Un percorso evolutivo
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Un percorso evolutivo
Ciao a tutti,
mi rivolgo principalmente a quanti di voi sono più esperti di me in fatto di stilografiche: in base alla vostra esperienza, alle vostre predilezioni e ai vostri gusti indicatemi un percorso evolutivo personale (a tappe) dalla prima penna stilografica (quella che usa un principiante) a quella di uno scrivente "navigato", che utilizza ormai strumenti di alto livello e di piacevolezza assoluta.
Non importa il prezzo delle penne, conta solo la piacevolezza (anche estetica) che lo strumento garantisce in fase di scrittura.
Mi piacerebbe approfondire il tema con voi. Grazie a tutti
mi rivolgo principalmente a quanti di voi sono più esperti di me in fatto di stilografiche: in base alla vostra esperienza, alle vostre predilezioni e ai vostri gusti indicatemi un percorso evolutivo personale (a tappe) dalla prima penna stilografica (quella che usa un principiante) a quella di uno scrivente "navigato", che utilizza ormai strumenti di alto livello e di piacevolezza assoluta.
Non importa il prezzo delle penne, conta solo la piacevolezza (anche estetica) che lo strumento garantisce in fase di scrittura.
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Un percorso evolutivo
Ellapeppa!
Domandina facile facile...
Percorso evolutivo?
Tappe?
Dalla prima all'ultima o alla penultima o alla prossima?
Da principiante a "navigato"?
Hai presente il volo di una mosca? Be' il mio "percorso" è qualcosa del genere.
Tralasciando gli inchiostri.
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Un percorso evolutivo
Mi unisco all'attraversatore dell'Alto Adige qui presente e condivido il processo e quello che disseBons ha scritto: ↑martedì 14 agosto 2018, 13:34 Ellapeppa!
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“Ankh-Morpork had dallied with many forms of government and had ended up with that form of democracy known as One Man, One Vote. The Patrician was the Man; he had the Vote.”
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praticamente come scivere I Promessi Sposi
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Regala la tua assenza a chi non dà valore alla tua presenza (Oscar Wilde)
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Un percorso evolutivo
Nessun percorso; direttamente a ciò che mi interessa, compatibilmente con il portafogli; d'altra parte non vedo il motivo di certe distinzioni. Non esistono evoluzioni o "scriventi navigati", esistono gusti/necessità e scriventi.
Posso trovare piacevolezza, anche se diverse, in una Lamy come in una Sailor. Posso solo dirti che l'estetica, nella mia scala delle priorità, viene dopo la funzionalità: la penna più bella del mondo, se non scrive, diventa - per me - brutta e inutile.
Posso trovare piacevolezza, anche se diverse, in una Lamy come in una Sailor. Posso solo dirti che l'estetica, nella mia scala delle priorità, viene dopo la funzionalità: la penna più bella del mondo, se non scrive, diventa - per me - brutta e inutile.
L’opera d’arte è sempre una confessione.
Umberto Saba
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Un percorso evolutivo
Più che un percorso, io direi che è una ricerca di quel che più appaga il tuo gusto e ti soddisfa quando la usi. Il tutto nel limite di quel che vuoi/puoi spendere.
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Un percorso evolutivo
Il mio percorso "evolutivo" ?
Una Parker Sonnet, dopo aver provato una stilo pubblicitaria di origine cinese.
Aurora Ipsilon DeLuxe
Pelikan 400NN
Pelikan140
Una manciata di cinesine...
Montblanc 146,
Aurora Optima Auroloide
Pelikan M800
Seguendo solo la logica del cuore.
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Fa più rumore un albero che cade che un'intera foresta che cresce.
Lao Tsu
Lao Tsu
Un percorso evolutivo
Percorso evolutivo per le penne? E come dimenticarsi dell'inchiostro, della carta, degli astucci... L'evoluzione non e' quella della scelte degli strumenti, ma quella dei tuoi gusti. Quindi, leggi le recensioni, guarda video di prove pratiche e cerca di capire quello che consideri importante e che ti piace davvero. Ognuno ha il suo percorso e la soddisfazione sta nel seguirlo senza saltarne le tappe.
Ciao
Ciao
Elia
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Un percorso evolutivo
Un percorso un po' compulsivo all'inizio, poi mi sono moderato anche perché per me hanno un costo importante.
«Ma solo le parole resistono
all’efferatezza delle stagioni».
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- stilofilo
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Un percorso evolutivo
Ringrazio tutti per avermi risposto, i vostri pareri sono molto preziosi per potermi fare un'idea più precisa su come procedere. Dai vostri consigli e da quel che vedo e leggo sul web mi pare di aver capito che meritano attenzione marchi come Pelikan e Sailor. Credo che una bella Pelikan M200 o una Sailor PG meritino di essere provate. Vi farò sapere!
