di alimentatori di inchiostro e su alcuni aspetti della produzione di penne. L'avvento della stampa a iniezione contribuì a far progredire il settore da un'industria con una moltitudine di fasi di produzione e processi ad alta intensità di manodopera a un processo trasformato che richiedeva un coinvolgimento manuale molto inferiore, il che portò alla produzione di massa.
Tra il 1969 e il 1980, Kaweco attraversò un periodo di difficoltà
Gli anni '70 avevano visto gli strumenti di scrittura diventare molto più economici a causa della produzione di massa e dell'outsourcing. Passare dalla produzione interna della maggior parte dei componenti all'outsourcing della maggior parte dei componenti si rivelò economicamente disastroso e i cambiamenti strutturali nei metodi di produzione minacciarono persino i produttori più affermati, come Kreuzer o Mont Blanc. Alla fine, Kaweco fu costretta a chiudere i battenti nel 1980 a causa di difficoltà finanziarie.
All'epoca in cui Kaweco interrompeva la produzione, Michael Gutberlet acquistò la sua prima penna stilografica in un mercatino delle pulci di Norimberga. Acquistò una penna dal nome "Eterna" dall'Italia, pensata come regalo per il padre Horst. Questo gesto segnò il momento in cui entrambi iniziarono a coltivare la passione per il collezionismo di strumenti di scrittura. Diversi anni dopo, una nuova aggiunta alla collezione cambiò il corso della storia delle penne. Michael rimase affascinato dalle dimensioni e dal design insoliti della Kaweco Sport e decise che la Sport doveva essere riprodotta e il marchio Kaweco doveva essere restaurato.
Nel 1994, H&M Gutberlet GmbH registrò "Kaweco" come proprio marchio. Il primo passo fu lo sviluppo di una nuova serie Sport basata sul design del 1935. Fu un successo di breve durata.
Rifiutandosi di abbandonare il sogno di rilanciare Kaweco nel settore delle penne, Michael lavorò instancabilmente per costruire nuovi canali di distribuzione ed esportazione, raggiungendo oltre 8 paesi entro il 2005. Alimentato dalla sua passione per il prodotto e dalle continue richieste dei clienti, il marchio ha iniziato a crescere e svilupparsi. In questo periodo di crescita abbiamo assistito al lancio della prima edizione limitata della Kaweco Sport in celluloide verde, seguita dalla AL Sport nel 2003 e dalla ART Sport nel 2004. Questi ultimi due prodotti hanno aperto una nuova fascia di prezzo per Kaweco e il loro successo ha finanziato lo sviluppo di altri nuovi prodotti, tra cui la penna stilografica/matita twist Combimatic in edizione limitata.
Il 2012 ha visto il lancio della Liliput in alluminio, descritta come la penna piccola ma gigante, e ha riconfermato Kaweco come marchio riconoscibile. Gutberlet attribuisce gran parte del successo di Kaweco alla storia del marchio e alla delicata nostalgia del design dei prodotti Kaweco che, pur essendo legati a prodotti storici, si fondono con la tecnologia e lo stile moderni. Ancora oggi, Kaweco garantisce che design e qualità siano al centro della propria filosofia, sviluppando al contempo design classici e innovando con nuove interpretazioni dell'iconico "look and feel" di Kaweco.
LA PENNA:
La Kaweco Sport AL in Vibrant Violet è una penna in alluminio anodizzato. Il colore della penna è un viola medio neutro, dal finish opaco, con terminale, pennino e stampa sul cappuccio dorati. Il pennino è in acciaio.
Fa parte della collezione chiamata "Kaweco Collection". Da quello che ho trovato, questa serie è stata lanciata nel 2020 con il contributo del gruppo Facebook dedicato a Kaweco. Il gruppo voleva una Kaweco Sport unica, in un colore mai visto prima, da collezionare. Il primo modello è stato la Kaweco Sport Coral.
Ogni penna facente parte della serie Collection è venduta con una scatola che richiama il colore della penna stessa, invece della sleeve standard di Kaweco.
Kaweco in genere produce penne della serie Collection per circa un anno. Successivamente diventano reperibili esclusivamente come giacenze dai retailer o sul mercato dell'usato.
La Kaweco AL Sport in Vibrant Violet è stata lanciata nel 2021. E' ancora disponibile da diversi rivenditori ma in gran parte la si trova a prezzo maggiorato, essendo diventata - in termini generali - di più scarsa reperibilità. Io l'ho trovata in Grecia, ad Atene, al prezzo originale. (No, non ci sono andata, me la sono fatta spedire

La penna viene venduta in quella che, oggi, è diventata l'iconica scatola di latta di Kaweco. Questo modello, appartenendo alla serie Collection, ha anche una sovrascatola di cartoncino dello stesso colore della penna.
Questa confezione è una vera e propria gift box, completa di (quasi) ogni necessità per la propria Kaweco Sport.
Nella scatola si trova - oltre all'ovvia penna: una confezione di cartucce Kaweco in tinta con la penna, con il bellissimo inchiostro Summer Purple; all'interno della penna si ha una cartuccia di cortesia di inchiostro scuro (nero? blu? blu-nero? non lo so, non ho verificato); la clip in tonalità oro come i trim, nella sua versione "Nostalgic". E le varie carte associate.
Manca solo una cosa. UNA. Il converter.
Con il converter incluso, sarebbe stata una confezione perfetta: un sample di inchiostro banale, una confezione di cartucce in tinta, la clip e il converter per potersi immergere in una boccia intera di Summer Purple una volta terminate le cartucce. Solo a un passo dalla confezione perfetta e completa.
Oltretutto... raccontino.
Non ho trovato grandi informazioni su cosa fosse contenuto precisamente nella scatola, a parte la penna in sé. Quindi io mi sono attrezzata preventivamente e mi sono presa la clip oro prima che mi arrivasse la penna, così da essere pronta. (e il converter, sì)
Poi apro la scatola... ed è già dentro

