WATERMAN GLASS CARTRIDGE #32 - 1939

Foto e recensioni di Giorgio Fasciolo
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WATERMAN GLASS CARTRIDGE #32 - 1939

Messaggio da Musicus »

Rivoluzione!
Se c’è una cosa che i Francesi sanno fare bene e volentieri, è la Révolution: anche in campo stilografico non furono certamente i primi a farne una, ma quando la fecero, beh, la fecero bella grossa… “La plus étonnante innovation depuis la création du porte-plume à réservoir” (“la più sorprendente innovazione dopo la creazione della penna a serbatoio”) annunciava trionfalmente la pubblicità a proposito del caricamento a cartuccia di vetro introdotto dalla JiF-Waterman nel 1936
1. WGC. fountain pen revolution.jpg
Ed in effetti, l’introduzione della cartuccia di inchiostro su vasta scala rappresentò un’autentica (seppur graduale) rivoluzione, e l’idea stessa di penna stilografica non fu mai più la stessa…
Ma procediamo con ordine.
Nel 1936 la potente Concessionaria francese della Waterman di New York, diretta e gestita con il marchio JiF-Waterman da Jules Fagard, commissionò alla Casa madre negli Stati Uniti una serie di tre modelli a levetta che potessero essere equipaggiati in Francia con un caricamento a cartuccia.
Secondo il sito ufficiale della odierna Waterman-Paris (ormai un Marchio esclusivamente francese dal 1971, ma a partire dalla fine degli anni 1920 sempre più autonomo) la sperimentazione delle prime cartucce di vetro fu intrapresa dal ricercatore M.Perraud della JiF-Waterman addirittura nel 1927: sta di fatto che sino al 1936 non abbiamo notizie, e nemmeno pubblicità, della commercializzazione del nuovo sistema di caricamento.

Per la definizione tecnica ed una breve storia corredata di molti dei brevetti dal 1890 (Eagle, U.S.A.) al 1963 (Lus, Italia) relativi al sistema di caricamento a cartuccia si consulti il nostro formidabile Wiki:
https://www.fountainpen.it/Cartridge_filler
Tra i brevetti, curiosamente, manca proprio quello della JiF-Waterman che portò alla commercializzazione su vasta scala delle stilografiche “a remplissage par cartouche d’encre” (1936).
https://www.fountainpen.it/Waterman_Cartridge

Per il corpo penna, dicevamo, furono impiegati tre modelli con “caricamento a levetta” della Casa madre americana, opportunamente modificati allo scopo di ospitare il nuovo sistema: queste basi di lavorazione erano varianti di quella che era stata lanciata nel 1933 negli Stati Uniti come “Waterman #3” (poiché veniva proposta al pubblico al prezzo di $3), altrimenti conosciuta in Francia (per motivi di marketing) come “Waterman #32” [@Simone: questa è l’idea che mi sono fatto dalla documentazione che ho consultato ;) ].
Utilizzando la numerazione francese, abbiamo:
. 32;
. 32V (vest pocket, ossia “corta”);
. 92V (vest pocket, ossia “corta”).
E’ opportuno sottolineare, tuttavia, che la 92V ha comunque una notevolissima somiglianza con 32V, della quale parrebbe condividere tutto compresa la clip tipo “military”, e differenziarsi solo per la veretta decorativa (da qui il numero di tre modelli originari per alcuni commentatori): di fatto, quindi, si tratterebbe di due sole misure, lunga e corta, equipaggiate con le due misure corrispondenti di cartucce (almeno prima della Guerra).
Il "nome commerciale ufficiale" (ben poco attraente, in verità) della “sorprendente novità” tecnica risulta da questa inserzione pubblicitaria del Natale del 1938:
2. 1938-12-Waterman-InkVue - Copia.jpg
Penna stilografica con caricamento a cartuccia di inchiostro
- modello “Lungo” (in presentazione)
- modello “Corto”
- modello [Corto] “Lusso” WATERMAN “Scintia” (con decorazioni in metalli preziosi: platino, oro e argento massicci).

