fotografia analogica nel 2024

Consigli e dritte su come rendere al meglio con la fotografia.
sansenri
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Messaggio da sansenri »

mikils ha scritto: mercoledì 17 luglio 2024, 15:38 Se i liquidi di sviluppo fossero davvero nocivi non sarei qui a sproloquiare....

Il mio Durst a colonna è ancora in cantina a aspettare che si riaccenda la lucina rossa...🥲 Chissà se troverò un giorno il tempo di riprovare.
potrei averlo scritto io... :)

il fascino della camera oscura rimane comunque
(mentre le foto che mi sono stampato con le stampanti digitali a mia disposizione - di generico utilizzatore casalingo di attrezzature informatiche di base - sono una vera porcheria...)
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fufluns
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Messaggio da fufluns »

sansenri ha scritto: mercoledì 17 luglio 2024, 14:54
Sliceman ha scritto: mercoledì 17 luglio 2024, 11:43 Modalità vecchio palloso ON

Immagino tu non abbia mai usato una pellicola in maniera ragionata. La qualità espressa da una pellicola 35mm, dietro a una lente decente e in mano a qualcuno che sappia cosa sta facendo, è di assoluto rilievo ancora oggi.
Ho volutamente scritto "35mm" perchè se entriamo nel mondo del medio o grande formato pratiacamente non c'è gara.

[...]

Modalità vecchio palloso OFF
sottoscrivo pienamente.
Il problema è che la transizione al digitale è partita perché la tecnologia c'era ed era interessante, ma dire che garantisse stessa qualità dei sistemi analogici migliori non è vero nemmeno a distanza di molti anni!
E' la facilità d'uso che ci è stata venduta, e a molti va bene così, perché altrimenti avrebbero continuato o a non fotografare o a fare foto inguardabili, anche le più semplici.

Hai ragione, Enrico (sansenri), la fotografia digitale é più facile, tecnicamente. Un sensore di alta qualità può avere una latitudine di posa di 13-14 f/stop, paragonati ai 5 stop di una spettacolare pellicola diapositiva come la Fuji Velvia da 50 ISO e con gli 8-9 stop di una pellicola in bianco e nero. Con sensori così sensibili, soprattutto se di dimensioni grandi, é praticamente impossibile sbagliare una fotografia dal punto di vista tecnico.

I miei due sensori migliori, un CCD e un CMOS entrambi di medio formato, hanno meno "rumore" di una pellicola virtualmente senza grana come la PanF di Ilford, esposta e sviluppata per 40 ISO. Di fatto, questo mi permette di catturare con il sensore la finissima grana della pellicola in bianco e nero PanF quando la digitalizzo.

E' pero interessante, per chi abbia usato la pellicola, notare come questa abbia una profondità che manca al sensore. Il sensore forma un'immagine di minor contrasto, che si presta splendidamente per le manipolazioni in post-produzione, ma che nell sua forma nativa, out of the box, é meno viva. Se il sensore é di gamma alta, l'immagine che produce é più liscia di qualsiasi pellicola che io abbia provato, e questo ne rappresenta allo stesso tempo un pregio e un difetto.

Vi allego, qui di seguito, due immagini scattate su sensore e su pellicola in bianco e nero, sviluppata da me e digitalizzata nuovamente sul sensore.

Borsa The Bridge con Panama (film vs sensor).jpg

Noterete che l'imagine ottenuta direttamente sul sensore (a destra) é più nitida, e quanto al dettaglio delle alte luci e nelle ombre vince a mani basse. Però l'immagine ottenuta sulla pellicola 6x6 (Delta 100), con lo stesso obiettivo, é secondo me più viva e più bella.

Resto più in temi nostri, le penne, con un altro confronto:

Montblanc Hemingway B&W 2019 Film + Sensor ©FP.jpg

Anche in questo caso, il sensore (sotto) é più bravo nella cattura dei dettagli fini, ed eccelle nella sua capacità di registrare informazione nelle alte luci e nelle ombre profonde. Però, nell'immagine ottenuta sulla pellicola, la penna Hemingway, il quaderno di pelle martellata, i fogli scritti, la boccetta d'inchiostro, tutto é più vivo e reale.

