Penne Stilografiche e uso Uniformi a scuola
Inviato: sabato 20 settembre 2025, 22:22
@RisottoPensa : Che modello è quella stilografica blu marmorizzata in alto a destra? E molto bella. 

Ah, wow. Ci hanno davvero provato. Anche se sono quasi monocromatiche ugualmenteRisottoPensa ha scritto: ↑sabato 20 settembre 2025, 21:53Ci hanno provato, più volte , e lo stanno ancora facendo, tranne la platinum ( che però ha le penne in celluloide/acetato)
Luminous-Shadow-glamour-scaled.jpg
Secondo me hanno solo la strizza di non vendere bene perché sfornando questi ben di dio hanno la scusa pure di raddoppiare il prezzo di vendita...![]()
Stipula, Visconti, Pelikan e Montblanc le loro penne maki-e ce le hanno, o hanno avute.
Più che non valerne la pena, sarebbe un enorme sforzo di tempo e denaro poiché per essere vero maki-e chi lo fa deve essere un artigiano certificato, quindi le cose sono due: o fare come alcuni produttori (Visconti, Pelikan, Scribo) hanno fatto, e cioè commissionare il lavoro di laccatura ed eventale realizzazione maki-e a uno di questi artigiani esperti (Pelikan mi pare lo faccia ogni paio d'anni, commissionando poco più di 120 penne in totale), oppure mandare un proprio dipendente per qualche decennio a bottega da un maestro in Giappone, cosa non proprio facilissimaSimy ha scritto: ↑sabato 20 settembre 2025, 21:34 D'altra parte si potrebbe anche discutere del fatto che gli europei e gli americani non fanno le maki-e. Una Leonardo con la loro fenice dipinta finemente in rame su fondo nero, ben urushata (dal verbo urushare, laccare con urushi) ve la immaginate? Non fa parte della nostra cultura ed è possibile che Leonardo - se mai valutasse un'idea del genere - concluderebbe che non ha senso - per un unicum - mettere in piedi l'impalcatura che servirebbe a produrre una penna del genere.
Sono certe espressioni che puzzano veramente, di ignoranza
Esme ha scritto: ↑domenica 21 settembre 2025, 0:26 Beh, l'inizio del 3d parlava di scintillosità.
Se non sono scintillose le maki-e e le raden, con tutto l'oro, l'argento e la mirra...
E esistono anche quelle molto moderne, mica solo quelle con carpe e aironi, vulcani e sakura.
Per inciso, non è che io sia una fan di queste penne, ma proprio perché le ritengo "troppo", un po' come certe resine pongo troppo esagerate.
Comunque, io queste giapponesi non le definirei noiose, nè scolastiche:
InCollage_20250921_002020703.jpg
E nemmeno quelle del sig. Onishi:
InCollage_20250921_002206468.jpg
Non avendo conoscenza dei particolari sulla tecnica maki-e ci credo. Suppongo che esistano anche modi di tagliare qualche curva, come gli stencil o la stampaEsme ha scritto: ↑domenica 21 settembre 2025, 0:48Stipula, Visconti, Pelikan e Montblanc le loro penne maki-e ce le hanno, o hanno avute.
Una maki-e però te la devi far fare in Giappone, o nei paesi asiatici dove si fa questa laccatura.
Non è solo un motivo culturale, o di sensei che impiegano trent'anni prima di esserne degni, c'è anche una questione di condizioni climatiche.
Io apprezzo l'intento dietro i modelli folli di Montegrappa. Di alcune edizioni apprezzo anche il modello. Troppo spesso sono solo soprammobili, penne inutilizzabili, ma ce ne sono alcune che trovo fighissimeEsme ha scritto: ↑domenica 21 settembre 2025, 0:48 Noi però in Italia abbiamo Montegrappa e le sue LE.
Ora, le si può amare o odiare. Io evito di esprimermi perché so che c'è un coforumista che ama molto una Montegrappa che invece io...
Ma è innegabile che le tecniche utilizzate per queste penne siano di alto artigianato, nulla da invidiare ai giapponesi.