Un’altra importante differenza si aveva inoltre, si badi bene, tra penne trasparenti -nelle quali si vedeva attraverso il fusto (semi)trasparente il livello d’inchiostro residuo all’interno della cartuccia (proprio come in una Lamy Safari Vista)- e penne del tutto opache come quella in presentazione.
Queste ultime erano state lanciate insieme a quelle trasparenti nel 1936, come risulta dalla primissima pubblicità disponibile sul Wiki (conferita da Armando Dabbene :wave: ) e ci saranno ancora durante la Guerra.
3. 1936-10-Waterman-Cartridge.jpg
Su questo aspetto decisivo, ahimè, in rete si trova pochissimo: solo David Nishimura nei suoi articoli divulgativi è in grado di mostrare un bellissimo esemplare corrispondente alla penna oggetto della nostra recensione (quindi una #3, ovvero #32) sia nella versione con fusto trasparente mostrata dalla pubblicità, che con fusto opaco (in color verde “nacre”, che significa sia in francese che in inglese “madreperlaceo”, ma non in nero 8-) ).
La produzione, come accennavo, proseguì anche durante la Guerra: nel 1943 nella Francia occupata si vendevano le stesse penne non trasparenti (o almeno quelle più piccole, le 32V) marchiate solo JiF, addirittura senza alcun riferimento alla Casa madre americana (come risulta dalla seguente Ad:https://www.fountainpen.it/File:1943-Wa ... Jif-CF.jpg).
Dopo la Guerra, dalla fine degli anni ‘40 al 1953, i modelli cambiarono disegno e proporzioni, assumendo secondo la moda del tempo una linea sigariforme, una clip scalettata, spesso calzando un cappuccio in metallo, forse introducendo una cartuccia “media” (o più piccola) e abbandonando la celluloide trasparente per la plastica a stampo: fu solo nel 1953 che Waterman lanciò la C/F (Cartridge Filler) con le cartucce in plastica usa e getta che tutti abbiamo imparato a conoscere. Ma questa è un’altra storia…

La penna
WATERMAN GLASS CARTRIDGE (su modello Waterman #3), in celluloide nera tornita da barra piena, parti metalliche a vista cromate, pennino originale Waterman in oro 14 carati, caricamento a cartuccia di vetro, produzione U.S.A./Francia seconda metà degli anni 1930.
4. WGC. The Pen - Copia - Copia.jpg
Le misure
Chiusa: cm. 12,5
5. WGC. capped.jpg
Cappuccio: cm. 5,2
6. WGC. open 1.jpg
Fusto: cm. 11,8 (con pennino sporgente di cm.1,8)
7. WGC. open 2.jpg
Con cappuccio calzato: cm. 15,6 (con pennino sporgente di cm.1,8)
8. WGC. posted 1.jpg
Diametro massimo (al cappuccio): mm. 13,4
Diametro all’iscrizione: mm. 12,0
Diametro medio impugnatura: mm. 11,2

Capacità: cartuccia di vetro lunga da ml. 2,5
9. WGC. opened with glass cartridge.jpg
Peso (a vuoto): gr. 17
Cappuccio: gr. 5
Fusto: gr. 12
10. WGC. doppia.jpg


Continua....
Ultima modifica di Musicus il giovedì 8 settembre 2016, 22:36, modificato 2 volte in totale.
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Il colore
Il nome del colore della celluloide è jet(black), che divenne in Francese il “noir jais” (o “noir-de-jais”) indicato dalla pubblicità mostrata, un nero corvino o ebano (ovverosia profondo), che deriva il suo nome da una lignite picea (il giaiétto, detto anche gagate o giavazzo, in italiano), compatta, omogenea, di un bel colore nero vellutato, che assume con la pulitura una lucentezza vivace, un aspetto vetroso di un nero profondo e brillante…