- Stilo80
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Un percorso evolutivo
Ciao,
Io ho avuto l'approccio "segugio assetato addio cojo cojo" ma penso che un sentiero possibile potrebbe essere:
JINHAO X750 Lava Red (bella, robusta, scrive bene, costa pochissimo),
Lamy Safari (20€ è scrive sempre bene con perfezionismo tutto tedesco)
Pilot Metropolitan (per provare un pennino più fine in tradizione giapponese con uno stile piuttosto classico). Uscita anche in linee pop e animal meno classiche. Dai 20 ai 40€.
Pelikan M200 (linea classica sui 100, 120€ magari anche in edizione speciale che impreziosisce nel tempo.
Visconti Van Gogh o Rembrandt. (sui 300€).
Pelikan M800 (bella grande ma non eccessiva come la 1000). Sui 380€ qui pennino 18k.
Montblanc Meisterstuck vintage qualsiasi modello sulla baia per restare entro i 500€ ma con certificazioni e possibilità di restituzione (in caso di falsi) .
Montblanc Meisterstuck 146. Dai 600€ pennino 14k.
Montblanc Meisterstuck 149. Dai 700€ pennino 18k.
Naturalmente è una navigazione del tutto acerba: non sono un profondo conoscitore di questo mondo che mi vede coinvolto di recente in quanto mancino felice scopritore del famoso giusto triangolo carta-inchiostro-penna stilografica.
Grazie.
Io ho avuto l'approccio "segugio assetato addio cojo cojo" ma penso che un sentiero possibile potrebbe essere:
JINHAO X750 Lava Red (bella, robusta, scrive bene, costa pochissimo),
Lamy Safari (20€ è scrive sempre bene con perfezionismo tutto tedesco)
Pilot Metropolitan (per provare un pennino più fine in tradizione giapponese con uno stile piuttosto classico). Uscita anche in linee pop e animal meno classiche. Dai 20 ai 40€.
Pelikan M200 (linea classica sui 100, 120€ magari anche in edizione speciale che impreziosisce nel tempo.
Visconti Van Gogh o Rembrandt. (sui 300€).
Pelikan M800 (bella grande ma non eccessiva come la 1000). Sui 380€ qui pennino 18k.
Montblanc Meisterstuck vintage qualsiasi modello sulla baia per restare entro i 500€ ma con certificazioni e possibilità di restituzione (in caso di falsi) .
Montblanc Meisterstuck 146. Dai 600€ pennino 14k.
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Naturalmente è una navigazione del tutto acerba: non sono un profondo conoscitore di questo mondo che mi vede coinvolto di recente in quanto mancino felice scopritore del famoso giusto triangolo carta-inchiostro-penna stilografica.
Grazie.
- ClaBluReale
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Un percorso evolutivo
Le Pelikan 'di base' come la M150 o M200 sono fantastiche. Si trovano a prezzi straccianti, soprattutto di seconda mano.stilofilo ha scritto: ↑mercoledì 15 agosto 2018, 22:55 Ringrazio tutti per avermi risposto, i vostri pareri sono molto preziosi per potermi fare un'idea più precisa su come procedere. Dai vostri consigli e da quel che vedo e leggo sul web mi pare di aver capito che meritano attenzione marchi come Pelikan e Sailor. Credo che una bella Pelikan M200 o una Sailor PG meritino di essere provate. Vi farò sapere!
La mia unica penna dal pennino d'oro è proprio la Sailor Pro Gear. E' un piacere da usare, la qualità di fabbricazione è ottima, e non ha un costo ridicolo. Ottima penna.
Claudia
Un percorso evolutivo
L'unico consiglio che mi sento di darti è, dopo le varie Lamy/TWSBI/Pilot/eccetera sotto i 50 Euro e (imprescindibile!) Pelikan M205/215, di passere a qualcosa tipo Lamy 2000, Sailor Pro Gear Slim (Sapporo), Platinum #3776 Century, Pilot Custom Heritage 92 per avere una penna eccellente, con pennino d'oro, senza pagarla a peso d'oro.
Nessuna penna che costi due, tre, quattro, cinque, o più volte di queste scriverà meglio e, forse, nemmeno altrettanto bene.
Per altre sensazioni c'è il vintage.
Nessuna penna che costi due, tre, quattro, cinque, o più volte di queste scriverà meglio e, forse, nemmeno altrettanto bene.
Per altre sensazioni c'è il vintage.
