Radius Superior Arco Grey
Inviato: martedì 30 gennaio 2024, 18:24
Nella produzione Radius la Superior rappresentava la linea di fascia più alta e vennero realizzate sia faccettate che cilindriche nelle classiche tre misure: piccola, media e grande. Oltre ai modelli Superior, Radius produceva anche una linea di fascia più economica chiamata Extra.
Il modello che vi presento è una Radius Superior cilindrica in celluloide Arco Grigio nella misura più grande.
La vera traforata con motivo a rombi e la sua caratteristica clip dalle forme geometriche, la collocano intorno agli anni ‘30, come una delle prime produzioni di Superior. Nel dopoguerra, il design della Superior sarà semplificato con una fascia liscia alla base del cappuccio ed una clip dalla forma affusolata.
Ecco le misure della penna.
Lunghezza chiusa: 140mm
Lunghezza aperta: 125mm
Lunghezza calzata: 163mm
Diametro massimo del fusto: 13mm
Diametro sezione: da 11,5mm a 10mm
Peso: 18gr
Una penna quindi di dimensioni grandi per i canoni dell’epoca, tali da consentirne un comodo uso anche senza calzare il cappuccio. Non manco tuttavia di rimarcare che, come buona parte della produzione dell’epoca, le penne erano disegnate per dare il meglio di se dal punto di visto stilistico quando erano calzate, e questa non fa eccezione. Peraltro il peso del solo cappuccio non sbilancia la penna verso l’indietro e la calzata è sicura e profonda, grazie alla forma leggermente affusolata verso l’alto del fusto.
La produzione SAFIS a marchio Radius, fu una produzione di altissimo livello, erano penne solide, ben fatte e rifinite, con materiali molto belli come questa elegantissima celluloide Arco Grigio. Penne che negli anni ‘30, erano un inno allo stile Art Déco in voga già da tempo. La prima impressione che si ha guardando questa penna è che non brilla per originalità, e non solo per la sua forma affusolata, ma soprattutto per la fascetta del cappuccio che dà poco adito a dubbi vista la rassomiglianza a quella delle Doric di produzione Wahl Eversharp. Ma SAFIS è comunque riuscita a conferirle un suo stile, più muscoloso rispetto alla produzione d’oltreoceano. Messa a fianco di una Doric oversized, notiamo che nel complesso la penna è più corta e un po più sottile, ma il cappuccio è della stessa lunghezza mentre il fusto risulta più corto.
Insomma, SAFIS ha si ripreso l’anello Eversharp, ma giocando sui rapporti dimensionali ha realizzato comunque una penna con un suo stile, una penna che risulta essere solida non solo dal punto di vista tattile ma anche nelle sue linee.
E poi c’è la clip, l’elemento distintivo della Radius che urla: non sono una imitazione di una Wahl! In perfetto stile Art Dèco, ha la forma di un triangolo con un ottagono che sembra una goccia. Ma se la guardiamo a testa in giù vediamo che diviene la rappresentazione geometricamente stilizzata di una cravatta, in cui la punta della clip ne rappresenta il nodo. Una clip estremamente elegante che dona alla penna un look raffinato da uomo in abito scuro e cravatta.
Il sistema di ricarica è il pulsante di fondo. A differenza della levetta laterale, molto in voga in quegli anni, consente di mantenere una linea del fusto molto pulita ed essenziale, vista anche la totale mancanza di anellini.
La sezione a forma conica ne consente una impugnatura confortevole e, date le sue misure, idonea anche a mani oversized come le mie.
Ma veniamo al gruppo scrittura, una vera eccellenza costituito da un alimentatore in ebanite perfettamente accoppiato a un pennino in oro 14K flessibile.
Ad occhio direi tra un EF ed un F, ha un feedback presente, ma direi che c’è da aspettarselo da un pennino di questa gradazione che ha evidentemente lavorato tanto. Caricato con il Montblanc Permanent Grey, scorre senza incertezze, con un tratto continuo ed un flusso sempre ben misurato. E’ un pennino a cui piace la mano leggera, flette solo quando chiediamo di farlo senza perdere un colpo e segue perfettamente la mano, ma è una penna d’altri tempi e se non guidata a dovere diviene poco piacevole. Se crediamo di scrivere con una biro e calchiamo la mano, la sentiamo grattare la carta ed in alcune direzioni tende quasi ad impuntarsi divenendo una vera tortura. Per cui bisogna sedersi, respirare e lasciarla scivolare sul foglio, fino a prendere confidenza con un pennino d’antan che saprà ripagarci con deliziose ore di scrittura.
