Arma virumque cano

Stili, strumenti e iniziative per migliorare la propria scrittura.
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fufluns
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Arma virumque cano

Messaggio da fufluns »

Riprendo in mano il mio quaderno di calligrafia medievale, per cimentarmi con una pagina in “maiuscola elegante libraria” o “maiuscola libraria quadrata”. Ho un’intera giornata libera, e mi sono preparato da tempo, vedendo e rivedendo i modelli, calcolando gli spazi e le misure del tratto. Trascrivo i primi nove versi della Eneide di Virgilio. E’ così difficile che per darmi animo faccio scorrere sullo sfondo la introduzione e il prologo della Eneide trasmessa dalla RAI nel 1971, diretta da Franco Rossi. Qualche anima pia l’ha caricata in youtube, ed é semplicemente fantastica. Quando arriva il momento in cui il narratore legge, in latino, i primi sette esametri del prologo della Aeneis, il suono dell’antica lingua procura una emozione profonda e atavica.

La grafia romana formale nota come capitale elegante libraria é davvero difficilissima. Ho studiato a lungo le poche pagine conservate del “Vergilius Augusteus” (sette fogli), ne ho separato i bellissimi caratteri e li ho stampati alla loro grandezza reale. Sono stati scritti con una punta tronca di circa 1.5 mm. Misurano 7 mm di altezza, con ascendenti e discendenti di circa un millimetro, e un’interlinea di 6 mm. La lettera iniziale, che credo sia la prima di questo tipo ad esserci pervenuta, misura 3.5 cm, ed é spostata all’infuori rispetto al margine sinistro.

Per darvi un’idea, dopo aver tracciato le guide con la matita e disegnata la “A” dell’incipit, ci ho messo tre ore per scrivere i primi nove versi. Li ho scritti con una Lamy AL-star e pennino da 1.5 mm, con il converter caricato di Noodler’s #41 Brown.

L’esecuzione di ogni lettera richiede un continuo cambio della inclinazione di scrittura (e della posizione della mano). La lettera “A” e la “R”, per fare solo due esempi, richiedono di cambiare la postura della mano e del foglio quattro volte. Questo può darci un’idea della perizia e del tempo necessari per trascrivere l’intero poema virgiliano, e dell’importanza del committente di siffatto lavoro…

Arma virumque cano.jpg
Dopo aver scritto qualche commento, fotografo il lavoro finito con la luce del sole del primo mattino, una nuova alba per iniziare la seconda pagina, poi la terza e la quarta, 1100 pagine come questa, copiando per mesi e mesi, forse per anni… sino ad arrivare agli ultimi esametri (9894–9896) del libro XII, con la morte di Turno (950–952):

hoc dicens ferrum adverso sub pectore condit
fervidus; ast illi solvuntur frigore membra
vitaque cum gemitu fugit indignata sub umbras
.

La luce, in realtà, é quella di un luminoso meriggio, e il raggio di sole della fotografia é ottenuto con il flash. L’esposizione é stata calcolata per la luce principale, a 1” con f/25. La esposizione principale é ridotta di circa 1 f/stop rispetto all’esposizione “corretta” (che sarebbe stata di 2”), in modo da ottenere una certa sottoesposizione in tutte le aree che non riceveranno il “surplus” della luce del flash. Qui sotto, a sinistra, si può vedere l’esposizione “corretta”, e a destra la stessa immagine sottoesposta di circa 1 f/stop, così come riceverà il lampo di schiarita del flash.

0,-1.5.jpg
Il piccolo flash, che uso in sistema manuale, é sincronizzato attraverso un contatto-sincro sul corpo della fotocamera. Ho provato però, con gli stessi risultati, a far scattare il flash premendo manualmente il suo pulsante di “test” durante il tempo di esposizione. Un secondo é sufficientemente lungo perché non vi siano problemi di sincronizzazione neppure in questo caso.

Ho usato un flash Hasselblad D-Flash 40, una unità compatta che può lavorare in modalità TTL/OTF e che si connette alla presa TTL della fotocamera senza ulteriori adattatori. Il flash include una piccolo riflettore metallico circolare a parabola, pensato per provvedere una distribuzione simmetrica della luce, perfetta in origine per il formato quadrato delle Hasselblad V. La parabola può essere regolata in una posizione normale o grandangolare. Con un numero/guida di 40 nella posizione “normale “ della parabola e di 33 nella posizione grandangolare, il piccolo flash fa il suo dovere nella maggior parte delle situazioni di uno “studio improvvisato”.

Per ottenere un effetto più diffuso, ho incollato alla parabola, con del nastro adesivo, un foglio di plastica bianca traslucida, in modo da ottenere l’effetto di un piccolo bank.

Ho spostato un po’ più in basso (verso la fotocamera) lo stiloforo con la penna a intinzione che si trova sulla sinistra, perché proiettasse un’ombra “lunga” sul foglio, accentuando la impressione di luce radente e dando vita alla composizione.