Questioni di stile
Lanciata nel 1933, la Waterman #3 era un tipico prodotto del design Art Déco americano dei primi anni ‘30: nel 1936 (all’epoca della sua trasformazione a cartuccia avvenuta in Francia) essa era lo strumento più economico nel raffinatissimo catalogo della Casa madre (privo ormai dell’ex ammiraglia Patrician, sostituita dalla Ink-Vue de luxe), come possiamo vedere in questa Ad tratta dal Wiki.
11. 1936-12-Waterman-InkVue....jpg
Il modello Waterman #3 (versione definita “lunga” ma, come abbiamo visto, una semplice media di soli12,5 cm. di lunghezza), mostra un rigoroso impianto da “flat-top”: la testa (del cappuccio) e il fondello sono entrambi piatti, all’interno di una convinta e compiaciuta esaltazione della perfetta forma cilindrica,
12. WGC. flat top and flat bottom.jpg
solo un poco mitigata alle estremità da due leggere rastremature a tronco di cono che interessano, tuttavia, soltanto l’ultimo centimetro della lunghezza complessiva, in entrambe le direzioni.
La clip, d'impianto trapezoidale nella parte superiore, ripropone nella parte inferiore lo storico triangolo con terminazione a pallina del clip-cap del 1905 (gli ormai improponibili rivetti a vista, che pure ancora c’erano al lancio nel 1933, furono presto abbandonati).
13. WGC. cap.jpg
La decorazione con l’unico sottilissimo anellino è la più povera che mi sia capitato di vedere su una Waterman: forse un inconsapevole monito a non dimenticare le angustie patite durante la Grande Depressione
Particolare risulta la disposizione dei tre fori di aerazione: ricavati a mezza altezza, due risultano speculari tra loro, l’altro è equidistante dai primi e speculare rispetto alla pallina del fermaglio, con un’insolita, ben ricercata simmetria.
Il cappuccio si avvita compiendo un giro esatto sulla filettatura.

Le iscrizioni del Produttore
La produzione è assolutamente “americana”: per il pennino (non adeguato al mercato francese che richiedeva il punzone dei “18 carati” per la vendita come oro), per il cappuccio (con la “S” di WATERMAN’S ben in vista sulla clip, nonostante venisse spesso espunta dalle pubblicità francesi dell’epoca, come potete verificare nel disegno della clip della penna mostrata nella pubblicità citata :geek: ) e per il fusto (ahimè non trasparente) con la lunghissima dicitura relativa al luogo di produzione:
14. WGC. inscription1.jpg
WATERMAN’S
REG. U.S. / globo IDEAL / PAT. OFF.
FOUNTAIN PEN
UNITED STATES OF AMERICA

Due sono le particolarità sulle quali richiamo l‘attenzione del lettore:
- la grafia della Marca: con il suo carattere con “effetto contorno” [Waterman’s] è decisamente particolare (l’ho ritrovata solamente sul modello 5116, una evoluzione dell’Ink-Vue /#84;
- la lunghissima dicitura “UNITED STATES OF AMERICA” che indica il paese di produzione priva però del “MADE IN THE”, che resta sottinteso.

Sono del tutto assenti iscrizioni della JiF-WATERMAN.

