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sulla "saturazione" degli inchiostri

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Ottorino
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sulla "saturazione" degli inchiostri

Messaggio da Ottorino »

Stimolato da questo
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vorrei approfondire.

Da quel che capisco della recensione di Daniele un inchiostro "saturo" (io direi piu' concentrato/ meno diluito in pigmenti) evita quel tratto in cui il colore appare (questo si) più o meno saturo.

Penso che tutti noi abbiamo sperimentato inchiostri diluiti.
Prima o poi si fa un lavaggio e capita che l'inchiostro sia un po' diluito, magari all'inizio.
Infatti il fenomeno di chiaroscuro, in queste condizioni con inchiostro diluito, viene accentuato.
Mentre diventa meno evidente alla fine del serbatoio, quando l'inchiostro ha un flusso maggiore.

Mi (vi) domando:
un inchiostro più concentrato non maschera dei problemi della penna (alimentatore/pennino) ?

In altre parole, una penna che non fa chiaroscuri con inchiostri più diluiti, non è superiore a una che invece lo fa ?

Ad es. nel libriccino "inadaquacies..." tra le valutazioni della qualità mette proprio il fato che faccia chiaroscuri.
http://www.fountainpen.it/Appunti_di_riparazione
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Tiberio G
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Re: sulla "saturazione" degli inchiostri

Messaggio da Tiberio G »

Bella domanda, per la mie modestissime conoscenze in fatto di penne mi sembra di sapere (e lo posso anche dimostrare per sulla mia Montblanc 144) che un pennino Fine sia più sensibile alle variazioni di pressione e dunque, scrivendo, involontariamente si cambia la pressione sul foglio creando effetti chiaro-scuro.
Sarebbe un sogno avere una penna che scriva sempre con lo stesso flusso in modo da avere una scrittura uniforme ma penso che queste imperfezioni siano caratteristiche peculiari di una stilo che la rendono unica.

Certo, gli inchiostri saturi sono più uniformi ma non ne ho ancora trovato uno che sia privo di chiaro scuro.
Ciò che mi preoccupa di più è il fatto che talvolta il flusso possa influenzare lo spessore del tratto e ciò rende i testi molto sgradevoli a mio avviso perché porzioni di essi hanno spessori differenti.

Magari qualche utente più esperto potrà illuminarci magari indicando anche un pennino di una penna che secondo lui/ opinione di esperti abbia le caratteristiche che lo rendono scorrevole, col flusso e spessore costanti.

Tiberio
Ultima modifica di Tiberio G il venerdì 4 maggio 2012, 20:39, modificato 1 volta in totale.
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Daniele
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Re: sulla "saturazione" degli inchiostri

Messaggio da Daniele »

Proprio il termine "saturo", da saturazione, viene usato nei colori per indicare l'intensità del colore stesso, e quindi la sua pigmentazione. Ad esempio in photoshop abbiamo il comando saturazione che intensifica o meno i colori, quindi li rende più carichi o più sbiaditi. Premesso questo la saturazione incide in maniera determinante sullo "shading" ovvero la differenza di saturazione di colore nel tratto a seconda della quantità di inchiostro che il pennino posa sulla carta. Va da sè che se un inchiostro è molto saturo, quindi molto pigmentato, sarà più omogeneo nel tratto. Per esperienza però, un inchiostro molto saturo (ad esempio i neri profondi, ma vale per tutti i colori molto carichi) tendono con facilità ad intasare le penne. Uno dei colori più saturi che ho, il noodler's baystate blue, lo diluisco in rapporto 1:1 con acqua distillata e nonostante ciò non ha shading e non perde intensità. Il fatto che lo shading sia o meno un pregio credo dipenda dai gusti personali e soprattutto dal colore. Non piace vedere a nessuno un nero che sbiadisce nel grigio durante la scrittura, come invece è bellissimo vedere un arancione che tende al giallo. Ma come in ogni cosa YMMV (your mileage may vary: ognuno ha i suoi gusti).
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Alexander
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Re: sulla "saturazione" degli inchiostri

Messaggio da Alexander »

Dany1974 ha scritto:Il fatto che lo shading sia o meno un pregio credo dipenda dai gusti personali e soprattutto dal colore. Non piace vedere a nessuno un nero che sbiadisce nel grigio durante la scrittura, come invece è bellissimo vedere un arancione che tende al giallo.
.. O un turchese che tende al blu.. In questo sono pienamente d'accordo con te, vedere shading in un inchiostro nero credo che sia veramente sgradevole, mentre con gli inchiostri colorati è molto probabilmente un pregio.
Mi viene da chiedermi tuttavia se oltre che dal flusso o dal tratto del pennino, lo shading possa dipendere anche dalla maggiore o minore rigidità dello stesso.
Non ho moltissima esperienza in fatto di inchiostri, ma finora non mi pare di aver mai notato variazioni cromatiche usando un pennino in oro Sailor tratto F, che oltre ad essere sottilissimo è anche, e soprattutto, estremamente rigido.
Viceversa pennini più morbidi e più sensibili alla pressione probabilmente accompagnano maggiormente il naturale flusso di inchiostro, incrementando la possibilità di apprezzare diverse sfumature di colore.
È possibile? O sto solo fantasticando?
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Ottorino
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Re: sulla "saturazione" degli inchiostri

