Moralmente corretto?

Per fare due chiacchiere insieme su argomenti vari
Eroica

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Messaggio da Eroica »

Papo56 ha scritto:No Eroica, mi riferivo all'autore del topic.

Però adesso mi hai incuriosito. Che terminali hai cambiato e su cosa?
Ahahahah che egocentrico che sono.

Le solite smanettate: scarico completo, centralina, filtro, mappature e un po di carbonio sparso qua e la
Ultima modifica di Eroica il mercoledì 24 settembre 2014, 16:37, modificato 2 volte in totale.
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GPetrella
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Messaggio da GPetrella »

Papo56 ha scritto:Dillo che la notte sogni una Fiat 850 Cuppé con il volante di pelliccia leopardata e come pomolo della leva del cambio, il teschio con il cilindro in testa e gli occhi di strass color rubino.
No, volevo solo effettuare modifiche alternative; per impreziosire. :D
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Phormula
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Messaggio da Phormula »

Papo56 ha scritto:Dillo che la notte sogni una Fiat 850 Cuppé con il volante di pelliccia leopardata e come pomolo della leva del cambio, il teschio con il cilindro in testa e gli occhi di strass color rubino...
No, la 850 Cuppé andava personalizzata con il coprivolante in pelle traforata che faceva tanto macchina da corsa, soprattutto se abbinato ai mezzi guanti in tinta.
La personalizzazione della leva del cambio era quello con la macchinina dorata annegata nella resina trasparente.
Completava il look la manina attaccata con la ventosa al lunotto che con il movimento della vettura faceva ciaociao.
In Germania andavano molto anche i coprisedili in agnellone, mentre da noi si mettevano le "pagliette" sui sedili anteriori per non friggersi il fondoschiena sulla finta pelle.

Il pomello cambio con il teschio era una personalizzazione riservata alle Citroen Dyane (in abbinamento con le borchie delle ruote Mercedes) e 2 CV o al massimo alla Renault 4.
E' scientificamente provato. Acquistare penne stilografiche e scrivere con la penna stilografica sono due hobbies distinti.
Fiocchetti
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Messaggio da Fiocchetti »

Questa è la Stipula Etruria di cui parlavo.
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Papo56
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Messaggio da Papo56 »

:clap: :clap: :clap:

Non c'è che dire, Phormula, hai classe, competenza e fedeltà storica anche sulle auto tamarre dei tempi andati. Leggendoti, comparivano davanti ai miei occhi: erano poprio così, ho anche visto il pastore tedesco, che muoveva la testa, i tamponi con la bandiera a scacchi sul bordo delle portiere ed i tromboncini di scarico con la griglia.
Che dici, qualche magnetino con qualche santo, con la scritta " vai piano" o " sii prudente" non ce lo mettiamo?
Adesso le auto "tuning" non hanno quel fascino ruspante, quella fantasiosa creatività.
Forse solo qualche custom ha ancora quello spirito.
... via... tutto il resto è già poesia
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Phormula
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Messaggio da Phormula »

Il magnetino era quello con l'effigie di qualche santo, la foto di famiglia formato micro e la scritta "papà non correre".
In realtà il tuning esiste anche sulle auto moderne, ma è molto più spinto, e soprattutto molto più complicato.
Una volta bastavano un paio di fendinebbia, una marmitta sportiva, che appagava l'orecchio anche se la cavalleria in fondo restava quella, il volante modello corsa, più piccolo, con la corona in pelle e i bulloni a vista, qualche adesivo e ti sentivi speciale. Oggi i fendinebbia sono di serie, se tocchi lo scarico va in crisi la sonda lambda, il volante non lo puoi cambiare perchè ha dentro l'airbag e le auto escono già preconfezionate. Se poi ci aggiungi che una volta la macchina era quasi uno di famiglia, si curava e si coccolava, il lavaggio era una cerimonia che spesso coinvolgeva tutta la famiglia, non come oggi che la porti all'autolavaggio e in cinque minuti hai fatto tutto.

