Intanto ci tengo a precisare una cosa: a eccezione del modello Capless, Pilot è la regina delle penne banali. Che non vuole dire che sono tutte e sempre nere/oro, vuol dire che non osano in alta fascia.
Prendere in esempio le Maki-e è, a mio avviso, fuorviante.
Si parla di penne d'arte, sì, ma non di penne "pazze". Restano ugualmente pezzi classici, per quanto complessi o intricati siano i disegni.
Mi viene da fare il confronto più ovvio con Leonardo, che anche su penne di alto prezzo, usa resine variopinte. Che non vuol dire che mette insieme i terminali di un colore e corpo+cappuccio di un altro colore. Vuole dire che sullo stesso componente puoi individuare sfumature, striature, mulinelli multicolore.
Nessun giapponese usa mai resine di questo genere.
A me viene il dubbio che la modalità di produzione possa essere un fattore: resina stampata vs resina tornita. Non sono, tuttavia, esperta in nulla, non ho idea se possa essere un dubbio legittimo o una cavolata.
A prescindere, se uno dei tre giapponesoni avesse VOLUTO fare una penna di quel tipo, avrebbe avuto tutto il modo di farla. Questo mi fa pensare che sia una scelta non derivante solo dal marketing ma anche dalla cultura e gusto locale (locale loro, ovviamente, non nostro).
Frequentando Reddit, appare immediatamente chiaro che il mercato americano (anglosassone in genere) sia un terreno ricco su cui queste resine attecchiscono e hanno successo. Non ho la più pallida idea se sul mercato giapponese possano essere richieste "quanto basta" penne come quelle di Leonardo o - per uscire dall'Italia - Esterbrook. E' possibile che non piacciano e questo senza dubbio tirerebbe la manica ai produttori nipponici perché evitino di buttarsi in resine più policromatiche. D'altra parte se il tipo di produzione della resina è un fattore, ti butti in quel mercato solo se pensi che sfrutterai questo cambio della catena produttiva, anche se fosse solo per creare una linea dedicata di penne variopinte e tornite. Non lo fai per un prodotto che resta uno solo "tanto per provare".
Poi, a me personalmente, piacerebbe parecchio avere una 3776 con una di quelle resine. Al contempo, so che non è una penna artistica.
Il lavoro manuale che è stato messo nella Karakusa non ha niente a che vedere con il versamento a caso di resine di diversi colori e quello che esce esce. Sono prodotti diversi. Forse quelli europei sono più pigri - in senso lato - ma a volte anche prodotti "pigri" possono piacere, essere d'effetto.
D'altra parte si potrebbe anche discutere del fatto che gli europei e gli americani non fanno le maki-e. Una Leonardo con la loro fenice dipinta finemente in rame su fondo nero, ben urushata (dal verbo urushare, laccare con urushi

) ve la immaginate? Non fa parte della nostra cultura ed è possibile che Leonardo - se mai valutasse un'idea del genere - concluderebbe che non ha senso - per un unicum - mettere in piedi l'impalcatura che servirebbe a produrre una penna del genere.