La pellicola fotografica é uno strumento espressivo straordinario. Richiede più attenzione nella fase di creazione dell'immagine, perché le sue doti minori quanto a latitudine di esposizione si traducono in un maggior numero di errori tecnici di ripresa, e non permette di visualizzare questi errori (la differenza tra l'immagine che avevamo in mente e ciò che abbiamo ottenuto piegando i nostri strumenti per farla divenire reale) se non tempo dopo. Alcuni di questi errori possono essere corretti nella post-produzione della fotografia su pellicola (lo sviluppo e la stampa), ma inevitabilmente non tutti. Io ho smesso quasi del tutto di fotografare sulla pellicola diapositiva (Fuji Velvia) perché qui dove vivo non posso svilupparla e se lo faccio fuori passa a volte più di un anno tra il momento della ripresa e quando ne vedo i risultati.

Insomma, Sliceman non é un vecchio palloso (come ingenerosamente si definisce), ma semplicemente uno che come stanno le cose davvero. La pellicola fotografica permette di ottenere risultati che l'immagine digitale non può restituire, nonostante gli sforzi e la grande fatica che i produttori di apparati per la fotografia elettronica hanno posto nel tentativo di emularne il sapore. La pellicola non é uno strumento superato più di quanto lo siano il colore ad olio o l'inchiostro: si tratta di mezzi, di media, che uno sceglie per esprimere in quel modo particolare il suo mondo interiore.

Per I lettori di questo forum che siano meno avvezzi all'immagine che si ottiene sulla pellicola, propongo qui di seguito una breve carrellata di fotografie con l'intenzione di mostrare la flessibilità questo medium e come si presti alle più svariate tipologie di immagine, dal paesaggio alla natura morta, dall'architettura al ritratto, e finanche alla cronaca.

Omas Grand Paragon Arco HT B&W (PanF).jpg
Stipula Etruria Miele Selvatico B&W.jpg
Pomeriggio metafisico a Madrid (1).jpg
Bocas del Toro, Panama (B&W) 2.jpg
Torri, Madrid 2010, Hassy B&W much best.jpg
Church at Orosi Hassy 1 (B&W).jpg
Elvira und Ursula im Weisenau.jpg
Diego laureato (1).jpg
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Messaggio da Sliceman »

fufluns ha scritto: giovedì 18 luglio 2024, 20:13
Insomma, Sliceman non é un vecchio palloso (come ingenerosamente si definisce), ma semplicemente uno che come stanno le cose davvero.
Grazie Franco,
anche se devo vigorosamente contraddirti: ero un vecchio palloso anche a 25 anni, putroppo è qualcosa che ho dentro :D

Complimenti per le foto (Hasselblad suppongo) e approfitto per una curiosità: nell'immagine della Hemingway in alto a destra, sotto alla FE2, cos'è quell'oggetto con l'innesto filettato?
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Messaggio da Monet63 »

Sliceman ha scritto: venerdì 19 luglio 2024, 10:26 Complimenti per le foto (Hasselblad suppongo) e approfitto per una curiosità: nell'immagine della Hemingway in alto a destra, sotto alla FE2, cos'è quell'oggetto con l'innesto filettato?
Vedo una filettatura per flessibile meccanico; potrebbe esse un syncro-flash (anulare?) di qualche tipo. Magari ho detto un'idiozia eh... :mrgreen:
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Messaggio da maylota »

Io sono visceralmente un fan della pellicola e le immagini di fufluns non fanno che confermarmi nella mia idea.

Ma mi resta un dubbio:

Leggendo questo bel thread io sto guardando una immagine da pellicola (digitalizzata da uno scanner) vs immagine da sensore. Entrambe mediate da uno schermo di computer (per quanto buono)

Ma immaginiamo i computer scompaiano e le foto si possano solo stampare. La mia curiosità è l'importanza del processo di stampa nella qualità complessiva di una fotografia.
Vincerebbe un procedimento classico (con i vari bagni) o con una stampante professionale?

