STILUS # 413 Italian Wet Noodle Nib - 1922

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Il Circo
Oggi incominciamo con qualche virtuosismo circense :? :
1. S413. capped flying x2.jpg
non solo acrobazie magnetiche, però, :roll:
2. S413. posted 1.jpg
ma anche frizzi&svolazzi a volontà… :angel:
3. S413. wet noodle 1.jpg

La penna
STILUS 413
rientrante in ebanite nera cesellata, corretto pennino Stilus in oro 14 carati, caricamento safety a contagocce, prodotta in Italia dalla Pecco e C. di Torino nel 1922.
4. S413. posted x 2 + Ad 1922.12.24.jpg

Le misure
Chiusa: cm. 12
5. S413. capped.jpg
Fusto: cm.13,2 (con pennino estratto di cm. 1,7)
6. S413. open 1.jpg
Cappuccio: ≥ cm.3,7
7. S413. open 3.jpg
Con cappuccio calzato: cm. 16,7 (con pennino estratto di cm. 1,7)
8. S413. posted 2.jpg
Diametro massimo (cappuccio): mm. 11,8
Diametro fusto all’iscrizione: mm. 10,9
Diametro medio all’impugnatura: mm. 9,3
9. S413. open 2.jpg
Continua
Ultima modifica di Musicus il venerdì 22 settembre 2017, 12:47, modificato 2 volte in totale.
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Messaggio da Musicus »

Marca e modello
Rimando il lettore al nostro formidabile Wiki per un'esauriente trattazione del marchio STILUS, la cui fondazione (avvenuta forse addirittura nel 1917, il che lo pone tra i primissimi in Italia) è sicuramente antecedente a quella di Aurora:
https://www.fountainpen.it/Stilus/it
Nella sezione “Foto marca” [ https://www.fountainpen.it/Categoria:Stilus_Photos ] troverete un contributo straordinario di Roberto Vetrugno :clap: relativo ai primi anni di attività della prestigiosa (eppure poco conosciuta) Casa torinese: le ultime quattro fotografie mostrano una favolosa raccolta di modelli Stilus dagli esordi alla fine degli anni Venti. Tra questi riconosciamo anche le sorelle maggiori della penna oggi in presentazione (due 415 rivestite e una 419 in ebanite nera, dall’osservazione della quale ipotizzo che il cappuccio della mia potrebbe essere stato scorciato, almeno un poco).

Per parte mia, posso contribuire alla sontuosa visione d’insieme citata solo con alcuni dettagli.
Iniziamo con la foto del nottolino posto sotto il fondello:
10. S413. turning knob.jpg
si distingue chiaramente la caratteristica vite metallica, intelligentemente realizzata dalla Pecco in materiale non ferroso (come si vede dall’assenza di ruggine e come confermato dalla mia calamita :D ), che rende più agevole lo smontaggio del pezzo per la sostituzione della guarnizione in sughero.
Segue un primo piano dell’iscrizione presente sul fusto.
11. S413. barrel inscription.jpg
Concludo segnalandovi un mio contributo su una “tenzone pubblicitaria” avvenuta all’epoca (la fine del 1922) sulle pagine di una rivista pubblicata a Torino, tra le due “giovani” Case nate sotto la Mole (Stilus vs Aurora):
https://forum.fountainpen.it/viewtopic.php?t=13980

Notazioni di stile
Pur attenendosi indubitabilmente al modello rappresentato dalle rientranti Waterman (che produceva la classica delle classiche, la #42, dal 1908, con quasi un quindicennio di successi alle spalle quando la Stilus si affacciò sul mercato con la propria safety brevettata), si notano alcune significative differenze stilistiche che rendono la rientrante Stilus degna di nota in quanto per certi versi originale.
12. Stilus 413 Waterman 12S-42.jpg
Come si può apprezzare dall’immagine, il fusto della torinese è decisamente più snello, il che la farebbe assomigliare alla versione slim dell’americana, la 42 ½, ma anche rispetto a quest’ultima risulta notevolmente più lungo; così anche il cappuccio, ancorchè probabilmente scorciato, appare di lunghezza maggiore.


