Montblanc Alexandre Dumas vista da vicino

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fufluns
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Messaggio da fufluns »

Mi ero ripromesso di fare un paio di fotografie al microscopio del pennino della Montblanc Writers Edition Alexandre Dumas, una penna creata nel 1996.

La incisione simmetrica (è il tipo di disegno che preferisco) con il suo relativamente semplice ma elegante giglio fiorentino - qui in realtà il riferimento è al fleur-de-lys della corona francese -, finemente realizzata su un pennino grande come quello di una Montblanc 149, lo rende a mio avviso uno dei pennini più belli che io conosca, e certamente il più bello tra quelli della mia raccolta di penne.

Ho approfittato dell’arrivo di un nuovo obiettivo per il mio stereoscopio per provarlo su questo soggetto. I pennini, altamente riflettenti, con le loro curvature che richiedono estesa profondità di campo e con le incisioni nel metallo che provocano ulteriori riflessi, sono soggetti difficili da fotografare. Però sono contento del risultato che vi presento.

Buon fine settimana a tutti.

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Automedonte
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Messaggio da Automedonte »

Complimenti come al solito per la qualità della foto :clap:

Il pennino in effetti è meravigliosamente decorato :thumbup:

Una domanda, tutte quelle macchie sono ossidazione o è solo sporco?
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sansenri
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Messaggio da sansenri »

grande Francesco, una delle più belle foto di un pennino mai viste! :o
(ma dicci anche dell'obiettivo, mannaggia... :D )
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fufluns
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Messaggio da fufluns »

Automedonte ha scritto: sabato 15 gennaio 2022, 16:36 Complimenti come al solito per la qualità della foto :clap:

Il pennino in effetti è meravigliosamente decorato :thumbup:

Una domanda, tutte quelle macchie sono ossidazione o è solo sporco?
Nessuna preoccupazione... sono solo resti dell'inchiostro Diamine Grey, con il quale é caricata la penna...
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fufluns
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Messaggio da fufluns »

sansenri ha scritto: sabato 15 gennaio 2022, 17:09 grande Francesco, una delle più belle foto di un pennino mai viste! :o
(ma dicci anche dell'obiettivo, mannaggia... :D )
Perché me lo hai chiesto, Enrico...

Premetto che uso il microscopio stereoscopico soprattutto per osservazione e disegno, e solo raramente per fotografia. Per la fotomacrografia ho un apparato apposito, costituito dalla base e la colonna di un microscopio, con focheggiamento grosso/fine (la manopola del controllo fine permette movimenti in avanti e indietro di 5 micron alla volta…) sul quale é montata la fotocamera con soffietto e il suo corredo di obiettivi Zeiss Luminar.

Per osservare, lo stereoscopio é una meraviglia, perché la sua visione é appunto stereoscopica, tridimensionale! Siccome il mio é dotato di una diaframma a doppio iris, é una macchina straordinaria anche per disegnare e documentare le piccole cose che studio io.

Per la fotografia, peró, i microscopi stereoscopici non sono l’ideale. Per fornire la visione 3-D, lo stereoscopio utilizza due vie ottiche, che sfruttano la zona destra e sinistra dello stesso unico obiettivo, invece che la parte centrale, ottimizzata, della lente. Nelle versioni standard gli stereoscopi sono inoltre venduti con obiettivi acromatici, in grado di correggere le aberrazioni cromatiche compensando lo spostamento di due bande luminose agli estremi opposti del campo del visibile, rosso-arancione e blu-violetto, mentre la banda di luce media, corrispondente al verde, non viene corretta. Nella ripresa fotografica attraverso lo stereoscopio, la fotocamera “vede” solamente l’immagine di una delle due vie, e l’aberrazione cromatica fa sí che una via ottica produca delle bande verdognole nei punti di passaggio tra parti chiare e scure, mentre l’altra via, che utilizza la curvatura contraria dell'obiettivo, fornisce una banda di colore complementare, violacea (la cosiddetta purple fringe): una delle due si vedrà nella fotografia. Osservando il soggetto con entrambi gli occhi, il nostro cervello combina le due bande colorate e le annulla in un'unica immagine tridimensionale.

