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Lo strumento con cui scriviamo influisce sul nostro stile di scrittura?

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Pico
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Lo strumento con cui scriviamo influisce sul nostro stile di scrittura?

Messaggio da Pico »

Grazie ad Archipat per aver iniziato questa interessante conversazione. Ho trovato un po' di verità in ognuno dei vostri post, almeno in una frase mi sono riconosciuta. Da quando ho ripreso a scrivere a mano, ho notato delle differenze nel mio modo di esprimere i concetti, mi sembra che con la stilo riesca a essere più "intima", a far uscire i pensieri in modo più naturale, fluido e sincero. Quando scrivo alla tastiera è un continuo cancellare, riscrivere, modificare e mi sembra di scrivere in modo diverso, più controllato e quindi meno intenso. La prima bozza la scrivo quasi sempre a mano, metto giù i pensieri alla rinfusa, in modo quasi liberatorio, è come se dalla punta della penna uscisse insieme all'inchiostro anche una parte di me. La stilo la porto ovunque e posso congelare un pensiero in qualsiasi posto e in qualsiasi momento, durante un breve spostamento in treno come in sala d'attesa dal dentista; il pc non me lo porto dietro in qualsiasi situazione. Scrivendo a mano tiro una riga su quello che voglio cambiare e questo mi permette di ricordare "come" sono arrivata a quel concetto, al pc, quando faccio dei tagli, semplicemente cancello il testo e perdo anche il percorso mentale o emozionale che mi ha portato a quel punto, a scegliere quelle parole e in quell'ordine, e non sono mai sicura di quel che ho scritto.
Ovvio che poi devo per forza riversare al pc tutto il testo scritto a mano in un file di "pages" o di "word" perchè è più vantaggioso fare copia e incolla del testo digitale e trasferire, ad esempio, su Indesign dove lavoro con la parte tecnica (corpo del font, spaziatura, margini, ecc.) perchè anche la scelta di un font avrà un impatto sul testo definitivo.
Sì, per me lo strumento con cui scrivo cambia l'espressività, ma sono convinta sia una cosa molto soggettiva e che dipenda da cosa scriviamo, perchè scriviamo e dalla nostra parte razionale e/o emotiva.
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Messaggio da Archipat »

Propendo sempre di più per un si.

Leggendo sul forum vecchi post, ne ho trovato uno di Andrea1979 in cui viene riportato un articolo di Umberto Eco che trovo pertinente con questo tema. Per vostra comodità lo riporto nuovamente qui:
Fu pubblicato sul Guardian e Espresso nel 2009
Pensieri in bella copia

Una decina di giorni fa Maria Novella De Luca e Stefano Bartezzaghi hanno occupato tre pagine di 'Repubblica' (ahimè, a stampa) per occuparsi del declino della calligrafia. Ormai lo si sa, tra computer (quando lo usano) e sms, i nostri ragazzi non sanno più scrivere a mano se non con uno stentato stampatello. In una intervista una insegnante dice anche che fanno tanti errori di ortografia, ma questo mi sembra un altro problema: i medici conoscono l'ortografia e scrivono male, e si può essere calligrafo diplomato e non sapere se si scrive 'taccuino', 'tacquino' o 'taqquino' come 'soqquadro'.

In verità io conosco bambini che vanno in buone scuole e scrivono (a mano e in corsivo) abbastanza bene, ma gli articoli che citavo parlano del 50 per cento dei nostri ragazzi e si vede che per indulgenza della sorte io frequento l'altro 50 (del resto è lo stesso che mi capita in politica).

Il problema è piuttosto che la tragedia è iniziata molto prima del computer e del telefonino. I miei genitori scrivevano con una grafia leggermente inclinata (tenendo il foglio di traverso) e una lettera era, almeno per gli standard di oggi, una piccola opera d'arte. E' verissimo che vigeva la credenza, probabilmente diffusa da chi aveva una pessima scrittura, che la bella calligrafia era l'arte degli sciocchi, ed è ovvio che avere una bella calligrafia non significa necessariamente essere molto intelligenti, ma - insomma - era gradevole leggere un biglietto o un documento scritto come dio comanda (o comandava).

