
Premessa: circa un anno e mezzo fa ho ricominciato ad usare le stilografiche e circa un anno e mezzo fa ho iniziato ad accumulare penne e inchiostri. Siccome mi annoiano gli standard e i "must have", subito dopo il Pelikan 4001, mi sono procurato inchiostri cinesi e indiani, tanto per non prendere (solo) i soliti calamai consigliati da tutti.
E siccome ho una vaga tendenza all'ossessione-compulsione, tra questi mi sono procurato tre serie complete di inchiostri: i Karkos economico-basilari (10 inchiostri), gli Ostrich della serie Sheen (8 inchiostri) e i Majohn della serie "Poesia" (10 inchiostri).
Siccome c'è poca letteratura in merito, ho pensato di scrivere qualcosa io, dopo uso più o meno prolungato e con un minimo di approccio razionale.
Ho deciso di iniziare con i Majohn perché sono diventati tra i miei preferiti in assoluto (forse superati solo dagli Iroshizuku. Ma neanche sempre), sia per i colori, che per le caratteristiche meccaniche.
Gli inchiostri sono questi qui:
Calamaio: gli inchiostri sono disponibili in calamai da 18ml o da 50ml; i primi non li ho e quindi non lo posso descrivere, i secondi invece sono dei cubi in solidissimo vetro e con una bella imboccatura che accetta anche penne molto grandi. L'unica difficoltà che ho trovato è stata con i pennini #9 della Junlai 930 e della Kanwrite Mammoth che sono abbastanza lunghi da rivaleggiare con l'altezza interna del calamaio, con conseguente difficoltà di pescaggio (o impossibilità, ma mano che si svuoterà).
Il calamaio è abbellito da un adesivo colorato col nome (in cinese) dell'inchiostro e una immagine che ne ricorda il colore e il nome stesso. Arriva in una scatolina di cartoncino bianco con tutte le indicazioni di produzione e la stessa immagine stampata sul fronte, rendendo il tutto molto riconoscibile quale sia la modalità di conservazione utilizzata).
Ispirazione: tutti i nomi degli inchiostri sono espressioni letterarie della poesia tradizionale cinese. Ogni inchiostro ha un nome e una breve descrizione poetica della situazione "rappresentata" dal colore dell'inchiostro. Tradurre tutto è stata un po' una fatica, ma tra ChatGPT e DeepL qualcosa sono riuscito ad ottenere, spero.
Metodologia: per le macchie di inchiostro ho usato una simil parallel-pen ad intinzione, per la scrittura una penna di vetro ad intinzione. Tutti prodotti ultraeconomici cinesi.
Ho provato gli inchiostri su quattro diversi supporti.
1) Il cartoncino Wearingul dell'apposito quaderno A5 per la catalogazione degli inchiostri;
Si tratta di una carta bianca neutra, relativamente ruvida e assorbente, da 200g/m².
Al mio occhio restituisce colori poco vivi, piatti, senza sheen e shading, ma con buone sfumature a pennello.
2) La carta Clairefontaine dei quaderni A5 Basics Life 90g/m².
Più o meno la conoscete tutti: bianca luminosa, molto liscia, abbastanza pesante e resistente. I colori sono brillanti e saturi, le caratteristiche secondare come sheen e shading non sono particolarmente esaltate. Anche le sfumature non rendono più di tanto.
3) La carta Bachuan in fogli A4 sfusi.
Una carta di cui trovo notizie contraddittorie: c'è chi riporta manifattura giapponese, chi riporta manifattura cinese, chi riporta manifattura taiwanese. I quaderni, i taccuini e le agende in cui viene inserita mi sembrano quasi tutti cinesi e taiwanesi, quindi a naso direi che anche la produzione della carta arrivi da lì. Comunque è abbastanza conosciuta e in giro si trovano vari confronti con la Tomoe River, visto che anche questa carta è molto leggera (52g/m²), inconsistente (per me è impossibile usarla su entrambi i lati del foglio), liscia e prettamente studiata per l'uso stilografico. Nel mio caso ho scelto la versione bianca pura.
Restituisce colori sfumati e brillanti, con ottimo sheen (quando presente). A mio gusto però i colori sono "falsati", nel senso che le prove "a macchia" non corrispondono alla scrittura (che poi invece si avvicina ad altri supporti).
4) La Carta Tomoe River, formato A5.
La conoscete tutti, inutile che vi dica molto di più. In versione giallina.
A mio parere e gusto aggiungo che anche questa falsa moltissimo i colori (più della Bachuan, anche considerato il fatto che la TR è giallina), sempre nel senso che swatch e swab poi non corrispondono al colore della scrittura.
Attrezzatura fotografica e digitale: solo per gli interessati. Fotocamera reflex (Pentax K-1) e obiettivo 20mm (Mir 20/3.5). Lightbox con led bianchi attenuati da un foglio di carta da forno. Cartoncini bianco-nero-grigio medio 18%.
Ho scelto un grandangolare perché, pur avendo un paio di macro, non mi andava di fotografare le prove colore per colore. Ho preferito fare foto uniche dei fogli per poi dividere i vari colori in seguito.
La fotocamera è stata tarata individualmente con color checker su tre illuminanti ed è stato ricavato un profilo colore poi utilizzato nello sviluppo digitale. La lavorazione è avvenuta su monitor tarato con sonda colorimetrica, 10 bit nativi, 100% copertura sRGB e 78% A-RGB. La catena del colore è sempre stata rispettata nello spazio sRGB, fino all'esportazione del file.
Le fotografie non sono sempre nitide, ma ho fatto più attenzione al colore che alla messa a fuoco.
Durante lo sviluppo mi sono concentrato ovviamente nel trovare la temperatura colore più corretta e il contrasto più naturale per il colore, tralasciando la resa della carta dove non inchiostrata (soggetta anche a ombre e differenze di illuminazione date dalle pieghe dei quaderni).
Prezzo: i calamai da 50 millilitri costano fra 6 e 15€ a seconda dei momenti, quindi fra 120 e 250€ al litro.
Singoli inchiostri: aggiungerò un inchiostro alla volta in coda a questo argomento, con cadenza "quando mi va e ho tempo"

A questo primo post aggiungerò una specie di indice coi link ai vari inchiostri in modo che non si perdano nelle (eventuali) discussioni sul tema.
Indice:
1) Majohn Qing Meng
2)
3)
4)
5)
6)
7)
8)
9)
10)