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Penne Stilografiche e uso Uniformi a scuola

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maylota
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Messaggio da maylota »

In un altro argomento ho letto questi commenti:
Simy ha scritto: venerdì 19 settembre 2025, 14:44
RisottoPensa ha scritto: venerdì 19 settembre 2025, 9:36 Platinum sfortunatamente non fa belle resine scintillose :lol:
E' un limite dei giapponesi.
E' possibile che l'abitudine o l'interesse per un certo tipo di materiali/colori sulle stilografiche sia in parte associato all'uso dell'uniforme (calco dell'inglese, non sono sicuro di come si dica in Italiano) a scuola?

Inglesi e Giapponesi le usano e le loro penne non hanno mai brillato per fantasia. Italiani e Francesi non le hanno e le loro penne sono molto più fantasiose. Gli Indiani usano l'uniforme e le loro penne, benchè apparentemente fantasiose, sono francamente sempre la solita (per quanto piacevole) solfa. Tedeschi e Scandinavi non hanno l'uniforme e per quanto le loro penne non brillino per inventiva (si pensi a ...Pelikan) hanno talvolta una singolarità tutta loro. Negli Stati Uniti non c'è tradizione di uniforme a parte che in certe scuole esclusive e infatti ci si trova di tutto di più.

Non saprei coi Cinesi, che usano l'uniforme ma producono un calco dell'intero scibile umano in materia stilografica, quindi è difficile capire, bisognerebbe vedere poi cosa si comprano loro....
Venceremos.
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Abulafia
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Messaggio da Abulafia »

Attenzione però che i giapponesi, per le penne "scolastiche", sono infinitamente creativi, colorati, strani e particolari; ingrigiscono e si lobotomizzano nel design solamente quando aumenta il costo del prodotto. Ma anche sulla fascia più costosa ci sono le eccezioni: la Capless se la sono inventati loro, insomma. Ed è ancora tra le stilografiche più particolari e di design in giro.

Sembra più che altro che associno il lavoro alla standardizzazione, alla funzionalità e alla tristezza esistenziale (conosciuta anche come "penna a sigaro nera come metalleria oro"); conoscendo di fama il mondo del lavoro giapponese, mi sembra anche normale che ragionino così. :mrgreen:

In Italia o in Francia il concetto di eleganza è sempre stato vario ed eventuale, declinato diversamente attraverso secoli, stili e mode e spesso condizionato dall'individualità di ciascuno. I colori non sono riservati ai bambini e anche chi lavora può uscire tranquillamente dallo standard. E spesso e volentieri la funzionalità che conta è quella minima, il resto lo si può sacrificare all'apparenza.

Diciamo che divise e uniformi i giapponesi continuano a portarle ben oltre la scuola, mentre qui (nei limiti del socialmente accettato) si può variare decisamente di più nella propria apparenza.

Gli inglesi si sono inventati "lo stile inglese" e l'hanno scolpito nel marmo, rendendolo classico e non discostandosi mai dal modello convenzionale. Vanno sul sicuro.

La Germania ha sostanzialmente inventato il concetto moderno e contemporaneo di design, una sorta di "funzionalità bella" (originale, anche se a volte spoglia e ripetitiva, alla lunga; "less is more" a volte pecca di troppa sottrazione...).

Gli USA sono tutto e nulla, per forza di cose.
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Messaggio da Enbi »

Credo che ci siano sicuramente dei condizionamenti culturali nel modo in cui si concepiscono le penne stilografiche, con alcune differenze importanti.

Sul mondo giapponese, non ci ho mai lavorato ma avendolo studiato a fondo rilevo che in ambito lavorativo (principalmente economico/commerciale) spesso non è concesso essere "stravaganti", dunque credo che anche la scelta del design sia condizionata dal fatto che Pilot, Sailor e Platinum se vogliono vendere la penna all'avvocato, al manager o al quadro di una importante azienda devono fare penne "presentabili" in contesto lavorativo, mentre se devono fare la penna per gli scolari (con pennino in acciaio) preferiscono design più accattivanti che attirino l'occhio.

Sugli indiani, la loro produzione è veramente sterminata, oltre alla classica "penna indiana" in ebanite con caricamneto a contagocce, ci sono i materiali più disparati, di tutte le forme, dimensioni, colori, ci sono le incisioni fatte a mano da artigiani sui pennini... Io non vedo una sola "anima indiana" riguardo le stilografiche, ma almeno due: i piccoli produttori artigianali, che fanno penne diciamo standard, e poi le realtà nuove e/o medio-grandi, che spingono più verso l'innovazione.

Sui tedeschi, non mi sembrano troppo innovativi tranne alcuni modelli di alcuni marchi, di solito fanno la classica "penna tedesca".

