Mostra Scambio - Pen Show di Firenze
18 Maggio 2024 - Ippodromo del Visarno, piazzale delle Cascine 29
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E, come promesso, finalmente la prima sovietica.
- Abulafia
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- La mia penna preferita: Staedtler M Noris Stick
- Il mio inchiostro preferito: Quel che devo ancora comprare.
- Misura preferita del pennino: Fine
- Località: Sora (fr)
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E, come promesso, finalmente la prima sovietica.
All'atto della mia presentazione e nei successivi messaggi avevo palesato l'idea e il proposito di ricercare qualche penna sovietica popolare e così è stato: ad un mese (corto) dall'inizio degli acquisti, è arrivata a casa (dopo la teoria di prodotti cinesi) anche la prima stilografica sovietica, una simpatica Sojuz (so che qualcuno traslittera "Soyuz", ma essendo italiano e non inglese trovo che la "j" sia più corretta, non essendoci dubbio che non vada pronunciata come una "g" dolce).
8*) Sojuz AR - 25 (Союз АР-25).
Prima di tutto un po' di storia, considerato che sembra veramente difficile trovare informazioni (o anche solo curiosità poco verificabili) sulle penne sovietiche (nonostante abbia un po' di dimestichezza nell'ambito, collezionando anche obiettivi e orologi sovietici...).
Le penne marchiate Sojuz arrivavano da due stabilimenti diversi: La Завод «Союз» — Государственный завод «Союз», cioè la
"Fabbrica Sojuz - Fabbrica Statale Sojuz" e la ЗАО Закрытое акционерное общество «Объединение Союз» Ленинградский завод «Союз», e cioè ZAO - Società per azioni chiusa (CJSC). "Associazione Sojuz" Stabilimento di Leningrado "Sojuz".
A volte alcuni modelli Sojuz (e viceversa) venivano prodotti e rimarchiati anche nella fabbrica Sacco e Vanzetti, con lievi differenze estetiche.
La Sojuz AR-25, da quanto mi è dato di capire, dovrebbe essere un prodotto dell'opificio di Leningrado.
Mi è costata una decina di euro spedita dalla Germania, attraverso la nota baia online.
La plastica è poverissima e presenta diversi segni d'uso, nonché una vistosa crepa alla base del fusto che per ora non sembra provocare particolari problemi (e che ho già provveduto a "turare" con un po' di cianoacrilato, poi lucidato, in attesa di trovare una stuccatura migliore).
Va da sé che la penna è leggerissima, ma per fortuna non troppo piccola come altre che mi è capitato di comprare: la impugno bene con o senza cappuccio calzato e devo dire che inizio a preferire i pennini carenati rispetto a quelli liberi, mi viene più semplice mantenere "dritta" la scrittura.
Davvero strano, pensando che arrivo dalle Staedtler Noris Stick che sono tra le poche penne a sfera non coperte.
Sul pennino è ovviamente invisibile qualsiasi indicazione, confrontandolo con gli altri tratti direi che a occhio è un F/M.
Il sistema di caricamento finora (ricordatevi che sono un neofita) non l'avevo mai visto neanche in video: c'è un pulsantone (formato dalla coda del serbatoio stesso) di plastica in cima al fusto (posto sotto il "tappino" superiore) che va premuto più volte per permettere di caricare il serbatoio: sicuramente voi conoscerete il nome specifico, spero che qualcuno me lo comunichi nelle risposte
Nonostante la penna mi abbia subito dato l'idea di non essere stata usata da anni, il tutto ha funzionato subito e il pennino ha scritto appena posato sul foglio.
Scrive bene e senza perdite sulla carta, ma ritrovo il tappo interno sempre sporco di inchiostro (appena inserisco la penna, non dopo minuti).
Tra tutte le penne provate finora è forse quella che ha più feedback, quella che gratta di più la carta, benché mi sia accorto che la sensazione mi piace o, quantomeno, mi permettere di scrivere in maniera più controllata.
In ogni caso ha un flusso abbondantissimo ad ogni angolazione, scrive perfettamente anche in reverse.
Il tratto che lascia mi sembra un po' "spigoloso", più "quadrato" rispetto ai segni più tondeggianti delle altre penne in mio possesso: non so cosa possa significare, ma graficamente è piacevole.
