“In medio stat virtus”: la Summit S.125 (Mk 1)
Inviato: sabato 25 febbraio 2017, 17:55
Nel 1926 poteva vantare un primato invidiabile: quello di essere il più grande produttore mondiale di stilografiche dalla materia prima al prodotto finito (pennini inclusi), senza il ricorso a terzisti d’alcun genere. Negli anni Trenta il gruppo aprì un ufficio commerciale nella prestigiosa "Audrey House", in Ely Place, a Londra, ancora oggi un edificio degno di nota come si può vedere dall'immagine che segue: La storia del gruppo è abbastanza complessa, ma un fatto è certo: i prodotti offerti al pubblico furono di ottima qualità, in grado di rivaleggiare con quelli dei marchi più conosciuti. Ed in effetti, negli anni trenta del secolo XX, il gruppo fu uno dei protagonisti del mercato britannico, colonie incluse. Parliamo di un’area geografica molto estesa, che nel 1926 copriva il 26% del globo ed interessava più di cinquecento milioni di persone. Eccone una rappresentazione grafica relativa a qualche anno prima: La serie “S.” a marchio Summit fu senza dubbio una gamma di punta nel catalogo del gruppo di Liverpool ed è giustamente rimasta famosa, anche se attualmente non è molto ricercata dai collezionisti, ancora devoti a “firme” più famose. Il che permette ancora qualche buon ritrovamento a prezzi abbordabili.
E’ il caso della stilografica che vedete, una Summit S.125 mk 1 degli anni Trenta, in celluloide marmorizzata verde e nera, con pennino in oro a 14 carati, alimentatore e testa del cappuccio in ebanite e sistema di caricamento a levetta laterale. La sigla “Mk 1”, che sta per “versione 1”, distingue questa versione dalla successiva, commercializzata dopo la seconda guerra mondiale; non è ancora chiaro se fosse utilizzata ufficialmente dalla casa produttrice ma per ovvie ragioni non è riportata sulla penna, che reca sul fusto, secondo il tipico stile Summit di quegli anni, la scritta su tre livelli “Summit - S.125 - made in England”. Il modello 125 era per così dire quello mediano nel catalogo Summit e si distingueva dagli altri soprattutto in funzione della misura del pennino, più grande di quello della S. 100 ma più piccolo, almeno dopo il 1935, di quello della S.175. A parte questo aspetto, la qualità era la medesima per tutti i modelli. Ai miei occhi, la celluloide di questo esemplare è spettacolare, con riflessi davvero ammalianti e di un colore perfettamente adatto anche all’uso maschile.
Nonostante il nero mantenesse comunque una netta supremazia sul mercato britannico, grazie alla serietà ed all’eleganza che gli sono proprie, negli anni Trenta le stilografiche colorate guadagnarono una buona fetta di mercato; sono dunque certamente significative dal punto di vista storico e quando un restauratore inglese mi ha proposto questa penna, non ho certo potuto rifiutare! Eccone le caratteristiche tecniche principali:
- Lunghezza chiusa: 131 mm
- Lunghezza aperta: 126 mm
- Lunghezza con cappuccio calzato: 157 mm
- Diametro del fusto: 12,2 mm
- Diametro del cappuccio:14 mm
- Diametro medio della sezione: 8,5 mm
- Lunghezza della sezione: 15 mm
- Lunghezza del cappuccio: 58 mm
- Peso (caricata): 17 gr
- Peso del cappuccio: 5 gr
Il bilanciamento è ottimo, sia con il cappuccio calzato sia senza, la sezione si impugna molto confortevolmente grazie alla svasatura sapiente, e la scrittura è scorrevole, con un flusso eccellente, senza salti né false partenze. Il pennino non è flessibile ma neppure rigido ed è molto piacevole. Una classica stilografica inglese degli anni Trenta, insomma, in grado di donare molte ore di scrittura molto apprezzabile.
E’ interessante confrontare anche visivamente la S.100, la S.125 e la S.175. Lo facciamo con le due immagini che seguono, precisando che anche se la S.100 è il modello “Cadet”, risalente al 1946, le dimensioni sono identiche a quelle della S.100 degli anni Trenta: La somiglianza fra i tre modelli è evidente e corrisponde, ovviamente, al desiderio di conferire alla serie "S" un "family look" distintivo e commercialmente utile. I prezzi erano diversi, ovviamente, ma non a scapito della qualità.
Scrivere con queste stilografiche continua ad essere, almeno per me, un’esperienza unica: sembra di calarsi in un’altra epoca, quando la moda era così: