Scrittura Italiana

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fufluns
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Scrittura Italiana

Messaggio da fufluns »

In questi giorni, occhieggiando il manuale di calligrafia di Ranieri Percossi (nella terza edizione, dal 1924), sono stato attratto da un modello calligrafico che Percossi chiama “Scrittura Italiana”. Si tratta di un alfabeto corsivo e obliquo che l'autore dovette considerare di particolare rilevanza, poiché ne sottolinea l'importanza con queste parole:

"Scrittura Italiana / Questo carattere, per essere di forma semplice ed elegante, si adopera per fare risaltare, in una scrittura, le parole più importanti, perciò si dovrà studiare con gran cura" (Percossi 1924).

Non sapendo se questo modello di scrittura fosse un'invenzione di Percossi, ne ho cercato tracce tra i materiali disponibili in rete. Ho trovato ben poco, ma il modello della Scrittura Italiana era indubbiamente già noto e in uso da tempo, perché un alfabeto quasi identico era stato calligrafato, circa quarant'anni prima, in un manuale per le scuole preparato dal professor A. Piomarta (s.d.), edito a Bergamo in due edizioni (una economica). Sebbene l'opera di Piomarta non rechi una data di pubblicazione, viene però citata in un allegato a "Il Risveglio Educativo" [1(43), 1885], dove è riportata tra i libri in deposito presso l'amministrazione della rivista (Anonimo 1885). La scrittura compare con lo stesso nome anche in una piccola e bella opera di Nicola D'Urso (1905, 1916), calligrafo salentino molto dotato. Dal canto suo Michele Favaloro, nel suo Manuale di calligrafia per l'uso nelle classi elementari di calligrafia (Favaloro s.d.), presenta un carattere molto simile e lo chiama "Rotonda inclinata", una variante della bastarda francese.

La Scrittura Italiana è, a mio avviso, un'ortografia "innaturale" e particolarmente difficile. Tutte le curve sono formate da due o più tratti da eseguire separatamente, sollevando la penna, perché le ombre sono ai lati opposti della curva e si possono realizzare solo iniziando le linee ingrossate della curva da punti opposti, e poi facendo coincidere i tratti sottili. Davvero complicato. Ammetto che, per sua natura, la Scrittura Italiana dovrebbe probabilmente essere fatta con un pennino troncato sottile invece di un pennino appuntito flessibile, ma il tema delle curve “composte”, di fatto, non cambierebbe.

Qui sto copiando l'intero alfabeto (inclusi i caratteri numerici) nella versione di Percossi, per vostro riferimento. Ho provato a scrivere solo una riga in Scrittura Italiana e, pur ammettendo che la grafia ha una sua grazia e "importanza", l'ho comunque trovata molto difficile da eseguire.


Montblanc 149 Calligraphy, Percossi's Scrittura Italiana ©FP.jpg
Montblanc 149 Calligraphy, Scrittura Italiana at work ©FP.jpg


Ho usato una carta Fabriano Ingres Bianca (ricordo che Bianco, nel gergo fabrianese, é il colore avorio, mentre il vero bianco é denominato "Ghiaccio") da 160 grammi, un poco più liscia di quella da 90 grammi, che é più adatta alla scrittura quotidiana. L'inchiostro é Alt Goldgrün di Rohrer & Klingner.

Fonti citate
Anonimo. 1885. Libri in deposito presso l’amministrazione del Risveglio. Per la Scuola 43: 312 [allegato a Il Risveglio Educativo 1(43), luglio 1885].
D’Urso, N. 1905 [ed edizioni successive]. Calligrafia moderna, Metodo teorico pratico per apprendere le varie scritture. Terni, Cooperativa.
D’Urso, N. 1916. Calligrafia Moderna. Parte Prima. Torino, G. B. Paravia & C.
Percossi, R. 1924. Calligrafia. Cenno storico, cifre numeriche, materiale adoperato... Terza edizione. Milano, Ulrico Hoepli Editore.
Piomarta, A. s.d. Premiato metodo graduale per l'apprendimento della calligrafia. Modello di scrittura Italiana e Aldina. Bergamo, Poligrafiche.
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Messaggio da kircher »

Per me la scrittura italiana era quella caratteristica dei documenti manoscritti di sette e Ottocento, prima della diffusione della scrittura inglese. Qui un esempio: https://www.ebay.it/itm/380815689874 . La scrittura è effettivamente obliqua, sicuramente realizzata con la penna d'oca (quindi tronca e flessibile) però molto naturale e piuttosto omogenea nello spessore dei tratti
Bons

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Messaggio da Bons »

fufluns ha scritto: lunedì 24 gennaio 2022, 3:05 "Scrittura Italiana / Questo carattere, per essere di forma semplice ed elegante, si adopera per fare risaltare, in una scrittura, le parole più importanti, perciò si dovrà studiare con gran cura"
Direi che è la descrizione precisa di quello che oggi definiamo italico.
Un carattere che serve ad evidenziare parti del testo.

