Fabriano Fedrigoni, un altro pezzo d'Italia che se ne va

I problemi che incontriamo nel mondo delle Penne, oltre quelli generali. Parliamone.
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Monet63
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Fabriano Fedrigoni, un altro pezzo d'Italia che se ne va

Messaggio da Monet63 »

Sono in pieno accordo con Simone e AinNithael.
Io ho fatto un esempio - quello della carta Roma, eccellenza assoluta nel mondo del disegno artistico - solo perché lo conosco bene, ma quel genere di atteggiamento è ricorrente, e non solo per Fabriano. Anche io, come Simone, non sono interessato alla nazionalità del produttore, ma esclusivamente alla qualità; in particolar modo se si tratta di materiale con cui lavoro e mi guadagno da vivere. L'essere italiani, per me, non costituisce un merito di per se', anche se sono ovviamente contento (e orgoglioso) quando la "mia" gente fa cose buone.
All'epoca la scelta della Fabriano Roma fu dettata da precise caratteristiche, che ne facevano un prodotto unico nel suo genere, realmente usata ed esportata in tutto il mondo, la cui qualità era tale da giustificarne ampiamente il prezzo non proprio amichevole.
Vabbé, stiamo a vedere che succede.
L’opera d’arte è sempre una confessione.
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Mightyspank
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Messaggio da Mightyspank »

Secondo me, visto che da anni c'era l'idea della vendita, i propretari hanno semplicemente preferito realizzare portandosi a casa un capitale che farà vivere bene loro e le generazioni a seguire.
Il libero mercato prevede che succedano queste cose. Nessuno di noi si scandalizzerebbe se un'azienda italiana acquistasse quote di società estere, come peraltro avviene.
Tanto per restare nel mondo della scrittura, la famiglia Aquila si è ricomprata pochi anni fa Montegrappa dal Gruppo svizzero del lusso Richemont.
Piuttosto speriamo che i nuovi azionisti perseguano politiche di crescita e valorizzazione e mantengano l'impiego dei lavoratori.
Oggi sono stato nella Boutique Fabriano di Milano, dove mi reco spesso, e le commesse qualche comprensibile incertezza sul futuro l'hanno manifestata.
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Fabriano Fedrigoni, un altro pezzo d'Italia che se ne va

Messaggio da fufluns »

Di solito, quando compare una cosa come "Fabriano Boutique", é segno che le cose vanno così bene che vale la pena di griffare anche le trovatine più leggere, oppure che le cose vanno così male che il core business di una azienda non ha più la forza di mandare avanti il marchio da solo.

Anche come semplice appassionato della carta Fabriano (che con i miei acquisti non cambio una virgola nei bilanci dell'azienda), devo dire che conseguirla non é facile. Il sito di Fabriano-Fedrigoni non vende. Non resta che cercare qua e là dove si trova qualcosa. Io compro da un'azienda tedesca efficacissima che ha un magazzino (o forse anche un negozio) di belle arti in quel di Trento.

Cari miei, siamo alle solite. Bisogna capire se il mercato della bellissima carta Roma é sufficiente per mandare avanti la baracca. Se le belle carte da stampa (dove, credo, sta il business maggiore) sono competitive per qualità e prezzo con altri marchi. A me, personalmente, la "Fabriano Boutique" é sembrata uno sforzo collaterale un po' sproporzionato, nella maggioranza dei casi lontano dal "cuore" cartiero dell'azienda: non un buon segno.