Il sistema di caricamento
E veniamo al cuore del sistema.
Questa è la penna smontata nelle sue componenti principali.
15. WGC. exploded.jpg
Come si può vedere, la parte centrale del fusto (quella contenente l’iscrizione) è quella che veniva montata in celluloide trasparente nelle pubblicità esaminate: basterebbe, quindi, trovare solo quel pezzo centrale per avere due versioni della stessa penna… :mrgreen:
Partendo dal basso troviamo dapprima il fondello, a vite, che spinge, tiene in sede e protegge la cartuccia: esso ha una lunghezza decisamente maggiore dei fondelli per penne a pulsante di fondo tradizionali, e con i suoi 2,5cm. occupa ben un quinto della lunghezza totale della penna chiusa;
16. WGC. blind cap -  outer and inner view.jpg
al suo interno, sotto un fondellino metallico sagomato allo scopo, è alloggiata una molla che compie un’escursione di ca. 5mm accompagnando con delicatezza l’operazione di alloggiamento e di ritenzione della (delicata) cartuccia.
La cartuccia in vetro “bianco” mostra ancora visibili le scritte dorate
ENCRE WATERMAN
JiF - BLEUE - Made
[in France]...
Le misure sono:
- lunghezza: mm.65
- diametro (costante): mm.8,6
- diametro all’imboccatura interna: mm.3,6.
L’alimentatore (profondamente scanalato), dopo aver perforato la sommità della cartuccia e spintone il sigillo all’interno,
17. WGC. cartouche 1.jpg
può penetrare dentro alla fiala fino a che il beccuccio conico della cartuccia non si blocca sull’imboccatura circolare della sezione,
18. WGC. cartouche 2.jpg
dove un anellino in caoutchouc (la gomma dei Francesi :D ) si appoggia al bordo fungendo da guarnizione di tenuta esterna dell’inchiostro, con la molla del fondello che spinge e tiene il tutto in posizione.
19. WGC. cartouche 3.jpg
Curiosamente, il colore indicato sulla cartuccia è un blu reale che parrebbe però scritto
BLEUE
e non nel modo tradizionale “BLEU”.

Tutti gli avvitamenti prevedono un gran numero di rotazioni.


Continua....
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Messaggio da Musicus »

Il pennino
L’alimentatore, in ebanite, è ancora alla fine degli anni ‘30 il (fantastico) spoon-feeder brevettato dal fondatore della Casa nel lontano 1899...
Il pennino, in oro 14 Ct. con foro a cuore, reca inciso:
WATERMAN’S (su un arco superiore)
IDEAL
REG. U.S.
PAT. OFF. (su un arco inferiore)
20. WGC. nib and feeder.jpg
Al di sotto dell’iscrizione visibile dovremmo forse (ma anche no) poter leggere il numero del pennino
[2]
e quasi certamente il luogo di produzione:
[Made in U.S.A.]

Conclusioni
La penna appare essenziale nella sua livrea “nero totale” sulla quale si stagliano nitide le minuterie cromate (i.e. bianche): pur inserendosi nel solco affatto rassicurante della pluridecennale storia delle “penne nere”, in ebanite prima e in celluloide nera poi [in plastica/resina preziosa nera oggi], l’effetto è di “spartana” efficienza che ben si confà allo spirito innovativo che deve avere una penna che sia, come questa, “una prima del suo genere”…
Penna ascetica, non certo esaltante sotto il profilo della decorazione, è tuttavia una Waterman d’anteguerra, a tutti gli effetti: in fase di scrittura, è quasi superfluo ricordarlo, il pennino Ideal e il suo storico alimentatore fanno semplicemente faville:
21. WGC. writing sample.jpg
la penna scivola sulla carta vellutata come una pattinatrice sul ghiaccio, quasi non vi fosse un reale contatto tra i due mondi, quello delle idee e quello delle cose, e il pensiero si fa strada sempre più leggero e preciso, su una minuscola bolla di inchiostro…

Commiato
Vi lascio, come di consueto ultimamente, proponendovi il provocatorio accostamento della stilografica appena recensita ad un’opera di uno dei grandi Artisti della sua epoca: il dipinto prescelto è opera dello statunitense Edward HOPPER (1882-1967), che negli anni della formazione si era più volte recato per lunghi periodi a Parigi…
22. WATERMAN GC upon Edward Hopper, Summertime, 1943 - Copia.jpg
Edward HOPPER, “Summertime” [dett.], 1943 - Delaware Art Museum


Grazie per l'attenzione!! :thumbup:

Giorgio
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Messaggio da Contax1961 »