Comunque, tornando in topic, anch'io ho la mia penna "politically uncorrect". E' il risultato di una serie di eventi. Qualche tempo fa mi hanno regalato una Marlen usata, credo fosse una Geneve, con il pennino in oro 14K. La penna scriveva benissimo anche se esteticamente non è che mi piacesse molto e la qualità dell'assemblaggio lasciasse a desiderare, probabilmente era un esemplare sfortunato. Però scriveva molto bene e per questo l'ho usata per un po', anche se non la portavo in giro perchè nella borsa tendeva a trafilare dall'alimentatore. Poi, un giorno, scopro che il cilindro si è letteralmente crepato e la decorazione in argento si è staccata. A quel punto ho pensato che non valesse la penna di farla riparare, anche perchè sicuramente sarà stata fuori garanzia. Prima di destinarla alla pattumiera, mi è venuto in mente che avevo una Delta Scrigno con il pennino fine che avevo comprato in saldo qualche anno fa e che non usavo perchè il pennino in acciaio era troppo fine. Infatti era nella scatola delle penne da dare in adozione. Al che mi si è acceso in testa il tubo al neon (ovvero la lampadina a risparmio energetico...) :D

Detto, fatto, oggi ho una Delta Scrigno taroccata con il pennino Marlen in oro 14 K che scrive benissimo e che uso come penna da appunti con grande soddisfazione. :)
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Messaggio da ctretre »

piccardi ha scritto: lunedì 22 settembre 2014, 16:36 Per i pennini in oro Visconti mi risulta si serva da Boch, idem per Delta, e credo pure Marlen (ma di queste sono meno sicuro). I TWSBI recenti sono Jowo, prima erano di Boch pure quelli se ricordo bene.


Simone
Scusa se riprendo questa vecchia discussione per capire che pennino abbia questa Marlen, sotto la marca c'è una scritta "Iridium point", sopra, in mezzo alle incisioni c'è una "m", non capisco se sia la misura del pennino oppure l'iniziale della marca.

Per rimanere in topic ho ordinato una Wing Sung 698 a pistone per poter fare un doppio scambio con una Plumix qualora non mi piacesse come scrive come dovrei sentirmi?
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Messaggio da grafomane »

La mia opinione è che sugli oggetti ancora in produzione o comunque circolanti in un gran numero di esemplari ogni personalizzazione sia lecita, e la cosa può essere fonte di goduria e divertimento.
Invece quando parliamo di oggetti che sono un retaggio e una testimonianza del passato bisogna andare più cauti. Mi spiego meglio: io ho un paio di mandolini ultracentenari, non sono strumenti di grande valore ma sono comunque strumenti belli, fatti da liutai abbastanza importanti. Nel caso di strumenti simili io non ho la sensazione di essere il loro proprietario come potrei averla se mi comprassi uno strumento costruito oggi industrialmente in una gran quantità di esemplari. Penso piuttosto che questi mandolini, vista la loro età, di mandolinisti ne hanno già 'messi via' alcuni, e avranno ancora altri 'proprietari' dopo la mia dipartita. Per cui, anche se li ho comprati sento comunque di aver la fortuna di averli, diciamo, 'in prestito d'uso' e penso che sia mio dovere lasciarli a chi verrà dopo in buone condizioni, senza stravolgerne la natura con strane riverniciature, restauri stravaganti o riparazioni fatte da incompetenti (tutte cose che ho visto).
Senza drammatizzare troppo, credo ci si debba regolare allo stesso modo con le penne...
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Messaggio da Polemarco »

grafomane ha scritto: giovedì 14 settembre 2017, 13:25 La mia opinione è che sugli oggetti ancora in produzione o comunque circolanti in un gran numero di esemplari ogni personalizzazione sia lecita, e la cosa può essere fonte di goduria e divertimento.
Invece quando parliamo di oggetti che sono un retaggio e una testimonianza del passato bisogna andare più cauti. Mi spiego meglio: io ho un paio di mandolini ultracentenari, non sono strumenti di grande valore ma sono comunque strumenti belli, fatti da liutai abbastanza importanti. Nel caso di strumenti simili io non ho la sensazione di essere il loro proprietario come potrei averla se mi comprassi uno strumento costruito oggi industrialmente in una gran quantità di esemplari. Penso piuttosto che questi mandolini, vista la loro età, di mandolinisti ne hanno già 'messi via' alcuni, e avranno ancora altri 'proprietari' dopo la mia dipartita. Per cui, anche se li ho comprati sento comunque di aver la fortuna di averli, diciamo, 'in prestito d'uso' e penso che sia mio dovere lasciarli a chi verrà dopo in buone condizioni, senza stravolgerne la natura con strane riverniciature, restauri stravaganti o riparazioni fatte da incompetenti (tutte cose che ho visto).
Senza drammatizzare troppo, credo ci si debba regolare allo stesso modo con le penne...
Condivido il rigore logico e la bellezza di questa impostazione.
Per alcuni oggetti siamo soltanto dei custodi.
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Messaggio da ctretre »

