Verso la fine degli anni '90 mi è capitato tra le mani un catalogo a colori delle Penne Aurora del 1937, con l'intera produzione del momento, compresa l'Etiopia. Farne una copia adeguata non è stato facile: in quegli anni gli smartphone non c'erano ed i cellulari erano le "mattonelle" Motorola, le stampanti erano ad aghi, poco diffuse e costose le prime a getto di inchiostro, comunque rigorosamente per stampe in bianco e nero, e le prime fotocopiatrici a colori erano gigantesche, costose e presenti in qualche Eliografica ben attrezzata. Sono riuscito a fare delle fotocopie a colori di una qualità che oggi fa sorridere, ma sono comunque una buona testimonianza del documento.
Quelle che vi propongo sono le pagine del catalogo Aurora che riproducono l'Etiopia e, per confronto dei colori della celluloide, la Superna.
L'Etiopia era proposta in 4 colori: bianco avorio, rosso, verde e grigio viola. Interessante notare che in nessun esemplare illustrato si ha la percezione dell'incisione dell'aquila nel cappuccio, che pure era un dettaglio di rilievo, anche se un accenno era possibile in considerazione della posizione del clip.
La penna era prodotta in misura unica, e il solo modello bianco avorio era corredato del noto pendaglio con nastrino di seta giallo/rosso con placchetta in "moldrite" in ricordo della fondazione dell'impero.
Il catalogo conferma quanto già noto relativamente al sistema di carica con "globuli" di inchiostro, contenuti in parte nel fondello della penna ed in quantitativo maggiore in un astuccio presente nella confezione, sufficiente a garantire una autonomia di 3 anni.
L'impiego di inchiostro solido consentiva di definite la penna di "immenso valore pratico" in quanto priva di meccanismi e quindi esente da guasti.
Interessante è il listino prezzi, datato 1 settembre 1937, che evidenzia come l'Etiopia fosse, tra le penne in celluloide, più economica, solo 60 Lire; costava quanto una Novum piccola, ma nella versione col semplice fiocchetto in cotone, perché se aveva la "treccia in cuoio portafortuna" costava già più dell'Etiopia: 76 Lire.
Nella pagina di presentazione nessun richiamo all'uso militare, ma semplicemente l'Etiopia veniva promossa come una penna utilizzabile sempre, ovunque fosse disponibile una goccia d'acqua , quindi affrancata dall'onere di doversi portare appresso una calamaio da viaggio, col rischio di perdite e macchie.
Relativamente alla scarsa diffusione (scarso successo economico) di questo modello, visto il basso costo di vendita allettante, oltre all'ipotesi della grafica incisa nel cappuccio (aquila imperiale) che viene definita "impegnativa" (ma nel periodo di commercializzazione non doveva essere un problema), mi domando: ma la soluzione proposta dell'inchiostro solido era poi effettivamente così pratica? Se i granuli venivano immessi direttamente nella penna e si aggiungeva acqua, per farli sciogliere la penna doveva essere agitata, e credo che l'operazione non fosse appropriata, nemmeno col cappuccino calzato. Se l'inchiostro veniva preparato a parte in un contenitore serviva poi un contagocce, che non veniva fornito nella confezione, e comunque era un oggetto in più da portarsi dietro. E poi: com'era la qualità dell'inchiostro ottenuto? Il globulo si scioglieva perfettamente e l'inchiostro era fluido o potevano residuare microgranuli o cristalli che ostruivano l'alimentatore? Voi che ne pensate?
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Tutti i colori dell'Etiopia (Aurora)
- piccardi
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L'Etiopia non è mai stata una penna per militari, quella che era stata data agli ufficiali della campagna omonima (e pertanto era rarissima) è una nota bufala, ed era invece distribuita normalmente ai rivenditori (vedi https://www.fountainpen.it/File:1936-Au ... endita.jpg).
Sulla scarsa praticità direi che mi pare abbastanza evidente, dato che un conto è doverle usare in trincea (che era l'uso che era stato previsto per questo tipo di penne, però durante la prima guerra mondiale) dove le caratteristiche potevano risultare interessanti, un'altro a casa proprio o in un ufficio...
Simone
Sulla scarsa praticità direi che mi pare abbastanza evidente, dato che un conto è doverle usare in trincea (che era l'uso che era stato previsto per questo tipo di penne, però durante la prima guerra mondiale) dove le caratteristiche potevano risultare interessanti, un'altro a casa proprio o in un ufficio...
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Giandoc
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Bella la pubblicità del 36, con ben in mostra l'aquila imperiale e la traghetta .... chissà se nel 37 avevano già visto che non riscuoteva particolare successo e nel catalogo avevano evitato di evidenziarla. Anche la targhetta è descritta ma non raffigurata. Grazie per le precisazioni
- sanpei
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Magari un giorno ci provo, però temo anche io che potrebbe venire fuori un brodo eterogeneo, vi saprò dire 
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sansenri
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l'inchiostro in pastiglie non era particolarmente difficile da sciogliere, oltre i normali componenti chimici di un inchiostro odierno, che veniva disidratato, veniva aggiunto un legante solubile, tipo la gomma arabica (che evitava che la pastiglia si sbriciolasse), per cui con acqua tornava una soluzione utilizzabile.