sansenri ha scritto: ↑domenica 16 gennaio 2022, 18:13
Perchè ero sicuro di ricevere una risposta dettagliata, interessante e appassionata!
Mi diletto di fotografia dai tempi della gioventù.
Mio padre mi ha insegnato a stamparmi le foto in B/N e a svilupparmi i rullini (B/N). Da ragazzino la mia prima macchina fotografica è stata una Ferrania tutta manuale. Avevo imparato a stimare l'esposizione a occhio
.
Da studente di chimica all'università avevo accesso a parecchie sostanze di vario genere, mi producevo da solo i bagni fotografici e ho sconfinato anche in cose più complesse come i viraggi fino a preparami da solo le emulsioni fotografiche - le più belle erano al ferrocianato - che stendevo a pennello e al buio (!) sulla carta Fabriano in fibra di cotone e che poi esponevo con dei negativi in dimensione reale della foto voluta, sotto una lastra di vetro spesso e una lampada UV...! (quelle per abbronzarsi, le prime UVA+UVB!).
Purtroppo gli impegni di lavoro e il tempo tiranno mi hanno allontanato da questi meravigliosi esperimenti, che richiedevano tanto tempo (ricordo lunghe notti in camera oscura). La passione per le macchine fotografiche e gli obiettivi però mi è rimasta per anni, poi forse la svolta elettronica mi ha fatto perdere un po' l'interesse. Fotografo ancora, con una mediocre mirorless, ma con meno convizione...
Da più giovane avevo un corredo Nikon, ero appassionato di macro, ma sul campo, avevo una attrezzatura con soffietto, obiettivo macro e flash TTL montato su staffa laterale e passavo giornate buttato in mezzo ai campi a fotografare fiori e insetti a mano libera...
Un bell'obiettivo mi galvanizza sempre!
Carissimo Enrico:
ecco qui, uno accanto all'altro, il mio obiettivo planacromatico di Leica 1x per stereo microscopio, e un altro
mostro sacro della ottica fotografica, uno Zeiss Planar 100mm f/3.5, in montatura Synchro Compur per Hasselblad. Per molto tempo, data la sua estrema correttezza geometrica, il 100mm della Zeiss é stato utilizzato per i rilevamenti fotografici aerei, sui quali venivano poi ricavate le mappe geografiche. Come puoi vedere dalla fotografia, il Leica é un gran bel
pezzo di vetro.
Comparativamente, gli obiettivi di qualità per la microscopia sono mediamente più costosi di quelli per fotografia, complice il fatto che il "cliente" ordinario per questo obiettivi non é il comune mortale con il suo budget familiare, come il sottoscritto, ma centri di ricerca, ospedali e via discorrendo, strutture che hanno poteri d'acquisto di altro tipo...
Se tratto di ricordare, direi che la fotografia c'é sempre stata, nella mia vita. Papà usava una Voigtlander a telemetro, per la quale stimava l'esposizione a occhio con la regola del sole a f/16, e non ne sbagliava una. Ho messo il naso in camera oscura per la prima volta, a scuola, quando avevo quindici anni. A diciassette anni ho fatto il mio corso "formale" di fotografia con Fulvio Roiter a Venezia. Roiter era un personaggio simpaticissimo, un po' guascone come le sue fotografie, e mi consigliò di comprare una fotocamera Olympus (lui usava Nikon) perché le reflex della casa giapponese erano davvero più piccole e miniaturizzate delle altre. La prima fotocamera veramente
mia fu una Olympus OM2. Era magica, faceva di tutto, lo faceva in poco spazio e lo faceva bene.
Quando la rubarono dalla casa dei miei genitori, una volta che ero di visita, fu un lutto. Fu un lutto talmente serio che smisi di fotografare per quasi dieci anni. Ripresi con Hasselblad. Comprai una 503CX, solo la fotocamera, perché i miei risparmi non mi consentivano di comprare anche l'obiettivo e il porta-pellicola. Per un anno, non avendo un obiettivo, la feci scattare a vuoto, per prenderci la mano e per il gusto di maneggiare quel piccolo capolavoro di meccanica. Hasselblad non é mai più uscita dalla mia vita. Ancora oggi, che uso l'ingombrante Hasselblad digitale del sistema H, di tanto in tanto carico una pellicola in bianco e nero ed esco a fare qualche foto con la mia SWC e il mitico Biogon 38mm, oppure con la 500CM e un po' di buoni vetri della Zeiss che ho conservato per le splendide immagini che sono capaci di creare.
Ho avuto la fortuna, Enrico, di poter far coincidere in parte la mia passione per la fotografia con il lavoro. Mi piacciono appassionatamente la macro e micro-fotografia, e al fare il ricercatore botanico
devo usare gli strumenti del caso quotidianamente...
Il microscopio é un'altra grande passione, coniugata con il lavoro, ma anch'essa precede il lavoro. Lavorai un anno come supplente in una scuola superiore, e dovetti chiedere ancora un prestito a papà, per comprare il mio primo microscopio stereoscopico quando avevo 22 anni: un Leica M8. Era uno strumento fantastico, che ho avuto e usato per quasi trent'anni, prima di sostituirlo con una macchina più recente. Ma non ce n'era bisogno: l'M8 faceva ancora il suo lavoro alla perfezione.
C'era, in Italia, una bella tradizione di regalare ai bambini pre-adolescenti un microscopio del tutto amatoriale. Ad averne la possibilità, l'idea migliore sarebbe regalare un piccolo stereoscopio, perché il mondo in miniatura, ma tridimensionale, che si può osservare in uno stereo, é davvero appassionante. Ricordo che facevo vedere alle mie bambine, attraverso il microscopio stereoscopico, alcune cose particolarmente
orrende: insetti e altre cianfrusaglie impressionanti. Dovevo sostenerle in braccio perché non arrivavano agli oculari, ma la loro meraviglia e spavento erano senza pari!
A volte penso che avrei dovuto studiare ottica. Al non averlo fatto, mi consola sapere che Ludwig Bertele, uno dei più grandi disegnatori di ottiche della storia (fu lui che disegnò il Biogon, tra le altre meraviglie uscite dalla sua mano), non fece mai studi formali di ottica: semplicemente, aveva dono e si impegnò per non gettarlo al vento...
Sia come sia, la fotografia - e tutto quanto vi é legato - é una nobile arte. Lascia tracce di un mondo che é stato e che sarebbe irrimediabilmente perduto senza essere immortalato su una pellicola, su un foglio, su un sensore. Delle immagini prodotte da quest'ultimo, strumento meraviglioso, mi preoccupa la labilità. Ci sono miliardi di immagini immagazzinate nei nostro computer, telefoni, fotocamere. Moltissime di queste, se non sono state continuamente trasferite a supporti più
avanzati, non sono giá piú leggibili. Sono esistite,
virtualmente, e sono andate perdute. Bene o male, la carta resta.
Abbiti cura.