Mi associo ai complimenti, chiaramente laddove ci sia un carattere "auratico" dell'oggetto le considerazioni sono diverse.
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Messaggio da StilTraditio »

grafomane ha scritto: giovedì 14 settembre 2017, 13:25 La mia opinione è che sugli oggetti ancora in produzione o comunque circolanti in un gran numero di esemplari ogni personalizzazione sia lecita, e la cosa può essere fonte di goduria e divertimento.
Invece quando parliamo di oggetti che sono un retaggio e una testimonianza del passato bisogna andare più cauti. Mi spiego meglio: io ho un paio di mandolini ultracentenari, non sono strumenti di grande valore ma sono comunque strumenti belli, fatti da liutai abbastanza importanti. Nel caso di strumenti simili io non ho la sensazione di essere il loro proprietario come potrei averla se mi comprassi uno strumento costruito oggi industrialmente in una gran quantità di esemplari. Penso piuttosto che questi mandolini, vista la loro età, di mandolinisti ne hanno già 'messi via' alcuni, e avranno ancora altri 'proprietari' dopo la mia dipartita. Per cui, anche se li ho comprati sento comunque di aver la fortuna di averli, diciamo, 'in prestito d'uso' e penso che sia mio dovere lasciarli a chi verrà dopo in buone condizioni, senza stravolgerne la natura con strane riverniciature, restauri stravaganti o riparazioni fatte da incompetenti (tutte cose che ho visto).
Senza drammatizzare troppo, credo ci si debba regolare allo stesso modo con le penne...
Condivido appieno la riflessione. Esistono alcuni oggetti "immortali", che sono importanti non tanto nello spazio quando nel tempo.
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Messaggio da Fiocchetti »

Condivido le ultime considerazioni apportate all'argomento.
Però il mio quesito iniziale era diverso e ritorno al postulato d'origine.
All'epoca in cui furono prodotti i mandolini di cui parla Grafomane, è da ritenere che tali strumenti fossero di uso comune e di grande diffusione.
Se si fossero, allora, cambiate le corde, modificata la cassa armonica e riadattato il manico, potremmo dire, oggi, di aver ereditato un mandolino originale?
Probabilmente, con quegli adattamenti, l'allora utilizzatore godeva di uno strumento che si confaceva maggiormente ai suoi gusti, ma di sicuro non era originale e noi, oggi, non potermmo osservare un esemplare autentico.
Lo stesso metro di giudizio vale per la penna stilografica.
Se ad una Pelikan monto un pennino Omas (cosa che mi è capitata di fare), posso affremare di essere ancora in posseso di una Pelikan?
E fra cinquanta anni il mio pronipote (se Dio me lo donerà) potrà vantarsi di avere una vera Pelikan dei primi anni del ventesimo secolo?
Ripeto: continuamente sottopongo alcune mie penne a trattamenti geneticamente non corretti, ma giudico questa disciplina moralmente scorretta.
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Messaggio da zoniale »

Fiocchetti ha scritto: venerdì 15 settembre 2017, 1:17... posso affremare di essere ancora in posseso di una Pelikan? ...
Quanto di morale o di immorale ci sia in tutta la vicenda dipende solo dalla veridicità di questa tua frase.
Ne consegue una domanda: cosa te ne fai di "affermare di essere in possesso di una Pelikan"? Ne trai godimento?
Stai zitto. Non affermare nulla. Goditi la penna.
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Messaggio da grafomane »