Set Arma virumque cano.jpg
Nella foto del set di ripresa, qui sopra si possono vedere i due cartoni disposti “a cuneo”, attraverso i quali passerà, dall’esterno verso il soggetto, la luce del flash per simulare l’effetto di una finestra stretta. Sulla sinistra, é il flash con il suo schermo di plastica bianca traslucida, collegato alla fotocamera attraverso il cavetto-sincro.
Ultima modifica di fufluns il domenica 18 giugno 2017, 22:22, modificato 1 volta in totale.
Maruska
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Messaggio da Maruska »

:o che bello! complimenti!
Io non farei un lavoro del genere neppure con una pistola puntata alla tempia, ci vuole la pazienza di Giobbe!
Maruska
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Messaggio da Fontoplumo »

:shock: :clap: Davvero complimenti!

Anch'io un giorno vorrei fare un lavoro simile a questo che ci hai presentato.
Mi esercito in Cancelleresca ma la mia mano non vuole collaborare, confrontando la stessa lettera nella medesima parola o in altre si vede chiaramente che sono molto diverse e non riesco a migliorare.
Ho notato dalle fotografie la splendida carta su cui hai posato l'inchiostro; si può sapere di che carta si tratta?

Enrico
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Messaggio da Musicus »

Grazie, Franco, della passione, della sapienza e della perizia di questo tuo ennesimo intervento di alto profilo: l'impegno nella ricerca e la chiarezza nella divulgazione dei risultati conseguiti possano essere di esempio e sprone a chi pensa che siano sempre e comunque sufficienti atti di presenza estemporanei, così, tanto per apparire un po'...
Permettimi, tuttavia, una piccola osservazione.
fufluns ha scritto:... ci ho messo tre ore per scrivere i primi nove versi. Li ho scritti con una Lamy AL-star e pennino da 1.5 mm...
Io non oserei ricopiare il "Nigra sum, sed formosa" di Giovanni Pierluigi da Palestrina con la penna da te citata, che ritengo la quintessenza della prosaicità stilografica, e con la quale non passerei tre ore di meditazione e scrittura neppure se fosse l'ultima penna carica rimasta sulla terra... Questo per le sue forme, che trovo debordanti e pretestuose, per tacere dei materiali che di volta in volta le rivestono, in un crescendo che pare senza fine (un crescendo wagnerista, però, più che wagneriano): poi, l'idea che voglia insegnarmi essa stessa ad impugnarla, beh, semplicemente mi...ripugna.
Parrebbe, comunque, che già tu, a differenza dei lavori precedenti, ti sia fatto la grazia di non includerla nemmeno nello scatto artistico...

Giorgio
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Messaggio da efreddi »

Un bellissimo lavoro per il quale non trovo una emoticon abbastanza descrittivo del mio stupore. Bravissimo!
E bravissimo anche per quella cancelleresca che si intravvede sulla destra. Poi il testo del tuo messaggio e' veramente coinvolgente.


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Lisa
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Messaggio da Lisa »

:o :o :o :o

Incredibile. Bellissime entrambe le pagine (anche quella che si vede a metà!)
Grazie per l'ennesimo intervento strepitoso.
Di che carta si tratta?
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Messaggio da dueller »

Fantastico! :o :clap:
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Messaggio da Irishtales »

Bravissimo Fufluns, ancora una volta un risultato di grande efficacia!
La bravura non si inventa. E' frutto di dedizione e tempo, di preparazione minuziosa, perché nulla può essere lasciato al caso.
Infine, la bravura e la perizia si manifestano attraverso qualsiasi strumento scelto dall'esecutore capace: persino attraverso il più povero di tutti, la penna d'oca, sono stati creati dei capolavori.
"Scrittura e pittura sono le due estremità della stessa arte e la loro realizzazione è identica" - Aforisma di Shitao
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Messaggio da Musicus »

Irishtales ha scritto:... la bravura e la perizia si manifestano attraverso qualsiasi strumento scelto dall'esecutore capace: persino attraverso il più povero di tutti, la penna d'oca, sono stati creati dei capolavori.
È proprio così, Daniela!
Il più povero di tutti, che è anche il più bello...
20170428_161228.jpg
Giorgio
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fufluns
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Messaggio da fufluns »

Musicus ha scritto:[...] Grazie, Franco, della passione, della sapienza e della perizia di questo tuo ennesimo intervento
Grazie a te, Giorgio, per le tue belle parole, che sento come quelle di un amico.
Musicus ha scritto:[...] la penna da te citata, che ritengo la quintessenza della prosaicità stilografica, e con la quale non passerei tre ore di meditazione e scrittura neppure se fosse l'ultima penna carica rimasta sulla terra... Questo per le sue forme, che trovo debordanti e pretestuose, per tacere dei materiali che di volta in volta le rivestono, in un crescendo che pare senza fine (un crescendo wagnerista, però, più che wagneriano): poi, l'idea che voglia insegnarmi essa stessa ad impugnarla, beh, semplicemente mi...ripugna.
Ah, caro Giorgio, sapevi che avresti aperto il coperchio di un "caso perduto", ma lo hai fatto lo stesso! Credimi, io apprezzo molto questa passione febbrile, la voce fuori del coro, il clamore d'armi, la voce savonarolesca che va verso l'opposto, l'ubi omnes ego non, la forza della propria idea, l'indignazione che urge a dire, per quanto piccola... Mi ci riconosco, se possibile.

