Penne dal passato: Radius Superior

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Enbi
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Penne dal passato: Radius Superior

Messaggio da Enbi »

Eccoci qui dopo un po' di tempo con un'altra recensione, stavolta su una vintage. Questa è una delle mie due ammiraglie tra le "vecchiette". Tutto cominciò un giorno a Tokyo durante il mio scambio universitario, in un negozio di stilografiche di cui non ricordo il nome né dove fosse. Guardo un po' le penne, parlo con il commesso (molto competente) e quando arriviamo a parlare di vintage mi dice che se cercavo vecchi modelli allora per me era perfetto un negozio a Ginza, dentro un vecchio edificio di mattoni rossi. Mi reco dunque al luogo indicato, e in un minuscolo locale dentro questo edifico probabilmente scampato ai bombardamenti della Seconda Guerra mondiale trovo il ben di Dio di vecchiette, sia giapponesi che europee. Il mio sguardo viene attratto da forme inconfondibilmente "italiane", la prendo, la guardo, è una Radius Superior! La prendo, facendomela recapitare a casa dopo il cambio del sacchetto del sistema di caricamento (il tutto incluso nel prezzo della penna: viva i giapponesi, con loro la parola d'ordine è sābisu!), e una settimana dopo la penna mi arriva all'appartamento in cui abitavo anche ben lucidata. Prima di lanciarci nella recensione vera e propria, ricordo solo un paio di cose sul marchio: Radius è il nome della fascia alta della produzione di SAFIS (Società Anonima Fabbrica Italiana Stilografiche), un importantissimo produttore operante a Torino.
Cominciamo come sempre dalla descrizione esteriore: si tratta di una penna in celluloide, la famosa “arco”, in questo caso verde su base nera. Come ogni celluloide arco che si rispetti, dà il meglio di sé dal vivo, rigirata sotto una fonte di luce, con le venature che sembrano quasi apparire e scomparire con un effetto olografico. Il cappuccio inizia con una sommità a cuspide, poi poco più in basso troviamo una clip squadrata in metallo dorato, che termina con una punta sfaccettata circa a metà del cappuccio. Verso il labbro sono presenti due anellini, anch'essi in metallo dorato, un primo più spesso e un secondo più sottile. Quest'ultimo è forse il dettaglio che più mi ha incuriosito, perché dopo aver fatto una ricerca sul Wiki del Forum tutte le foto mostrano esemplari con l'altro segno distintivo di Radius oltre la clip, ovvero la vera traforata in stile art dèco, mentre in quello in mio possesso sono presenti solo questi due anellini. Chiedo lumi ai più esperti di me su questo. Passando invece al corpo, esso si sviluppa con una leggera entasi verso il centro e termina con un fondello sempre a cuspide come la sommità del cappuccio. Sul corpo troviamo l'incisione: “Radius Superior reg. n° 3246”. Le dimensioni sono circa 135 mm da chiusa, circa 122 mm da aperta. Il peso è di 19 g con cappuccio e 12 senza.
Radius_Superior_Foto1.jpg
Radius_Superior_Foto2.jpg
Una volta svitato il cappuccio troviamo una sezione in celluloide nera, che prosegue perfettamente cilindrica e termina con un piccolo svaso, e il pennino. Si tratta di un pennino in oro 14 carati, di dimensioni importanti. Esso presenta un piccolo foro di sfiato a forma di cuore e, sotto di esso, le incisioni “Radius superior” su due righe, il titolo dell'oro espresso in millesimi (585) e il numero del pennino, in questo caso 6 (come è ben noto, le numerazioni per le dimensioni dei pennini non seguivano affatto degli standard, ma variavano per ogni produttore. In questo caso mi pare che il 6 dovesse essere una dimensione piuttosto importante). Al di sotto del pennino si trova un alimentatore in ebanite, con lamelle di compensazione laterali e il centro liscio.
Radius_Superior_Pennino1.jpg
Radius_Superior_Pennino2.jpg
Radius_Superior_Pennino3.jpg
Il sistema di caricamento è a pulsante di fondo: svitando il fondello si accede ad un pulsante (da cui il nome del sistema) che se schiacciato fa flettere una barretta in metallo interna (la cosiddetta barra a J), la quale a sua volta comprime un sacchetto in materiale elastico che quando rilasciato si espande nuovamente risucchiando l'inchiostro attraverso pennino e alimentatore. Si tratta di un sistema facile da usare, si immerge il pennino fino all'imbocco della sezione, si preme il pulsante, lo si rilascia e si aspetta qualche secondo per dare tempo al sacchetto di espandersi e risucchiare l'inchiostro. Come ho scritto in più occasioni, non amo i sistemi di caricamento che usano sacchetti elastici per vari motivi, tra cui la scarsa capacità di inchiostro e la difficile (per me) manutenzione, però quello di questo esemplare funziona egregiamente e non mi ha mai dato problemi.
Radius_Superior_SistemaDiCaricamento.jpg
Veniamo dunque alla parte sulle prestazioni di scrittura: il pennino non è solo bello da vedere, ma anche una goduria da usare, è un fine semi-flessibile, e in questo mi pare che dia ragione alla legge non scritta secondo cui i pennini in oro del passato sarebbero tendenzialmente più rigidi man mano che aumentano di dimensioni. L'alimentatore in ebanite fornisce un flusso sempre costante e abbondante, com'è tipico delle “vecchiette” di quegli anni. Vi lascio come al solito una prova di scrittura.
La traduzione è di Sagiyama (2000), la carta impiegata è Tomoe River.
La traduzione è di Sagiyama (2000), la carta impiegata è Tomoe River.
In conclusione, si tratta di una penna veramente bella, che mostra le vette cui era arrivata la produzione italiana in quegli anni. Mi piacerebbe solo riuscire a datarla, almeno il decennio: anni Quaranta? Anni Cinquanta? (se qualcuno sapesse aiutarmi con la datazione, gli/le sarei molto grato) In ogni caso, sono felice di essere riuscito a riportare dal suolo nipponico un capolavoro di artigianato italiano, come si dice: ’mo ce ripigliamm’ tutt’ chell che è ’o nuost’ :lol: .
Enrico
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Penne dal passato: Radius Superior

Messaggio da piccardi »

Secondo me dal 1935 (prima il marchio Radius non esisteva) ai primi anni del 1940. Non credo sia del dopoguerra. Ma qualcuno che conosce il marchio meglio di me potrebbe essere ben più preciso (e smentirmi).

Simone
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Messaggio da sansenri »

complimenti, una bella penna in buone condizioni, in un bellissimo materiale. Le amo molto quando le trovo in condizioni buone così, ma ne ho davvero pochissime perché molto più spesso queste "vecchiette" che girano nei pen show son malmesse... il cappuccio che non serra bene, il filetto smangiato, il fusto deformato, le finestrelle opacizzate, il fondello mangiucchiato, e così via.
Mi piace il modo in cui portano l'inchiostro al pennino, molto diverso da certe stitiche penne di oggi, indipendentemente dal pennino flex o meno.
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Messaggio da Linos »

Molto bella e ben conservata, complimenti. :thumbup:
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Messaggio da AlexO »

Complimenti! E' davvero moooolto bella!
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Enbi
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Messaggio da Enbi »

Grazie a tutti! :)
Si effettivamente è molto ben conservata, forse era di un collezionista, e comunque molto probabilmente di un giapponese, e i giapponesi le cose cui tengono le conservano moolto bene (ho comprato certe giapponesi "usate" che forse avevano scritto due pagine a dir tanto).
piccardi ha scritto: lunedì 28 luglio 2025, 19:04 Secondo me dal 1935 (prima il marchio Radius non esisteva) ai primi anni del 1940. Non credo sia del dopoguerra. Ma qualcuno che conosce il marchio meglio di me potrebbe essere ben più preciso (e smentirmi).
Ah, quindi è un po' più antica di quanto pensassi... Testimonianza del Patto Tripartito? :shock:
sansenri ha scritto: lunedì 28 luglio 2025, 19:20 Mi piace il modo in cui portano l'inchiostro al pennino, molto diverso da certe stitiche penne di oggi, indipendentemente dal pennino flex o meno.
A me troppa abbondanza a volte dà un po' fastidio, perché mi obbliga a scegliere solo alcune carte e tralasciarne altre, ma questa specifica penna con questo specifico inchiostro si comporta benissimo: devo sempre stare attento alla scelta della carta, però non è come una Aurora 88 Nizzoli che avevo che mi lasciava fiumi di inchiostro appena davo un po' di pressione... Poi il Serenity Blue su queste penne diventa molto vivo, sembra proprio nato per essere messo sulle vecchiette, diventa un bel blu carico nei punti in cui si accumula l'inchiostro.

Dimenticavo un dettaglio che mi sono dimenticato nella recensione: Il pennino è assolutamente scorrevole, diverso da certi extrafini flessibili che fanno un po' fatica, questa penna può scrivere su tutte le carte, anche quelle più porose (su queste ultime però per il fatto del flusso c'è spesso spiumaggio...).
Enrico
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Messaggio da RisottoPensa »

Cos'è che le penne occidentali non sono capolavori? :mrgreen:

Gran bell'acquisto, nonostante si avvicini ai 100 anni è più moderno di molto penne più recenti!
Trovo bellissimi come sia stato mantenuto ik colore del corpo.
❄️ 🐻‍❄️ ❄️
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Messaggio da Enbi »

RisottoPensa ha scritto: lunedì 28 luglio 2025, 20:40 Cos'è che le penne occidentali non sono capolavori? :mrgreen:

Gran bell'acquisto, nonostante si avvicini ai 100 anni è più moderno di molto penne più recenti!
Trovo bellissimi come sia stato mantenuto ik colore del corpo.
No è che divido le mie recensioni in rubriche, le vintage le metto tutte in "penne dal passato". Poi nella recensione ho scritto che è un capolavoro quindi lo penso comunque :mrgreen:

Sì questa penna è mantenuta molto molto bene, infatti anche per questo pensavo fosse più recente prima del commento di Piccardi.
Enrico
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