Mostra Scambio - Pen Show di Firenze
18 Maggio 2024 - Ippodromo del Visarno, piazzale delle Cascine 29
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Rientranti e inchiostro di china
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Rientranti e inchiostro di china
Le penne da disegno tecnico erano munite di pennini che si innestavano a vite su dei fusti. Caricamento a cartucce (Rotring e Staedtler quelle che ricordo), con inchiosto di china (davvero nero-nero). I pennini avevano una punta cilindrica nella quale scorreva un ago che doveva muoversi all'interno per evitare l'intasamento dell'inchiostro. Intasamento che - purtroppo e specie sui pennini sottili 0,1 e 0,2 - avveniva pittosto spesso e guai a lasciarli inchiostrati, poteva succedere di doverli buttare perchè l'ago non veniva più fuori e con qualche manovra maldestra poteva piegarsi diventando inutilizzabile. Prima dei pennini caricati con le cartucce esistevano vere e proprie penne (ricordo Rotring - una di queste dovrebbe ancora essere sepolta in un cassetto) con caricamento a stantuffo (le mie avevano un coperchio a vite sulla sommità del fusto che nascondeva la ghiera vera e propria che ruotando azionava il pistone). E prima ancora dei vari rapidograph e simili esistevano i tiralinee, ma questa è un'altra storia. Scusate l'OT, ma questo per dire che l'inchiostro di china, anche se usato sulle penne deputate ad usarlo, è davvero rognoso.
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Rientranti e inchiostro di china
Parlano di inchiostro indiano, che non è china. Oltretutto un inchiostro indiano per stilografiche esisterebbe già: si chiama Pelikan Fount India. Dico "esisterebbe" perché in realtà è piuttosto problematico, anche se ovviamente non come la china. Nelle penne che chiudono perfettamente, ad esempio le Platinum con sistema Slip&seal, è utilizzabilissimo con pochi patemi, a patto di curare scrupolosamente la manutenzione.francoiacc ha scritto: ↑sabato 20 aprile 2019, 15:01 C'è comunque chi ci sta pensando:
https://www.kickstarter.com/projects/in ... untain-pen
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Oddio pensavo che l'inchiostro Indiano e la China fossero molto simili se non ugualiMonet63 ha scritto: ↑sabato 20 aprile 2019, 15:22Parlano di inchiostro indiano, che non è china. Oltretutto un inchiostro indiano per stilografiche esisterebbe già: si chiama Pelikan Fount India. Dico "esisterebbe" perché in realtà è piuttosto problematico, anche se ovviamente non come la china. Nelle penne che chiudono perfettamente, ad esempio le Platinum con sistema Slip&seal, è utilizzabilissimo con pochi patemi, a patto di curare scrupolosamente la manutenzione.francoiacc ha scritto: ↑sabato 20 aprile 2019, 15:01 C'è comunque chi ci sta pensando:
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Franco, non preoccuparti: ci sono molti professionisti dell'immagine disegnata che credono la stessa cosa.francoiacc ha scritto: ↑sabato 20 aprile 2019, 15:46Oddio pensavo che l'inchiostro Indiano e la China fossero molto simili se non ugualiMonet63 ha scritto: ↑sabato 20 aprile 2019, 15:22
Parlano di inchiostro indiano, che non è china. Oltretutto un inchiostro indiano per stilografiche esisterebbe già: si chiama Pelikan Fount India. Dico "esisterebbe" perché in realtà è piuttosto problematico, anche se ovviamente non come la china. Nelle penne che chiudono perfettamente, ad esempio le Platinum con sistema Slip&seal, è utilizzabilissimo con pochi patemi, a patto di curare scrupolosamente la manutenzione.
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OK adesso sono curioso, che differenza c'e'?Monet63 ha scritto: ↑sabato 20 aprile 2019, 16:28Franco, non preoccuparti: ci sono molti professionisti dell'immagine disegnata che credono la stessa cosa.francoiacc ha scritto: ↑sabato 20 aprile 2019, 15:46
Oddio pensavo che l'inchiostro Indiano e la China fossero molto simili se non uguali
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Rientranti e inchiostro di china
Semplificando, la china è per definizione indelebile, mentre i neri indiani possono non esserlo, o non esserlo del tutto mantenendo una solubilità più o meno marcata una volta asciutti. Sono entrambi a base di fuliggine, ma la china - purché tale - ha una finitura lucida/satinata superficiale, mentre il nero indiano può tranquillamente essere opaco. Il tutto si concretizza nel fatto che alcuni inchiostri neri indiani possono essere adattati (dal produttore) a un uso più o meno sicuro con le stilografiche, mentre il nero di china propriamente detto è sempre incompatibile con qualsiasi stilografica.
La confusione deriva dalla nomenclatura inglese, che spesso usa - indistintamente, per indicare lo stesso prodotto - Indian Ink o Chinese Ink.
Ultima modifica di Monet63 il sabato 20 aprile 2019, 17:00, modificato 1 volta in totale.
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Ah per la questione delle gomme che ci mettono dentro dici? Mi risulta siano quelle che rendano lucide lo scrittoMonet63 ha scritto: ↑sabato 20 aprile 2019, 16:56Semplificando, la china è per definizione indelebile, mentre i neri indiani possono non esserlo, o non esserlo del tutto mantenendo una solubilità più o meno marcata una volta asciutti. Sono entrambi a base di fuliggine, ma la china - purché tale - ha una finitura lucida/satinata superficiale, mentre il nero indiano può tranquillamente essere opaco. Il tutto si concretizza nel fatto che alcuni inchiostri neri indiani possono essere adattati (dal produttore) a un uso più o meno sicuro con le stilografiche, mentre il nero di china propriamente detto è sempre incompatibile con qualsiasi stilografica.
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Si, è uno dei motivi. Di norma l'inchiostro indiano non dovrebbe contenere gomme, e d'altra parte la fuliggine è in grado di aggregarsi con la sola acqua.HoodedNib ha scritto: ↑sabato 20 aprile 2019, 16:58Ah per la questione delle gomme che ci mettono dentro dici? Mi risulta siano quelle che rendano lucide lo scrittoMonet63 ha scritto: ↑sabato 20 aprile 2019, 16:56
Semplificando, la china è per definizione indelebile, mentre i neri indiani possono non esserlo, o non esserlo del tutto mantenendo una solubilità più o meno marcata una volta asciutti. Sono entrambi a base di fuliggine, ma la china - purché tale - ha una finitura lucida/satinata superficiale, mentre il nero indiano può tranquillamente essere opaco. Il tutto si concretizza nel fatto che alcuni inchiostri neri indiani possono essere adattati (dal produttore) a un uso più o meno sicuro con le stilografiche, mentre il nero di china propriamente detto è sempre incompatibile con qualsiasi stilografica.
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Riccardo
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Rientranti e inchiostro di china
Ricart, vuoi dire mooolto più giovane E' esattamente quella la penna che citavo prima. Nostalgia? si e per questo ti ringrazio . Per la penna che potrebbe usare l'inchiostro indiano e perchè no? anche di china (vedremo) ha un ingegnoso sistema di umidificazione del pennino che non dovrebbe permettere l'essicazione dell'inchiostro.
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Chissà quale era la formula di questo (made in Germany, packed in U.S.A.)?
Enrica
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Che io sappia "indian ink" è il nome inglese per l'inchiostro di china.
Che poi in italiano possano essere due prodotti diversi non ne ho la più pallida idea..
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- AinNithael
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Se nel flaconcino c'era china non è risolto il mistero della penna con pennino stilografico sorella della Rapidograf
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