Italian Wet Noodle!
Ma veniamo alla ragione principale (se non unica) del mio acquisto, il pennino, che saggiato sull’unghia già prometteva meraviglie…. :o
Marchiato
Stilus [racchiuso in un cartiglio rettangolare]
il pennino è in
ORO 14 [carati]
nella misura media(/piccola)
3
e mostra un ampio foro a goccia;
13. S413. nib inscription.jpg
la larghezza massima (alle spalle) è di mm.5, esattamente coincidente con la distanza tra l’iridio e la punta dell’alimentatore, quest’ultima in proporzione ben superiore alla media.
14. S413. feeder.jpg
Osservandolo in un confronto ravvicinato con il pari classe Waterman #2
15. Stilus 413 Waterman 12S-42 nibs.jpg
ne cogliamo la differente impostazione progettuale: malignamente si potrebbe osservare che il Dottor Pecco abbia mirabilmente “fatto di necessità virtù”, predisponendo un eccellente disegno funzionale atto nel contempo a contenere i costi della materia prima… :mrgreen:
La rilevante quantità di iridio depositata sulle punte (in ogni caso qui non si è badato a spese),
16. S413. nib x 3 details.jpg
è di conformazione tale da permettere agevolmente l’uso del pennino dal lato secco, anche in velocità (ultima riga della prova di scrittura, ed esempio n.2 del mio nickname più sotto).
17. S413. writing sample.jpg
Continua
Ultima modifica di Musicus il venerdì 22 settembre 2017, 19:24, modificato 7 volte in totale.
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Messaggio da Musicus »

Ma è la flessibilità che deriva dall’insieme di tutte queste caratteristiche costruttive che in fondo ci interessa.
Secondo una ben nota definizione adottata da David Nishimura e riportata nell’articolo di Dyas A. Lawson citato in calce alla voce “wet noodle” del nostro formidabile Wiki ( http://www.fountainpen.it/Wet_noodle ),
la scala di valori della flessibilità comprende Rigido - Semiflessibile – Flessibile e vede al suo apice il “Wet Noodle” (spaghetto bagnato :? ) che in italiano dobbiamo obbligatoriamente :ugeek: tradurre con “Superflessibile”.
In estrema sintesi, il pennino superflex consente di ottenere con poco sforzo una notevolissima escursione del tratto per ritornare elasticamente alla condizione di riposo quando cessa la pressione applicata.
18. S413. wet noodle 1.jpg
Quanto rapidamente (e completamente) questo “ritorno” avvenga è la caratteristica più difficile da valutare nel pennino, e la soddisfazione d’uso legata all’elasticità è il parametro squisitamente soggettivo della questione...
Osserviamo più da vicino il comportamento del pennino montato su questa Stilus 413.
19. S413. wet noodle 2.jpg
La traccia inizia sulla sinistra con una linea di scrittura ottenuta con il solo peso della penna: poi pressione in aumento fino al massimo ottenibile prima che l’alimentatore (leggermente bombato, condizione in astratto non ideale) tocchi il foglio e vada ad interferire con il tratto, come nei punti indicati qui sotto dalle frecce.
20. S413. wet noodle 3.jpg
La linea - ottenuta, lo ribadisco, senza sforzo - raggiunge lo spessore massimo di circa mm.2,25.
21. S413. wet noodle 4.jpg
L’elasticità nella fase di ritorno dalla flessione è molto buona (in altre parole, il pennino ci mette un poco di tempo per ritornare quasi del tutto alla linea più fine possibile), se paragonata a quella ottima, in quanto pressochè istantanea e completa, della mia fida Waterman #14 long tines (rebbi lunghi augh!, qui recensita https://forum.fountainpen.it/viewtopic.php?t=9950 ), prodotta nel decennio precedente (1910). Ma anche il punto di partenza non è certo l’extrafine (EF) quasi “hairline” proprio dell’americana, attestandosi la torinese piuttosto su un fine (F) di buona precisione.
Tutto considerato, credo si possa affermare che nel 1922 l’Italia si difendesse comunque gagliardamente, vista l’ancora scarsa esperienza produttiva maturata fino ad allora! :thumbup:
Sempre che i pennini il dott.Pecco non li acquistasse anche lui da altri o all’estero (come tanti Produttori agli esordi, per comprensibili ragioni, compresi Kaweco, MontBlanc, Pelikan, solo per guardare alla Germania)...

