Mostra Scambio - Pen Show di Firenze
18 Maggio 2024 - Ippodromo del Visarno, piazzale delle Cascine 29
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Inchiostri giapponesi e lubrificazione pennino
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Inchiostri giapponesi e lubrificazione pennino
Non ne vorrei fare una questione di contrapposizione sterile, solo che dopo aver letto tutti i commenti mi ritrovo ad essere “una vittima del marketing”, sotto “effetto placebo”, e che uso con estrema soddisfazione i “mediocri” e “sovraprezzati” Iroshizuku ma d’altro canto amo anche Montblanc quindi sono evidentemente prono ad esser vittima.
La prendo in ridere, ovvio. Nessun problema ed è bello confrontarsi in relax su queste questioni.
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E' che a discutere ci son persone di tutte le età e background.... E magari anche qualcuno che si ricorda che fino a non moltissimi anni fa tutti questi inchiostri premium non esistevano eppure le stilografiche scrivevano bene lo stesso (e si scriveva di più).Tisbacker ha scritto: ↑mercoledì 7 febbraio 2024, 12:03 Non ne vorrei fare una questione di contrapposizione sterile, solo che dopo aver letto tutti i commenti mi ritrovo ad essere “una vittima del marketing”, sotto “effetto placebo”, e che uso con estrema soddisfazione i “mediocri” e “sovraprezzati” Iroshizuku ma d’altro canto amo anche Montblanc quindi sono evidentemente prono ad esser vittima.
La prendo in ridere, ovvio. Nessun problema ed è bello confrontarsi in relax su queste questioni.
Insomma ben vengano, ma il dubbio che rispondano a bisogni indotti ci può anche stare
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Solo se pensi che quei inchiostri non abbiano difetti
Per il resto non metto in dubbio che siano di ottima qualità.
Per montblanc il discorso è molto complicato, sono ottimi inchiostri, ma oltre alla linea principale con i suoi pro e i suoi contro è molto difficile creare un quadro sulla qualità generale.
Costano troppo o non si trovano.
Credo che a parità di prezzo al millilitro le montblanc siano equiparabili agli inchiostri speciali della sailor, come shikiori o studio.
Ho provato il Lavender Purple della montblac, assomiglia tanto a un inchiostro della sailor, rimane lubrificato ma è leggermente secco.
Direi che se dovessi consigliare una montblanc o una iroshizuku, consiglierei il secondo.
Per il resto non metto in dubbio che siano di ottima qualità.
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Costano troppo o non si trovano.
Credo che a parità di prezzo al millilitro le montblanc siano equiparabili agli inchiostri speciali della sailor, come shikiori o studio.
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Sicuro che non sia un effetto mandela? Credo che le esperienze del passato sembrano buone perché non c'erano cose migliori. L'inchiostro della pelikan, blu, ad esempio è rimasto più o meno uguale negli ultimi 30 anni , ma non mi sembra davvero un prodotto comparabile ad alcuni inchiostri odierni come appunto gli iroshizuku ( 2007)maylota ha scritto: ↑mercoledì 7 febbraio 2024, 12:23E' che a discutere ci son persone di tutte le età e background.... E magari anche qualcuno che si ricorda che fino a non moltissimi anni fa tutti questi inchiostri premium non esistevano eppure le stilografiche scrivevano bene lo stesso (e si scriveva di più).Tisbacker ha scritto: ↑mercoledì 7 febbraio 2024, 12:03 Non ne vorrei fare una questione di contrapposizione sterile, solo che dopo aver letto tutti i commenti mi ritrovo ad essere “una vittima del marketing”, sotto “effetto placebo”, e che uso con estrema soddisfazione i “mediocri” e “sovraprezzati” Iroshizuku ma d’altro canto amo anche Montblanc quindi sono evidentemente prono ad esser vittima.