I proprietari nuovi qualcosa dovranno cambiare, per far funzionare un'azienda che se stesse già funzionando bene non sarebbe stata messa in vendita. Speriamo che cambino in una direzione che piace anche a noi (dal mio punto di vista, più belle carte, in tanti formati, e meno pelletteria molto costosa), e speriamo che non facciano troppi sacrifici con la gente che lavora in azienda.
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Messaggio da Polemarco »

Come già scritto, le ragioni della crisi aziendale sono da ricercarsi nelle sorti della commesse di carta filigrana per le banconote. L'Europa ha deciso di non avvalersi più di un unico fornitore e ha diviso la commessa tra Italia e Francia. L' India ha subordinato la continuazione dei rapporti commerciali alla dislocazione dell'attività produttiva di quanto richiesto nel suo territorio.
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Messaggio da Rodelinda »

piccardi ha scritto: domenica 24 dicembre 2017, 16:52
Maruska ha scritto: sabato 23 dicembre 2017, 13:16 Questa cosa mi dispiace proprio tanto, certo che da bambina usavo gli album da disegno Fabriano, dovrei averne ancora uno da qualche parte, me lo terrò caro, visto che i prossimi non saranno più di produzione italiana :cry:
L'Italia si sta vendendo come una prostituta, a chi addebitare questo sfacelo?
Io se saranno prodotti di qualità e realizzati con tutti i crismi invece continuerò a comprarli. Lo sfracelo nello specifico lo addebiterei a chi non è stato capace di gestire l'azienda. Mi pare una scorciatoia un po' troppo autogiustificativa scaricare le responsabilità a qualcun altro. Se l'Italia va male non sarà che forse gli italiani qualche responsabilità ce l'hanno anche loro?
Può darsi che tu abbia ragione, ma dovrei aggiungere alla tua considerazione un elemento molto pratico.
Il costo del lavoro, in Italia, è elevato. Questo perché - anche dopo lo scriteriato intervento del Jobs Act, che ha privato i lavoratori dipendenti privati di un presidio difensivo fondamentale come l'obbligo di riassunzione, lasciando al suo posto un sistema risarcitorio basato sulla politica del calcinculo - comunque i nostri lavoratori sono inseriti in un sistema economico con internalità ed esternalità da Primo Mondo, con un certo costo della vita, con un determinato apparato contributivo, fiscale e tutele garantite. E questo è sacrosanto in un Paese civile.
Purtroppo, con la globalizzazione del mercato, si è consentito di entrare nel gioco degli scambi dei sistemi dove questo tipo di tutele, semplicemente, non esistono, la manodopera disponibile è praticamente infinita, il sistema contributivo non esiste. Questo consente a certi Paesi di fare un'esplicita operazione di dumping della manodopera ai danni della produzione di alcuni Paesi del Primo mondo dove:
1) Lo sviluppo industriale è recente;
2) C'è un Secondo settore basato fondamentalmente sulla piccola e media impresa, che non è in grado di sfruttare le economie di scala per compensare il fenomeno;
3) C'è necessità di supportare un grosso Terzo settore, anche con pubblico indebitamento.
Il risultato è un micidiale gioco al ribasso, dove vince chi offre di meno come un appalto truccato, generando delle internalità negative a catena che coinvolgono prima o poi TUTTI i settori produttivi. L'Italia è in questa situazione, e spesso la più o meno accentuata cattiva gestione dei proprietari e degli imprenditori non c'entra un fico secco.
Parrà brutto dirlo, ma avete presente le manifestazioni No Global dei primi anni 2000? Quelli pestati a Genova, a cui una certa forza politica diretta da un uomo che forse aveva un qualche interesse economico in tutta questa SPORCA faccenda dava costantemente delle "zecche rosse"?
Ecco, quando denunciavano quanto scritto sopra avevano ragione. E nessuno li ha minimamente calcolati.
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Messaggio da AinNithael »

Ricordo Genova. E il 21 luglio 2001 ero lì. Io, la cui arma più pericolosa nello zainetto erano tre albicocche. E poiché non mi era ancora tornata la passione delle stilografiche non avevo neppure una stilo da usare come tuo nonno.
Ricordo l'angoscia di quei giorni quando l'Italia precipitò in una situazione a cui il mio volontariato in Amnesty ricordava l'America centrale. La tortura, gli "scomparsi". Del resto gli appelli di Amnesty francese o spagnola alle nostre autorità erano molto simili a quelli che io indirizzavo agli aguzzini centroamericani. Non dobbiamo mai perdere la certezza che i diritti umani non sono di destra o di sinistra come mi dimostravano ogni giorno i soci di Amnesty della Lega o di Rifondazione con cui lavoravo gomito a gomito, ma una mia amica amnestiana anche lei, perse ogni fiducia in un Fini in doppiopetto e cambiò repentinamente parte politica passando a Rifondazione. Chissà se chi volle sapientemente il massacro e il terrore sul lungomare e l'orrore alla Diaz e a Bolzaneto affinché sparisse la speranza aveva anche messo in conto questo.
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Messaggio da Rodelinda »

