L'eredità della Omas

I problemi che incontriamo nel mondo delle Penne, oltre quelli generali. Parliamone.
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Polemarco
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Io penso che l’etedita’ morale si conquisti sul campo ...
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Phormula
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Messaggio da Phormula »

piccardi ha scritto: mercoledì 24 giugno 2020, 18:57 No, non ci sono la Waterman o la Parker (o la Rotring), c'è la Newell. Si tratta di un conglomerato, delle aziende originali non resta quasi nulla a parte il nome. Come di Omas del resto.
Esatto. Nel caso Parker, lo storico stabilimento inglese è stato chiuso.
Le Parker di oggi sono prodotte in parte da Waterman in Francia e in parte in Asia.
Idem le Waterman.
Rotring è stata smantellata e da quando il CAD ha sostituito il tecnigrafo, fatica a trovare una sua collocazione di mercato.
Papermate invece è diventato un produttore di cancelleria economica per scuola ed ufficio, altro che garanzia a vita ai tempi in cui era Gillette.
E' scientificamente provato. Acquistare penne stilografiche e scrivere con la penna stilografica sono due hobbies distinti.
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Messaggio da maxpop 55 »

Phormula ha scritto: venerdì 26 giugno 2020, 9:24
piccardi ha scritto: mercoledì 24 giugno 2020, 18:57 No, non ci sono la Waterman o la Parker (o la Rotring), c'è la Newell. Si tratta di un conglomerato, delle aziende originali non resta quasi nulla a parte il nome. Come di Omas del resto.
Esatto. Nel caso Parker, lo storico stabilimento inglese è stato chiuso.
Le Parker di oggi sono prodotte in parte da Waterman in Francia e in parte in Asia.
Idem le Waterman.
Rotring è stata smantellata e da quando il CAD ha sostituito il tecnigrafo, fatica a trovare una sua collocazione di mercato.
Papermate invece è diventato un produttore di cancelleria economica per scuola ed ufficio, altro che garanzia a vita ai tempi in cui era Gillette.
Forse si riferivano alla vita della fabbrica non della penna. :cry:
Il valore di una stilografica non dipende dal costo, ma dal valore che noi le diamo.
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Messaggio da maylota »

Phormula ha scritto: venerdì 26 giugno 2020, 9:24
Esatto. Nel caso Parker, lo storico stabilimento inglese è stato chiuso.
Le Parker di oggi sono prodotte in parte da Waterman in Francia e in parte in Asia.
Idem le Waterman.
E' vero, ma quando Newhaven è stato chiuso 10 anni fa, almeno c'è stato un passaggio ordinato a Nantes. Archivio e centro di documentazione non sono stati perduti, del resto Parker e Waterman erano nello stesso gruppo da almeno 20 anni.

Per quanto la situazione attuale di Parker e Waterman per un appassionato sia abbastanza triste, nel più generale mondo di chi vuole una penna un minimo decente, sono ancora due nomi rilevanti. Dubito che se oggi fatturassero 4 milioni di euro l'anno (pressappoco il fatturato di Omas o Delta quando son fallite), Sanford/Newell si prenderebbe la briga anche solo di gestirne i sito web.
Non so, ma forse per valutare l'eredità di una marchio bisognerebbe considerare anche la rilevanza al di fuori del ristretto giro degli appassionati? (sono andato OT temo...)
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Messaggio da tomcar »

Argomento interessantissimo.
Ringrazio chi l'ha aperto e seguo con attenzione.
Tommaso
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Messaggio da Polemarco »

Acquistare un marchio vuol dire acquistare un avviamento. Acquistare il marchio di una ditta fallita esige un’attenta analisi dei bilanci. Bisogna capire se il fallimento sia dipeso o no da una sensibile contrazione del venduto (e quali siano state le sue cause) o se vi siano state altre cause (ad esempio una sottocapitalizzazione, costi esorbitanti etc).
Se acquisto il marchio di una ditta che non vendeva più perché non incontrava l’apprezzamento degli acquirenti, l’avviamento e’ gia’ andato. Questo potrebbe essere il motivo dello “spezzatino”.
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Messaggio da schnier »