Dopo tante chiacchiere, qualche foto.
*Sto seguendo una numerazione legata all'ordine di arrivo a casa delle penne.
Lo scorso numero era il "6" della Hero 329, mentre ho saltato il "7" perché non ho ancora la cartuccia adatta al corrispondente arrivo.
8*) Sojuz AR - 25 (Союз АР-25).
Prima di tutto un po' di storia, considerato che sembra veramente difficile trovare informazioni (o anche solo curiosità poco verificabili) sulle penne sovietiche (nonostante abbia un po' di dimestichezza nell'ambito, collezionando anche obiettivi e orologi sovietici...).
Le penne marchiate Sojuz arrivavano da due stabilimenti diversi: La Завод «Союз» — Государственный завод «Союз», cioè la
"Fabbrica Sojuz - Fabbrica Statale Sojuz" e la ЗАО Закрытое акционерное общество «Объединение Союз» Ленинградский завод «Союз», e cioè ZAO - Società per azioni chiusa (CJSC). "Associazione Sojuz" Stabilimento di Leningrado "Sojuz".
A volte alcuni modelli Sojuz (e viceversa) venivano prodotti e rimarchiati anche nella fabbrica Sacco e Vanzetti, con lievi differenze estetiche.
La Sojuz AR-25, da quanto mi è dato di capire, dovrebbe essere un prodotto dell'opificio di Leningrado.
Mi è costata una decina di euro spedita dalla Germania, attraverso la nota baia online.
La plastica è poverissima e presenta diversi segni d'uso, nonché una vistosa crepa alla base del fusto che per ora non sembra provocare particolari problemi (e che ho già provveduto a "turare" con un po' di cianoacrilato, poi lucidato, in attesa di trovare una stuccatura migliore).
Va da sé che la penna è leggerissima, ma per fortuna non troppo piccola come altre che mi è capitato di comprare: la impugno bene con o senza cappuccio calzato e devo dire che inizio a preferire i pennini carenati rispetto a quelli liberi, mi viene più semplice mantenere "dritta" la scrittura.
Davvero strano, pensando che arrivo dalle Staedtler Noris Stick che sono tra le poche penne a sfera non coperte.
Sul pennino è ovviamente invisibile qualsiasi indicazione, confrontandolo con gli altri tratti direi che a occhio è un F/M.
Il sistema di caricamento finora (ricordatevi che sono un neofita) non l'avevo mai visto neanche in video: c'è un pulsantone (formato dalla coda del serbatoio stesso) di plastica in cima al fusto (posto sotto il "tappino" superiore) che va premuto più volte per permettere di caricare il serbatoio: sicuramente voi conoscerete il nome specifico, spero che qualcuno me lo comunichi nelle risposte
Nonostante la penna mi abbia subito dato l'idea di non essere stata usata da anni, il tutto ha funzionato subito e il pennino ha scritto appena posato sul foglio.
Scrive bene e senza perdite sulla carta, ma ritrovo il tappo interno sempre sporco di inchiostro (appena inserisco la penna, non dopo minuti).
Tra tutte le penne provate finora è forse quella che ha più feedback, quella che gratta di più la carta, benché mi sia accorto che la sensazione mi piace o, quantomeno, mi permettere di scrivere in maniera più controllata.
In ogni caso ha un flusso abbondantissimo ad ogni angolazione, scrive perfettamente anche in reverse.
Il tratto che lascia mi sembra un po' "spigoloso", più "quadrato" rispetto ai segni più tondeggianti delle altre penne in mio possesso: non so cosa possa significare, ma graficamente è piacevole.
Dopo tante chiacchiere, qualche foto.
*Sto seguendo una numerazione legata all'ordine di arrivo a casa delle penne.
Lo scorso numero era il "6" della Hero 329, mentre ho saltato il "7" perché non ho ancora la cartuccia adatta al corrispondente arrivo.
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E, come promesso, finalmente la prima sovietica.