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Volendo complicarsi ulteriormente la vita, si può ripescare anche questa discussione svolta qualche anno fa
https://forum.fountainpen.it/viewtopic. ... 36#p145436
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Siam qui per discuterneRisottoPensa ha scritto: ↑mercoledì 7 febbraio 2024, 12:35
Sicuro che non sia un effetto mandela? Credo che le esperienze del passato sembrano buone perché non c'erano cose migliori. L'inchiostro della pelikan, blu, ad esempio è rimasto più o meno uguale negli ultimi 30 anni , ma non mi sembra davvero un prodotto comparabile ad alcuni inchiostri odierni come appunto gli iroshizuku ( 2007)
Chiaro che il mondo va avanti, ma nessuna delle stilografiche che usavo negli anni 80/90, ha bisogno di inchiostri con gli steroidi per funzionare bene.
Io ho i cassetti pieni di iroshizuku, Sailor, KWZ ecc. ecc. e i Noodler's li comperavo quando l'unico sistema era dagli USA con UPS (e veramente non sapevi che ci avesse messo dentro Nathan Tardiff, mica come adesso che l'han commissariato).
Li apprezzo, ma che una penna nuova possa scrivere bene solo con un inchiostro speciale e costoso non lo voglio accettare. E pensare che tecnicamente non sono nemmeno un boomer dal punto di vista anagrafico...
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Beh non le ha mandate a dire Risotto ma sono sicuro che lo spirito sia goliardico e non polemicoTisbacker ha scritto: ↑mercoledì 7 febbraio 2024, 12:03 Non ne vorrei fare una questione di contrapposizione sterile, solo che dopo aver letto tutti i commenti mi ritrovo ad essere “una vittima del marketing”, sotto “effetto placebo”, e che uso con estrema soddisfazione i “mediocri” e “sovraprezzati” Iroshizuku ma d’altro canto amo anche Montblanc quindi sono evidentemente prono ad esser vittima.
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Assolutamente d'accordo e, anche se non l'avevo letto in precedenza, è proprio quello che dico anche iodemogorgone ha scritto: ↑mercoledì 7 febbraio 2024, 13:13 Volendo complicarsi ulteriormente la vita, si può ripescare anche questa discussione svolta qualche anno fa
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@Risotto aspetto ancora la classificazione degli inchiostri neri eh
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Sono ancora fuori casa
Ma credo che il problema sia che non scrivono bene come lo pretendiamo noi, magari una persona alle prime armi con la stilografica non importerà nemmeno se il pennino graffia, salta qualche parola, o una L viene come il contorno di un'ostrica
Invece quando la stilografica diventa un bene di lusso e di piacere certe piccolezze vengono amplificate
Tanta gente che conosco non vede la differenza tra una bic SoFT e una bic Classic, anche se la prima non sbava e ha un tratto grumoso, mentre il secondo rilascia dei ricordini sulle curve
Stessa cosa credo sia per quanto riguarda gli inchiostri giapponesi, costano tanto così come i nostri inchiostri costano tanto a loro ( parker, waterman, pelikan, heebin, diamine...), ma uno non ci pensa che il costo deriva dal fatto che si trovano dall'altra parte del mondo e non vedono roba come secco, lubrifica-nte o altro
Possiamo ritenerci fortunati che i loro pennini siano diversi dai nostri da aver creato inchiostri specifici per rendere piacevole la loro " usanza"
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Il costo è il primo difetto
Il fatto che non siano tutti ottimi come l’asa-gao, kon-peki, chiku-rin è un altro.
Con Montblanc mi riferivo alle penne, i loro inchiostri li ho (4) e alla fine salvo solo il mistery black.
Il fatto che non siano tutti ottimi come l’asa-gao, kon-peki, chiku-rin è un altro.
Con Montblanc mi riferivo alle penne, i loro inchiostri li ho (4) e alla fine salvo solo il mistery black.
RisottoPensa ha scritto: ↑mercoledì 7 febbraio 2024, 12:29 Solo se pensi che quei inchiostri non abbiano difetti
Per il resto non metto in dubbio che siano di ottima qualità.
Per montblanc il discorso è molto complicato, sono ottimi inchiostri, ma oltre alla linea principale con i suoi pro e i suoi contro è molto difficile creare un quadro sulla qualità generale.
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Ho provato il Lavender Purple della montblac, assomiglia tanto a un inchiostro della sailor, rimane lubrificato ma è leggermente secco.