Un percorso evolutivo
Mi immetto nel flusso di questo argomento più per chiacchierare con gli amici di penna che per consigliare chi ha inaugurato l’intervento: mi pare di capire che le riposte ricevute sinora lo abbiano già orientato verso una scelta.
Premesso il fatto che concordo con quanto scritto da chi mi ha preceduto con validi argomenti, quanto a una certa irrazionalità nella evoluzione dei gusti e delle scelte, vorrei però indicare che, retrospettivamente, posso visualizzare una certa “tendenza” nella mia passione che si è progressivamente definita e ha influenzato le mie preferenze.
Chiamerei questa tendenza una scoperta e crescente apprezzamento del disegno, dei materiali e delle caratteristiche di scrittura.
Al principio, quando avevo vent’anni, la penna stilografica era per me un siluro nero, classico, immortale nelle sue finiture dorate, perfettamente funzionale nel suo meccanismo di carica a pistone. Altri materiali diversi dal “nero” - e non avevo allora la minima idea del fatto che una penna nera potesse essere di resina, celluloide, ebanite, né di quali fossero le loro differenze - mi sembravano semplicemente “fuori dalle righe”, eccentrici e indesiderabili. Altri “disegni” mi parevano ugualmente inutilmente originali e poco funzionali, da evitare... E quanto alla scrittura, avevo l’impressione che tutto ciò che fosse diverso da un buon pennino extra-fine, valido per scrivere con caratteri piccoli e per disegnare, risultasse piuttosto inutile e pretestuoso.
La frequentazione dei forum di passionati di penne ha cambiato profondamente questa prospettiva.
In primo luogo mi ha consentito di comprendere che una penna stilografica - o meglio varie penne - possono avere vari e diversi usi: la scrittura, la esecuzione di differenti stili calligrafici e di differenti modalità di disegno. “Evoluzione” è stata per me scoprire che per ognuno di questi scopi vi sono pennini distinti, alcuni più adatti di altri per quell’uso determinato: rigidi, semi-flessibili e flessibili; sottili e larghi; dritti e inclinati; rotondi e italici e stub… Evoluzione é stata acquisirne alcuni, provarli, gustare le loro differenze, impiegarli secondo le regole e a volte contro le regole per ottenere effetti – nella scrittura e nel designo – che non avevo sospettato possibili. Ed evoluzione é stata rendermi conto che, il piú delle volte, e contrariamente a quanto dice l’adagio popolare, la misura non conta: ho pennini straordinari, con scopi differenti, tanto grandi e vistosi come piccoli e seminascosti. Tra i piú piccoli ve ne sono alcuni che sono vicini a vincere la mia personalissima classifica interna del “miglior pennino che ho”.
Secondariamente, la comunità ha aperto i miei orizzonti quanto al disegno. Rendersi conto che altri appassionati – non uno, ma spesso molti, a volte la maggioranza – apprezzano e valorano una penna che avevo ritenuto semplicemente eccentrica, mi ha spinto a osservare nuovamente, con mente e cuore piú aperti. E allora ho scoperto, non solo la uguale dignitá, ma la uguale bellezza delle penne piú affusolate e di quelle piú tozze, delle cilindriche e delle sfaccettate, delle differenti proporzioni tra il corpo e il cappuccio, della infinita varietà di anelli in numero, posizione, dimensioni, forma, colore, stile della decorazione… Ho aperto gli occhi sulla squisitezza dei dettagli, sul modo in cui gli anelli si fondono al materiale del cappuccio e del corpo, sulle forme delle impugnature, su quei capolavori di ingegneria dei liquidi che sono gli alimentatori. Mi sono ritrovato ad osservare con piacere e ad apprezzare, realmente, disegni di penne che non io acquisterei perché mi paiono difficili da usare – e io acquisto penne solamente per usarle –, ma che ció nondimeno sono vere e proprie opere d’arte in miniatura, per l’intricatezza dei dettagli, gli accostamenti di materiali e colori, e non ultimo la loro intrinseca preziosità. Mi sono reso conto, finalmente, che ci sono penne per tutti, per tanti esseri umani diversi, con gusti diversi, diverse aspirazioni, diversi poteri di acquisto.
E infine: i materiali. Non solo resina… Ci sono i metalli, piú o meno preziosi, piú o meno lavorati, lisci, appena crespi o spettacolarmente scolpiti. Ci sono le splendide celluloidi con la loro illusione di profondità piú frequenti in passato, piú rare ma ugualmente belle nelle penne di oggi. E poi, una pletora di altri materiali unici o interpretati in modi insospettabili: l’ottone che brunisce, l’acciaio inossidabile, l’acciaio marezzato alla fiamma, il marmo, la pietra, la lava, la madreperla, i legni… E non solo nero… I grigi, i grigi perlati, i verdi, i rossi e i blu, i bruni e i gialli, le miscele di due colori, di tre colori, gli striati, i marezzati, le linee e i quadri, i mosaici… La varietà é l’essenza della vita...
