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Omas Bibliothèque Nationale: una non-rassegna fantastica di una fantastica penna

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fufluns
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Omas Bibliothèque Nationale: una non-rassegna fantastica di una fantastica penna

Messaggio da fufluns »

Vi presento questa lunga storiella che, come dice il titolo, non é la rassegna di una penna che ha ormai quasi trent’anni, ma piuttosto un modo per raccontare per quali imprevedibili percorsi umani, estetici e culturali si arrivi a desiderare e, a volte, a possedere una certa penna. Un paio d’anni fa questi cammini strabici mi hanno portato ad acquistare una penna Omas "Bibliothèque Nationale". Poi, complice il Covid, la penna è rimasta “intrappolata” in Italia e solamente da poco posso trastullarla tra le mani. Ma ecco la storiella.

Da giovane, lavorai per un paio d’anni in una biblioteca. Con quasi mezzo milione di documenti e un ricco archivio di manoscritti, possedeva la magia delle grandi biblioteche. Il vicedirettore, signor Dragoni, curatore maniaco e appassionato dell’antico ordine delle cose, scopri che sapevo destreggiarmi con la penna e mi mise a collocare segnali manoscritti per orientarsi tra le file interminabili di libri, e a “segnare” in buona grafia - ma rigorosamente a matita - le antiche stampe, in quelle belle carte ruvide e croccanti.
Amavo le biblioteche. A Milano visitavo la Sormani dove erano i testi più moderni, ma più mi piaceva perdermi per giornate intere nella Biblioteca Braidense, con la luce fievole e i bisbigli. L’odore della carta e degli inchiostri da stampa mi ha sempre fatto sentire in casa.
Prima ancora di fare l’assistente alla direzione di una biblioteca, seguivo con sguardo discreto i movimenti d’ombra dei bibliotecari quando comparivano rari, custodi silenziosi di tanto sapere, ne osservavo le giacche con i gomiti rigonfi, le mani asciutte per il contatto con la fibra secca della carta e i tavoli di legno. Come nani sepolti nei labirinti di una montagna di carta, piani e piani di libri, corridoi interminabili di titoli e segnature marcate sui dorsi, i bibliotecari sono un popolo schivo. Si può frequentare una biblioteca per anni senza vedere le genti che si affaccendano dietro le quinte delle sale di lettura, negli antri dove si creano le schede dei cataloghi, nei i labirinti dove i commessi trasformano le lettere in codice delle schede di richiesta in libri veri, in carta e cuoio e tela, che salgono e scendono i piani della biblioteca in piccoli ascensori nascosti.
Immaginavo gli addetti marcando con le loro penne i codici delle segnature sulla pagina che precede il frontespizio... Più tardi seppi che in una biblioteca moderna l’inchiostro della stilografica, che macchia e spande, è praticamente bandito dal contatto con i libri, con i fogli pulcri e le pagine pregiate. Ma per allora, già mi ero fatto un’idea (sbagliata) di come dovesse essere la divisa del popolo bibliotecario, con i pantaloni grigi, la giacca di tweed con le toppe sulle maniche e una vecchia stilografica nel taschino per scrivere le segnature...

Una penna bianca, per quelli venuti su negli anni del boom economico e demografico, era il regalo della prima comunione o della cresima. Perlacea e striata, la “stilo” era sovente accompagnata da una penna biro nella stessa divisa, le due legate da un elastichino al raso bianco della scatola rigida, con la cerniera a scatto, bianca anch’essa. A scuola la penna della comunione non si poteva portare perché era troppo preziosa, e spesso finiva per scomparire sin dal primo giorno in un cassetto delle cose buone, dal quale non sarebbe mai salita per vedere l’inchiostro. A casa di mamma e papà, nei cassetti ormai pieni di vecchie cianfrusaglie, ci sono ancora due o tre scatole con le penne bianche perlescenti, inusate, con la loro biro del tutto asciutta, che non sono mai servite a nulla.

Quasi quarant’anni dopo la comunione, ancora del tutto ignorante del mondo delle penne pregiate (avevo la mia 149 già da vent’anni, e con quella mi bastava), un giorno vidi in un’asta una penna bianco-perlacea che mi sembrò molto bella. Le offerte erano ancora basse e ci misi anche la mia, onestamente miseranda. Si vendette a dieci volte più cara, la Montegrappa Extra Parchement. L’effetto traslucido della celluloide ricorda davvero, in qualche modo, la vera pergamena, ricavata da una pelle animale, con le sue diversità di spessore e di colore e le striature di un materiale che fu vivo.

MontegrappaExtraParchement.jpg
MontegrappaExtraParchement.jpg (47.46 KiB) Visto 920 volte
[fotografia di fcarbon, da fountainpennetwork]


Essendo ancora un pivello quanto alle penne di lusso, il prezzo dell’offerta vincitrice mi sembrò allora una follia e, così come con le penne della comunione, anche la Montegrappa finì nel dimenticatoio.