Il modello che vi presento è una Radius Superior cilindrica in celluloide Arco Grigio nella misura più grande.
La vera traforata con motivo a rombi e la sua caratteristica clip dalle forme geometriche, la collocano intorno agli anni ‘30, come una delle prime produzioni di Superior. Nel dopoguerra, il design della Superior sarà semplificato con una fascia liscia alla base del cappuccio ed una clip dalla forma affusolata.
Ecco le misure della penna.
Lunghezza chiusa: 140mm
Lunghezza aperta: 125mm
Lunghezza calzata: 163mm
Diametro massimo del fusto: 13mm
Diametro sezione: da 11,5mm a 10mm
Peso: 18gr
Una penna quindi di dimensioni grandi per i canoni dell’epoca, tali da consentirne un comodo uso anche senza calzare il cappuccio. Non manco tuttavia di rimarcare che, come buona parte della produzione dell’epoca, le penne erano disegnate per dare il meglio di se dal punto di visto stilistico quando erano calzate, e questa non fa eccezione. Peraltro il peso del solo cappuccio non sbilancia la penna verso l’indietro e la calzata è sicura e profonda, grazie alla forma leggermente affusolata verso l’alto del fusto.
La produzione SAFIS a marchio Radius, fu una produzione di altissimo livello, erano penne solide, ben fatte e rifinite, con materiali molto belli come questa elegantissima celluloide Arco Grigio. Penne che negli anni ‘30, erano un inno allo stile Art Déco in voga già da tempo. La prima impressione che si ha guardando questa penna è che non brilla per originalità, e non solo per la sua forma affusolata, ma soprattutto per la fascetta del cappuccio che dà poco adito a dubbi vista la rassomiglianza a quella delle Doric di produzione Wahl Eversharp. Ma SAFIS è comunque riuscita a conferirle un suo stile, più muscoloso rispetto alla produzione d’oltreoceano. Messa a fianco di una Doric oversized, notiamo che nel complesso la penna è più corta e un po più sottile, ma il cappuccio è della stessa lunghezza mentre il fusto risulta più corto.
Insomma, SAFIS ha si ripreso l’anello Eversharp, ma giocando sui rapporti dimensionali ha realizzato comunque una penna con un suo stile, una penna che risulta essere solida non solo dal punto di vista tattile ma anche nelle sue linee.
E poi c’è la clip, l’elemento distintivo della Radius che urla: non sono una imitazione di una Wahl! In perfetto stile Art Dèco, ha la forma di un triangolo con un ottagono che sembra una goccia. Ma se la guardiamo a testa in giù vediamo che diviene la rappresentazione geometricamente stilizzata di una cravatta, in cui la punta della clip ne rappresenta il nodo. Una clip estremamente elegante che dona alla penna un look raffinato da uomo in abito scuro e cravatta.
Il sistema di ricarica è il pulsante di fondo. A differenza della levetta laterale, molto in voga in quegli anni, consente di mantenere una linea del fusto molto pulita ed essenziale, vista anche la totale mancanza di anellini.
La sezione a forma conica ne consente una impugnatura confortevole e, date le sue misure, idonea anche a mani oversized come le mie.
Ma veniamo al gruppo scrittura, una vera eccellenza costituito da un alimentatore in ebanite perfettamente accoppiato a un pennino in oro 14K flessibile.
Ad occhio direi tra un EF ed un F, ha un feedback presente, ma direi che c’è da aspettarselo da un pennino di questa gradazione che ha evidentemente lavorato tanto. Caricato con il Montblanc Permanent Grey, scorre senza incertezze, con un tratto continuo ed un flusso sempre ben misurato. E’ un pennino a cui piace la mano leggera, flette solo quando chiediamo di farlo senza perdere un colpo e segue perfettamente la mano, ma è una penna d’altri tempi e se non guidata a dovere diviene poco piacevole. Se crediamo di scrivere con una biro e calchiamo la mano, la sentiamo grattare la carta ed in alcune direzioni tende quasi ad impuntarsi divenendo una vera tortura. Per cui bisogna sedersi, respirare e lasciarla scivolare sul foglio, fino a prendere confidenza con un pennino d’antan che saprà ripagarci con deliziose ore di scrittura.