Conclusione
Al mercatino di domenica scorsa a Milano sono finalmente riuscito ad acquistare per la prima volta qualcosa che mi incuriosiva veramente da Antonio (l’amico napoletano di Alfredo ma anche di Simone!) con il quale, comunque, abbiamo principalmente discusso di Opera lirica… 8-)

Grazie per l’attenzione! :thumbup:

Giorgio
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Messaggio da grafomane »

Davvero interessante, grazie per avercela mostrata e presentata. Questo è il tipo di pennino che mi piace... e ora, ai più esperti, la domanda delle cento pistole: esiste un pennino simile attualmente in produzione, che si possa montare su una penna moderna ed affidabile per uso quotidiano che non costi un patrimonio e si possa portare a spasso senza preoccupazioni?
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Messaggio da rolex hunter »

grafomane ha scritto: venerdì 22 settembre 2017, 13:00 .................... esiste un pennino simile attualmente in produzione, che si possa montare su una penna moderna ed affidabile per uso quotidiano che non costi un patrimonio e si possa portare a spasso senza preoccupazioni?
Purtroppo, per me è NO

(oddio, sembra di stare a X-Factor.....) :mrgreen:

L'arte di infondere flessibilità ai pennini si è persa nei tempi andati; non è una questione di costi; si sono perse le conoscenze.
Giorgio

la penna perfetta non esiste, quindi per essere felici bisogna avere tante penne (cit.)
&...
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grafomane ha scritto: venerdì 22 settembre 2017, 13:00 Davvero interessante, grazie per avercela mostrata e presentata...
È stato un piacere, Grafomane! :thumbup:
rolex hunter ha scritto: venerdì 22 settembre 2017, 15:07
grafomane ha scritto: venerdì 22 settembre 2017, 13:00 .................... esiste un pennino simile attualmente in produzione, che si possa montare su una penna moderna ed affidabile per uso quotidiano che non costi un patrimonio e si possa portare a spasso senza preoccupazioni?
Purtroppo, per me è NO

(oddio, sembra di stare a X-Factor.....)

L'arte di infondere flessibilità ai pennini si è persa nei tempi andati; non è una questione di costi; si sono perse le conoscenze.

Eh già....
Ma secondo te avrei scattato 26 foto (27 con quella seguente :ugeek: ), condotto ricerche e preso misure se ci fosse un pennino come questo
20170922_172926.jpg
prodotto a Chinatown in vendita per 15 Euro?! :mrgreen:
La flessibilità - come aveva dimostrato un provocatore intelligente che aveva chiesto al Forum di riconoscere la penna e l'inchiostro solo da campioni di scrittura acquisiti da uno scanner - è il più sicuro tratto distintivo della stilografica rispetto a sfere, roller e pennarelli a punta fine (ma non rispetto ai pennini da intinzione)!
:wave:

Giorgio

P.s.: i Waterman delle eyedropper/safety/levetta 12/42/52 che si trovano ai mercatini, se sai cercare e contrattare!!, sono abbastanza spesso così: il Forum serve anche per imparare a riconoscerli! ;)
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Messaggio da efreddi »

Il tratto realizzatio da questo pennino e' davvero impressionante. Mi viene sempre piu' voglia di trovarne una simile, ma nei mercatini delle pulci che ho girato fin'ora ho trovato ben poco. Fra qualche settimana andro' a Londra, forse li' avro' piu' fortuna...

Grazie per la recensione, non conoscevo questa marca.
Ciao
Elia
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rolex hunter ha scritto: venerdì 22 settembre 2017, 15:07 L'arte di infondere flessibilità ai pennini si è persa nei tempi andati; non è una questione di costi; si sono perse le conoscenze.
Potresti spiegarti un po' meglio, per favore? L'argomento, a mio parere, è molto interessante.
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Messaggio da grafomane »