Sapendo qualcosa in più delle stilografiche, scoprii la Aurora Etiopia. Non ho nulla da dire sui simboli imperiali, che mi sono estranei, ma l’accoppiata della plastica color crema, liscia e non perlacea, con le finiture dorate mi sembrò davvero molto bella. Non è una penna che io desideri possedere, perché in generale non sono un vero appassionato di penne autenticamente vintage, che vedo piuttosto come veri oggetti da collezione che non come strumenti di uso quotidiano, così come piacciono a me. Recentemente ho potuto vedere che Aurora realizzò anche una versione di questa penna, mi pare su commissione, negli stessi colori “coloniali” ma senza allusioni imperiali. Davvero una bella penna, nei colori della comunione, ma più elegante e utilizzabile.

AuroraEtiopia.jpg
[fotografia da pennamania.it]


Da ignorante, non so se esistano modelli previ ai quali Aurora si sia ispirata per la sua “Etiopia”, ma considero questa penna un anello rilevante nella catena storica della stilografica.

Intorno al 1994 ero già un ometto grandicello e più informato sulle stilografiche, e non mi passò inosservato il lancio di una penna celebrativa che la Bibliothèque Nationale de France commissionò alla Omas. Non sono certo dell’anno esatto. La maggior parte delle Penne "Bibliothèque Nationale" che ho visto sono marcate sulla sezione con l’anno 1994, ma l’anno anteriore la Bibliothèque celebrò il suo 625mo anniversario (la fondò Carlo V, come Bibliothèque du Roy, nel palazzo del Louvre nel 1368) e forse questa è la data più probabile per la commissione. Per l’azienda italiana dovette essere un grande onore essere prescelta da una delle maggiori istituzioni culturali e letterarie d’Europa.
Secondo la letteratura tecnica dell’epoca, la scelta della resina vegetale color avorio con le finiture dorate rappresentava un richiamo ai manoscritti su pergamena miniati con foglia d’oro, dei quali la Biblioteca Nazionale di Francia è particolarmente ricca. Il pennino in oro 18 carati era ancora prodotto in casa dalla Omas.
Senza l’aspetto perlaceo né le lucenti trasparenze della celluloide, senza riferimenti a un impero moderno di breve durata, dedicata a una gloriosa raccolta di libri, e con le belle forme dodecagonali da colonna dorica, la "Bibliothèque Nationale" mi è sempre parsa una penna perfetta.

Omas Bibliothéque Nationale (1) ©FP.jpg
Omas Bibliothéque Nationale (2) ©FP.jpg

Nella fotografia che segue vi presento la Omas "Bibliothèque Nationale" appoggiata su un foglio di vera pergamena, un regalo di un'amica pittrice botanica che non ho mai osato inchiostrare... In alto è la lama di un piccolo coltello, simile al raschietto che faceva parte, insieme a calamus et atramentis, del semplice corredo dell'amanuense medievale. Gli errori commessi con la penna sulla pergamena non si cancellavano con la gomma, ma "raschiandoli" via con una lama affilata.

Omas Bibliothéque Nationale on parchement ©FP.jpg

Nella mia immaginazione, il grande direttore della Biblioteca, uomo di cultura illimitata, aveva chiamato a raccolta il suo popolo sparso in corridoi e scantinati e labirinti avviluppati in piani della biblioteca inaccessibili al pubblico dei visitanti, distraendolo per qualche minuto dai lavori di catalogazione e di ordinamento di libri e manoscritti, e ad ognuno aveva fatto dono di una stilografica Omas "Bibliothèque Nationale". Era insieme un simbolo di appartenenza e uno strumento di lavoro. Con le nuove penne appena caricate, la gens bibliothecaria, di nuovo invisibile ai più, era subito tornata al lavoro, a marcare nuove segnature d’inchiostri neri e blu.

Omas Bibliothéque Nationale (3) ©FP.jpg

Col tempo, inevitabilmente, penne chiare come la pergamena che vivono perennemente a contatto con gli inchiostri scuri del lavoro, si macchiano qua e là, e finiscono per assomigliare ancora di più a un vecchio foglio manoscritto. Le immaginavo così come se ne vedono tante nelle fotografie disseminate sulla rete, con una personalità aumentata, con l’orgoglio appena colorito del lavoro, con gli smunti trafilamenti d’inchiostro come si osservano sempre sulle dita di chi usa la stilografica: una simbiosi. Mi son sempre detto che quando fosse toccato il turno della mia, non mi sarei preoccupato che il delicato colore dell’avorio potesse tingersi un poco d’inchiostro, chissà con qualche trasparente macchia di blu...

Bibliotheque used.jpg
[fotografie riprese da Internet, senza esplicita autoria]

Le stilografiche della Biblioteca di Francia sono leggere come piume, a soli 17 grammi, che non arrivano a 19 quando son piene d’inchiostro.