Quello che il cervello non compensa alla perfezione é invece il fatto che gli obiettivi acromatici formano l’immagine su una superficie curva e di conseguenza, nell’osservazione, non permettono di mettere a fuoco l’intero campo visivo. Per questo si producono obiettivi planacromatici, che correggono la curvatura di campo e rendono l’osservazione piú naturale e piú piacevole. Sono obiettivi più grandi, otticamente complessi, e per questo decisamente più costosi (un planacromatico cosa 4 o 5 volte di più di un acromatico, non planare).

E´questo l’obiettivo che ho acquistato ora per Natale: una Leica Panacromatico 1x.

Quest’anno, forse, mi lancerò nell’acquisto di un l’obiettivo planapocromatico, che corregge le aberrazioni cromatiche anche per la banda media, quella del verde. E' un oggetto che costa ancora il doppio, o il triplo, di un Planacromatico, a volte più di tutto il microscopio, per cui vedremo...

Foto de rigueur dei microscopi (ebbene sì, sono due...) nello studiolo:


Microscopio nuovo 2021 (orizzontale bis).jpg
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Messaggio da Bokeh »

fufluns ha scritto: sabato 15 gennaio 2022, 23:46
sansenri ha scritto: sabato 15 gennaio 2022, 17:09 grande Francesco, una delle più belle foto di un pennino mai viste! :o
(ma dicci anche dell'obiettivo, mannaggia... :D )
Perché me lo hai chiesto, Enrico...

Premetto che uso il microscopio stereoscopico soprattutto per osservazione e disegno, e solo raramente per fotografia. Per la fotomacrografia ho un apparato apposito, costituito dalla base e la colonna di un microscopio, con focheggiamento grosso/fine (la manopola del controllo fine permette movimenti in avanti e indietro di 5 micron alla volta…) sul quale é montata la fotocamera con soffietto e il suo corredo di obiettivi Zeiss Luminar.

Per osservare, lo stereoscopio é una meraviglia, perché la sua visione é appunto stereoscopica, tridimensionale! Siccome il mio é dotato di una diaframma a doppio iris, é una macchina straordinaria anche per disegnare e documentare le piccole cose che studio io.

Per la fotografia, peró, i microscopi stereoscopici non sono l’ideale. Per fornire la visione 3-D, lo stereoscopio utilizza due vie ottiche, che sfruttano la zona destra e sinistra dello stesso unico obiettivo, invece che la parte centrale, ottimizzata, della lente. Nelle versioni standard gli stereoscopi sono inoltre venduti con obiettivi acromatici, in grado di correggere le aberrazioni cromatiche compensando lo spostamento di due bande luminose agli estremi opposti del campo del visibile, rosso-arancione e blu-violetto, mentre la banda di luce media, corrispondente al verde, non viene corretta. Nella ripresa fotografica attraverso lo stereoscopio, la fotocamera “vede” solamente l’immagine di una delle due vie, e l’aberrazione cromatica fa sí che una via ottica produca delle bande verdognole nei punti di passaggio tra parti chiare e scure, mentre l’altra via, che utilizza la curvatura contraria dell'obiettivo, fornisce una banda di colore complementare, violacea (la cosiddetta purple fringe): una delle due si vedrà nella fotografia. Osservando il soggetto con entrambi gli occhi, il nostro cervello combina le due bande colorate e le annulla in un'unica immagine tridimensionale.

Quello che il cervello non compensa alla perfezione é invece il fatto che gli obiettivi acromatici formano l’immagine su una superficie curva e di conseguenza, nell’osservazione, non permettono di mettere a fuoco l’intero campo visivo. Per questo si producono obiettivi planacromatici, che correggono la curvatura di campo e rendono l’osservazione piú naturale e piú piacevole. Sono obiettivi più grandi, otticamente complessi, e per questo decisamente più costosi (un planacromatico cosa 4 o 5 volte di più di un acromatico, non planare).

E´questo l’obiettivo che ho acquistato ora per Natale: una Leica Panacromatico 1x.

Quest’anno, forse, mi lancerò nell’acquisto di un l’obiettivo planapocromatico, che corregge le aberrazioni cromatiche anche per la banda media, quella del verde. E' un oggetto che costa ancora il doppio, o il triplo, di un Planacromatico, a volte più di tutto il microscopio, per cui vedremo...

