Ahia, però usi un altro termine contestabile: piuttosto che "eyedropper" si dovrebbe dire "a contagocce" o "a caduta" (sono cattivo, lo sosansenri ha scritto: ↑martedì 25 novembre 2025, 11:49 In sostanza mi è sembrato di aver tentato di spiegare con dovizia di particolari in cosa consista quello che viene descritto come "burping", fenomeno che si manifesta principalmente nelle eyedropper (ma sicuramente anche a volte in altri sistemi di caricamento per motivi analoghi).
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29 novembre 2025 - Hotel I Portici, via dell’Indipendenza 69
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eyedropper - nell'uso
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Enrico
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eyedropper - nell'uso
A proposito di eyedropper e alimentatori lunghi, Namiki nel 1937 aveva brevettato una particolare penna a contagocce, che però non era a contagocce! 
Si chiamava Nomikomi-shiki.
Aveva un particolare alimetatore pensato per fare in modo che potesse essere caricata senza aprire o azionare nulla, e anche per evitare i possibili rigurgiti dovuti all'espansione dell'aria.
@Mir70 ce l'aveva presentata qui.
Questo alimentatore lunghissimo non aveva alettature. Aveva due tasche di contenimento, ma soprattutto aveva i canali per l'inchiostro (2+1) nettamente separati dal grosso canale per l'aria.
Secondo quanto spiegato da Namiki nel brevetto questo faceva sì che lo scambio di aria fosse sempre ottimale e fosse mitigata l'eventuale sovrapressione.
In più, se per caso si fosse comunque verificato un gocciolamento, non c'era bisogno di sfiatare aprendo la sezione, ma bastava mettere la penna per un attimo a pennino in su, e il particolare alimentatore avrebbe fatto il resto.
Un po' una versione maggiorata del lucky curve Parker.
Potresti chiedere al tuo spacc... fornitore indiano di farti un alimentatore lungo lungo fino al soffitto!
Si chiamava Nomikomi-shiki.
Aveva un particolare alimetatore pensato per fare in modo che potesse essere caricata senza aprire o azionare nulla, e anche per evitare i possibili rigurgiti dovuti all'espansione dell'aria.
@Mir70 ce l'aveva presentata qui.
Questo alimentatore lunghissimo non aveva alettature. Aveva due tasche di contenimento, ma soprattutto aveva i canali per l'inchiostro (2+1) nettamente separati dal grosso canale per l'aria.
Secondo quanto spiegato da Namiki nel brevetto questo faceva sì che lo scambio di aria fosse sempre ottimale e fosse mitigata l'eventuale sovrapressione.
In più, se per caso si fosse comunque verificato un gocciolamento, non c'era bisogno di sfiatare aprendo la sezione, ma bastava mettere la penna per un attimo a pennino in su, e il particolare alimentatore avrebbe fatto il resto.
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"Nove decimi del cervello non vengono usati, e come la maggior parte dei fatti noti, è falso."
[sir Terry Pratchett]
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Stamattina, dopo una notte a riposo in orizzontale (20,5 gradi), la Ranga Sugarcane, malgrado il cambio di alimentatore con il Leonardo, non ha voluto, dopo un po' che la tengo in mano, ma davvero questione di minuti, comunque esimersi dal presentare la sua bella gocciolina pronta sotto il pennino... piccola, non copiosa, tuttavia c'era.
Ho messo la penna a pennino in su, svitato parzialmente il fusto, la goccia, che intanto era scesa alla base del pennino, è stata riassorbita, ho riavvitato il fusto tenendo sempre la penna a pennino in su. Basta, nessun altro fenomeno, la penna scrive correttamente, molto piacevolmente tra l'altro, le alette dell'alimentatore sono comunque impegnate, le prime 4-5 sono cariche.
La mia impressione, ovviamente limitata, è che l'alimentatore di Leonardo qualcosa faccia (come dicevo la Sugarcane in versione originale con alimentatore Ranga è caratterizzata da burping piuttosto pesante, e per questo l'avevo scelta come cavia alla modifica).
Riposta, sempre in orizzontale e lasciata "raffreddare" per alcune ore, quando la riprendo in mano, la dispettosa rifà lo stesso scherzetto...
La rimetto a pennino in su, l'inchiostro scende alla base del pennino, ma resta lì
svito per metà il fusto, l'accumulo di inchiostro scende, riavvito. La tengo in mano a pennino in giù, scrivo, la goccia non si riforma.
La sensazione che ho è che la penna sia molto sensibile al calore, quando è rimasta ferma e ha avuto tempo di tornare a temperatura ambiente, appena la prendo in mano, subito l'aria interna si riscalda e spinge l'inchiostro fuori, una volta che la pressione interna si è riequilibrata (aprendo la penna - ma avrei potuto anche asciugare l'inchiostro in eccesso, come diceva Mir) l'ulteriore calore della mia mano non ha altro effetto.
Problemi di tenuta tra sezione e fusto non ne ha, è bene ingrassata e inchiostro alla giunzione non se ne vede.
Tenuta sezione - pennino/alimentatore? non credo, se così fosse gocciolerebbe sempre.
Altre prove da fare su questa Sugarcane
-riempirla molto di più (in tal caso però ovviamente ad un certo punto il problema si ripresenta)
-ridurre in qualche modo il volume interno
Non l'ho menzionato fin qui, ma è probabile che il fenomeno, dato che dipende anche dalla capillarità e tensione superficiale, possa essere in parte influenzato dal tipo di inchiostro utilizzato (non so quanto).
