Ho anch'io la storia di una penna e di un Notaro, che ho già raccontato a destra e a manca, a spizzichi e bocconi, ma... che sopporterete ancora una volta tutta intera!
Il Notaio in questione era mio nonno. Facevamo lunghe camminate, spesso nel bosco, dense di racconti e chiacchierate.
Dopo scuola passavo spesso il pomeriggio con mia nonna: donna di un'ironia ed eleganza straordinarie, che stravedeva per me e mi voleva fermamente come lui. Salivo di corsa le scale che dal soggiorno portavano in ufficio: le ragazze interrompevano il lavoro per giocare o fare i compiti con me; mia nonna fumava e chiacchierava rumorosamente seduta sullo sgabello con le ruote sotto i cartelli "silenzio" e "non fumare". E' ancora oggi il luogo di lavoro più bello che abbia mai visto. Solo nella sua stanza c'erano silenzio e gravità. Infilavo la testa nella porta e non lo trovavo mai solo; ma si interrompeva sempre e mi faceva un cenno perché andassi a dargli un bacio.
Erano gli ultimi anni dei suoi 40 di professione. Per firmare gli atti, vergati con la stampante ad aghi, si usavano i roller Pilot V5 usa e getta, in scatole di cartone quadrate da 25, rigorosamente neri.
Quando andò in pensione, i colleghi di Distretto gli regalarono una OMAS 360 "Tabellionis Stilus", edizione speciale per i Notai italiani.
Non la inchiostrò mai: rimase in un cassetto nell'armadio del suo studio, accanto al tavolone di rovere, alla libreria e al tavolino piccolo in coordinato. Ricordo che una volta me la fece vedere, ma non ricordo la mia reazione. Andavo alle medie e usavo le Pelikan di plastica colorata, pennino F e cartucce di 4001 Royal Bleu. Avevo ricevuto una bella Parker elegante per la Prima Comunione, ma non scriveva altrettanto bene.
Però la mia reazione doveva essere stata notevole e lui se ne ricordò: me la lasciò con un legato nel suo testamento, scritto (ovviamente con un roller V5) quattro o cinque anni dopo, in ricordo delle nostre passeggiate.
Venne a sentirmi all'orale della maturità, non fece tempo a vedermi laureato.
All'università usavo quasi sempre le BIC: la stilo, l'ultima Pelikan del liceo, la riservavo per le lettere. Quando cominciai a esercitarmi per il concorso, scelsi i roller Pilot V5. La 360 la inchiostrai dopo essere passato. E in cinque minuti perdeva dal fondello.
Ora il Notaro sono io e la "Penna del Notaio" è in un cassetto di quella stessa scrivania, accanto all'armadio e alla libreria e al tavolino piccolo che ora arredano il mio studio. Nel cassetto accanto tengo una copia del suo primo atto a raccolta, repertorio n. 2: una procura generale, scritta in tre facciate con inchiostro seppia sul carta da bollo filigranata: un corsivo minuto, elegante ma informale, molto inclinato e non facilmente leggibile. Lo stesso del testamento in cui mi lascia la 360.
Nell'armadio ci trovai anche altro. Una Parker 45 Insignia col cappuccio ammaccato, una sfera Parker Flighter e una matita meccanica Cross Century 0,9: loro di problemi non ne hanno proprio e stanno sempre nella mia borsa.
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E' una penna bellissima e problematica: non ci firmo gli atti, non oso caricarla con un indelebile. Ma è quasi sempre inchiostrata, continuo a provarci, anche se non ci ho ancora trovato un equilibrio. E' per lei che mi sono iscritto a questo forum e mi si è accesa la passione per le stilografiche.
Con le sue infinite idiosincrasie, per me è LA penna: nessuna sarà mai perfetta come lei. La sua forma e dimensioni così inconsuete sono per me ideali. Il pennino setoso e preciso e perfino il caricamento (rognoso ma) capiente e così perfettamente realizzato che il fondello finisce esattamente in linea con la sagoma triangolare del corpo a fine corsa.
E poi (qualcuno l'ha già scritto: mannaggia le scimmie che girano qui) ho iniziato la campagna acquisti. Mi sono reso conto che il 90% delle penne che mi interessano sono vecchie e irrazionali. Quindi irrazionalmente me le porto al lavoro, dove spandono, macchiano e seminano un po' di poesia e di sentimento tra le mie carte e le mie giornate.
Gli atti invece li firmo con una "banale" Visconti Van Gogh, penna che non avrei scelto ma che mi venne regalata dal mio migliore amico, che invece il concorso non lo superò, espressamente a questo scopo... in versione roller: si ricordava dei V5. Acquistai il puntale e il pennino piccolo per trasformarla in stilografica e da allora è caricata con una mistura di Koh-I-Noor document ink blu e nero. E le bozze le correggo con una Pineider Avatar UR Deluxe caricata con qualcosa di adeguatamente sgargiante.
Perché sono un uomo decisamente meno moderno ed efficiente di mio nonno, anche se devo a lui quasi tutto ciò che sono. E ormai ho espunto il roller dalla mia vita...