rolex hunter ha scritto: venerdì 22 settembre 2017, 15:07 (...)
L'arte di infondere flessibilità ai pennini si è persa nei tempi andati; non è una questione di costi; si sono perse le conoscenze.
Immagino siano cose che succedono. Mi hanno raccontato amici fisarmonicisti che le ance di acciaio delle fisarmoniche costruite prima della guerra venivano temprate a mano: venivano scaldate e osservando il colore si doveva capire quando fosse il momento esatto del raffreddamento. Che poteva avvenire in acqua o in olio, e non si immergeva probabilmente tutta l'ancia di colpo ma gradualmente. E bisognava tirarla fuori quando era ancora abbastanza calda per poi reimmergerla, sempre al momento giusto individuato osservando la superficie del metallo. Oggi la tempera delle ance si fa mettendole in un forno che le porta alla temperatura voluta e poi si mettono in liquidi di raffreddamento dalle caratteristiche sempre uguali. La faccenda è molto più standardizzata e le ance che escono vanno tutte bene. Ma non suonano come quelle di una volta... Era una faccenda di occhio, di istinto e di pratica. E naturalmente chi sapeva farlo alla perfezione non andava a raccontare in giro come faceva.
Ancora oggi esistono tipi simili: c'è un artigiano che pare sappia fare saldature di metalli ai limiti dell'impossibile. Gli portano i casi disperati, pezzi già lavorati di fino nelle forme più improbabili, magari in leghe di alluminio, che sarebbe un vero danno dover buttar via. Se si può fare lui li salda, ma non vuole che nessuno stia a guardare come fa. Idem un altro tizio che lucida gli stampi per la plastica. Avete presente tutti gli oggetti in plastica perfettamente lisci e lucenti? Vengono prodotti con stampi il cui interno è lucidato a specchio. Usa paste abrasive di grane diverse e riesce a lucidare forme decisamente molto difficili ed irregolari. Se vi sembra facile provateci vuoi: non solo devi lucidare perfettamente ma se lavori troppo le superfici finisci per mettere in evidenza la grana del metallo. Anche a lui portano i lavori che altri giudicano impossibili. E anche nel suo caso come faccia esattamente ad arrivare a certi risultati è top secret...
Perché poi non basta conoscere i segreti del mestiere: ci vuole anche la pazienza di affrontare un lungo tirocinio prima di riuscire a padroneggiarli per davvero.

Per cui che l'arte di fare pennini flessibili si sia persa non mi stupisce affatto.
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efreddi ha scritto: venerdì 22 settembre 2017, 19:47 Il tratto realizzatio da questo pennino e' davvero impressionante. Mi viene sempre piu' voglia di trovarne una simile, ma nei mercatini delle pulci che ho girato fin'ora ho trovato ben poco. Fra qualche settimana andro' a Londra, forse li' avro' piu' fortuna...

Grazie per la recensione, non conoscevo questa marca.
Ciao
Grazie a te, Elia! :thumbup:
I pennini (super)flex sulle stilografiche inglesi si trovano con buona probabilità tra le vecchie Swan Mabie Todd. Se è quello che cerchi, ricordati sempre di provare prima sull'unghia la flessibilità, perchè i pennini rigidi e da ricalco sono sempre in agguato... :twisted:
:lol:

:wave:

Giorgio
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grafomane ha scritto: sabato 23 settembre 2017, 1:55 Immagino siano cose che succedono. Mi hanno raccontato amici fisarmonicisti che le ance di acciaio delle fisarmoniche costruite prima della guerra venivano temprate a mano: venivano scaldate e osservando il colore si doveva capire quando fosse il momento esatto del raffreddamento. Che poteva avvenire in acqua o in olio, e non si immergeva probabilmente tutta l'ancia di colpo ma gradualmente. E bisognava tirarla fuori quando era ancora abbastanza calda per poi reimmergerla, sempre al momento giusto individuato osservando la superficie del metallo. Oggi la tempera delle ance si fa mettendole in un forno che le porta alla temperatura voluta e poi si mettono in liquidi di raffreddamento dalle caratteristiche sempre uguali. La faccenda è molto più standardizzata e le ance che escono vanno tutte bene. Ma non suonano come quelle di una volta... Era una faccenda di occhio, di istinto e di pratica. E naturalmente chi sapeva farlo alla perfezione non andava a raccontare in giro come faceva.
Ancora oggi esistono tipi simili: c'è un artigiano che pare sappia fare saldature di metalli ai limiti dell'impossibile. Gli portano i casi disperati, pezzi già lavorati di fino nelle forme più improbabili, magari in leghe di alluminio, che sarebbe un vero danno dover buttar via. Se si può fare lui li salda, ma non vuole che nessuno stia a guardare come fa. Idem un altro tizio che lucida gli stampi per la plastica. Avete presente tutti gli oggetti in plastica perfettamente lisci e lucenti? Vengono prodotti con stampi il cui interno è lucidato a specchio. Usa paste abrasive di grane diverse e riesce a lucidare forme decisamente molto difficili ed irregolari. Se vi sembra facile provateci vuoi: non solo devi lucidare perfettamente ma se lavori troppo le superfici finisci per mettere in evidenza la grana del metallo. Anche a lui portano i lavori che altri giudicano impossibili. E anche nel suo caso come faccia esattamente ad arrivare a certi risultati è top secret...
Perché poi non basta conoscere i segreti del mestiere: ci vuole anche la pazienza di affrontare un lungo tirocinio prima di riuscire a padroneggiarli per davvero.