:clap: complimenti le tue sono recensioni che leggo tutte di un fiato,tanto sono coinvolgenti! Ti volevo chiedere un chiarimento, non ho capito bene una cosa; la fiala, una volta perforato il sigillo, come ottiene la tenuta? si evince che c'èe una sorta di guarnizione (che in foto non mi sembra di vedere in parte) è solo il vetro che fa la tenuta? la guarnizione è quindi sul gruppo feed su cui poggia la fiala?
(metto una foto che ti hopreso in prestito, forse si capisce meglio cosa intendo, in pratica le guarnizioni sono dove ho messo le frecce bianche?)
Allegati
18. WGC. cartouche 2.jpg
Riccardo
muristenes
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Messaggio da muristenes »

Giorgio, elegante e bravo come sempre! Certo che anche nella circostanza di acquistare una penna a cartuccia caschi sempre in piedi :lol:
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LorenzoB
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Messaggio da LorenzoB »

Ciao Musicus! :wave:
Splendida presentazione di un' interessante penna... grazie e complimenti! :)
Lorenzo
Non è l'uomo che sceglie la penna, ma la penna che sceglie l'uomo, signor Potter.
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Messaggio da muristenes »

Contax1961 ha scritto:[...]la fiala, una volta perforato il sigillo, come ottiene la tenuta? si evince che c'èe una sorta di guarnizione (che in foto non mi sembra di vedere in parte) è solo il vetro che fa la tenuta? la guarnizione è quindi sul gruppo feed su cui poggia la fiala?
Domanda molto interessante: sul sito di Richard Binder è presente una guida sul restauro di una penna simile. http://blog.richardspens.com/PenBlog/Sw ... e_pen.html

Immagine

Immagine

Immagine

Osservando le foto presenti la tua teoria parrebbe confermata. Curiosamente non si trovano foto di cartucce dotate di guarnizione su internet, ma si presentano tutte così:
Immagine

Il che porterebbe a queste diverse ipotesi
  1. La penna presentata da Musicus adotta un sistema di tenuta differente
  2. Ha avuto la fortuna di trovare una cartuccia con la guarnizione integra
  3. In realtà la guarnizione che vediamo si è distaccata dalla sezione
Giorgio, illuminaci! :lol:
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Contax1961 ha scritto::clap: complimenti le tue sono recensioni che leggo tutte di un fiato,tanto sono coinvolgenti!
muristenes ha scritto:Giorgio, elegante e bravo come sempre! Certo che anche nella circostanza di acquistare una penna a cartuccia caschi sempre in piedi :lol:
LorenzoB ha scritto:Ciao Musicus! :wave:
Splendida presentazione di un' interessante penna... grazie e complimenti! :)
Grazie a tutti per i graditi apprezzamenti!!! :thumbup:
:wave:

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Messaggio da Musicus »

muristenes ha scritto:
Contax1961 ha scritto:[...]la fiala, una volta perforato il sigillo, come ottiene la tenuta? si evince che c'èe una sorta di guarnizione (che in foto non mi sembra di vedere in parte) è solo il vetro che fa la tenuta? la guarnizione è quindi sul gruppo feed su cui poggia la fiala?
Domanda molto interessante: sul sito di Richard Binder è presente una guida sul restauro di una penna simile. http://blog.richardspens.com/PenBlog/Sw ... e_pen.html

Immagine

Immagine

Immagine

Osservando le foto presenti la tua teoria parrebbe confermata. Curiosamente non si trovano foto di cartucce dotate di guarnizione su internet, ma si presentano tutte così:
Immagine