Quale dei due procedimenti valorizzerebbe di più i pregi della pellicola rispetto al sensore? (o di converso valorizzerebbero di più il sensore?)
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Messaggio da fufluns »

Sliceman ha scritto: venerdì 19 luglio 2024, 10:26 Grazie Franco,
anche se devo vigorosamente contraddirti: ero un vecchio palloso anche a 25 anni, putroppo è qualcosa che ho dentro :D

Complimenti per le foto (Hasselblad suppongo) e approfitto per una curiosità: nell'immagine della Hemingway in alto a destra, sotto alla FE2, cos'è quell'oggetto con l'innesto filettato?
É un otturatore montato su una baionetta Hasselblad. Attraverso la filettatura anteriore e adattatori ad hoc posso montare un gran numero di ottiche e uso questo apparato per lo più per utilizzare con la Hasselblad i buoni obiettivi Luminar di Zeiss.

maylota ha scritto: venerdì 19 luglio 2024, 19:05 Io sono visceralmente un fan della pellicola e le immagini di fufluns non fanno che confermarmi nella mia idea.

Ma mi resta un dubbio:

Leggendo questo bel thread io sto guardando una immagine da pellicola (digitalizzata da uno scanner) vs immagine da sensore. Entrambe mediate da uno schermo di computer (per quanto buono)

Ma immaginiamo i computer scompaiano e le foto si possano solo stampare. La mia curiosità è l'importanza del processo di stampa nella qualità complessiva di una fotografia.
Vincerebbe un procedimento classico (con i vari bagni) o con una stampante professionale?

Quale dei due procedimenti valorizzerebbe di più i pregi della pellicola rispetto al sensore? (o di converso valorizzerebbero di più il sensore?)
Non mi azzarderei a lanciare una risposta a questa tua domanda.

Peró tengo sempre presente una cosa per me fondamentale, e della quale sono stato testimone negli anni. La pellicola é un supporto fisico, che può essere trasformato in un codice binario e reso digitale. Questa trasformazione la fanno apparati che migliorano ogni anno. Le digitalizzazioni delle mie diapositive 6x6 che eseguo oggi con il sensore CCD da 50MP della mia Hasselblad sono migliori di quelle che mi restituiva vent'anni fa uno studio professionale che le digitalizzava con uno scanner a tamburo (lasciando, oltretutto, le diapositive coperte d'olio...).

Se fossi capace di conservare bene il supporto fisico delle mie pellicole, chissà quali meravigliose tecnologie potranno digitalizzare quelle immagini tra dieci o vent'anni...

Le immagini che riprendo sul sensore sono quello che sono, oggi. E saranno la stessa cosa tra cent'anni.
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Messaggio da RisottoPensa »

questo è molto interessante, anche perché i film girati su pellicola possono essere naturalmente restaurati e trasformati in 4k senza particolari processi che ne riducono la qualità
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Messaggio da Maurix »

RisottoPensa ha scritto: venerdì 19 luglio 2024, 22:55 questo è molto interessante, anche perché i film girati su pellicola possono essere naturalmente restaurati e trasformati in 4k senza particolari processi che ne riducono la qualità
Direi che è relativamente semplice (a parte i tempi) visto che sono alla fine 8,3 Megapixel e comunque non credo che portare in 4K un film degli anni trenta migliori qualcosa, teniamo invece conto che ci sono software che migliorano moltissimo la nitidezza ed i particolari di vecchie foto digitali e che fanno miracoli con i file raw (vedi es. DxO Photolab)
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Messaggio da rrfreak63 »

se non erro la foto dev'essere scattata in RAW in origine con tutti i discorsi di dimensione che questo formato file comporta. Non puoi, immagino, tornare al RAW dal JPEG o altri formati 'secondari'. La mia Canon Rebel mi consente di scattare in formato RAW, ma posso salvare meno foto o vari altri formati compressi più maneggevoli.
Con la Pentax K 1000 scatto e basta con la pellicola senza pensare ad altro.
C'è un formato di acquisizione immagini digitale che usa la NASA, non proprietario, che ti consente di salvare le immagini indefinitamente e che puoi poi convertire come vuoi, si chama FITS. Lo usai anni fa per salvare immagini digitali di manoscritti medievali. Il cliente non voleva formati che al momento sono 'gratis' ma che un domani il licenziatario potesse pretendere delle royalty su ciascu'immagine acquisita, visto che si trattava di svariati Peta Byte
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Messaggio da Maurix »