Per cui che l'arte di fare pennini flessibili si sia persa non mi stupisce affatto.
Grazie,Grafomane. È vero, la qualità è sempre meglio della quantità.
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StilTraditio ha scritto: sabato 23 settembre 2017, 12:51
grafomane ha scritto: sabato 23 settembre 2017, 1:55 Immagino siano cose che succedono. Mi hanno raccontato amici fisarmonicisti che le ance di acciaio delle fisarmoniche costruite prima della guerra venivano temprate a mano: venivano scaldate e osservando il colore si doveva capire quando fosse il momento esatto del raffreddamento. Che poteva avvenire in acqua o in olio, e non si immergeva probabilmente tutta l'ancia di colpo ma gradualmente. E bisognava tirarla fuori quando era ancora abbastanza calda per poi reimmergerla, sempre al momento giusto individuato osservando la superficie del metallo. Oggi la tempera delle ance si fa mettendole in un forno che le porta alla temperatura voluta e poi si mettono in liquidi di raffreddamento dalle caratteristiche sempre uguali. La faccenda è molto più standardizzata e le ance che escono vanno tutte bene. Ma non suonano come quelle di una volta... Era una faccenda di occhio, di istinto e di pratica. E naturalmente chi sapeva farlo alla perfezione non andava a raccontare in giro come faceva.
Ancora oggi esistono tipi simili: c'è un artigiano che pare sappia fare saldature di metalli ai limiti dell'impossibile. Gli portano i casi disperati, pezzi già lavorati di fino nelle forme più improbabili, magari in leghe di alluminio, che sarebbe un vero danno dover buttar via. Se si può fare lui li salda, ma non vuole che nessuno stia a guardare come fa. Idem un altro tizio che lucida gli stampi per la plastica. Avete presente tutti gli oggetti in plastica perfettamente lisci e lucenti? Vengono prodotti con stampi il cui interno è lucidato a specchio. Usa paste abrasive di grane diverse e riesce a lucidare forme decisamente molto difficili ed irregolari. Se vi sembra facile provateci vuoi: non solo devi lucidare perfettamente ma se lavori troppo le superfici finisci per mettere in evidenza la grana del metallo. Anche a lui portano i lavori che altri giudicano impossibili. E anche nel suo caso come faccia esattamente ad arrivare a certi risultati è top secret...
Perché poi non basta conoscere i segreti del mestiere: ci vuole anche la pazienza di affrontare un lungo tirocinio prima di riuscire a padroneggiarli per davvero.

Per cui che l'arte di fare pennini flessibili si sia persa non mi stupisce affatto.
Grazie,Grafomane. È vero, la qualità è sempre meglio della quantità.
Ma di cosa parlate?!
Questa è una pubblicità del 1929 da me conferita:
1929-03-Parker-Duofold.jpg
I numeri di Waterman all'epoca erano persino superiori...
Altro che fisarmoniche artigianali....Multinazionali erano, e i loro proprietari tentarono anche la carriera politica (Waterman corse per l'elezione a sindaco di New York).
Il tema della flessibilità è stato trattato centinaia di volte sul Forum.
Uno dei link da me inseriti nella recensione consente di farsi un'idea non superficiale dei termini della questione, che già storicamente non vedeva i pennini flessibili tra la maggioranza dei pennini venduti...Dopo la concessione di garanzie sempre più lunghe, i pennini flessibili sparirono quasi completamente, essendo a maggior rischio di rottura per uso improprio, per divenire già prima della II Guerra Mondiale una proposta sempre più di nicchia...