Messaggio da Ottorino »

Tiberio G ha scritto: Sarebbe un sogno avere una penna che scriva sempre con lo stesso flusso in modo da avere una scrittura uniforme ma penso che queste imperfezioni siano caratteristiche peculiari di una stilo che la rendono unica.
Dany1974 ha scritto: Il fatto che lo shading sia o meno un pregio credo dipenda dai gusti personali e soprattutto dal colore.
Non volevo attribuire dei valori dicendo che sono imperfezioni o pregi, ma solo caratteristiche del trio penna/inchiostro/carta. Anche se devo dire che il nero uniforme tipo china, per me ha un suo fascino.

Nella fattispecie ipotizzo che un gruppo pennino capace di flusso costante, sia tecnicamente superiore a uno non in grado di mantenerlo. Non che sia meglio o peggio dal punto di vista del risultato finale.
Alexander ha scritto: Viceversa pennini più morbidi e più sensibili alla pressione probabilmente accompagnano maggiormente il naturale flusso di inchiostro, incrementando la possibilità di apprezzare diverse sfumature di colore.
È possibile? O sto solo fantasticando?
Non lo so se stai fantasticando.
Avvicinandosi un po' di più alle interazioni inchiostro/penna/carta, mi sto rendendo conto che ci sono dei bei problemi chimico-fisici dietro. Una cosa cui non avevo mai pensato a fondo.
Io non amo i pennini morbidi, non mi riesce a variare la pressione. Quindi ho molti "chiodi" nella mia collezione. Ma il chiaroscuro rimane anche coi pennini duri. Di qui in avanti faro' maggiore attenzione a questo fatto del chiaroscuro. Di solito valuto solo come mi trovo a scrivere e come scorre la penna.
Tiberio G ha scritto: ... un pennino Fine sia più sensibile alle variazioni di pressione e dunque, scrivendo, involontariamente si cambia la pressione sul foglio creando effetti chiaro-scuro.
Strano. La mia sensazione è proprio l'incontrario. Forse dipende dal fatto che non ci ho fatto caso (in futuro ci porrò più attenzione) ma il chiaroscuro lo osservo di più con i tratti grossi che con quelli fini.

Parlando con voi dell'importanza dell'inchiostro, mi viene in mente che un amico che faceva assistenza ufficiale a delle stampanti inkjet di nota marca, una volta mi disse che la ditta aveva brevettato solo l'inchiostro. Tutto il resto, testa compresa, non era coperto da brevetto.
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klapaucius
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Re: sulla "saturazione" degli inchiostri

Messaggio da klapaucius »

Ottorino ha scritto:
Tiberio G ha scritto: Sarebbe un sogno avere una penna che scriva sempre con lo stesso flusso in modo da avere una scrittura uniforme ma penso che queste imperfezioni siano caratteristiche peculiari di una stilo che la rendono unica.
Dany1974 ha scritto: Il fatto che lo shading sia o meno un pregio credo dipenda dai gusti personali e soprattutto dal colore.
Non volevo attribuire dei valori dicendo che sono imperfezioni o pregi, ma solo caratteristiche del trio penna/inchiostro/carta. Anche se devo dire che il nero uniforme tipo china, per me ha un suo fascino.

Nella fattispecie ipotizzo che un gruppo pennino capace di flusso costante, sia tecnicamente superiore a uno non in grado di mantenerlo. Non che sia meglio o peggio dal punto di vista del risultato finale.
E' certamente così. E' tecnicamente superiore rispetto a un pennino che varia il flusso a caso. Però bisogna sempre tener conto che durante la scrittura, anche se non ce ne accorgiamo, variamo continuamente la pressione sul foglio, anche se in maniera impercettibile, a seconda della direzione del tratto, delle volute, del fatto che siamo all'inizio, nel mezzo o alla fine di una parola, o perché appoggiamo la penna dopo averla sollevata, e in generale a seconda dello stile personale.

Per cui una pennino che "correggesse" queste variazioni rilasciando sempre lo stesso flusso mi sa che necessiterebbe di un regolatore elettronico in tempo reale...

Ovvio che ci sono effettivamente pennini che sono semplicemente irregolari. E questo è un altro discorso.

Per quanto mi riguarda, mi aggiungo alla schiera di coloro che amano le stilografiche proprio perché - o meglio anche perché - sono capaci di scrivere in maniera non uniforme, al di là del loro essere flessibili o meno. E questi effetti si possono ottenere, anche se in misura nettamente inferiore, anche con pennini rigidi, cioè quando premere è impossibile o addirittura pericoloso. Per il solo fatto di accelerare o rallentare la scrittura, e di staccare o riappoggiare il pennino sul foglio.
Certo, ancora una volta, in questi casi gioca molto l'interazione carta-inchiostro. E la gradazione del pennino soprattutto. Anche i miei "chiodi" fini variano in maniera impercettibile, se lo fanno.
Giuseppe
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