Intendevo che come le pellicole hanno avuto una grande evoluzione, anche il digitale l'ha avuta ma ancora ne avrà, per quel che ne sappiamo il jpg potrebbe diventare il corrispettivo di un dagherrotipo :D e comunque anche i formati proprietari credo che non possono esserlo indefinitamente: se non erro i brevetti industriali durano max 20 anni e quelli di utilità 10.
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Messaggio da maylota »

fufluns ha scritto: venerdì 19 luglio 2024, 20:17 Se fossi capace di conservare bene il supporto fisico delle mie pellicole, chissà quali meravigliose tecnologie potranno digitalizzare quelle immagini tra dieci o vent'anni...
Per analogia è lo stesso concetto e filosofia dell'Hi Fi: Se non parti con la massima qualità possibile immaginabile all'inizio della catena, per quanto di dai da fare nei seguenti passaggi avrai sempre perso qualcosa. Per quanto logico spesso ce ne dimentichiamo!

Tuttavia non vorrei essere stato frainteso, io non ho assolutamente nulla contro l'uso degli scanner o di un mix digitale/analogico nella catena che parte dallo scatto ed arriva alla fruizione finale - a patto di partire con la massima qualità fin dall'inizio.

Io mi domando quale sia il metodo di fruizione finale "analogico" migliore a vostro parere. Per "analogico" intendo qualcosa che non devo attaccare il computer a una spina elettrica per vederlo :angel:

Forse è domanda oziosa o forse non c'è risposta univoca, ma le poche volte che scatto una foto che trovo bellissima e me la guardo sul mio computer, mi domando sempre: e adesso?
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Messaggio da rrfreak63 »

quelle poche foto che scatto con strumenti digitali, SLR o iPhone, le metto su una SD e la porto ad un centro stampa, o collegho l'iPhone al PC del centro stampa (orrore per la sicurezza dell'iPhone) e poi ci pensano loro.
Ma parti già con jpeg compressi o altri proprietari. Oppure mandi i file via email, ma anche qui devono essere compressi perché un RAW diffcilmente lo accettano, penso.
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Messaggio da Monet63 »

maylota ha scritto: sabato 20 luglio 2024, 10:59 Io mi domando quale sia il metodo di fruizione finale "analogico" migliore a vostro parere. Per "analogico" intendo qualcosa che non devo attaccare il computer a una spina elettrica per vederlo :angel:
Fino a quando ho sviluppato e stampato (parlo del solo bianco e nero), il processo migliore che mi ha dato più soddisfazioni è stato:
1.- Scatto con ottiche di qualità (solitamente Nikon e Contax/Zeiss, ma ho usato e posseggo ancora qualche ottica di pregio Pentax K), scegliendo accuratamente la pellicola in base al risultato che volevo ottenere, in modo da accoppiargli lo sviluppo più indicato;
2.- Trattamento in tank accuratissimo, scegliendo il bagno di sviluppo e la sua eventuale diluizione in base alle scelte fatte al punto 1;
3.- Stampa su carta baritata possibilmente multigrade, con la migliore ottica da ingrandimento che potessi permettermi. Usavo normalmente un Rodenstock Rodagon 80/4 (per il medio formato), e uno Schneider Componon 50/4 (per il 35mm), ma avevo anche un 40mm Leica Focotar (con cui non ho mai legato particolarmente) e uno splendido Durst Neonon di produzione Pentax, probabilmente il migliore di tutti).

Per le carte ho avuto una lunga storia di amore con le Agfa, in particolare con le amatissime Brovira e Record Rapid; le conoscevo a fondo, erano la mia prima scelta a prescindere, ma negli anni ho usato (poco) anche altro: Ilford Gallery (ottime, ma non ai livelli che comunemente si pensava) e Kodak Elite (discrete, in ogni caso inferiori alle analoghe di altre marche).