La meraviglia dei nomi sovietici, quando c’era “bisogno” di dire tutto per non offendere nessuno
Ci sarà sicuramente qualcosa, devi solo riuscire a smontare la carena per vedere il pennino nella sua interezza (vista la fragilità della plastica, ti direi di lasciar perdere per il momento, almeno finché non l’avrai sperimentato su un’altra più solida. Non è impossibile che qualche parte sia stata incollata o che qualche filettatura sia grippata da inchiostro secco
Sembrerà banale, ma è il Pulsante di Fondo o Button Filler. Trovi nel link tutte le informazioniAbulafia ha scritto: ↑venerdì 1 marzo 2024, 0:17 Il sistema di caricamento finora (ricordatevi che sono un neofita) non l'avevo mai visto neanche in video: c'è un pulsantone (formato dalla coda del serbatoio stesso) di plastica in cima al fusto (posto sotto il "tappino" superiore) che va premuto più volte per permettere di caricare il serbatoio: sicuramente voi conoscerete il nome specifico, spero che qualcuno me lo comunichi nelle risposte
Tutti i sintomi descritti, insieme con la foto macro del pennino (ti vengono benissimo queste foto ravvicinate dei pennini ) mi fanno pensare a una caduta di punta che ha torto i rebbi, successivamente raddrizzati alla buona con un rebbio più basso (che gratta sulla carta quando si va in direzione opposta) e fessura troppo larga (passaggio eccessivo di inchiostro e gocciolamento a ogni minima scossa). Se già hai flusso abbondante con un 4001, attenzione a provare inchiostri più fluidi perché potrebbe gocciolare direttamente sul foglioAbulafia ha scritto: ↑venerdì 1 marzo 2024, 0:17 Scrive bene e senza perdite sulla carta, ma ritrovo il tappo interno sempre sporco di inchiostro (appena inserisco la penna, non dopo minuti).
Tra tutte le penne provate finora è forse quella che ha più feedback, quella che gratta di più la carta, benché mi sia accorto che la sensazione mi piace o, quantomeno, mi permettere di scrivere in maniera più controllata.
In ogni caso ha un flusso abbondantissimo ad ogni angolazione,
Tipico delle penne vintage il fatto che la punta sia squadrata invece che tonda. La realizzazione è più semplice e il tratto rassomiglia più a quello dei pennini a intinzione e della penna d’oca. Oggi, per noi abituati alla penna a sfera, si usa produrre penne con un bel pallone rotondo in punta che non abbia bisogno di mantenere un preciso allineamento polso-mano-punta, visto che nessuno ci educa più in tal senso.
Se ti piace il tratto da pennino “tronco”, puoi provare le varie gradazioni dei pennini italici o stub che vengono proposti addirittura come “calligrafici”, spesso in set di 3 taglie differenti anche a poco prezzo (Lamy Joy 1,1-1,5-1,9, Schneider, Pilot Plumix…)
Alessio Pariani
L’ottimismo è il sale della vita, l’umorismo ne è lo zucchero.
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E, come promesso, finalmente la prima sovietica.
Molto interessante!!
Quanto al sistema di caricamento: se alla pressione senti una opposizione metallica (quindi abbastanza rigida) e magari senti anche muoversi qualcosa nel fusto allora si tratta di un pulsante di fondo.
Se senti invece una opposizione più "gommosa" e il perno ritorna in modo più elastico, allora potrebbe essere persino un vacumatic. Credo.
Quanto al sistema di caricamento: se alla pressione senti una opposizione metallica (quindi abbastanza rigida) e magari senti anche muoversi qualcosa nel fusto allora si tratta di un pulsante di fondo.
Se senti invece una opposizione più "gommosa" e il perno ritorna in modo più elastico, allora potrebbe essere persino un vacumatic. Credo.
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E, come promesso, finalmente la prima sovietica.
Il meccanismo di caricamento è probabilmente una fisarmonica: c'è un sacchetto elastico di cautchú a cui è attaccato un pulsante di plastica trasparente. Premendo il pulsante, si comprime i sacchetto nel senso del fusto e si crea così una depressione.
Le ЗАО sono state introdotte a giugno del 1990, quindi la vita della ЗАО союз è stata per lo più postsovietica (le schede che ho trovato su internet la danno come in attività dal 1992). Prima deve aver avuto un altro nome. E, ad occhio, questa penna è più vecchia (anni Settanta?).
Nota pedante (mi scuso): la lettera ю, traslitterata come ju o yu, non a nessuna g dolce. Si tratta semplicemente di un dittongo di i semivocalica e u. Forse la g dolce è la ж, spesso traslitterata come zh?