So, amico di penna, che non c'é snobismo in quello che scrivi. Lo capisco, anche se in questo caso specifico non lo condivido.

In un altro argomento, su un altro forum, dove avevo pubblicato una fotografia nella quale appariva un Lamy Al-star in color copper orange accanto ad altre sorelle più famose, ricevetti un commento che conservo come un tesoro, da parte di Barry Gabay, un signore che considero un nobile guru del mondo delle penne:
Barry Gabay ha scritto: It is especially interesting that you use a Lamy Safari along with a Hemingway and Arco. That is the sign of a true fountain pen devote. It's all in the feel and work of the nib, not the price. Your work has made my day.


Come vedi, Giorgio, é un'altra prospettiva possibile.

Non voglio, qui, aprire un dibattito di pro e contro le penne Lamy, ma sono penne che trovo dove vivo e i loro pennini quadrati scrivono meglio di alcune penne "per calligrafia" che avevo comprato tempo addietro. Per me, fanno il loro dovere...
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Messaggio da fufluns »

Irishtales ha scritto:La bravura non si inventa. E' frutto di dedizione e tempo, di preparazione minuziosa, perché nulla può essere lasciato al caso.
Infine, la bravura e la perizia si manifestano attraverso qualsiasi strumento scelto dall'esecutore capace: persino attraverso il più povero di tutti, la penna d'oca, sono stati creati dei capolavori.
Ti cito, Daniela, perché é una bella citazione!

Io scrivo con qualsiasi cosa e scriverei con tutto. Leggo spesso accalorati dibattiti se sia meglio un pennino extra-fine o uno triplo largo. Sinceramente, sono discussioni che non capisco. Meglio per che cosa? Mi piacerebbe avere un arsenale di strumenti per scrivere, disegnare, pasticciare! Spesso gli EF che ho mi sembrano troppo grossi e vorrei avere tra le mani uno spillo, spesso i bold mi fanno venir veglia di un pennello...

Non sempre esiste una relazione, diciamo lineare, o logica, tra il valore di una penna e la sua capacità di fare bene il suo lavoro. Credo che possediamo molte penne che hanno un valore, e un valore per noi, che non ha nulla a che vedere con la loro efficacia. Ci piacciono e ci piace rigirarle tra le dite e, ma sì, già che ci siamo, scrivere qualcosa...

Ecco, mentre ti scrivo lo metto a fuoco. Ci sono penne che prendiamo dall'astuccio perché c'é un lavoro che devono fare, qualcosa che abbiamo in mente e per il quale servono come lo strumento adatto. Ce ne sono altre che escono dalla scatola senza proposito, e una volta fuori si inventano un proposito e ci fanno scrivere qualcosa. Anch'esse sono strumenti adatti, all'anima.
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Messaggio da fufluns »

Fontoplumo ha scritto:Anch'io un giorno vorrei fare un lavoro simile a questo che ci hai presentato.
Mi esercito in Cancelleresca ma la mia mano non vuole collaborare, confrontando la stessa lettera nella medesima parola o in altre si vede chiaramente che sono molto diverse e non riesco a migliorare.
Ho notato dalle fotografie la splendida carta su cui hai posato l'inchiostro; si può sapere di che carta si tratta?
Enrico
Enrico: non desistere. Lo dico seriamente: nella scrittura l'importante é il viaggio, non arrivare. Il tesoro é il tempo dolce passato allo scrittoio, l'odore dell'inchiostro, la tazza del caffè, il tempo per uno stesso.

La carta é sempre la solita, né migliore né peggiore d'altre, però é la mia: Fabriano Ingres, bianca, da 65 gr al metro quadrato. La compro in foglioni da 100 x 70 cm, la piego e la ripiego, la taglio e la ritaglio nei formati che più mi fan voglia. Mi piace anche in tutti gli altri colori chiari che esistono di questa carta: galletto, avorio, ghiaccio.

Non é la miglior carta possibile. Ha una bella differenza tra il verso e il recto, é un po' ruvida e a volte si resiste al pennino, e l'inchiostro trapassa un po' da un lato all'altro, senza esagerare. Sono tutti difetti che mi piacciono molto.
Lisa ha scritto:Grazie per l'ennesimo intervento. Di che carta si tratta?
Grazie a lei per le belle parole. La riposta alla carta é qui sopra.

E grazie anche a Maruska, efreddi e dueller!
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