Complimenti ammirati, come sempre, per la la tua dedizione e per i risultati che ti porta ad ottenere.
E grazie per l'eleganza che ci regali con le tue opere di calligrafia.
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Messaggio da Irishtales »

Complimenti Franco, davvero una pregevole prova.
Piacerebbe molto, ne sono certa, a Vivalapenna!
Come ha scritto kircher, il pennino adatto era a punta tronca e sottile, se la memoria non mi inganna anche leggermente obliquo.
"Scrittura e pittura sono le due estremità della stessa arte e la loro realizzazione è identica" - Aforisma di Shitao
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Messaggio da vivalapenna »

salve a tutti
Mi fa molto piacere che la scrittura detta "italiana" o batarde per i francesi abbia destato un particolare interesse. E' la mia preferita delle scritture canoniche italiane, e fu in uso dagli inizi del 700 e fino all'unità d'Italia (e fino ad allora utilizzata con penna d'oca). Dopo l'unità, la scrittura detta inglese ebbe il sopravvento e la italiana rimase solo come scrittura alternativa nel corredo dei professori della materia e scritta col pennino metallico.
Per vedere le scritture italiane quindi bisogna riferirsi ai manuali fra sette e ottocento. Quasi tutti i manuali di calligrafia italiana di quel periodo espongono questo stile perché era il più diffuso. Importante il modello suggerito da Francesco Soave perché fu adottato nelle scuole in tutta Italia, nelle due versioni formata (per le occasioni importanti) e corsiva (per tutti i giorni come quella suggerita su ebay). Autori importanti fra 7 e 800 ce ne sono tanti. Cito i Giarrè fiorentini, Savant di Torino, B.Ponzilacqua attivo a Venezia e molti altri.
Con il termine italic gli inglesi denominano la cancelleresca del 500, l'italiana è un altro stile, elaborato in Francia alla fine del XVII secolo.
E' uno stile che attualmente nessuna scuola di calligrafia insegna, anche perché la maggior parte dei calligrafi non sa nemmeno della sua esistenza.
Quindi incoraggio il sig. Franco a continuare e a prendere come modello anzitutto quelli del 700 tanto per cominciare. Penso che alcuni siano disponibili su questo sito e penso si trovino anche in rete nei siti di biblioteche importanti che hanno raccolte specifiche].
Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti.

PS: Come al solito rimando per particolari storici al mio testo "dalla cancelleresca all'inglese" .
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Messaggio da Irishtales »

Grazie infinite, Professore!

Li abbiamo citati più volte, ma ripropongo i collegamenti per facilitare la ricerca a chi volesse dare un'occhiata ai testi che abbiamo raccolto in Libreria Condivisa:

Francesco Soave - Elementi della pronunzia e dell'ortografia italiana. Elementi della calligrafia ossia l'arte di scriver bene (1812)
https://www.fountainpen.it/index.php?ti ... vu&page=92

Bernardino Olivieri - Esemplari di varij caratteri per gli amatori del bene scrivere (1812)
www.fountainpen.it/File:Olivieri-Esempl ... tteri.djvu

Bartolomeo Ponzilacqua - Trattato Teorico-Pratico di Calligrafia (1814)
www.fountainpen.it/index.php?title=File ... jvu&page=1

Carlo Lenzi - Cinquanta tavole alfabetiche (1830)
www.fountainpen.it/File:Lenzi-Cinquanta ... tiche.djvu
Qui si può apprezzare anche il particolare taglio del pennino

Claro Pasinati - Modello di calligrafia (1905)
www.fountainpen.it/File:Pasinati-Modell ... rafia.djvu
"Scrittura e pittura sono le due estremità della stessa arte e la loro realizzazione è identica" - Aforisma di Shitao
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Messaggio da Gamitrano »

Grazie per i collegamenti ai libri scansionati.
Dovró vederli dal pc perché dal telefonino non riesco a cambiare pagina.

Anch’io, dopo aver letto il libro di Precossi, ho cercato più informazioni sulla scrittura italiana.
Quello che mi ha colpito sono le proporzioni delle lettere: nel copperplate, definita un’altezza di base, il “rigo” è alto 5 volte l’altezza di base. Nell’italiano invece quattro volte. Ed in più sul rigo più alto e su quello più basso c’è un rigo secondario posto a 4/7 dell’altezza di base.
L’inclinazione, inoltre è di 65 gradi (contro i 54 del copperplate) ed alla fine viene una scrittura più rotonda e, a mio parere, adatta per esempio alle etichette.

Un consiglio lo richiedo per la G maiuscola: quali sono le proporzioni?
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