Una bella sconosciuta
Inviato: domenica 30 maggio 2021, 15:51
Me le immagino acquistate da chi aveva poche possibilità (la maggior parte degli italiani, almeno fino agli anni settanta), utilizzate con cura, per non danneggiarle, ed apprezzate, anche perché acquistate con qualche sacrificio, necessario per risparmiare i soldi richiesti dall’acquisto.
Recentemente, mi è stata regalata questa penna, in materiale plastico madreperlato semitrasparente, che credo venisse offerta specialmente come regalo per la prima S. Comunione, quando si distribuivano, a ricordo, immaginette come questa: oppure per la S. Cresima. Naturalmente, date le dimensioni e la delicatezza estetica, si trattava d’una stilografica adatta anche alle signore.
Mentre credo che la produzione risalga agli anni sessanta del secolo XX, data l’assenza completa d’iscrizioni, non sono in grado di dire chi fosse il produttore, ma immagino che si trattasse d’una ditta italiana, forse nell’area del milanese o del torinese.
Un “indizio”, molto parziale, che ho trovato a questo proposito è la greca riportata sulla ghiera metallica del converter a stantuffo, che mi ricorda quello montato su quest’altro modello: Anche le forme delle impugnature dei due converter s’assomigliano molto, così come gli alimentatori, d’altra parte molto simili anche a quelli montati sulle mie due “Aster”: Quello di questa stilografica, però, è dotato, nella parte posteriore, d’uno scalino, che immagino servisse per stabilire fino a che punto inserire l’alimentatore nella sezione.
Esaminando meglio questo esemplare, si notano alcuni altri particolari interessanti.
Innanzi tutto, il pennino: è un “Rover” d’oro a 14 carati, molto simile a quello montato, ritengo per un intervento di riparazione, su una delle mie Columbus 90-10: Mi chiedo se i “Rover” fossero pennini generici, disponibili anche per interventi di manutenzione, acquistati dalle ditte che non potevano permettersi una produzione propria.
Provato per intinzione, il pennino ha rivelato belle qualità: scorrevolezza, tratto fine e preciso ed anche un certo grado di morbidezza: Decisamente piacevole, così come la penna in sé, che è comoda da impugnare, anche con il cappuccio calzato, e promette sessioni di scrittura comode, anche se lunghe. Devo aggiungere che i riflessi madreperlati del materiale sono molto convincenti e piacevoli.
Corpo del converter e sezione sembrano fabbricati in pezzo unico.
Il cappuccio a vite si chiude in un giro e tre quarti ed è dotato d’un foro d’aereazione. La clip è robusta, dotata d’un certo grado d’elasticità, ed assicura un’ottima presa. Nonostante la doratura della clip, la vera del cappuccio è color argento.
Il materiale semitrasparente del corpo e del cappuccio rende questa penna una sorta di “mezza demonstrator”.
Trovo decisamente piacevole l’estetica: corpo e sezione sviluppano le loro linee senza interruzione (è probabile che sul mio esemplare manchi una veretta, che raccordava i due elementi). La penna è sottile, ma non piccola: chiusa misura 133 mm, aperta 119 mm, aperta con il cappuccio calzato 151 mm. Il diametro massimo del corpo è di 10mm, quello medio della sezione 9 mm. Naturalmente, si tratta di una stilografica leggera: 12 gr non caricata (il cappuccio pesa 4 gr).
Il pistone del converter è del tutto bloccato e un bagno prolungato in acqua non ha affatto migliorato la situazione: probabilmente, il lubrificante aggiunto all’interno s’è seccato, rendendo l’escursione impossibile.
Pazienza: una bella pulizia ha consentito di riportare comunque questa penna ad una buona dignità estetica.
Ora fa parte della mia modesta collezione, a ricordo d’un periodo storico più povero materialmente, ma senz’altro più tranquillo nei ritmi di vita.