Se vendono devono vendere tutto, marchio compreso ovviamente , invece ci sta che a a lor signori interessi buttare tutto a mare ma rimanere proprietari del marchio per sfruttarlo in chissà quale modo.DerAlte ha scritto:Trovano le offerte poco allettanti? Ma poco è meglio di niente, che guadagno avrebbero da un'azienda in liquidazione?
Di certo i cinesi non fanno nulla che non abbia uno scopo vantaggioso (in genere solo per loro, alla faccia di tutti gli altri) quindi qualcosa di preciso in testa ce l'hanno se agiscono in tale modo.
Se vendono tutte quelle penne jinaho, hinao , gigiaho o come cavolo le chiamano, a 3 euro o anche meno, si può immaginare che le stesse penne con un vestito diverso e col marchio Omas le possano vendere magari a 10 o 20 euro, con un incremento straordinario dei guadagni, allo stesso pubblico che oggi acquista le gigiaho per due euro e mezzo, spese di spedizione incluse.
Tanto una clientela con altre mire una Omas made in China non la comprerebbe nè a 3 , nè a 10 nè a 150 euro.
In tutti i casi , speriamo che la questione si risolva per il meglio e che la OMAS resti a Bologna, ma sopratutto speriamo che nel caso, si torni ad investire sulla qualità dei prodotti che negli ultimi tempi mi dicono fosse in netto calo.