Non lo so. Anche i britannici vanno a scuola in uniforme. Quando escono dal periodo scolastico sono tutto fuorché banali. E' solo quando cominciano a lavorare che tornano dentro una maggiore sobrietà
Andrò a vederle!Enbi ha scritto: ↑domenica 21 settembre 2025, 1:15 Comunque Leonardo ha già realizzato diverse edizioni speciali in urushi, maki-e e raden, commissionando il sulla penna. Se vai sul loro sito e sfogli le pagine nella sezione "special edition" , puoi rifarti gli occhi con penne decisamente costosette
Da come io l'ho interpretata, credo che Abulafia si riferisse all'iconografia molto tradizionale che di frequente si incontra in queste penneAutomedonte ha scritto: ↑domenica 21 settembre 2025, 9:15Sono certe espressioni che puzzano veramente, di ignoranza![]()
Non sapere, non capire o non voler riconoscere la storia, la cultura, il lavoro che c’è dietro a certe creazioni denota scarsa apertura mentale oltre che un profondo disprezzo nei confronti di chi certe cose le conosce e le apprezza.
Legittimo avere i propri gusti, offensivo denigrare con supponenza quelli degli altri.
Anch’io non metto certo un Capodimonte in bella mostra nel mio salotto ma non posso far altro che riconoscere in esso un’opera d’arte, magari non affine al mio gusto o quello moderno ma non per questo mi permetto di sminuirla.
Non amo la musica sinfonica ma nutro profondo rispetto per chi, conoscendola, è in grado di apprezzarla.
Potrei fare mille esempi simili ma so che sarebbero inutili nei confronti di chi, presuntuosamente arroccato su posizioni proprie, non ha la capacità di intendere che possano esisterne di diverse.
Certamente, se Leonardo deve mandare un tot di fusti e capucci in Giappone per farli laccare e/o applicare il raden/maki-e, non può farne un migliaio, l'artigiano si fa pagare la sua parte e i prezzi salgono.
Esistono, ma non è vero maki-e.
Infatti non sono Pilot.
E' anche uno di quei casi di circolo vizioso: senza domanda, non si sente necessità di offerta. A volte, senza che venga fatta una proposta di offerta, non si sa che si aveva proprio quella domanda in testa. Quindi, a meno che ingranate nella cultura locale da tanto tempo, alcune cose restano "all'occasione" e per pezzi limitati.Enbi ha scritto: ↑domenica 21 settembre 2025, 10:29Certamente, se Leonardo deve mandare un tot di fusti e capucci in Giappone per farli laccare e/o applicare il raden/maki-e, non può farne un migliaio, l'artigiano si fa pagare la sua parte e i prezzi salgono.
Leggevo ad esempio che una (ormai terminata) edizione speciale della Poliedrica laccata era fatta da un artigiano francese, quindi deduco che ci siano artigiani anche in Europa... Il problema è che credo si contino sulle dita di una mano![]()
Mi ricordo di una cosa simile in un altro ambito, una mia docente dell'Università è esperta di ceramica "raku", un tipo di ceramica tipica giapponese, il punto è che molto probabilmente in Italia lei è l'unica.
Questo per dire che non è facile per un produttore italiano applicare una tecnica tradizionale giapponese sulle proprie penne, se lo fanno lo fanno su edizioni molto limitate e per forza di cose costose.
Sì sì, motivo per cui l'ho inserito tra virgolette. E' chiaramente una forma di stampa industriale che non ha davvero a che vedere con il maki-e ma prova a proporre qualcosa di simile in versione economicaEnbi ha scritto: ↑domenica 21 settembre 2025, 10:29 Riguardo le Preppy maki-e e a tutta la produzione economica con questo tipo di decorazioni, bisogna considerare che quello non è maki-e vero e proprio, ma qualcosa che tenta di imitarlo, restano comunque belle da vedere (poi magari metto qualche foto appena riesco).
Su questi due precisi prodotti, siamo noi a sbagliare.
Sì, immagino l'oltraggio. La linea di confine tra citazione e plagio è sottilissima e ci sono radici culturali che possono fare male quando vengono toccate.Esme ha scritto: ↑domenica 21 settembre 2025, 11:17 È una questione delicata, dove il confine è sottile.
Dubito fortemente che grossi marchi si vadano a mettere nei pasticci realizzando delle laccature urushi in casa.
Quando in Europa è arrivata la moda delle "cineserie", proprio in Italia sono stati inventati nuovi metodi di laccatura, come quella veneziana.
Concordo
Ah ecco!Esme ha scritto: ↑domenica 21 settembre 2025, 11:17Infatti non sono Pilot.
Il signor Onishi è un artigiano, allievo del famoso e defunto signor Kato.
La loro filosofia dichiarata è quella di fare penne da lavoro, quindi semplici e robuste.
Quindi penne dalla linea semplice e tradizionale (seguire degli standard per i giapponesi credo sia un valore, a differenza nostra...) ma utilizzando resine accattivanti.
Ah, pensavi che la scuola commissionasse penne in tinta con i tuoi banchi?