Quale larghezza di tratto o genere di pennino ti piace?
Inviato: sabato 4 ottobre 2025, 9:17
La mia ricerca del pennino ideale è sempre stata guidata da una scrittura piuttosto minuta, ma non così microscopica da richiedere le taglie giapponesi. Per questo, trovo il mio equilibrio nei pennini europei fine (F) o medio-fine (MF). Sono la misura perfetta per conservare l'eleganza senza ingolfare le lettere.
Tendo a evitare gli extra-fine (EF). Nonostante la loro precisione, spesso restituiscono un feedback fastidioso sulla carta, una sorta di "grattino" che rompe l'incanto. Per me, l'esperienza di scrittura deve essere puro piacere: il pennino dovrebbe scorrere come se la carta fosse spalmata di burro. Inoltre, quei tratti ultrasottili mi danno l'impressione che le parole perdano un po' di importanza, un'impressione del tutto personale, ovviamente (so bene che molti qui adorano i tratti giapponesi ultra-sottili!).
Le mie fedeli compagne
Quando parlo di scorrevolezza, la mia preferita in assoluto resta la Kaweco AL Sport Piston Filler F. Tra i pennini rigidi, hanno prodotto un pennino semplicemente favoloso. Usata con un inchiostro ben lubrificato, diventa quasi una forza della natura: scivola via con tale facilità che richiede un ottimo controllo, altrimenti rischi di vederla scappare.
Subito dietro, una recente scoperta che amo per la sua praticità, è la Pilot Capless F. E qui direte: “Ti stai contraddicendo! È una giapponese.” Beh! Devo dire che prove alla mano, lo spessore del tratto non è per niente distante da quello della Kaweco. Sono ancora in dubbio se non avrei fatto meglio a scegliere la misura media (M), sia perché apprezzo tantissimo l'abbondanza di flusso, sia perché il tratto medio ho avuto la possibilità di provarlo in un negozio specializzato in stilografiche a Strasburgo e mi è subito piaciuto. Purtroppo flusso abbondante e tratto medio richiedono carta adeguata alla stilografica. Dal momento che cerco ancora una penna che mi permetta di scrivere ovunque, ho optato per una fine, anche se talvolta mi restituisce un accenno di feedback. Sto ancora cercando di capire se sia dovuto al fermaglio che mi induce a ruotare leggermente la penna. In ogni caso, la praticità del “vanishing point” mi ha conquistato da quando l'ho provata a Strasburgo: è impareggiabile.
Un'idea mi frulla in testa da un po': ho visto che è possibile acquistare un pennino stub 1.0 per le “vanishing point” e lo ho visto usare in una recensione su Youtube. Sembra veramente un bel pennino… vedremo se mi convincerà del tutto: 70 euro non sono pochi, per trovarsi poi con un pennino di troppo (o al max da alternare).
Come oneste lavoratrici, metterei la Diplomat Viper MF e la mia classica Parker Vector “Mondrian” M o F (ho entrambi i pennini). Offrono un bel tratto, che già permette di assaporare le sfumature dell'inchiostro. Tuttavia, il tratto medio per la mia mano tende a chiudermi troppo le “e”, il che è il motivo principale per cui ho virato decisamente sui fine per l'uso quotidiano.
Il fascino dei pennini speciali o di taglia grossa
Quando l'occasione richiede un po' di bella scrittura (non oserei chiamarla calligrafia), per lettere, cartoline o biglietti, passo subito allo stub. Il mio preferito è uno dei primi acquisti fatti grazie al forum: la Twsbi Vac700 Iris 1.1. È perennemente caricata con Octopus Karamel, un inchiostro caldo e perfetto per i messaggi affettuosi.
Recentemente ho sperimentato pennini più particolari: il long knife (su una HongDian N6 Black Piston) offre quel bel contrasto tra tratto verticale fine e orizzontale spesso, che riesco ad apprezzare particolarmente con la scrittura in stampatello maiuscolo. Il bent nib (su una HongDian Forest Black) è affascinante perché, variando l'angolo di incidenza, ti permette di passare da un tratto fine a un quasi-evidenziatore; tuttavia, in posizione neutra, è troppo generoso per appunti veloci e di massa.
Sono anche alle prese con pennini soft-fine (SF) e falcon (FA), tuttavia non ho ancora avuto modo di approfondirli a fondo e capire se effettivamente l'effetto soft del primo e la flessibilità del secondo siano qualcosa che potrebbe darmi migliori sensazioni di scrittura e caratterizzare maggiormente il mio tratto. Con questi due pennini, montati il primo su una Pilot Custom 74 e il secondo su una Pilot Custom Heritage 912 sono ancora in una fase di studio.
