Automedonte ha scritto: ↑domenica 16 novembre 2025, 18:37
Io non mi tiro mai fuori se posso far qualcosa ma se qualcuno mi accusa per solo fatto di essere un uomo mi difendo.
Ovvio che la prevenzione è la cosa migliore, tante volte mi sono chiesto cosa si può per evitare certe tragedie ma non ho la soluzione purtroppo.
Questo problema me lo pongo per tutte le violenze, non solo per quelle contro le donne che ultimamente sembrano essere l’unico problema.
Personalmente mi preoccupa tanto l’aumento della violenza gratuita in generale per futili motivi di cui quella contro le donne è un aspetto gravissimo ma non il solo.
Cesare, nessuno ti stava accusando di essere un uomo, ci mancherebbe! Io non ti conosco, tu non mi conosci. Stiamo soltanto discutendo su un tema davvero delicato. Come tu hai espresso il tuo parere, permettimi di esprimere il mio. Non ti sto attaccando personalmente, sto solo rispondendo agli argomenti che hai sollevato.
I femminicidi non sono violenza generica. Hanno dinamiche precise e ricorrenti. Sono donne uccise da partner o ex partner, spesso dopo escalation che erano prevedibili, dopo segnali chiari, a volte dopo denunce. Non è la stessa cosa di una rissa casuale per un parcheggio o di uno che ti aggredisce per strada senza motivo. Sono fenomeni diversi che richiedono risposte diverse.
E poi dici che se ne parla troppo? Ma guarda i numeri: in Italia una donna viene uccisa ogni tre giorni. Spesso dopo aver denunciato, dopo aver chiesto aiuto, dopo che c'erano stati segnali chiarissimi che qualcuno aveva ignorato. E tu pensi che il problema sia l'eccesso di attenzione?
Questo è precisamente il meccanismo che impedisce qualsiasi cambiamento reale. Ogni volta che si cerca di affrontare un problema specifico in modo serio, immancabilmente qualcuno interviene con: ma ci sono anche altri problemi, perché vi fissate solo su questo?
Certo che ci sono altri problemi. Nessuno ha mai detto il contrario. Ma questo non è un argomento valido. Non funziona così. Non è che dobbiamo prima risolvere ogni singolo tipo di violenza nel mondo prima di poter concentrare risorse ed energie su una questione specifica. Ed è un discorso che ha un ampio campo di applicazione.
Automedonte ha scritto: ↑domenica 16 novembre 2025, 20:59
Non è un caso perché in certe situazioni l’uomo è più “forte” della donna e ne approfitta.
Quello che intendevo dire è che il grosso problema che vedo è l’aumento della violenza del più forte contro il più debole ed è quello che si deve combattere, quella contro le donne è un di cui.
Le baby gang, anche di donne. Il bullismo maschile è femminile, le mamme che uccidono neonati e figli.
Sono tutte facce della stessa medaglia, il più forte abusa del più debole, la prepotenza nella società odierna regna sovrana. Non sono normali i morti fuori dalle discoteche per banali discussioni, gli accoltellamenti tra automobilisti.
Bisogna vedere il problema nel suo complesso, finché ognuno rivendica come più importante il suo orticello non ne usciremo mai.
Cesare, qui c'è un problema nel tuo ragionamento che devo farti notare.
Dici che la violenza contro le donne è un di cui di un problema più grande, la violenza del forte sul debole. Ma questo è proprio sbagliato. Non è un sottoprodotto, ma un fenomeno con dinamiche proprie.
La violenza di genere non è solo questione di forza fisica. Un uomo che uccide la ex perché lo ha lasciato non lo fa perché è più forte fisicamente. Lo fa perché non accetta di perdere il controllo su di lei, perché la considera una proprietà, perché la società per secoli ha normalizzato questo tipo di possessività. È violenza legata a dinamiche di potere, controllo, cultura patriarcale.
Le baby gang, il bullismo, le madri che uccidono i figli sono problemi gravissimi, ma hanno radici diverse. Richiedono analisi diverse e soluzioni diverse. Mescolare tutto insieme sotto l'etichetta generica di violenza del forte sul debole non aiuta a risolvere niente. Anzi, impedisce di capire le cause specifiche.
Non è che ognuno rivendica il suo orticello. È che i problemi complessi hanno bisogno di risposte mirate.
Vedere il problema nel suo complesso va bene, ma non può significare diluire tutto in un calderone indistinto dove si perdono di vista le specificità che servono per agire concretamente.