Bentornati a un’altra recensione by Enbi! Vi presento un’altra penna della mia collezione: stavolta parliamo di un produttore tedesco, Kaweco, con il suo modello Dia2, forse attualmente quello più “tradizionale” in catalogo. Eh sì, perché almeno a me sembra un po’ un perfetto saggio del tipico design della produzione stilografica in Germania.
Iniziamo con una nota storica (le seguenti informazioni sono tratte dal nostro wiki): la Dia2 è la riproposizione in chiave moderna di uno storico modello di Kaweco, la Dia, introdotta verso la metà degli anni Trenta come modello di punta, poi ristilizzata come penna di fascia media e ancora dopo come penna di fascia bassa per il mercato studentesco, prodotta fino agli anni Cinquanta. Possedeva un caricamento a stantuffo e le versioni succedutesi nel tempo avevano diverse forme, dimensioni e materiali (inizialmente erano prodotte in celluloide, nel dopoguerra si passò gradualmente alla resina plastica). Questo per dare un po’ il contesto di questa penna, che già dal nome si richiama al passato del marchio e alle storiche linee della produzione tedesca. Ma andiamo per gradi.
Iniziamo con la descrizione esteriore: si tratta di una penna in resina nera lucida con minuterie rodiate, di dimensioni medie: circa 130 mm chiusa, circa 125 mm aperta, il peso è di 29 g con il cappuccio e 19 g senza. All’estremità del cappuccio troviamo una testina sulla cui sommità c’è un gioiello in metallo che presenta a rilievo il logo di Kaweco; la testina termina con una fascia in resina zigrinata, dopo la quale troviamo l’anello di fissaggio della clip. La clip presenta sulla parte frontale un’incisione con il nome “Kaweco” scritto in font corsivo e una decorazione che arriva fino all’estremità a cravatta. Vista di profilo la clip presenta una bella curva. Sulla parte del cappuccio opposta alla clip è presente la scritta su due righe “KawecoDia / Germany”. In fondo al cappuccio vicino al labbro sono presenti due anelli metallici. Passando al corpo, esso si sviluppa con una entasi al centro, dunque presenta una rastrematura verso l’estremità. Verso la fine è presente un altro anello che delimita un falso fondello, il quale ricalca in modo speculare la conformazione della testina del cappuccio: parte zigrinata vicino all’anello, parte in resina lucida e sul fondo un altro gioiello metallico con il logo di Kaweco. Svitando il cappuccio si rivela una sezione di scrittura leggermente concava e delimitata da due anellini metallici, uno verso il corpo subito prima della filettatura e uno alla fine della sezione verso il pennino.
Il sistema di caricamento è a cartuccia/converter con attacco standard. La filettatura sia sulla sezione che sul fusto è in metallo, e le due parti sono molto ben lavorate da quello che posso constatare. È uno dei tanti dettagli che dimostrano la cura e l’attenzione riservate a questo modello.
Andiamo dunque al pennino: si stratta di un pennino piccolo (è un Bock 060, di misura 5 e piuttosto corto, è lo stesso tipo montato sulla Sport in metallo, sulla Student e sulla Lilliput) con il tipico alimentatore in plastica con il marchio di Kaweco sul fondo. Quello che vi presento montato sulla penna è in particolare un pennino “Premium”: si tratta di una serie di pennini messa in vendita di recente da Kaweco, come compatibilità e dimensioni sono esattamente identici ai pennini 060 standard ma, secondo quanto dichiarato dal produttore, è dotato di una punta rifinita e dovrebbe dare una sensazione di scrittura paragonabile ai loro pennini in oro 14 carati. Vedremo nel prossimo paragrafo se queste aspettative corrispondono a verità. Il pennino presenta un piccolo foro di sfiato sotto al quale è presente l’incisone del logo di Kaweco, attorniato da raggi, in basso sono presenti le scritte “PREMIUM” e “EF” (l’indicazione del tratto). Molti ritengono che la scelta del pennino 060 sia stata un po’ infelice, che questa penna merita un pennino più grande che si armonizzi con il corpo, che la scelta sembra dettata da voglia di andare al risparmio ecc. Personalmente non trovo la cosa così problematica, riesco a scrivere con agio. Non vedo la necessità di avere pennini enormi sulle mie penne, basta che funzionino bene.
Veniamo dunque alle prestazioni di scrittura. Non ho un pennino Kaweco in oro con cui fare il confronto, ma mi sembra che questo pennino mantenga le promesse di ottime prestazioni di scrittura: pur essendo un extrafine scorre molto bene sulla carta senza essere scivoloso, rilascia un tratto sottile (non certo alla giapponese, ma non mi lamento) e costante. L’unico appunto negativo che devo fare è che con l’inchiostro attualmente in uso (Kaweco Caramel Brown) capita che ci siano interruzioni di flusso durante la scrittura, che si risolvono sempre in pochi minuti, ma sono comunque un po’ fastidiose. Mi ricordo che con un altro inchiostro che ci avevo messo tempo fa (mi pare fosse il Kaweco Royal Blue) non si erano presentati questi problemi. Penso che a breve la pulirò a fondo e proverò a usare un altro inchiostro. Al di là di questo, la scrittura è molto molto piacevole. Vi lascio una prova di scrittura con una poesia che si confà a questo periodo di inizio di primavera.
- La poesia è in Kokinwakashu I, 1
In conclusione, si tratta di una penna molto curata e piena di dettagli. È seria, seriosa direbbero alcuni, a me piace questa estetica teutonica: forse non vorrei avere tutte le penne così, ma almeno una ci sta tutta.
