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Re: Lettera del 1784

Inviato: giovedì 1 ottobre 2015, 7:36
da ciro
maxpen2012 ha scritto:Salve Ciro, i miei complimenti per il tuo impegno e per il tuo entusiasmo nell'indagare argomenti che
potrebbero sembrare in contrasto con la tua etá, che immagino, beato te, giovanile...
Volevo segnalarti una mia ipotesi riguardo al nome e al cognome del firmatario della lettera sopra riprodotta...
Innanzitutto secondo me il suo nome non è affatto di origine ispanica, l'elisione della "E" finale di Salvatore
era comune nei secoli passati in italiano, pensa al pittore seicentesco napoletano Salvator Rosa , o allo scrittore
nato nell'Ottocento Salvator Gotta...
Inoltre in spagnolo questo nome suona "Salvador" pensa ad es. a Salvador Dalì...
La mia ipotesi è che il cognome, considerando che le lettere che precedono la lacuna sono "ag" mentre la lettera
finale è indubbiamente una "i" sia "Montelaghi" cognome tuttora esistente e abbastanza diffuso nel Lazio...
Scusa se ti ho annoiato con tante chiacchiere su una simile quisquilia, ma in fondo questo nostro è un
passatempo... ;) Max
Ciao Max,
nessuna noia, anzi grazie davvero tante per le dritte. Rischiavo di fare una guerra che alla fine si sarebbe dimostrata utile come la data di scadenza sui barattoli di nutella. :lol:
Cercherò l'occasione giusta per fare questa ricerca perché, come forse avete capito, non fa piacere agli anziani che si scavi in quel periodo.

Re: Lettera del 1784

Inviato: giovedì 1 ottobre 2015, 9:31
da kircher
Cara Irishtales, hai altri esempi di scrittura italiana? e ne conosci evoluzioni adatte al pennino metallico e quindi alla stilografica? Mi pare che la punta, anche se non sottile, non sia però una punta tronca. Sbaglio? mi piace molto questa scrittura e vorrei in qualche maniera riadattarla.

Re: Lettera del 1784

Inviato: giovedì 1 ottobre 2015, 10:26
da Medicus
Guardando queste bellissime lettere , mi viene da pensare con un po' di rabbia : perchè , nelle scuole, non si insegna più calligrafia ?

Re: Lettera del 1784

Inviato: giovedì 1 ottobre 2015, 10:31
da Irishtales
Sì, è un peccato che non si badi più alla bella grafia.
Va detto che all'epoca però, la propria scrittura era il solo modo di comunicare per iscritto e rappresentava lo strumento di lavoro per eccellenza, non solo per i calligrafi, ma per tutti. Al pari di ciò che può essere oggi l'uso del computer.

Purtroppo non ho al momento altri manoscritti da mostrare in una grafia simile a questa, ma per quanto riguarda la Scrittura Italiana, c'è in Libreria Condivisa il bel manuale di Bartolommeo Ponzilacqua:
https://www.fountainpen.it/index.php?ti ... vu&page=76
e lo stesso stile è affrontato anche in altri manuali dell'Ottocento che sono disponibili sempre nella Libreria Condivisa.
Nei manuali stessi sono indicati i pennini in metallo adatti ad essere usati per le varie dimensioni del testo.
I pennini adatti sono piccoli tronchi con taglio obliquo, che però al contrario della penna d'oca tagliata allo stesso modo, non hanno lo stesso grado di flessibilità. La penna d'oca garantiva infatti una certa variazione di tratto dovuta anche alla flessibilità del materiale, oltre al taglio tronco.

Va però fatta a monte una precisazione che ho data per scontata, ma che è fondamentale.
Avrete notato in questa lettera una particolarità: la quasi totale assenza di legature. Questa, come altre caratteristiche, la rendono originale rispetto al modello calligrafico astratto su cui si imposta.
Al di là del tentativo di risalire al Metodo didattico su cui si può essere formata una qualsiasi delle grafie personali mostrate in questa Sezione, è indubbiamente fondamentale considerare che si tratta di mere indicazioni. A formare la grafia di ognuno, oggi come allora, intervenivano fin dai banchi di scuola molteplici fattori esterni.
Con ciò in sintesi voglio dire che ben si poteva avere studiato Calligrafia a scuola ed avere imparato a scrivere secondo i canoni di uno o dell'altro stile, ma è pur vero che ciascuno poi modificava più o meno consapevolmente il proprio modo di scrivere, ed anzi nel bel manuale di Francesco Soave, forse il più antico che abbiamo per quanto riguarda la Scrittura Italiana, l'autore stesso sollecita gli insegnanti a favorire la diversificazione, la personalizzazione della grafia fra gli alunni, in modo che ognuno maturi un modo leggibile ma personale di scrivere.
Un concetto molto "moderno" se pensiamo che la prima edizione è della fine del Settecento.