Dove sono arrivato, e dove vado, dunque?
Direi che i miei gusti propendono oggi per penne realizzate con materiali piú unici, primo tra tutti la celluloide, che non consente di realizzare due penne veramente uguali. Ma mi piacciono anche i metalli, che prediligo di una certa sobrietà. Semplicemente mi rendo conto che, a meno che io abbia bisogno di un pennino con caratteristiche particolari che sia montato in una penna di resina, la mano al vagabondare si sofferma sempre sulle penne di celluloide o di metallo.
In questa tappa della mia evoluzione come pennofilo, le mie preferenze vanno ai colori scuri ma non uniformi. In testa vengono il grigio-nero, il marrone e il verde. Spesso mi tenta un colore sfacciatamente vistoso (diciamo, l’opposto della penna in resina nera), e ho acquistato una Montegrappa Extra in celluloide rossa!
Scelgo ora una penna solamente se é disponibile con il tipo di pennino con il quale intendo usarla. Il corollario é che acquisto ora le mie penne in base a determinate funzioni: le visualizzo lavorando a qualcosa. Ho penne che sono i miei “cavalli da scrittura”, con pennini stub, italici e larghi. Le uso anche per altri scopi, ma sono state scelte per scrivere. Ne ho altre, con pennini extra-fini, ma soprattutto fini, il cui lavoro é essenzialmente il disegno. Le loro compagne con pennini diversi fanno ogni tanto capolino, ma le penne con i pennini più sottili restano le regine del disegno. E ho penne che sono entrate nella mia raccolta per fini quasi esclusivamente calligrafici: le penne con pennini italici da 2 o più millimetri, quelle con i pennini flessibili per il Copperplate.
E’ un’evoluzione personale? Sí, credo, personalissima e diversa da quelli di altri, ma volevo condividere la mia. Chi ha aperto questo argomento, leggendo le risposte dei suoi compagni d’arme, ha concluso che valesse la pena orientarsi verso Pelikan e Sailor. Io, per la cronaca, non ne possiedo nessuna, né di una marca né dell’altra!
Premesso il fatto che concordo con quanto scritto da chi mi ha preceduto con validi argomenti, quanto a una certa irrazionalità nella evoluzione dei gusti e delle scelte, vorrei però indicare che, retrospettivamente, posso visualizzare una certa “tendenza” nella mia passione che si è progressivamente definita e ha influenzato le mie preferenze.
Chiamerei questa tendenza una scoperta e crescente apprezzamento del disegno, dei materiali e delle caratteristiche di scrittura.
Al principio, quando avevo vent’anni, la penna stilografica era per me un siluro nero, classico, immortale nelle sue finiture dorate, perfettamente funzionale nel suo meccanismo di carica a pistone. Altri materiali diversi dal “nero” - e non avevo allora la minima idea del fatto che una penna nera potesse essere di resina, celluloide, ebanite, né di quali fossero le loro differenze - mi sembravano semplicemente “fuori dalle righe”, eccentrici e indesiderabili. Altri “disegni” mi parevano ugualmente inutilmente originali e poco funzionali, da evitare... E quanto alla scrittura, avevo l’impressione che tutto ciò che fosse diverso da un buon pennino extra-fine, valido per scrivere con caratteri piccoli e per disegnare, risultasse piuttosto inutile e pretestuoso.
La frequentazione dei forum di passionati di penne ha cambiato profondamente questa prospettiva.
In primo luogo mi ha consentito di comprendere che una penna stilografica - o meglio varie penne - possono avere vari e diversi usi: la scrittura, la esecuzione di differenti stili calligrafici e di differenti modalità di disegno. “Evoluzione” è stata per me scoprire che per ognuno di questi scopi vi sono pennini distinti, alcuni più adatti di altri per quell’uso determinato: rigidi, semi-flessibili e flessibili; sottili e larghi; dritti e inclinati; rotondi e italici e stub… Evoluzione é stata acquisirne alcuni, provarli, gustare le loro differenze, impiegarli secondo le regole e a volte contro le regole per ottenere effetti – nella scrittura e nel designo – che non avevo sospettato possibili. Ed evoluzione é stata rendermi conto che, il piú delle volte, e contrariamente a quanto dice l’adagio popolare, la misura non conta: ho pennini straordinari, con scopi differenti, tanto grandi e vistosi come piccoli e seminascosti. Tra i piú piccoli ve ne sono alcuni che sono vicini a vincere la mia personalissima classifica interna del “miglior pennino che ho”.