@Stiltraditio direi proprio che non è accettabile che si intervenga due volte in una recensione senza nemneno menzionarla: in questo caso si apra pure un argomento ad hoc.
Meglio le buone maniere.

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Messaggio da Silemar »

Grazie Musicus per tutte le 27 bellissime foto. Quel pennino intriso d'inchiostro è spettacolare. Grazie anche per le spiegazioni tecniche sempre chiare e fruibili anche da me che sono ignorante in materia. Un'altra bellissima recensione. :clap:
Laura
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Messaggio da StilTraditio »

Musicus ha scritto: sabato 23 settembre 2017, 13:24 @Stiltraditio direi proprio che non è accettabile che si intervenga due volte in una recensione senza nemneno menzionarla: in questo caso si apra pure un argomento ad hoc.
Meglio le buone maniere.

Giorgio
La menziono subito: "Complimenti per la recensione, Giorgio!".
Parlando di cose serie, approfondirò di certo la questione dei pennini flessibili. Grazie dello spunto.
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Messaggio da grafomane »

Musicus ha scritto: sabato 23 settembre 2017, 13:24 Ma di cosa parlate?!

I numeri di Waterman all'epoca erano persino superiori...
Altro che fisarmoniche artigianali....Multinazionali erano, e i loro proprietari tentarono anche la carriera politica (Waterman corse per l'elezione a sindaco di New York).(...)
Infatti io mica voglio parlare solo di artigianato. Parlo di quelle centinaia o migliaia di persone (piuttosto misconosciute, a dire la verità) che hanno reso il made in Italy (o in England, o in USA, Japan o quel che volete poi) conosciuto e reputato nel mondo.
Oggi è diverso, l'informatica e la robotica hanno cambiato parecchio il modo di produrre nell'industria, ma negli anni dal dopoguerra al 1970/80, più o meno, non c'erano solo i grandi designer e i progettisti capaci a rendere possibile la produzione industriale di qualità. In ogni officina, piccola o grande che fosse, c'erano gli operai e poi c'erano "gli artisti". L'operaio comune era quello che se lo mettevi su una macchina ci faceva quello che la macchina era stata progettata per fare. Poi c'erano gli "artisti" del tornio, della fresatrice, della saldatura eccetera che riuscivano a fare anche cose che andavano ben oltre quello che i progettisti e gli ingegneri pensavano possibile. Gente che con un lapidello (alias rettifica radiale) scassato e fuori geometria, mettendo delle cartine di sigaretta a mo' di spessore sotto il pezzo in lavorazione ti rettificava piastre magari da 200mm per 200mm con errore di planarità massimo di un centesimo o due. Gente che con un raschietto in mano era capace di rettificare un piano di riscontro di ghisa da mezzo metro mantenendo un errore di planarità di un centesimo di millimetro, o di rettificare manualmente le guide di macchine utensili di precisione e ti mettevano in geometria una macchina con dimensioni di lavoro di 500X800X400 millimetri e poi ci potevi lavorare sopra e l'errore massimo che facevi era dell'ordine di 0,01/0,03 millimetri.
Poi c'erano le catene di montaggio, e l'operario/robot che passava la vita a tornire sempre la stessa flangia e non sapeva quasi leggere il calibro, ma senza i famosi "artisti" che collaboravano coi tecnici per risolvere problemini tecnici mica da ridere non sarebbe mai stata costruita nessuna linea di montaggio.
Fisarmoniche artigianali... ma un operaio bravo a temprare in una giornata di ance te ne faceva centinaia, e poi il montaggio dello strumento magari veniva fatto su una linea di montaggio di tipo industriale. Ma senza l'omino che ti faceva le ance giuste le fisarmoniche mica le vendevi...
La Parker avrà anche venduto migliaia di penne, ma i pennini come quello che ci ha mostrato Giorgio non credo proprio che siano usciti da una catena di montaggio...
Voglio dire questo: qualcuno li avrà fatti questi pennini, e quel qualcuno era evidentemente molto bravo, altrimenti non si spiega il fatto che oggi nessuno riesce a rifarli uguali...
Ultima modifica di grafomane il sabato 23 settembre 2017, 18:40, modificato 2 volte in totale.
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