Per cui, io non rilevo questa grande correlazione tra l'uso dell'uniforme e quello del design stilografico più o meno eclettico.

Io stavo valutando la produzione contemporanea, non il vintage, quindi inglesi e statunitensi non li considero neanche.
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Messaggio da Simy »

Sicuramente la cultura c'entra.
Il punto sui giapponesi non è che non usano i colori. è che li usano in modo diverso dagli europei.

E il parallelo con la moda (non le mode, ma la moda intesa come disciplina di design dell'indossato dalla persona) ci sta.
Prada, Versace, Moschino, il maglione mesh di colori di Missoni, la Benetton... per citare solo alcune delle case di moda famose per l'uso anche selvaggio - in alcuni casi - di colore sono molto rappresentative della nostra estetica, quindi anche della nostra cultura.
Se il mercato giapponese avesse "chiesto" questo tipo di fantasia, probabilmente i tre grandi nipponici avrebbero provveduto.
Che, poi, resta sempre il fatto che non è che non ci sono penne giapponesi colorate, semplicemente non ci sono resine multicolore. I giapponesi amano lo spezzato ma non il "fiorato" :lol:
Ci sta anche che abbiano scelto un tipo di produzione diverso. Non ho idea se sia possibile fare resine come quelle delle penne europee con resina stampata e non tornita. Quella scelta potrebbe aver portato intrinsecamente al loro limite: ti mischiano le parti delle penne in ogni modo ma la stessa parte con tanti colori non la fanno
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Messaggio da Esme »

Secondo me vi siete dimenticati delle maki-e, raden, e compagnia.

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Messaggio da lukogene »

tristezza esistenziale (conosciuta anche come "penna a sigaro nera con metalleria oro");

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Messaggio da Mir70 »

Non tutte erano così seriose, Sailor faceva anche queste serie e non era l'unica che aveva in portafoglio, Pilot anche lei aveva la sua produzione di penne stilografiche scolastiche colorate.
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Messaggio da Roland »

Non c'è alcune correlazione tra l'uso degli uniformi a scuola e il colore delle penne. Le stilografiche colorate (in tutte le fasce) sono stramaggioritarie sulle stilografiche nere. E questo sia in passato che nel presente e ovunque nel mondo dove ci sia un mercato per stilografiche.
L'unico periodo in cui si trovano solo stilografiche nere (tralasciando volutamente quelle con overlay in oro quindi gialle o in argento quindi bianche) è all'inizio del novecento perché la plastica colorata non era stata ancora inventata per l'uso degli strumenti di scrittura.
Ma una volta aperta quella porta non si è mai più richiusa in nessun paese del mondo.
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Messaggio da Enbi »

Roland ha scritto: sabato 20 settembre 2025, 11:11 Non c'è alcune correlazione tra l'uso degli uniformi a scuola e il colore delle penne. Le stilografiche colorate (in tutte le fasce) sono stramaggioritarie sulle stilografiche nere. E questo sia in passato che nel presente e ovunque nel mondo dove ci sia un mercato per stilografiche.
Credo che però il punto di questo argomento fosse, più che il colore, il design delle penne... Nel senso, posso avere anche una resina tutta colorata, ma dalla "solita" forma, con le "solite" minuterie metalliche che mi fanno dire: questa è una penna tedesca, questa è una penna giapponese ecc.

Edit: preciso che anch'io non credo che ci sia una reale correlazione tra le uniformi scolastiche e la varietà stilistica delle penne, il discorso è molto più articolato...
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Messaggio da Enbi »

Mir70 ha scritto: sabato 20 settembre 2025, 10:48 Non tutte erano così seriose, Sailor faceva anche queste serie e non era l'unica che aveva in portafoglio, Pilot anche lei aveva la sua produzione di penne stilografiche scolastiche colorate.
Un po' come dicevamo io e altri, i giapponesi sanno sbizzarrirsi quando si tratta di penne destinate ai giovani, agli studenti ecc., mentre si tengono molto più sullo standard quando si sale di fascia (lasciando da parte makie, urushi ecc.).
Insomma, un capo reparto della Mitsubishi che alla riunione importante tira fuori la Candy ce lo vedo poco, magari tirerà fuori una 1911 Large, una Professional Gear, una Custom 742 o 743, una Century o una President.
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Messaggio da Roland »

Tu credi seriamente che si possa determinare il paese di produzione di una stilografica guardando le decorazioni /minuterie? Forse solo nel caso di decorazioni "tipiche" di un paese ma altrimenti è praticamente impossibile.