In realtà, a non voler essere talebani, la questione è parecchio complessa. L'idea della conservazione fedele degli oggetti d'arte (le stilografiche ne fanno parte? Alcune sì, secondo me) e di antiquariato è piuttosto recente. Se vi guardate intorno vedrete moltissime chiese di pianta rinascimentale o addirittura romanica rimaneggiate in periodo barocco o ottocentesco cambiando la facciata, aggiungendo stucchi eccetera. Molti liuti rinascimentali sono stati trasformati in liuti barocchi e a molti violini di costruzione anteriore al 1700 è stato cambiato il manico per trasformarli secondo esigenze musicali più moderne. E questi manufatti trasformati non sono però privi di valore, al contrario, testimoniano di un'evoluzione del gusto e a volte hanno una loro "bellezza ibrida".
Non c'è solo una questione estetica: rimaneggiando un oggetto ne cambiamo anche la funzionalità. Gli esecutori di musica barocca e rinascimentale si fanno costruire copie di strumenti d'epoca non per fare i fighi, ma per poter ottenere le sonorità adatte alle musiche che suonano. Ma per poter costruire una copia di uno strumento d'epoca bisogna che ne sia rimasto almeno uno (ma meglio averne parecchi esemplari, un esemplare solo potrebbe anche essere anomalo e poi esisteva comunque una certa varietà) integro da copiare!
Insomma secondo me le cose rare e belle vanno conservate così come sono. Se un violinista ha un violino del settecento di cui apprezza molto il suono ma lo vorrebbe con una tastiera più larga perché ha le mani grandi se non è uno sciagurato non farà sostituire il manico, ma andrà da un liutaio e se ne farà fare una copia con le modifiche necessarie. Anche perchè il suo violino antico perderebbe valore, se lo rimaneggiasse. Ma il punto non è, secondo me la questione dei soldi. Il punto è che se dai fuoco a una biblioteca poi non potrai più leggere i libri che c'erano dentro.
Tornando alle penne: se uno modifica un'Aurora 88 poco male, ce ne sono in giro fin che se ne vuole. Ma se saltasse fuori la penna di Leonardo da Vinci e chi ce l'ha la facesse modificare per poterci mettere le cartucce Pelikan, beh...
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grafomane ha scritto: venerdì 15 settembre 2017, 10:32 In realtà, a non voler essere talebani, la questione è parecchio complessa. L'idea della conservazione fedele degli oggetti d'arte (le stilografiche ne fanno parte? Alcune sì, secondo me) e di antiquariato è piuttosto recente. Se vi guardate intorno vedrete moltissime chiese di pianta rinascimentale o addirittura romanica rimaneggiate in periodo barocco o ottocentesco cambiando la facciata, aggiungendo stucchi eccetera. Molti liuti rinascimentali sono stati trasformati in liuti barocchi e a molti violini di costruzione anteriore al 1700 è stato cambiato il manico per trasformarli secondo esigenze musicali più moderne. E questi manufatti trasformati non sono però privi di valore, al contrario, testimoniano di un'evoluzione del gusto e a volte hanno una loro "bellezza ibrida".
Non c'è solo una questione estetica: rimaneggiando un oggetto ne cambiamo anche la funzionalità. Gli esecutori di musica barocca e rinascimentale si fanno costruire copie di strumenti d'epoca non per fare i fighi, ma per poter ottenere le sonorità adatte alle musiche che suonano. Ma per poter costruire una copia di uno strumento d'epoca bisogna che ne sia rimasto almeno uno (ma meglio averne parecchi esemplari, un esemplare solo potrebbe anche essere anomalo e poi esisteva comunque una certa varietà) integro da copiare!
Insomma secondo me le cose rare e belle vanno conservate così come sono. Se un violinista ha un violino del settecento di cui apprezza molto il suono ma lo vorrebbe con una tastiera più larga perché ha le mani grandi se non è uno sciagurato non farà sostituire il manico, ma andrà da un liutaio e se ne farà fare una copia con le modifiche necessarie. Anche perchè il suo violino antico perderebbe valore, se lo rimaneggiasse. Ma il punto non è, secondo me la questione dei soldi. Il punto è che se dai fuoco a una biblioteca poi non potrai più leggere i libri che c'erano dentro.
Tornando alle penne: se uno modifica un'Aurora 88 poco male, ce ne sono in giro fin che se ne vuole. Ma se saltasse fuori la penna di Leonardo da Vinci e chi ce l'ha la facesse modificare per poterci mettere le cartucce Pelikan, beh...
Mi trovo di nuovo in totale sintonia con te. Le opere d'arte vanno trattate come tali.
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