Le ЗАО sono state introdotte a giugno del 1990, quindi la vita della ЗАО союз è stata per lo più postsovietica (le schede che ho trovato su internet la danno come in attività dal 1992). Prima deve aver avuto un altro nome. E, ad occhio, questa penna è più vecchia (anni Settanta?).
Nota pedante (mi scuso): la lettera ю, traslitterata come ju o yu, non a nessuna g dolce. Si tratta semplicemente di un dittongo di i semivocalica e u. Forse la g dolce è la ж, spesso traslitterata come zh?
- Esme
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E, come promesso, finalmente la prima sovietica.
Confermo, è sicuramente a fisarmonica. Il brevetto è francese, ma è stato molto utilizzato dalla produzione russa.
All'interno è presente un tubicino di sfiato.
Puoi trovare maggiori informazioni sul nostro wiki.
Per la datazione: le fonti russe in rete riportano come la denominazione standardizzata AR-xx sia rimasta in vigore fino agli inizi degli anni 80, dopodiché si è passati alla tripla cifra AR-xxx. (AR sta per penna stilografica).
Opterei anch'io per una datazione 60-70.
Sempre verificando le fonti russe, le penne del decennio precedente erano molto simili, ma con alcune differenze rilevabili.
C'erano quattro grosse fabbriche di penne in URSS, la Soyuz è quella più vecchia. I prodotti erano comunque molto standardizzati, praticamente identici se non nei loghi e in alcuni piccoli particolari.
In più c'erano moltissime fabbriche che si limitavano ad assemblare apponendo poi i loro loghi.
Per il pennino: come detto da Koten, non è a posto!
Lui ti suggerisce di non rimuovere la corazza per sistemarlo, per evitare di rompere qualcosa.
Gli do ragione, ma allo stesso tempo vorrei vedere la marchiatura...
Quindi magari, aehmm-cof-cof, se a un certo punto ti andasse di mettere a bagno il tutto e provare, delicatamente, a svitare la corazza...
[Però la mia firma te l'ho già ricordata, quindi non darmi troppo retta su quest'ultima cosa!]
"È tutta colpa di Esme" [Bons]
"Sarò più entusiasta di incoraggiare il pensiero fuori dagli schemi quando ci saranno prove di un pensiero all'interno di essi." [sir Terry Pratchett]
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Non sono proprio avvezzo a smontaggi e rimontaggi, quindi per ora (e forse per sempre) mi accontenterò di tenermi il misteroCi sarà sicuramente qualcosa, devi solo riuscire a smontare la carena per vedere il pennino nella sua interezza (vista la fragilità della plastica, ti direi di lasciar perdere per il momento, almeno finché non l’avrai sperimentato su un’altra più solida. Non è impossibile che qualche parte sia stata incollata o che qualche filettatura sia grippata da inchiostro secco
Grazie mille!Sembrerà banale, ma è il Pulsante di Fondo o Button Filler. Trovi nel link tutte le informazioni
Sì, agitata con molta forza ogni tanto perde qualche goccia.Tutti i sintomi descritti, insieme con la foto macro del pennino (ti vengono benissimo queste foto ravvicinate dei pennini ) mi fanno pensare a una caduta di punta che ha torto i rebbi, successivamente raddrizzati alla buona con un rebbio più basso (che gratta sulla carta quando si va in direzione opposta) e fessura troppo larga (passaggio eccessivo di inchiostro e gocciolamento a ogni minima scossa). Se già hai flusso abbondante con un 4001, attenzione a provare inchiostri più fluidi perché potrebbe gocciolare direttamente sul foglio
In ogni caso dubito che la sforzerò più di tanto, non amo troppo consumare il vintage (ma neanche lasciarlo del tutto a riposo...).
Quelli mi danno l'idea che ci sia bisogno di ben altro controllo e capacità di scrittura che per ora non ho (e probabilmente non avrò mai); ma sicuramente, nonostante tutto, prima o poi li proverò.Se ti piace il tratto da pennino “tronco”, puoi provare le varie gradazioni dei pennini italici o stub che vengono proposti addirittura come “calligrafici”, spesso in set di 3 taglie differenti anche a poco prezzo (Lamy Joy 1,1-1,5-1,9, Schneider, Pilot Plumix…)
Fa proprio "click" come se fosse a molla, quindi credo che sia la prima opzione.Molto interessante!!