Stilografica con incisioni di carpe o dragoni. A meno che non ci siano artigiani europei/americani/australiani/sudamericani che vadano pazzi per queste decorazioni possiamo dire con quasi certezza che la penna è stata prodotta in oriente (Cina o Giappone). O anche in altri paesi del sud est asiatico dove queste figure sono culturalmente rilevanti.
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Messaggio da Roland »

@Enrico : ma stai parlando del giappone, il paese che ha inalzato il concetto di gadget quasi a livello religioso. E non dimentichiamo la dimensione culturale del kawaii che permea tutta la società giapponese dall'alto in basso . Quindi io non mi sorprenderei nel vedere un manager giapponese tirare fuori una stilografica di fascia alta che ti indica l'ora la data, con collegamento WiFi alla rete intranet /internet in un bel rosa shocking con cuoricini e hello kitty lungo tutto il fusto. :mrgreen: E che scrive da dio con un tratto da 0.15 mm. :D
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Messaggio da Simy »

Intanto ci tengo a precisare una cosa: a eccezione del modello Capless, Pilot è la regina delle penne banali. Che non vuole dire che sono tutte e sempre nere/oro, vuol dire che non osano in alta fascia.

Prendere in esempio le Maki-e è, a mio avviso, fuorviante.
Si parla di penne d'arte, sì, ma non di penne "pazze". Restano ugualmente pezzi classici, per quanto complessi o intricati siano i disegni.

Mi viene da fare il confronto più ovvio con Leonardo, che anche su penne di alto prezzo, usa resine variopinte. Che non vuol dire che mette insieme i terminali di un colore e corpo+cappuccio di un altro colore. Vuole dire che sullo stesso componente puoi individuare sfumature, striature, mulinelli multicolore.
Nessun giapponese usa mai resine di questo genere.

A me viene il dubbio che la modalità di produzione possa essere un fattore: resina stampata vs resina tornita. Non sono, tuttavia, esperta in nulla, non ho idea se possa essere un dubbio legittimo o una cavolata.
A prescindere, se uno dei tre giapponesoni avesse VOLUTO fare una penna di quel tipo, avrebbe avuto tutto il modo di farla. Questo mi fa pensare che sia una scelta non derivante solo dal marketing ma anche dalla cultura e gusto locale (locale loro, ovviamente, non nostro).

Frequentando Reddit, appare immediatamente chiaro che il mercato americano (anglosassone in genere) sia un terreno ricco su cui queste resine attecchiscono e hanno successo. Non ho la più pallida idea se sul mercato giapponese possano essere richieste "quanto basta" penne come quelle di Leonardo o - per uscire dall'Italia - Esterbrook. E' possibile che non piacciano e questo senza dubbio tirerebbe la manica ai produttori nipponici perché evitino di buttarsi in resine più policromatiche. D'altra parte se il tipo di produzione della resina è un fattore, ti butti in quel mercato solo se pensi che sfrutterai questo cambio della catena produttiva, anche se fosse solo per creare una linea dedicata di penne variopinte e tornite. Non lo fai per un prodotto che resta uno solo "tanto per provare".

Poi, a me personalmente, piacerebbe parecchio avere una 3776 con una di quelle resine. Al contempo, so che non è una penna artistica.
Il lavoro manuale che è stato messo nella Karakusa non ha niente a che vedere con il versamento a caso di resine di diversi colori e quello che esce esce. Sono prodotti diversi. Forse quelli europei sono più pigri - in senso lato - ma a volte anche prodotti "pigri" possono piacere, essere d'effetto.

D'altra parte si potrebbe anche discutere del fatto che gli europei e gli americani non fanno le maki-e. Una Leonardo con la loro fenice dipinta finemente in rame su fondo nero, ben urushata (dal verbo urushare, laccare con urushi :lol: ) ve la immaginate? Non fa parte della nostra cultura ed è possibile che Leonardo - se mai valutasse un'idea del genere - concluderebbe che non ha senso - per un unicum - mettere in piedi l'impalcatura che servirebbe a produrre una penna del genere.
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Messaggio da RisottoPensa »

Simy ha scritto: sabato 20 settembre 2025, 21:34 A prescindere, se uno dei tre giapponesoni avesse VOLUTO fare una penna di quel tipo, avrebbe avuto tutto il modo di farla.
Ci hanno provato, più volte , e lo stanno ancora facendo, tranne la platinum ( che però ha le penne in celluloide/acetato)
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Secondo me hanno solo la strizza di non vendere bene perché sfornando questi ben di dio hanno la scusa pure di raddoppiare il prezzo di vendita... :lol:
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Messaggio da Abulafia »

Non scherziamo: Urushi e Maki-e sono come le ceramiche di Capodimonte sui mobili delle nonne, non hanno nulla di sbarazzino.
Al massimo sono inquietanti, stantie e puzzolenti di naftalina :lol:
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