Infine, grazie alle segnalazioni di offerte che si trovano in altro argomento su questo forum e al mercatino interno, sto esplorando i pennini broad (B) e double-broad (BB). Sono eccezionali per svelare tutte le caratteristiche e le sfumature cromatiche degli inchiostri! Li uso principalmente per titoli, sottotitoli e parole chiave: insomma, per tutti quegli elementi che devono saltare all'occhio senza ricorrere ai soliti rossi.
Tendo a evitare gli extra-fine (EF). Nonostante la loro precisione, spesso restituiscono un feedback fastidioso sulla carta, una sorta di "grattino" che rompe l'incanto. Per me, l'esperienza di scrittura deve essere puro piacere: il pennino dovrebbe scorrere come se la carta fosse spalmata di burro. Inoltre, quei tratti ultrasottili mi danno l'impressione che le parole perdano un po' di importanza, un'impressione del tutto personale, ovviamente (so bene che molti qui adorano i tratti giapponesi ultra-sottili!).
Le mie fedeli compagne
Quando parlo di scorrevolezza, la mia preferita in assoluto resta la Kaweco AL Sport Piston Filler F. Tra i pennini rigidi, hanno prodotto un pennino semplicemente favoloso. Usata con un inchiostro ben lubrificato, diventa quasi una forza della natura: scivola via con tale facilità che richiede un ottimo controllo, altrimenti rischi di vederla scappare.
Subito dietro, una recente scoperta che amo per la sua praticità, è la Pilot Capless F. E qui direte: “Ti stai contraddicendo! È una giapponese.” Beh! Devo dire che prove alla mano, lo spessore del tratto non è per niente distante da quello della Kaweco. Sono ancora in dubbio se non avrei fatto meglio a scegliere la misura media (M), sia perché apprezzo tantissimo l'abbondanza di flusso, sia perché il tratto medio ho avuto la possibilità di provarlo in un negozio specializzato in stilografiche a Strasburgo e mi è subito piaciuto. Purtroppo flusso abbondante e tratto medio richiedono carta adeguata alla stilografica. Dal momento che cerco ancora una penna che mi permetta di scrivere ovunque, ho optato per una fine, anche se talvolta mi restituisce un accenno di feedback. Sto ancora cercando di capire se sia dovuto al fermaglio che mi induce a ruotare leggermente la penna. In ogni caso, la praticità del “vanishing point” mi ha conquistato da quando l'ho provata a Strasburgo: è impareggiabile.
Un'idea mi frulla in testa da un po': ho visto che è possibile acquistare un pennino stub 1.0 per le “vanishing point” e lo ho visto usare in una recensione su Youtube. Sembra veramente un bel pennino… vedremo se mi convincerà del tutto: 70 euro non sono pochi, per trovarsi poi con un pennino di troppo (o al max da alternare).
Come oneste lavoratrici, metterei la Diplomat Viper MF e la mia classica Parker Vector “Mondrian” M o F (ho entrambi i pennini). Offrono un bel tratto, che già permette di assaporare le sfumature dell'inchiostro. Tuttavia, il tratto medio per la mia mano tende a chiudermi troppo le “e”, il che è il motivo principale per cui ho virato decisamente sui fine per l'uso quotidiano.
Il fascino dei pennini speciali o di taglia grossa
Quando l'occasione richiede un po' di bella scrittura (non oserei chiamarla calligrafia), per lettere, cartoline o biglietti, passo subito allo stub. Il mio preferito è uno dei primi acquisti fatti grazie al forum: la Twsbi Vac700 Iris 1.1. È perennemente caricata con Octopus Karamel, un inchiostro caldo e perfetto per i messaggi affettuosi.
Recentemente ho sperimentato pennini più particolari: il long knife (su una HongDian N6 Black Piston) offre quel bel contrasto tra tratto verticale fine e orizzontale spesso, che riesco ad apprezzare particolarmente con la scrittura in stampatello maiuscolo. Il bent nib (su una HongDian Forest Black) è affascinante perché, variando l'angolo di incidenza, ti permette di passare da un tratto fine a un quasi-evidenziatore; tuttavia, in posizione neutra, è troppo generoso per appunti veloci e di massa.
Sono anche alle prese con pennini soft-fine (SF) e falcon (FA), tuttavia non ho ancora avuto modo di approfondirli a fondo e capire se effettivamente l'effetto soft del primo e la flessibilità del secondo siano qualcosa che potrebbe darmi migliori sensazioni di scrittura e caratterizzare maggiormente il mio tratto. Con questi due pennini, montati il primo su una Pilot Custom 74 e il secondo su una Pilot Custom Heritage 912 sono ancora in una fase di studio.
Infine, grazie alle segnalazioni di offerte che si trovano in altro argomento su questo forum e al mercatino interno, sto esplorando i pennini broad (B) e double-broad (BB). Sono eccezionali per svelare tutte le caratteristiche e le sfumature cromatiche degli inchiostri! Li uso principalmente per titoli, sottotitoli e parole chiave: insomma, per tutti quegli elementi che devono saltare all'occhio senza ricorrere ai soliti rossi.