Quanto al sistema di caricamento: se alla pressione senti una opposizione metallica (quindi abbastanza rigida) e magari senti anche muoversi qualcosa nel fusto allora si tratta di un pulsante di fondo.
Se senti invece una opposizione più "gommosa" e il perno ritorna in modo più elastico, allora potrebbe essere persino un vacumatic. Credo.
Mi spiego meglio: la traslitterazione anglosassone pone la "y" come equivalente fonetico della nostra "i", quindi il suono "iu" lo traslittera come "yu", perché "ju" lo leggerebbero "giu". La "g dolce" era quella relativa alla "j" anglosassone, non alla "ю"Nota pedante (mi scuso): la lettera ю, traslitterata come ju o yu, non a nessuna g dolce. Si tratta semplicemente di un dittongo di i semivocalica e u. Forse la g dolce è la ж, spesso traslitterata come zh?
Noi invece abbiamo la possibilità di mettere "i" e "j" ad indicare il semplice suono vocalico (nel primo caso) oppure i dittonghi o le vocali con quantità lunga (nel secondo caso).
Insomma, la "g" era riferita alla pronuncia della "jay".
Come scritto questa infatti arriva dallo stabilimento di Leningrado.Le ЗАО sono state introdotte a giugno del 1990, quindi la vita della ЗАО союз è stata per lo più postsovietica (le schede che ho trovato su internet la danno come in attività dal 1992). Prima deve aver avuto un altro nome. E, ad occhio, questa penna è più vecchia (anni Settanta?).
Purtroppo sono più o meno delicato come il proverbiale elefante in cristalleria, quindi temo che per molto tempo la curiosità ce la dovremmo tenere tuttiPer il pennino: come detto da Koten, non è a posto!
Lui ti suggerisce di non rimuovere la corazza per sistemarlo, per evitare di rompere qualcosa.
Gli do ragione, ma allo stesso tempo vorrei vedere la marchiatura...
Quindi magari, aehmm-cof-cof, se a un certo punto ti andasse di mettere a bagno il tutto e provare, delicatamente, a svitare la corazza...
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Va bene, allora non insisto per lo smontaggio!
Però insisto sul sistema di caricamento: non è a pulsante di fondo nè vacumatic, è il sistema a fisarmonica inventato da Stylomine. E difatti si vede l'inchiostro dentro il pulsante di pompaggio (che in una pulsante di fondo significherebbe disastro!).
Le penne russe pre caduta muro avevano tre sistemi di caricamento, con relativo codice numerico:
1 - a fisarmonica
2 - a pistone, che in alcuni casi è in realtà una sorta di converter come sulle Universal
3 - a cartuccia
Però insisto sul sistema di caricamento: non è a pulsante di fondo nè vacumatic, è il sistema a fisarmonica inventato da Stylomine. E difatti si vede l'inchiostro dentro il pulsante di pompaggio (che in una pulsante di fondo significherebbe disastro!).
Le penne russe pre caduta muro avevano tre sistemi di caricamento, con relativo codice numerico:
1 - a fisarmonica
2 - a pistone, che in alcuni casi è in realtà una sorta di converter come sulle Universal
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Cioè, la fabbrica statale Sojuz di Leningrado, si è trasformata in ZAO Sojuz al momento della privatizzazione nel 1998. Non ci sono due fabbriche Sojuz che fanno penne, solo una che comincia a dare penne nel 1936.
Qui una storia che sembra affidabile: https://old-stationery.kanzoboz.ru/news/view_57/
Per il sistema di caricamento, ha, come sempre, ragione esme
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Beh, no, non esagerare...
E comunque l'hai segnalato prima tu che era un fisarmonica.
Grazie per il link, me lo aggiungo ai vari russi che mi ero salvata e me lo leggo con calma. Chissà che magari riporti una ricostruzione storica più organica e coerente di quelle che avevo trovato fino ad ora. (Comunque si trovano quasi più informazioni sulle penne russe che su quelle francesi!)
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...dubitando, ci si salva sempre...
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E ringrazio ancora tutti per le maggiori e più corrette informazioni fornite