Anche la mia generazione è stata educata a scrivere bene, e i primi mesi in prima elementare si facevano le aste, esercizio che poi è stato considerato ottuso e repressivo, e tuttavia educava a tenere fermo il polso per poi arabescare, coi deliziosi pennini Perry, lettere panciute e grassocce da un lato e fini dall'altro. Ovvero, non sempre, perché sovente dal recipiente dell'inchiostro, con cui si lordavano i banchi scolastici, i quaderni, le dita e gli abiti, emergeva attaccata al pennino una morchia immonda - e ci volevano dieci minuti per eliminarla, con molte e sporchevoli contorsioni.

La crisi è iniziata nel dopoguerra con l'avvento della biro. A parte il fatto che le biro dell'inizio sporcavano moltissimo anch'esse e se, subito dopo aver scritto, passavi il dito sulle ultime parole, ne veniva fuori uno sbaffo. E quindi scappava la voglia di scrivere bene. In ogni caso, anche a scriver pulito, la scrittura a biro non aveva più anima, stile e personalità.

Ma perché si deve ancora rimpiangere la bella calligrafia? Sapere scrivere bene e in fretta alla tastiera educa alla rapidità del pensiero, spesso (anche non sempre) il correttore automatico ci sottolinea in rosso 'dotore', e se l'uso del telefonino induce le giovani generazioni a scrivere 'T 6 xduto?' in luogo di 'ti sei perduto?', non dimentichiamo che i nostri antenati sarebbero inorriditi vedendo che noi scriviamo 'gioia' in luogo di 'gioja', 'io avevo' in luogo di 'io aveva', e i teologi medievali scrivevano 'respondeo dicendum quod', cosa che avrebbe fatto impallidire Cicerone.

Il fatto è che, lo si è detto, l'arte della calligrafia educa al controllo della mano e al coordinamento tra polso e cervello. Bartezzaghi ricorda che la scrittura a mano vuole che si componga la frase mentalmente prima di scriverla, ma in ogni caso la scrittura a mano, con la resistenza della penna e della carta, impone un rallentamento riflessivo. Molti scrittori, anche se abituati a scrivere al computer, sanno che talora vorrebbero poter incidere come i sumeri su una tavoletta di argilla, per poter pensare con calma.

I ragazzi scriveranno sempre più al computer e al telefonino. Tuttavia l'umanità ha imparato a ritrovare come esercizio sportivo e piacere estetico quello che la civiltà ha eliminato come necessità. Non ci si deve più spostare a cavallo ma si va al maneggio; esistono gli aerei ma moltissime persone si dedicano alla vela come un fenicio di tremila anni fa; ci sono i trafori e le ferrovie ma la gente prova piacere a scarpinare per passi alpini; anche nell'era delle e-mail c'è chi fa raccolta di francobolli; si va in guerra col Kalashnikov ma si fanno pacifici tornei di scherma..

Sarebbe auspicabile che le mamme inviassero i bambini a scuole di bella calligrafia, impegnandoli in gare e tornei, e non solo per la loro educazione al bello ma anche per il loro benessere psicomotorio. Di queste scuole ne esistono già, basta cercare 'scuole calligrafia' su Internet. E forse per qualche precario potrebbe diventare un affare.
Betz
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Lo strumento con cui scriviamo influisce sul nostro stile di scrittura?

Messaggio da Betz »

Io penso di sì, soprattutto tra computer e scrittura a mano, perché ci sono dietro processi cognitivi completamente differenti.
Per quanto riguarda i strumenti di scrittura, matita, biro, stilografica etc... non saprei, però sarebbe interessante farci uno studio.
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