La mia precedente e unica Kaweco Sport è stata la Iridescent, che è arrivata in una scatolina di cartoncino iridescente con la cartuccia di cortesia dentro la penna. Nient'altro. Ho dovuto metterci io la clip (e il converter, di nuovo).
Quindi, ora mi trovo con due clip Kaweco dorate.
E pure con una bronzata, perché - dalle foto - pensavo che avrei preferito metterci la clip ramata e "stressata" (la bronze non è lucida, appare vintage dalla nascita), rispetto a quella oro. Mi sono presa due clip, insomma, e poi scopro che era già dentro.
Non me ne lamento! Anzi! Solo che non era chiaro nelle descrizioni che ne ho visto in giro. Userò le clip in sovrabbondanza come eleganti anelli

Comunque: meglio oro o bronzo?
Io, per ora, ho lasciato quella dorata ma il look meno posh della clip bronzo mi attira molto.
Ho acquistato il pennino EF (per lo stupore di nessuno).
Lo conoscevo, ho il pennino EF sulla Iridescent, che è rimasta una delle penne pre-epoca (mia personale) dei pennini giapponesi che è sopravvissuta nella mia rotazione insieme alle TWSBI, alla Leonardo Furore e alla Scribo. Sapevo già che mi sarebbe piaciuto, nonostante non sia un EF bisturi.
Mi è capitato di leggere in giro dell'emergere di qualche problematica con i pennini della Sport, relativa al possibile basso controllo di qualità.
Devo dire che a me è andata bene 2 volte su 2. Questo pennino dorato è estremamente liscio, perfino troppo per i miei gusti. Mi ricorda tantissimo i pennini F di Pilot, scivolosi come saponette. Con la Iridescent ho beccato un pennino meno saponetta... od ho usato inchiostri meno lubrificati. Lo intingerò nello stesso della Violet e verificherò se è l'inchiostro a essere saponato.
A proposito di inchiostro: non ho seguito il suggerimento di Kaweco. Adoro Summer Purple, è un colore splendido, ma è una cascata del Niagara. Sbrodola e spiuma ovunque, non è per niente un inchiostro ben discplinato.
Ho deciso di caricare questa bellissima penna viola con Violet Boréal di Jacques Herbin. Un'accoppiata perfetta.
Era davvero parecchio che non compravo una penna che non fosse giapponese e ci ho pensato un poco se prendere questa. Tuttavia mi faceva quell'effetto lì: quello che - quando la vedi in foto, in mano ad altri - ti dici che ti piace proprio, mannaggia. Ed è sicuramente l'acquisto più economico che abbia fatto nell'ultimo anno almeno

Questa versione in alluminio è - naturalmente - più pesante della versione standard in plastica ma non lo è di molto. Quello che fa percepire la differenza è il cappuccio. Trattandosi di una penna così corta, deve essere per forza calzata, o pare di scrivere con un mozzicone di matita, è scomoda non calzata. Il cappuccio fa un poco sbilanciare la penna verso il retro, cosa che con la versione di plastica non succede. Non è un dramma, non si tratta di un peso fastidioso, ma lo si sente, soprattutto dopo aver maneggiato a lungo penne bilanciatissime come le 3776.
Non è niente che mi faccia pentire dell'acquisto.
Il resto è del tutto sovrapponibile a qualunque esperienza con la Kaweco sport: l'impugnatura è sottile "by design" ed è qualche che si deve tenere presente quando ci si avvicina a questa penna. Il mio ideale è un'impugnatura più grossa ma la mia mano può tollerare il diametro più fine.
CONCLUSIONI
Il formato della penna piace o non piace, non c'è modo di mettere fiato nei gusti altrui e non ho nemmeno l'intenzione di farlo: you do you. A me piace, nonostante sia - in un certo senso - bizzarro. E' un formato molto riconoscibile, imitato ma unico nel suo genere. L'offerta di ampie varietà di colori, finish, materiali rende la Kaweco Sport palatabile a moltissimi gusti. Questa versione in alluminio fornisce anche un senso di maggiore affidabilità, resistenza, di materiale più "pregiato", di penna più solida. Mi è capitato in numerose occasioni di lanciare - letteralmente - la Iridescent in borsa prima di uscire, senza dovermi preoccupare della sua incolumità. Con questa penna, si deve stare un poco più attenti sia all'incolumità della stessa che a quella degli oggetti che potrebbe colpire.
Bellissima la confezione di questa proposta, che è - di fatto - una sorta di versione premium. Manca, però, quel passo finale dell'aggiunta del converter. Avrei ritenuto più accettabile l'assenza della clip, se ci fosse stato il converter incluso. Tuttavia mi rendo conto che - nella media - si trovano più persone più felici di avere la clip rispetto a chi se ne frega di un converter. Mettere tutto, a quel punto, avrebbe accontentato tutti: il prezzo lo consente, a mio parere.
E' bastato solo saturare il feed e la penna è andata senza problemi.
Il colore pare partorito dai miei sogni.
Do un 8/10
Perde un punto per il leggero sbilanciamento dato dal calzare il tappo. Perde un punto per aver fatto i nove decimi della strada verso una confezione premium completa e perfetta. Solo un passo, dannata, solo uno mancava.