Secondariamente, la comunità ha aperto i miei orizzonti quanto al disegno. Rendersi conto che altri appassionati – non uno, ma spesso molti, a volte la maggioranza – apprezzano e valorano una penna che avevo ritenuto semplicemente eccentrica, mi ha spinto a osservare nuovamente, con mente e cuore piú aperti. E allora ho scoperto, non solo la uguale dignitá, ma la uguale bellezza delle penne piú affusolate e di quelle piú tozze, delle cilindriche e delle sfaccettate, delle differenti proporzioni tra il corpo e il cappuccio, della infinita varietà di anelli in numero, posizione, dimensioni, forma, colore, stile della decorazione… Ho aperto gli occhi sulla squisitezza dei dettagli, sul modo in cui gli anelli si fondono al materiale del cappuccio e del corpo, sulle forme delle impugnature, su quei capolavori di ingegneria dei liquidi che sono gli alimentatori. Mi sono ritrovato ad osservare con piacere e ad apprezzare, realmente, disegni di penne che non io acquisterei perché mi paiono difficili da usare – e io acquisto penne solamente per usarle –, ma che ció nondimeno sono vere e proprie opere d’arte in miniatura, per l’intricatezza dei dettagli, gli accostamenti di materiali e colori, e non ultimo la loro intrinseca preziosità. Mi sono reso conto, finalmente, che ci sono penne per tutti, per tanti esseri umani diversi, con gusti diversi, diverse aspirazioni, diversi poteri di acquisto.
E infine: i materiali. Non solo resina… Ci sono i metalli, piú o meno preziosi, piú o meno lavorati, lisci, appena crespi o spettacolarmente scolpiti. Ci sono le splendide celluloidi con la loro illusione di profondità piú frequenti in passato, piú rare ma ugualmente belle nelle penne di oggi. E poi, una pletora di altri materiali unici o interpretati in modi insospettabili: l’ottone che brunisce, l’acciaio inossidabile, l’acciaio marezzato alla fiamma, il marmo, la pietra, la lava, la madreperla, i legni… E non solo nero… I grigi, i grigi perlati, i verdi, i rossi e i blu, i bruni e i gialli, le miscele di due colori, di tre colori, gli striati, i marezzati, le linee e i quadri, i mosaici… La varietà é l’essenza della vita...
Dove sono arrivato, e dove vado, dunque?
Direi che i miei gusti propendono oggi per penne realizzate con materiali piú unici, primo tra tutti la celluloide, che non consente di realizzare due penne veramente uguali. Ma mi piacciono anche i metalli, che prediligo di una certa sobrietà. Semplicemente mi rendo conto che, a meno che io abbia bisogno di un pennino con caratteristiche particolari che sia montato in una penna di resina, la mano al vagabondare si sofferma sempre sulle penne di celluloide o di metallo.
In questa tappa della mia evoluzione come pennofilo, le mie preferenze vanno ai colori scuri ma non uniformi. In testa vengono il grigio-nero, il marrone e il verde. Spesso mi tenta un colore sfacciatamente vistoso (diciamo, l’opposto della penna in resina nera), e ho acquistato una Montegrappa Extra in celluloide rossa!
Scelgo ora una penna solamente se é disponibile con il tipo di pennino con il quale intendo usarla. Il corollario é che acquisto ora le mie penne in base a determinate funzioni: le visualizzo lavorando a qualcosa. Ho penne che sono i miei “cavalli da scrittura”, con pennini stub, italici e larghi. Le uso anche per altri scopi, ma sono state scelte per scrivere. Ne ho altre, con pennini extra-fini, ma soprattutto fini, il cui lavoro é essenzialmente il disegno. Le loro compagne con pennini diversi fanno ogni tanto capolino, ma le penne con i pennini più sottili restano le regine del disegno. E ho penne che sono entrate nella mia raccolta per fini quasi esclusivamente calligrafici: le penne con pennini italici da 2 o più millimetri, quelle con i pennini flessibili per il Copperplate.
E’ un’evoluzione personale? Sí, credo, personalissima e diversa da quelli di altri, ma volevo condividere la mia. Chi ha aperto questo argomento, leggendo le risposte dei suoi compagni d’arme, ha concluso che valesse la pena orientarsi verso Pelikan e Sailor. Io, per la cronaca, non ne possiedo nessuna, né di una marca né dell’altra!