AinNithael ha scritto: giovedì 12 aprile 2018, 15:50 Ricordo Genova. E il 21 luglio 2001 ero lì. Io, la cui arma più pericolosa nello zainetto erano tre albicocche. E poiché non mi era ancora tornata la passione delle stilografiche non avevo neppure una stilo da usare come tuo nonno.
Ricordo l'angoscia di quei giorni quando l'Italia precipitò in una situazione a cui il mio volontariato in Amnesty ricordava l'America centrale. La tortura, gli "scomparsi". Del resto gli appelli di Amnesty francese o spagnola alle nostre autorità erano molto simili a quelli che io indirizzavo agli aguzzini centroamericani. Non dobbiamo mai perdere la certezza che i diritti umani non sono di destra o di sinistra come mi dimostravano ogni giorno i soci di Amnesty della Lega o di Rifondazione con cui lavoravo gomito a gomito, ma una mia amica amnestiana anche lei, perse ogni fiducia in un Fini in doppiopetto e cambiò repentinamente parte politica passando a Rifondazione. Chissà se chi volle sapientemente il massacro e il terrore sul lungomare e l'orrore alla Diaz e a Bolzaneto affinché sparisse la speranza aveva anche messo in conto questo.
Non me lo dire. Io avevo dieci anni, ed ero in vacanza a Sestri Levante con mamma e nonna.
Ricordo l'odissea di cercare mio cugino, disperso a diciassette anni in qualche ospedale, in un'epoca senza cellulari, partito con la parrocchia armato di chitarra.
Lo abbiamo trovato due giorni dopo a Lavagna (dove lo avevano mandato per congestione degli ospedali cittadini) con la mascella rotta. I suoi erano in Germania a montare i mobili di una banca (erano mobilieri) e non potevano rientrare. Lo abbiamo caricato in macchina e portato a Sestri.
È venuto a prenderlo suo nonno, che era il fratello di mio nonno, a ottantacinque anni in macchina in autostrada.
A tutt'oggi mio cugino ha la scucchia come Totò e non ha avuto più il coraggio di andare nemmeno a una manifestazione di criceti. Meglio che non mi soffermi su quale considerazione la mia famiglia ha avuto della Forza pubblica per parecchio dopo il fatto.
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Messaggio da AinNithael »

Mi dispiace molto per tuo cugino. Io andai ancora alle manifestazioni, a quella di Firenze dell'anno dopo, ma il rumore degli elicotteri dai quali avevo visto gettare lacrimogeni sulla folla mi ha reso inquieta per anni.
Le passeggiate in montagna mi hanno curato questa paura.
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Messaggio da Lamy »

Bons ha scritto: mercoledì 18 aprile 2018, 12:23 E' andata...

http://www.lastampa.it/2018/04/17/econo ... agina.html
Un lutto :cry: Che ne sarà dell'ottima carta che produceva Fedrigoni? Che ne sarà dei poveri dipendenti? E poi perché abbandonare una società se nella comunicazione ai lavoratori viene dichiarata in positivo ed in salute? Meglio correre a fare le scorte di Eco qua prima che decidano di ritirarli (non si sa mai)...
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Messaggio da Phormula »

Non chiude. Cambia proprietario e probabilmente cambierà ancora. Di solito i fondi di investimento non tengono le aziende a lungo.
E' scientificamente provato. Acquistare penne stilografiche e scrivere con la penna stilografica sono due hobbies distinti.
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