Foto de rigueur dei microscopi (ebbene sì, sono due...) nello studiolo:


Microscopio nuovo 2021 (orizzontale bis).jpg
Grazie per la spiegazione, molto interessante e complimenti per la splendida attrezzatura.
La fotografia è splendida, a destra si vede un pó di Purple Fringing, credo derivi da quanto hai spiegato.
A questo livello siamo sulla Micro fotografica più che Macro fotografia, complimenti ancora!
sansenri
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Messaggio da sansenri »

fufluns ha scritto: sabato 15 gennaio 2022, 23:46
sansenri ha scritto: sabato 15 gennaio 2022, 17:09 grande Francesco, una delle più belle foto di un pennino mai viste! :o
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Premetto che uso il microscopio stereoscopico soprattutto per osservazione e disegno, e solo raramente per fotografia. Per la fotomacrografia ho un apparato apposito, costituito dalla base e la colonna di un microscopio, con focheggiamento grosso/fine (la manopola del controllo fine permette movimenti in avanti e indietro di 5 micron alla volta…) sul quale é montata la fotocamera con soffietto e il suo corredo di obiettivi Zeiss Luminar.

Per osservare, lo stereoscopio é una meraviglia, perché la sua visione é appunto stereoscopica, tridimensionale! Siccome il mio é dotato di una diaframma a doppio iris, é una macchina straordinaria anche per disegnare e documentare le piccole cose che studio io.

Per la fotografia, peró, i microscopi stereoscopici non sono l’ideale. Per fornire la visione 3-D, lo stereoscopio utilizza due vie ottiche, che sfruttano la zona destra e sinistra dello stesso unico obiettivo, invece che la parte centrale, ottimizzata, della lente. Nelle versioni standard gli stereoscopi sono inoltre venduti con obiettivi acromatici, in grado di correggere le aberrazioni cromatiche compensando lo spostamento di due bande luminose agli estremi opposti del campo del visibile, rosso-arancione e blu-violetto, mentre la banda di luce media, corrispondente al verde, non viene corretta. Nella ripresa fotografica attraverso lo stereoscopio, la fotocamera “vede” solamente l’immagine di una delle due vie, e l’aberrazione cromatica fa sí che una via ottica produca delle bande verdognole nei punti di passaggio tra parti chiare e scure, mentre l’altra via, che utilizza la curvatura contraria dell'obiettivo, fornisce una banda di colore complementare, violacea (la cosiddetta purple fringe): una delle due si vedrà nella fotografia. Osservando il soggetto con entrambi gli occhi, il nostro cervello combina le due bande colorate e le annulla in un'unica immagine tridimensionale.

Quello che il cervello non compensa alla perfezione é invece il fatto che gli obiettivi acromatici formano l’immagine su una superficie curva e di conseguenza, nell’osservazione, non permettono di mettere a fuoco l’intero campo visivo. Per questo si producono obiettivi planacromatici, che correggono la curvatura di campo e rendono l’osservazione piú naturale e piú piacevole. Sono obiettivi più grandi, otticamente complessi, e per questo decisamente più costosi (un planacromatico cosa 4 o 5 volte di più di un acromatico, non planare).

E´questo l’obiettivo che ho acquistato ora per Natale: una Leica Panacromatico 1x.

Quest’anno, forse, mi lancerò nell’acquisto di un l’obiettivo planapocromatico, che corregge le aberrazioni cromatiche anche per la banda media, quella del verde. E' un oggetto che costa ancora il doppio, o il triplo, di un Planacromatico, a volte più di tutto il microscopio, per cui vedremo...

Foto de rigueur dei microscopi (ebbene sì, sono due...) nello studiolo:


Microscopio nuovo 2021 (orizzontale bis).jpg
Perchè ero sicuro di ricevere una risposta dettagliata, interessante e appassionata! :)