Il che porterebbe a queste diverse ipotesi
  1. La penna presentata da Musicus adotta un sistema di tenuta differente
  2. Ha avuto la fortuna di trovare una cartuccia con la guarnizione integra
  3. In realtà la guarnizione che vediamo si è distaccata dalla sezione
Giorgio, illuminaci! :lol:
Ciao A!! :thumbup:
Mmmmm... la quarta che hai detto?!? :lol:
Per documentarmi adeguatamente, avevo consultato anche la riparazione che hai citato, alla quale posso aggiungere la discussione
viewtopic.php?t=8171
con interventi molto interessanti.
Confermo a te e a Contax1961 che la prima azione sigillante è data dall'imboccatura conica della cartuccia che si incastra nella sezione circolare e vi è trattenuta dalla pressione esercitata dalla molla presente nel fondello. La guarnizione in gomma (caoutchouc, salute! :lol: ) non è "fissata" alla cartuccia, che si presenta come quella che tu hai richiamato, ma una volta calzata come nelle foto si appoggia con decisione sul bordo della sezione (tanto che quando si svita è difficile da staccare) come avevo mostrato qui:
19. WGC. cartouche 3.jpg
Mi sento di escludere, viste le dimensioni della guarnizione stessa, che si tratti di una guarnizione "interna" fuoriuscita.
Se vi fosse in origine un'altra o un'ulteriore guarnizione all'interno (ma non questa) non saprei dirlo: le foto della riparazione da te citata descrivono una penna sicuramente successiva alla Guerra e alla mia, quindi, e forse differente.
Di più non saprei dire senza smontare il gruppo pennino/alimentatore-rostro/sezione: cosa che non vorrei proprio fare, visti i perfetti accoppiamenti attuali... :angel:
Come sempre in questi casi, attenderò che chi ha già spaccato o riparato la stessa penna dica una parola risolutiva.

Giorgio
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Messaggio da lucre »

Giorgio grazie per questa, come di consueto, interessantissima presentazione, un excursus completo e ricco di spunti. A me piace anche la da te rilevata semplicità dell'unico anellino, tipico della 3V , che a mio parere ben si colloca nello stile un po' minimalista di una penna che privilegia funzionalità ed
innovazione. Complimenti.
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Messaggio da muristenes »

Ero certo che non ti fosse sfuggita! :thumbup:

Trovo curiosa la presenza della filettatura nell'alimentatore che, analogamente alla penna di Binder, potrebbe accoppiarsi a un dado di serraggio.
Inkcartridge.jpg
Ad ogni modo questo caoutchouc originale sembra ancora in grado di assolvere alla sua funzione, quindi neanche io mi arrischierei in smontaggi dannifici! :lol: :wave:
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Messaggio da Contax1961 »

Vedendo gli esplosi è tutto molto più chiaro, :thumbup: devo riconoscere che la soluzione nella sua semplicità è ingegnosa!
Riccardo
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Messaggio da Musicus »

muristenes ha scritto:Trovo curiosa la presenza della filettatura nell'alimentatore che, analogamente alla penna di Binder, potrebbe accoppiarsi a un dado di serraggio.
Inkcartridge.jpg
Qualcosa si intravede anche di quest'ultimo (una tacca del dado più chiaramente).
23. WGC. inner section.jpg
Purtroppo sono lontano da casa (con penna e pc al seguito :D ) e non riesco a documentare adeguatamente...
Qualora dovessi decidermi a disassemblare l'ultima trincea :shock: sarai tu A. il primo a saperlo!! :lol:
;)
:wave:

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Messaggio da Musicus »

lucre ha scritto:Giorgio grazie per questa, come di consueto, interessantissima presentazione, un excursus completo e ricco di spunti.... Complimenti
Sempre gentilissimo, Luigi, ti ringrazio!! ;)
lucre ha scritto:A me piace anche la da te rilevata semplicità dell'unico anellino, tipico della 3V , che a mio parere ben si colloca nello stile un po' minimalista di una penna che privilegia funzionalità ed innovazione...
Ma, così, solo per fare un confronto fra la "finitura monacale" e quella "regale": la "Scintia" chi l'ha mai vista?!?! :mrgreen:
:lol:
:wave:

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Messaggio da Musicus »

Un'altra interessantissima discussione sul Forum dei nostri cugini d'oltralpe STYLO-PLUME.ORG con ben tre modelli:
- 32V (o 92V, ossia il "modello corto")
- Duo 7 (del dopoguerra)
- 32 (ovvero#3), la penna della presente recensione ma con fusto trasparente (a pagina 2 della discussione)!!!

http://stylo-plume.org/viewtopic.php?f=29&t=10203

:thumbup:

Giorgio
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