Io credo che la stampa su carta di qualità sia sempre stata la scelta migliore, ma la mia conoscenza si ferma a una quindicina di anni fa (un'era geologica nel campo del digitale). Con l'avvento delle nuove tecnologie anche io mi organizzai per digitalizzare al meglio le mie immagini (ci misi tre anni), dotandomi di uno scanner Nikon 5000ed e di un 9000ed (per il medio formato), entrambi in grado di fornire files di qualità eccellente (ma un pelino sotto ai coevi scanner a tamburo da laboratorio, com'era logico). Lo feci per un doppio motivo: avere un database semplice da consultare che, all'occorrenza, potesse permettermi una stampa di qualità senza dover andare in c.o. E la stampa digitale la provai davvero, da un amico ben attrezzato con un plotter Epson modificato per usare inchiostri ai pigmenti di carbone (che all'epoca iniziavano a uscire), e rimasi a bocca aperta. La stampa chimica era ancora superiore (solo se condotta ad arte con materiali ben scelti), ma capii che la strada era tracciata. Stampai con quel metodo anche dei files nativi (Canon 40D ed ef135/2), e mi resi conto delle enormi potenzialità: se io, non avvezzo al digitale, potevo ottenere così facilmente un risultato, figuriamoci cosa avrei potuto fare approfondendo la relativa tecnica.
Alla fine ho sempre creduto che il risultato è tutto. Ho un'immagine in mente, decido di realizzarla; qualsiasi mezzo mi permetta di farlo è il benvenuto. Con la fotografia tradizionale c'è sempre stato un legame particolare, dovuto in gran parte alla nostalgia di un'età vissuta che non ho più, che viene evocata da attrezzature e quant'altro. E' anche il mezzo che conosco meglio in assoluto (che quindi mi permette di arrivare meglio al risultato), ma sono convinto che un collega dei nostri giorni, con conoscenze ben approfondite nel suo campo, possa avere risultati analoghi o superiori.
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Messaggio da vexred »

rrfreak63 ha scritto: sabato 20 luglio 2024, 11:14 quelle poche foto che scatto con strumenti digitali, SLR o iPhone, le metto su una SD e la porto ad un centro stampa, o collegho l'iPhone al PC del centro stampa (orrore per la sicurezza dell'iPhone) e poi ci pensano loro.
Ma parti già con jpeg compressi o altri proprietari. Oppure mandi i file via email, ma anche qui devono essere compressi perché un RAW diffcilmente lo accettano, penso.
Il punto qui non è tanto la durata della stampa, quanto l'ampiezza dello spazio colore utilizzato.
Mentre c'è stata una evoluzione dal punto di vista della acquisizione (=sensori con sempre maggior gamma dinamica, tipo i quasi 14 stop a 64 ISO dei sensori Nikon dalla 850 alla Z9), sRGB (che è lo spazio colore utilizzato dai minilab e dalle stampe fotografiche standard) è notevolmente meno ampio come gamut. Adobe RGB o altri spazi colore (es. ProPhoto) sono sì più ampi, ma il rischio è che non siano supportati dai device in mano all'utente finale (ossia schermi per la visualizzazione, o stampanti per la copia fisica su carta).
Ergo, il problema al momento è che gli strumenti "finali" più comuni (monitor, magari via browser, e stampe) sono più limitati delle possibilità degli strumenti di ultima generazione, e comunque i problemi di corrispondenza delle LUT colore nei vari step intermedi rischiano di sballare tutto. Tanti han deciso di provare le inkjet professionali, per usare profili colore più raffinati, e non affidarsi ai laboratori standard.
Tornando all'analogia del wifi, è come partire con un'ottima sorgente (es. audio HD a 96KHz) e poi ascoltarlo su una catena mediocre, tipo ampli integrato e casse che gracchiano...
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La mia esperienza (amatoriale con un brevissimo intervallo da professionista): il processo completamente analogico fino alla stampa finale è affascinante ma per me è sempre stato impraticabile, perché la stampa tramite ingranditore, specie per me che faccio all' 80% colore, è troppo impegnativa come tempi e spazi.

A tutt'oggi, pur avendo corredi digitali vari, scatto parecchia pellicola a colori.
Il mio workflow è far sviluppare i negativi o diapositive come strisce da 6 e scansionarli accuratamente con scanner profilati periodicamente.

Per le pochissime foto che voglio appendere, porto i file (in ProPhotoRGB 48bit TIFF) a un amico che esegue stampe inkjet di grande formato molto accurate, con una stampante HP a pigmenti. Per minimizzare il bronzing ma sopratutto il gloss differential, me le riveste con una pellicola apposita e me le monta su supporto rigido.
Dopodiché le appendo così o gli chiedo anche di incorniciarmele, senza passepartout che non mi piace.

Le foto che non "meritano" di essere appese me le guardo su monitor; qualche volta faccio "proiezioni" sulla TV o ci faccio dei calendari in carta fotografica, da distribuire ai parenti (ma è un lavoraccio immondo, perché me li faccio da solo compresi i giorni con colori diversi a seconda delle feste!).
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