Polemarco ha scritto: venerdì 26 giugno 2020, 12:11 Acquistare un marchio vuol dire acquistare un avviamento. Acquistare il marchio di una ditta fallita esige un’attenta analisi dei bilanci. Bisogna capire se il fallimento sia dipeso o no da una sensibile contrazione del venduto (e quali siano state le sue cause) o se vi siano state altre cause (ad esempio una sottocapitalizzazione, costi esorbitanti etc).
Se acquisto il marchio di una ditta che non vendeva più perché non incontrava l’apprezzamento degli acquirenti, l’avviamento e’ gia’ andato. Questo potrebbe essere il motivo dello “spezzatino”.
Nel forum sono stati pubblicati i bilanci sia di Omas che di Delta, la conclusione è stata che i costi per la Omas erano troppo alti sia per forza lavoro che per il materiale usato, non credo che fosse tanto un problema di valore del brand e di apprezzamento da parte degli affezionati. Forse erano rimasti troppo legati a una mentalità artigiana. Insomma non facevano tanto i furbi come la Montblanc et similia. https://forum.fountainpen.it/viewtopic.php?t=14326
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maxpop 55 ha scritto: venerdì 26 giugno 2020, 9:28 Forse si riferivano alla vita della fabbrica non della penna. :cry:
Non lo scopriremo mai, erano veramente indistruttibili.
Io con una stilografica PaperMate in acciaio ho scritto ininterrottamente tutti i giorni (era la mia unica stilografica) per oltre 10 anni, da studente delle medie, superiori ed università, fino a quando l'ho persa in un'aula a gradoni (caduta, non sono riuscito a ritrovarla), quindi riempiendo pagine su pagine, giorno dopo giorno. Il pacchetto di cartucce Pelikan da 6 a volte mi durava molto meno di una settimana.

Di solito prima di rilevare un marchio fallito, la prassi è affittare il ramo d'azienda, per poi rilevare l'azienda dopo averla rilanciata.

Solo che nel mondo delle penne, Parker secondo me si salva grazie alla Jotter, che come sfera e sfera con ricambio roller, ha un mercato immenso, è anche la penna di "pregio" che le aziende prendono in considerazione per le personalizzazioni, io ne ho diverse brandizzate. Anche il resto della gamma Parker ha penne economiche che fanno buone vendite, a cominciare dal roller Vector. Dubito che l'azienda starebbe in piedi con le sole stilografiche, così come credo che oggi Montblanc venda soprattutto roller e, in misura minore, penne a sfera. Da non trascurare, per Montblanc, la vendita dei refill proprietari, e i roller ne consumano parecchi. Quindi non conta solo il marchio, ma conta anche quanto la gamma prodotti sia allineata alle esigenze del mercato attuale.
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Messaggio da Automedonte »

schnier ha scritto: venerdì 26 giugno 2020, 12:34 Nel forum sono stati pubblicati i bilanci sia di Omas che di Delta, la conclusione è stata che i costi per la Omas erano troppo alti sia per forza lavoro che per il materiale usato, non credo che fosse tanto un problema di valore del brand e di apprezzamento da parte degli affezionati. Forse erano rimasti troppo legati a una mentalità artigiana. Insomma non facevano tanto i furbi come la Montblanc et similia. https://forum.fountainpen.it/viewtopic.php?t=14326
I costi non sono mai troppi alti in assoluto, ma solo in termini relativi rispetto ai ricavi. È da questa differenza che derivano gli utili o profitti che dire si voglia.
Se costruire una penna mi costa 2.000 euro e riesco a venderla a 3.000 il problema non esiste.
Il punto è la qualità di quello che costruisco, sia in senso assoluto che a livello di quanto faccio percepire al potenziale cliente.
Montblanc fa delle ottime penne ma soprattutto è bravissima a venderle come prodotto esclusivo e di eccellenza anche se in realtà non è proprio così.
Omas, da quel poco che ho capito, negli ultimi tempi aveva anche diminuito la qualità del prodotto e quindi non è riuscita a rimanere nel mercato.
Se voglio produrre e vendere un oggetto di eccellenza la prima regola è che lo sia veramente, il solo marketing dura poco e si è visto con tanti marchi della moda.
Ricordate GURU ad esempio?
Non producevano più quei meravigliosi pennini che erano il loro fiore all’occhiello, hanno cercato di rimanere sul mercato tagliando i costi ma anche peggiorando la qualità.
Se sei la Ferrari delle penne devi rilanciare, produrre oggetti esclusivi ed alzare il prezzo.
Devi competere sulla qualità, se cerchi di competere sul prezzo o suoi costi hai perso in partenza.
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maxpop 55 ha scritto: venerdì 26 giugno 2020, 9:28 Forse si riferivano alla vita della fabbrica non della penna. :cry:
Quello lo do sempre per scontato, e ovviamente non parlo del solo ambito stilografico; mi viene in mente subito la questione della garanzia a vita che, su prodotti Nikon, l'allora importatore ufficiale (Cofas) forniva, ma che l'attuale importatore (Nital/Fowa) non riconosce.
Esistono però eccezioni lodevolissime: io ho visto riparata perfettamente e gratuitamente - e sottolineo gratuitamente (non ho speso un solo ulteriore centesimo, neanche per la spedizione) - una delle mie Delta che aveva un fastidioso trafilamento di inchiostro nell'intercapedine tra serbatoio e corpo penna, direttamente dal suo creatore, ben oltre la sua chiusura.
Per dire...
:wave:
L’opera d’arte è sempre una confessione.
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Ecco adesso voglio una Omas... bravi eh.
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Automedonte ha scritto: venerdì 26 giugno 2020, 14:33