Omas Bibliothéque Nationale and Gentlemen ©FP.jpg

Con le stesse misure di una Omas Milord, la "Bibliothèque Nationale" è lunga 13,3 cm da chiusa,12 cm senza il cappuccio e 16,5 cm quando calzata. Il punto più spesso del fusto misura 1,25 cm in diametro. È una penna deliziosamentente non-grande.
In realtà, è appena più piccola di quanto lo fosse, in casa Omas, una penna “senior” come la Gentlemen in celluloide, prima di crescer alle dimensioni “in resina” della Gentleman prima e della Paragon dopo. Le potete vedere l’una accanto all’altra nelle fotografie che seguono.

Omas Bibliothéque Nationale and Milord.jpg
Omas Bibliothéque Nationale and Paragon ©FP.jpg
[In alcune delle fotografie compare la mia fede nuziale, un omaggio al fatto che le ho riprese il giorno del mio anniversario di nozze]/center]

Fin dalla sua comparsa nel 1993-1994, la Omas "Bibliothèque Nationale" venne venduta in una scatola di cartone semplice ma raffinata, decorata con motivi tratti da manoscritti e stampe d’arte conservate a Parigi. La mia penna l’acquistai a un buon prezzo senza la scatola.

Come una edizione speciale, ma non limitata, la "Bibliothèque Nationale" venne prodotta e commercializzata per vari anni. Sulla sezione, vi sono penne che recano la data “1994”, altre“1997” (come la mia) o “1999”. Ho visto anche un esempio con la data “2000” e un pennino con la scritta celebrativa del 75mo anniversario della Omas, ma non saprei dire se la penna fosse del tutto originale.

Sono orgogliosissimo di avere questa penna. È un pezzo di storia, di storia della scrittura e della cultura, e un pezzo di una gloriosa e ahimè perduta tradizione artigianale italiana.

Grazie per avere letto sin qui.
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maylota
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Omas Bibliothèque Nationale: una non-rassegna fantastica di una fantastica penna

Messaggio da maylota »

fufluns ha scritto: domenica 26 settembre 2021, 22:07
Come una edizione speciale, ma non limitata, la "Bibliothèque Nationale" venne prodotta e commercializzata per vari anni. Sulla sezione, vi sono penne che recano la data “1994”, altre“1997” (come la mia) o “1999”. Ho visto anche un esempio con la data “2000” e un pennino con la scritta celebrativa del 75mo anniversario della Omas, ma non saprei dire se la penna fosse del tutto originale.
Bellissima penna e grazie per la storia che me la fa apprezzare ancora di più.
Credo ci siano penne che sulla sezione riportano anche il 1993 (almeno la mia è così)
IMG_3588.jpg
Però la scatola è una "normale" blu Omas. Non so se originale, anche se la comprai nuova (ma qualche anno dopo) nel noto negozio Bolognese che ai tempi era una specie di caverna di Alì Babà per Omas di ogni tipo.
Venceremos.
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Tribbo
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Omas Bibliothèque Nationale: una non-rassegna fantastica di una fantastica penna

Messaggio da Tribbo »

Che bella storia Fufluns, grazie ! Molto avvincente, mi sembrava di leggere un racconto di Zafòn sulle biblioteche dimenticate…
Sempre più mi dispiace che pur avendone l’età non sono riuscito ad approfittare del periodo in cui la Omas era presente sul mercato, producendo queste meravigliose penne. Da pochi anni ho iniziato ad appassionarmi al mondo delle stilografiche
…cosa mi sono perso
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Omas Bibliothèque Nationale: una non-rassegna fantastica di una fantastica penna

Messaggio da Spiller84 »

Che bella storia, le biblioteche mi hanno sempre affascinato. Sono stato nel 2018 in quella di Vienna, che è meraviglosa. Anche la penna è affascinante, sebbene le penne bianche o avorio non siano proprio nelle mie corde. Complimenti, come sempre, per le belle parole che scrivi e che condividi con noi, corredate da penne degne di nota. Grazie
PierPan
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Messaggio da PierPan »

Bel racconto, e belle penne!!!
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Messaggio da Cex71 »

Grazie per questa bellissima presentazione di una penna particolare e affascinante
Cesare
Lilli
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Messaggio da Lilli »

Leggendo mi sembrava davvero di percepire il profumo della carta e sembrava di essere lì in una di quelle meravigliose biblioteche dai ripiani pieni di libri. 🤩
Grazie per aver condiviso con noi questi momenti meravigliosi.
E grazie per averci presentato una stilografica davvero interessante. 🤩
"Riconosci le persone speciali perché tu dai loro le chiavi, ma loro bussano lo stesso."
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geko
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Messaggio da geko »

Anche a me lo scritto ha ricordato Zafon.
Bellissima penna e altrettanto affascinante e odoroso racconto.
:clap:
Hier nous étions au bord du gouffre, aujourd'huis nous avons fait un grand pas en avant.
(Omar Bongo, "presidente" del Gabon - 1967/2009)
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