Mi diletto di fotografia dai tempi della gioventù.
Mio padre mi ha insegnato a stamparmi le foto in B/N e a svilupparmi i rullini (B/N). Da ragazzino la mia prima macchina fotografica è stata una Ferrania tutta manuale. Avevo imparato a stimare l'esposizione a occhio :) .
Da studente di chimica all'università avevo accesso a parecchie sostanze di vario genere, mi producevo da solo i bagni fotografici e ho sconfinato anche in cose più complesse come i viraggi fino a preparami da solo le emulsioni fotografiche - le più belle erano al ferrocianato - che stendevo a pennello e al buio (!) sulla carta Fabriano in fibra di cotone e che poi esponevo con dei negativi in dimensione reale della foto voluta, sotto una lastra di vetro spesso e una lampada UV...! (quelle per abbronzarsi, le prime UVA+UVB!).
Purtroppo gli impegni di lavoro e il tempo tiranno mi hanno allontanato da questi meravigliosi esperimenti, che richiedevano tanto tempo (ricordo lunghe notti in camera oscura). La passione per le macchine fotografiche e gli obiettivi però mi è rimasta per anni, poi forse la svolta elettronica mi ha fatto perdere un po' l'interesse. Fotografo ancora, con una mediocre mirorless, ma con meno convizione...
Da più giovane avevo un corredo Nikon, ero appassionato di macro, ma sul campo, avevo una attrezzatura con soffietto, obiettivo macro e flash TTL montato su staffa laterale e passavo giornate buttato in mezzo ai campi a fotografare fiori e insetti a mano libera...
Un bell'obiettivo mi galvanizza sempre! :D
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Messaggio da fufluns »

sansenri ha scritto: domenica 16 gennaio 2022, 18:13
Perchè ero sicuro di ricevere una risposta dettagliata, interessante e appassionata! :)

Mi diletto di fotografia dai tempi della gioventù.
Mio padre mi ha insegnato a stamparmi le foto in B/N e a svilupparmi i rullini (B/N). Da ragazzino la mia prima macchina fotografica è stata una Ferrania tutta manuale. Avevo imparato a stimare l'esposizione a occhio :) .
Da studente di chimica all'università avevo accesso a parecchie sostanze di vario genere, mi producevo da solo i bagni fotografici e ho sconfinato anche in cose più complesse come i viraggi fino a preparami da solo le emulsioni fotografiche - le più belle erano al ferrocianato - che stendevo a pennello e al buio (!) sulla carta Fabriano in fibra di cotone e che poi esponevo con dei negativi in dimensione reale della foto voluta, sotto una lastra di vetro spesso e una lampada UV...! (quelle per abbronzarsi, le prime UVA+UVB!).
Purtroppo gli impegni di lavoro e il tempo tiranno mi hanno allontanato da questi meravigliosi esperimenti, che richiedevano tanto tempo (ricordo lunghe notti in camera oscura). La passione per le macchine fotografiche e gli obiettivi però mi è rimasta per anni, poi forse la svolta elettronica mi ha fatto perdere un po' l'interesse. Fotografo ancora, con una mediocre mirorless, ma con meno convizione...
Da più giovane avevo un corredo Nikon, ero appassionato di macro, ma sul campo, avevo una attrezzatura con soffietto, obiettivo macro e flash TTL montato su staffa laterale e passavo giornate buttato in mezzo ai campi a fotografare fiori e insetti a mano libera...
Un bell'obiettivo mi galvanizza sempre! :D

Carissimo Enrico:

ecco qui, uno accanto all'altro, il mio obiettivo planacromatico di Leica 1x per stereo microscopio, e un altro mostro sacro della ottica fotografica, uno Zeiss Planar 100mm f/3.5, in montatura Synchro Compur per Hasselblad. Per molto tempo, data la sua estrema correttezza geometrica, il 100mm della Zeiss é stato utilizzato per i rilevamenti fotografici aerei, sui quali venivano poi ricavate le mappe geografiche. Come puoi vedere dalla fotografia, il Leica é un gran bel pezzo di vetro.


Leica Plan 1x and Zeiss 100mm f3.5 ©FP.jpg

Comparativamente, gli obiettivi di qualità per la microscopia sono mediamente più costosi di quelli per fotografia, complice il fatto che il "cliente" ordinario per questo obiettivi non é il comune mortale con il suo budget familiare, come il sottoscritto, ma centri di ricerca, ospedali e via discorrendo, strutture che hanno poteri d'acquisto di altro tipo...