Finora ho usato il Diamine Majestic blue su tutte le penne provate; una prova potrebbe essere usare un inchiostro più secco, anche se non amo l'idea di usare un Pelikan blue black o un R&K Salix con questo pennino placcato, dovrei però avere un paio di marroni piuttosto secchi.
Ho messo la penna a pennino in su, svitato parzialmente il fusto, la goccia, che intanto era scesa alla base del pennino, è stata riassorbita, ho riavvitato il fusto tenendo sempre la penna a pennino in su. Basta, nessun altro fenomeno, la penna scrive correttamente, molto piacevolmente tra l'altro, le alette dell'alimentatore sono comunque impegnate, le prime 4-5 sono cariche.
La mia impressione, ovviamente limitata, è che l'alimentatore di Leonardo qualcosa faccia (come dicevo la Sugarcane in versione originale con alimentatore Ranga è caratterizzata da burping piuttosto pesante, e per questo l'avevo scelta come cavia alla modifica).
Riposta, sempre in orizzontale e lasciata "raffreddare" per alcune ore, quando la riprendo in mano, la dispettosa rifà lo stesso scherzetto...
La rimetto a pennino in su, l'inchiostro scende alla base del pennino, ma resta lì
svito per metà il fusto, l'accumulo di inchiostro scende, riavvito. La tengo in mano a pennino in giù, scrivo, la goccia non si riforma.
La sensazione che ho è che la penna sia molto sensibile al calore, quando è rimasta ferma e ha avuto tempo di tornare a temperatura ambiente, appena la prendo in mano, subito l'aria interna si riscalda e spinge l'inchiostro fuori, una volta che la pressione interna si è riequilibrata (aprendo la penna - ma avrei potuto anche asciugare l'inchiostro in eccesso, come diceva Mir) l'ulteriore calore della mia mano non ha altro effetto.
Problemi di tenuta tra sezione e fusto non ne ha, è bene ingrassata e inchiostro alla giunzione non se ne vede.
Tenuta sezione - pennino/alimentatore? non credo, se così fosse gocciolerebbe sempre.
Altre prove da fare su questa Sugarcane
-riempirla molto di più (in tal caso però ovviamente ad un certo punto il problema si ripresenta)
-ridurre in qualche modo il volume interno
Non l'ho menzionato fin qui, ma è probabile che il fenomeno, dato che dipende anche dalla capillarità e tensione superficiale, possa essere in parte influenzato dal tipo di inchiostro utilizzato (non so quanto).
Finora ho usato il Diamine Majestic blue su tutte le penne provate; una prova potrebbe essere usare un inchiostro più secco, anche se non amo l'idea di usare un Pelikan blue black o un R&K Salix con questo pennino placcato, dovrei però avere un paio di marroni piuttosto secchi.
Ultima modifica di sansenri il martedì 25 novembre 2025, 19:36, modificato 1 volta in totale.
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be' dai, hai ragione, ma l'ho messo anche nel titolo...Enbi ha scritto: ↑martedì 25 novembre 2025, 15:24Ahia, però usi un altro termine contestabile: piuttosto che "eyedropper" si dovrebbe dire "a contagocce" o "a caduta" (sono cattivo, lo sosansenri ha scritto: ↑martedì 25 novembre 2025, 11:49 In sostanza mi è sembrato di aver tentato di spiegare con dovizia di particolari in cosa consista quello che viene descritto come "burping", fenomeno che si manifesta principalmente nelle eyedropper (ma sicuramente anche a volte in altri sistemi di caricamento per motivi analoghi).)
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bello effettivamente, ma un po' complicato con tutte quelle tasche e canali!Esme ha scritto: ↑martedì 25 novembre 2025, 18:59 A proposito di eyedropper e alimentatori lunghi, Namiki nel 1937 aveva brevettato una particolare penna a contagocce, che però non era a contagocce!
Si chiamava Nomikomi-shiki.
Aveva un particolare alimetatore pensato per fare in modo che potesse essere caricata senza aprire o azionare nulla, e anche per evitare i possibili rigurgiti dovuti all'espansione dell'aria.
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Questo alimentatore lunghissimo non aveva alettature. Aveva due tasche di contenimento, ma soprattutto aveva i canali per l'inchiostro (2+1) nettamente separati dal grosso canale per l'aria.
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In più, se per caso si fosse comunque verificato un gocciolamento, non c'era bisogno di sfiatare aprendo la sezione, ma bastava mettere la penna per un attimo a pennino in su, e il particolare alimentatore avrebbe fatto il resto.
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US2144296-drawings-page-1 - Namiki eyedropper.png
US2144296-drawings-page-2 - Namiki eyedropper.png
Interessante però, perché sto verificando che ad esempio con la Sugarcane (vedi post sopra) mettere la penna a pennino in su non funziona, l'inchiostro da solo non rientra.
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Come aveva scritto Mir nella sua presentazione in risposta a un mio dubbio sull'efficienza di quell'alimentatore, se Pilot propone una novità vuol dire che l'ha testata per benino: sono giapponesi! 
Stupidaggine giornaliera.
La tua descrizione di tutti i vari sali e scendi della goccia mi ha ricordato la barzelletta di Bramieri sull'aringa affumicata...
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"Nove decimi del cervello non vengono usati, e come la maggior parte dei fatti noti, è falso."
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non dubito, infatti le varie elaborazioni degli alimentatori sono molto interessanti
acci, non la ricordo!