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Nessuna penna ne ha veramente bisogno, così come nessuno di noi ha bisogno di tutte le penne che possiede per scrivere. Una volta che ho capito come mi piace scrivere e che sensazione voglio che la penna mi passi, o cambio penna, o cambio carta o cambio inchiostro.maylota ha scritto: ↑mercoledì 7 febbraio 2024, 13:20
Chiaro che il mondo va avanti, ma nessuna delle stilografiche che usavo negli anni 80/90, ha bisogno di inchiostri con gli steroidi per funzionare bene.
Io ho i cassetti pieni di iroshizuku, Sailor, KWZ ecc. ecc. e i Noodler's li comperavo quando l'unico sistema era dagli USA con UPS (e veramente non sapevi che ci avesse messo dentro Nathan Tardiff, mica come adesso che l'han commissariato).
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Sicuramente ci sono inchiostri che a Tisbacker fanno venire la pelle d’oca dal ribrezzo, altri che la fanno venire a Risotto. Ci sarà anche un inchiostro che mette d’accordo loro due e che non piace a me. Le penne scrivono comunque e magari potrebbe anche essere la stessa penna.
Si sta discutendo di aumentare il piacere della scrittura al massimo, cercando di raggiungere la perfezione, quando il piacere si raggiunge ognuno a modo suo.
Vero, verissimo!RisottoPensa ha scritto: ↑mercoledì 7 febbraio 2024, 13:37 Invece quando la stilografica diventa un bene di lusso e di piacere certe piccolezze vengono amplificate
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L’ottimismo è il sale della vita, l’umorismo ne è lo zucchero.
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Difficile non essere d'accordo con te!Koten90 ha scritto: ↑mercoledì 7 febbraio 2024, 18:27 Nessuna penna ne ha veramente bisogno, così come nessuno di noi ha bisogno di tutte le penne che possiede per scrivere. Una volta che ho capito come mi piace scrivere e che sensazione voglio che la penna mi passi, o cambio penna, o cambio carta o cambio inchiostro.
Sicuramente ci sono inchiostri che a Tisbacker fanno venire la pelle d’oca dal ribrezzo, altri che la fanno venire a Risotto. Ci sarà anche un inchiostro che mette d’accordo loro due e che non piace a me. Le penne scrivono comunque e magari potrebbe anche essere la stessa penna.
Si sta discutendo di aumentare il piacere della scrittura al massimo, cercando di raggiungere la perfezione, quando il piacere si raggiunge ognuno a modo suo.
E' che qualche volta ho come l'impressione che si perda l'aspetto ludico/sperimentale di giocare con penne e inchiostri e salga "l'ansia da prestazione" col corollario dell'inchiostro lubrificato a tutti i costi, la penna burro oppure gratta, il tratto iperfine oppure è un idrante e tutte le altre simpatiche fissazioni che ognuno di noi ha. In fondo basta non perdere di vista che son in parte fisime e non necessariamente verità assolute?
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Per questo motivo separo le penne per il lavoro da quelle per “giocare”. La scelta delle prime si fa in base alle necessità (flusso magro, prezzo basso, chiusura a scatto, pratica e semplice - per il momento non c’è niente di meglio della Majohn A2), per le seconde in base al gusto e alle “necessità” ludiche della calligrafia per hobby
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È come mi sento io: cerco di imparare sia dall’esperienza diretta sia confrontandomi con quella degli altri per raggiungere il massimo della soddisfazione
Oppure non si tratta di fissazioni ma di desiderio di studiare a fondo un argomento per comprendere al meglio. Vale per le penne ma anche per qualsiasi hobby o interesse che uno ha: c’è chi è soddisfatto con una conoscenza superficiale, che gli basta, e chi come me scava, si informa, confronta e studia fino a padroneggiare l’argomento il più possibile. Penso che entrambi i casi siano apprezzabili e che si tratti di una cosa strettamente personalemaylota ha scritto: ↑mercoledì 7 febbraio 2024, 19:05 E' che qualche volta ho come l'impressione che si perda l'aspetto ludico/sperimentale di giocare con penne e inchiostri e salga "l'ansia da prestazione" col corollario dell'inchiostro lubrificato a tutti i costi, la penna burro oppure gratta, il tratto iperfine oppure è un idrante e tutte le altre simpatiche fissazioni che ognuno di noi ha
Silvia
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