Se tratto di ricordare, direi che la fotografia c'é sempre stata, nella mia vita. Papà usava una Voigtlander a telemetro, per la quale stimava l'esposizione a occhio con la regola del sole a f/16, e non ne sbagliava una. Ho messo il naso in camera oscura per la prima volta, a scuola, quando avevo quindici anni. A diciassette anni ho fatto il mio corso "formale" di fotografia con Fulvio Roiter a Venezia. Roiter era un personaggio simpaticissimo, un po' guascone come le sue fotografie, e mi consigliò di comprare una fotocamera Olympus (lui usava Nikon) perché le reflex della casa giapponese erano davvero più piccole e miniaturizzate delle altre. La prima fotocamera veramente mia fu una Olympus OM2. Era magica, faceva di tutto, lo faceva in poco spazio e lo faceva bene.

Quando la rubarono dalla casa dei miei genitori, una volta che ero di visita, fu un lutto. Fu un lutto talmente serio che smisi di fotografare per quasi dieci anni. Ripresi con Hasselblad. Comprai una 503CX, solo la fotocamera, perché i miei risparmi non mi consentivano di comprare anche l'obiettivo e il porta-pellicola. Per un anno, non avendo un obiettivo, la feci scattare a vuoto, per prenderci la mano e per il gusto di maneggiare quel piccolo capolavoro di meccanica. Hasselblad non é mai più uscita dalla mia vita. Ancora oggi, che uso l'ingombrante Hasselblad digitale del sistema H, di tanto in tanto carico una pellicola in bianco e nero ed esco a fare qualche foto con la mia SWC e il mitico Biogon 38mm, oppure con la 500CM e un po' di buoni vetri della Zeiss che ho conservato per le splendide immagini che sono capaci di creare.

Ho avuto la fortuna, Enrico, di poter far coincidere in parte la mia passione per la fotografia con il lavoro. Mi piacciono appassionatamente la macro e micro-fotografia, e al fare il ricercatore botanico devo usare gli strumenti del caso quotidianamente...

Il microscopio é un'altra grande passione, coniugata con il lavoro, ma anch'essa precede il lavoro. Lavorai un anno come supplente in una scuola superiore, e dovetti chiedere ancora un prestito a papà, per comprare il mio primo microscopio stereoscopico quando avevo 22 anni: un Leica M8. Era uno strumento fantastico, che ho avuto e usato per quasi trent'anni, prima di sostituirlo con una macchina più recente. Ma non ce n'era bisogno: l'M8 faceva ancora il suo lavoro alla perfezione.

C'era, in Italia, una bella tradizione di regalare ai bambini pre-adolescenti un microscopio del tutto amatoriale. Ad averne la possibilità, l'idea migliore sarebbe regalare un piccolo stereoscopio, perché il mondo in miniatura, ma tridimensionale, che si può osservare in uno stereo, é davvero appassionante. Ricordo che facevo vedere alle mie bambine, attraverso il microscopio stereoscopico, alcune cose particolarmente orrende: insetti e altre cianfrusaglie impressionanti. Dovevo sostenerle in braccio perché non arrivavano agli oculari, ma la loro meraviglia e spavento erano senza pari!

A volte penso che avrei dovuto studiare ottica. Al non averlo fatto, mi consola sapere che Ludwig Bertele, uno dei più grandi disegnatori di ottiche della storia (fu lui che disegnò il Biogon, tra le altre meraviglie uscite dalla sua mano), non fece mai studi formali di ottica: semplicemente, aveva dono e si impegnò per non gettarlo al vento...

Sia come sia, la fotografia - e tutto quanto vi é legato - é una nobile arte. Lascia tracce di un mondo che é stato e che sarebbe irrimediabilmente perduto senza essere immortalato su una pellicola, su un foglio, su un sensore. Delle immagini prodotte da quest'ultimo, strumento meraviglioso, mi preoccupa la labilità. Ci sono miliardi di immagini immagazzinate nei nostro computer, telefoni, fotocamere. Moltissime di queste, se non sono state continuamente trasferite a supporti più avanzati, non sono giá piú leggibili. Sono esistite, virtualmente, e sono andate perdute. Bene o male, la carta resta.

Abbiti cura.
Ultima modifica di fufluns il giovedì 20 gennaio 2022, 19:06, modificato 1 volta in totale.
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Messaggio da linusmax »

Bellissime foto ! Complimenti !
Un domanda questa volta legata al pennino. Ma vedo bene ? è curvato in punta come fosse un posting ?

Grazie
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Messaggio da fufluns »

linusmax ha scritto: giovedì 20 gennaio 2022, 18:15 Bellissime foto ! Complimenti !
Un domanda questa volta legata al pennino. Ma vedo bene ? è curvato in punta come fosse un posting ?