I costi non sono mai troppi alti in assoluto, ma solo in termini relativi rispetto ai ricavi. È da questa differenza che derivano gli utili o profitti che dire si voglia.
Se costruire una penna mi costa 2.000 euro e riesco a venderla a 3.000 il problema non esiste.
Il punto è la qualità di quello che costruisco, sia in senso assoluto che a livello di quanto faccio percepire al potenziale cliente.
Montblanc fa delle ottime penne ma soprattutto è bravissima a venderle come prodotto esclusivo e di eccellenza anche se in realtà non è proprio così.
Omas, da quel poco che ho capito, negli ultimi tempi aveva anche diminuito la qualità del prodotto e quindi non è riuscita a rimanere nel mercato.
Se voglio produrre e vendere un oggetto di eccellenza la prima regola è che lo sia veramente, il solo marketing dura poco e si è visto con tanti marchi della moda.
Ricordate GURU ad esempio?
Non producevano più quei meravigliosi pennini che erano il loro fiore all’occhiello, hanno cercato di rimanere sul mercato tagliando i costi ma anche peggiorando la qualità.
Se sei la Ferrari delle penne devi rilanciare, produrre oggetti esclusivi ed alzare il prezzo.
Devi competere sulla qualità, se cerchi di competere sul prezzo o suoi costi hai perso in partenza.
Hai ragione tuttavia io ho avuto una sensazione diversa, avevano puntato tutto sulla penna di lusso molto costosa, trascurando prodotti di fascia media. Mi sono fatto l'idea che probabilmente usavano prodotti di grande qualita soprsttutto sul prodotto premium, ma con un margine di guadagno molto basso e senza avere un nome come quello di Montblanc, che infatti si permette di essere arrogante con i clienti perché sa che un servizio clienti generoso è un costo. Mentre Omas, parlo sempre per ipotesi, non aveva questa consapevolezza dell'economia di scala, ma piuttosto l'idea del classico artigianato made in Italy che viene apprezzato in quanto tale, ma senza una strategia di mercato seria. Per quanto la qualità possa essere stata più scarsa rispetto al periodo d'oro non credo che il problema sia stato la disaffezione della clientela, idem Delta, c'è gente che ancora rimpiange la Dolcevita.
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Messaggio da Automedonte »

può darsi che sia vero anche questo sicuramente, come spesso accade ci sono una serie di concause.
Io però ho sentito dire da alcuni più esperti di me, che era proprio calata la qualità soprattutto dei pennini che non erano più quella meraviglia di un tempo e che faceva la differenza.
Da un artigiano ci vado per avere qualcosa di esclusivo e di qualità, se produce oggetti simili a quelli commerciali non sopravvive. Non può competere con le economie di scala dei grandi marchi.
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Messaggio da schnier »

Automedonte ha scritto: venerdì 26 giugno 2020, 15:22 può darsi che sia vero anche questo sicuramente, come spesso accade ci sono una serie di concause.
Io però ho sentito dire da alcuni più esperti di me, che era proprio calata la qualità soprattutto dei pennini che non erano più quella meraviglia di un tempo e che faceva la differenza.
Da un artigiano ci vado per avere qualcosa di esclusivo e di qualità, se produce oggetti simili a quelli commerciali non sopravvive. Non può competere con le economie di scala dei grandi marchi.
Lo ha detto anche Piccardi che la qualità era calata, ma confrontandola con altri marchi e considerando le capacità di chi ci lavorava non credo che fossero comunque inferiori ad altri concorrenti. Come dici tu avevano fatto forse il passo più lungo della gamba presentandosi come grande marchio del lusso, ma ragionando come semiartigiani, con tutti i costi relativi.
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Messaggio da maxpop 55 »

Monet63 ha scritto: venerdì 26 giugno 2020, 15:04
maxpop 55 ha scritto: venerdì 26 giugno 2020, 9:28 Forse si riferivano alla vita della fabbrica non della penna. :cry:
Quello lo do sempre per scontato, e ovviamente non parlo del solo ambito stilografico; mi viene in mente subito la questione della garanzia a vita che, su prodotti Nikon, l'allora importatore ufficiale (Cofas) forniva, ma che l'attuale importatore (Nital/Fowa) non riconosce.
Esistono però eccezioni lodevolissime: io ho visto riparata perfettamente e gratuitamente - e sottolineo gratuitamente (non ho speso un solo ulteriore centesimo, neanche per la spedizione) - una delle mie Delta che aveva un fastidioso trafilamento di inchiostro nell'intercapedine tra serbatoio e corpo penna, direttamente dal suo creatore, ben oltre la sua chiusura.
Per dire...
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