Digressione personale, oltre alle penne.
Inviato: venerdì 30 settembre 2022, 18:35
Digressione personale
Il 12 maggio scorso è morto il mio cane, un flat coated retriver di 10 anni che avevo chiamato Nils, in onore della sua origine finnica, un bestione fuori taglia di 60 kg, cresciuto fuori misura poiché era più alto e più lungo del tavolo di cucina; era infinitamente buono e gli volevo un bene dell’anima.
In luglio sono finito in ospedale per un’operazione necessaria, e così complessivamente ho passato una delle peggiori estati della mia vita. Fino a settembre non sono quasi più uscito di casa perché mi mancavano i circa 10 km quotidiani delle passeggiate che facevo con Nils, e da solo non avevo voglia di girare a vuoto.
Qualche settimana fa mia moglie mi ha mostrato la foto di un piccolo cane scaricata dal web, anche se non le avevo detto nulla di quel che stavo pensando; ho preso la palla al balzo e mi sono dedicato alla ricerca di un cane da adottare nei canili di Milano e dintorni, spingendomi fino quasi a Como.
Ho avuto delle delusioni cocenti perché in alcuni posti ho visto situazioni indecenti, animali troppo vecchi e malandati, isterici od abulici per la prigionia, cuccioli che mi sono stati rifiutati perché sono del 1943 e ritenuto troppo vecchio per un’adozione, secondo loro; un piccolo segugino che non ha voluto venire con me perché preferiva restare dov’era; insomma alla fine ero prossimo a desistere.
Il 12 di questo mese una gentile signora, volontaria della associazione “amici per un pelo” di Olgiate comasco (unico posto accogliente che avevo visitato, in mezzo ai boschi vicino al confine svizzero) mi ha mandato un messaggio con la foto di un cane trovato a vagare sulle pendici del Gran Sasso a 1500 mt di quota, scheletrito, e che sarebbe stato condotto al canile dell’Aquila, ma talmente denutrito che avrebbe avuto poche possibilità di sopravvivere, e mi ha chiesto se ero disposto salvarlo.
Da due settimane è a casa mia, debitamente curato e nutrito, con una cuccia al caldo, 3 pasti al giorno oltre alle vitamine ed ai ricostituenti, vaccinato e microchippato. Si chiama Brando ed è un Griffon Nivernais, specie di spinone francese (più piccola di quella italiana) allevata per la caccia al cinghiale ( ma qui non caccia proprio nulla, perché sono contrario). E così alla fine della storia siamo felici in due.
Il 12 maggio scorso è morto il mio cane, un flat coated retriver di 10 anni che avevo chiamato Nils, in onore della sua origine finnica, un bestione fuori taglia di 60 kg, cresciuto fuori misura poiché era più alto e più lungo del tavolo di cucina; era infinitamente buono e gli volevo un bene dell’anima.
In luglio sono finito in ospedale per un’operazione necessaria, e così complessivamente ho passato una delle peggiori estati della mia vita. Fino a settembre non sono quasi più uscito di casa perché mi mancavano i circa 10 km quotidiani delle passeggiate che facevo con Nils, e da solo non avevo voglia di girare a vuoto.
Qualche settimana fa mia moglie mi ha mostrato la foto di un piccolo cane scaricata dal web, anche se non le avevo detto nulla di quel che stavo pensando; ho preso la palla al balzo e mi sono dedicato alla ricerca di un cane da adottare nei canili di Milano e dintorni, spingendomi fino quasi a Como.
Ho avuto delle delusioni cocenti perché in alcuni posti ho visto situazioni indecenti, animali troppo vecchi e malandati, isterici od abulici per la prigionia, cuccioli che mi sono stati rifiutati perché sono del 1943 e ritenuto troppo vecchio per un’adozione, secondo loro; un piccolo segugino che non ha voluto venire con me perché preferiva restare dov’era; insomma alla fine ero prossimo a desistere.
Il 12 di questo mese una gentile signora, volontaria della associazione “amici per un pelo” di Olgiate comasco (unico posto accogliente che avevo visitato, in mezzo ai boschi vicino al confine svizzero) mi ha mandato un messaggio con la foto di un cane trovato a vagare sulle pendici del Gran Sasso a 1500 mt di quota, scheletrito, e che sarebbe stato condotto al canile dell’Aquila, ma talmente denutrito che avrebbe avuto poche possibilità di sopravvivere, e mi ha chiesto se ero disposto salvarlo.
Da due settimane è a casa mia, debitamente curato e nutrito, con una cuccia al caldo, 3 pasti al giorno oltre alle vitamine ed ai ricostituenti, vaccinato e microchippato. Si chiama Brando ed è un Griffon Nivernais, specie di spinone francese (più piccola di quella italiana) allevata per la caccia al cinghiale ( ma qui non caccia proprio nulla, perché sono contrario). E così alla fine della storia siamo felici in due.