Grazie
Non é curvato, linusmax, ma "assottigliato". Michel Masuyama ha asportato un poco dello spessore nella parte superiore perché la punta fosse più "piatta" e scrivesse un italico più formale, con bordi più nitidi e una maggior variazione tra il tratto orizzontale (circa 0.2 mm) e quello verticale (0.7 mm).
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Messaggio da MiraB »

fufluns ha scritto: giovedì 20 gennaio 2022, 17:39 ...
Sia come sia, la fotografia - e tutto quanto vi é legato - é una nobile arte. Lascia tracce di un mondo che é stato e che sarebbe irrimediabilmente perduto senza essere immortalato su una pellicola, su un foglio, su un sensore. Delle immagini prodotte da quest'ultimo, strumento meraviglioso, mi preoccupa la labilità. Ci sono miliardi di immagini immagazzinate nei nostro computer, telefoni, fotocamere. Moltissime di queste, se non sono state continuamente trasferite a supporti più avanzati, non sono giá piú leggibili. Sono esistite, virtualmente, e sono andate perdute. Bene o male, la carta resta.

Abbiti cura.
Quanto è interessante ed emozionante leggerti e che fortuna abbiamo! Grazie.
Nel frattempo, diligentemente, prendo nota: forse questo è l'anno buono (speriamo in tutto) in cui, finalmente, comprerò una buona macchina fotografica. Una necessità, ormai.
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Messaggio da fufluns »

E qui va una fotografia fatta con il planacromatico Leica 1x, montato sullo stereoscopio M80.


Stelis Karremans 8434 (1) ©FP.jpg

Si tratta dell'infiorescenza di un'orchidea del genere Stelis. Questo genere comprende almeno 1500 specie, delle quali piú di un centinaio vivono nelle foreste della Costa Rica. Come potete vedere dalla scala, ogni fiore misura all'incirca 3 mm. I pelini sono lunghi 2–3 decimi di millimetro e hanno uno spessore di 2 centesimi di millimetro. Vale la pena di ingrandire la fotografia, per poterne cogliere i dettagli.

Non vi sono più preciso quanto al nome della specie, perché questo é un gruppo di orchidee tassonomicamente difficile e relativamente poco studiato. Quella della fotografia é certamente affine a Stelis microchila, ma sotto questo nome si nascondono in Costa Rica almeno 3 o quattro cose che credo siano tutte specie differenti, ma ancora senza nome.

La fotografia fa parte di una serie sul genere Stelis che pubblicherò nel mio prossimo librozzo, il terzo (ed ultimo) della serie Vanishing Beauty - Native Costa Rican Orchids, che spero veda la luce prima della fine dell'anno.
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Messaggio da fufluns »

Nel campo della fotomacrografia, si possono però ottenere risultati ancora migliori senza l'uso del microscopio, impiegando gli appositi obiettivi fotomacrografici da usare sul soffietto, come i leggendari Luminar della Zeiss.

Qui ho utilizzato uno Zeiss Luminar 60 mm f/4 per fotografare i fiori della stessa specie di Stelis, ma con un ingrandimento maggiore (ingrandire l'immagine per credere).


Stelis Karremans 8434 (2 Luminaar 45) ©FP.jpg

Per utilizzare al meglio questi obiettivi, ho costruito un supporto sul quale agganciare la fotocamera con il soffietto, formato dalla base e dalla colonna di un microscopio, con manopola di focheggiatura grossa/fine, che consente di avvicinarsi/allontanarsi dal soggetto con movimenti di pochi micron alla volta.
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Messaggio da carlo »

Che spettacolo!
Ho il cuore colmo di piacere.
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Messaggio da linusmax »

fufluns ha scritto: giovedì 20 gennaio 2022, 18:49 Non é curvato, linusmax, ma "assottigliato". Michel Masuyama ha asportato un poco dello spessore nella parte superiore perché la punta fosse più "piatta" e scrivesse un italico più formale, con bordi più nitidi e una maggior variazione tra il tratto orizzontale (circa 0.2 mm) e quello verticale (0.7 mm).
Meraviglioso Pennino ! sarà un piacere scriverci, spero che la usi perchè sarebbe un delitto lasciarla sempre pulita nella sua confezione.

Auguri !
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