fabri00 ha scritto:Certamente, è quanto esemplificavo con la "metafora" della fabbrica di candele. (era una storia raccontata da un conoscente quando ero ragazzino, e non ho mai capito se fosse leggenda o realtà).
Sento tante persone lamentarsi per gli effetti della crisi, che indubbiamente ci sono e sono evidentissimi per tutti.
Però spesso mi sembra che molte situazioni si riconducano al luogo comune della crisi, quando invece le ragioni principali per un mancato funzionamento di alcune attività economiche sia dovuto al fatto che il mondo cambia, e alcune attività non si adeguano alle mutate necessità dei clienti.
Poi anche in questi casi è logico che la crisi di certo non aiuta, ma non è la crisi il motivo principale di alcune difficoltà.
Oltre alle cartolerie penso tutti di noi potremmo citare tanti altri esempi di attività oramai non più in linea con le aspettative e le abitudini di consumo dei consumatori, alcune delle quali citate da Phormula.
Quelche esempio ? I negozi di dischi o di cd, i videonoleggi, i negozi di hardware da pc, e tanti altri.
IMHO, voglio contribuire anche io con la mia, modestissima esperienza.
comprendo appieno la visione di Fabri, ma conosco fin troppo bene lo scoramento che attanaglia quei giovani, come me, che non hanno nemmeno due ero per comprare una scatola di cartucce, per non parlare dei cinque/dieci/venti euro di una boccettina di inchiostro.
La crisi economica è uno dei tanti cambiamenti che stiamo vivendo, e per dare una risposta efficace l'unica strada possibile è cambiare il nostro modo di consumare. Io coltivo l'orto, così risparmio sulla verdura, e allo stesso modo mi ingegno come posso per soddisfare le mie esigenze senza spendere. Se una volta per non avere i soldi non compravi il biglietto del treno (rischiando una multa), ora puoi "spostare" quei soldi da qualcos'altro, per esempio quando vado a Pisa mi faccio ospitare da amici per pranzo, e in questo modo posso comprare il biglietto del treno. So che l'estrema difficoltà nel trovare lavoro è una fonte notevolissima di stress e può seriamente minare l'autostima e la stabilità emotiva di una persona giovane, (non per altro le organizzazioni degli psicologi lamentano un'esplosione di disturbi sociali, in particolare legati all'ansia) ma se non cerchiamo di reagire, come possiamo pensare di uscirne? Io stesso ho molltato gli studi proprio perché ho visto disattesa l'idea che una laurea mi avrebbe aiutato a trovare lavoro. Grazie al cielo sono poi riuscito a gestire questo scoramento e ho ripreso, non senza difficoltà, a dare esami.
Stessa cosa vale per i negozi: Occorre riuscire a interpretare e sfruttare il cambiamento.
La cartoleria sotto casa una volta vendeva libri per la scuola e cancelleria. Oggi, grazie alla "fidelizzazione" delle mamme dei suoi piccoli clienti, con cui si fermava spessissimo a chiaccherare, va avanti più che dignitosamente vendendo calze di qualità per signore. Ha iniziato dieci anni fa, come attività collaterale all'interno della cartoleria. Ha saputo "reinventarsi" così bene che oggi tutti i medici che seguono le signore con le vene varicose consigliano alle donne di comprare lì le loro calze.
Ieri sera, a Sarzana, c'è stata la notte bianca. Molti negozi però erano chiusi perché, a detta dei negozianti, "tanto non vendiamo nulla in queste occasioni". Sono commercianti destinati a chiudere, perché non capiscono che al giorno d'oggi non si va in negozio solo per il prodotto, ma perché conosciamo e ci fidiamo del negoziante, scambiamo quattro chiacchere con la vicina di casa che passeggia anche lei per le strade del centro, eccetera. Se non attiriamo gente in strada con "botte di vita" come possono essere le notti bianche o i negozi aperti la sera, non riusciremo mai a fidelizzare i clienti e ad attrarli da noi. Durante questi eventi i negozi aperti sono un pretesto per uscire, nessuno ci va per comprare, ma per il negoziante è un'occasione d'oro per parlare con la gente, farsela amica, e allora, dopo, le stesse persone torneranno e compreranno.
Molti commercianti si lamentano che "i negozi online ci rubano il lavoro"... eppure non sanno che moltissimi "negozi online" sono negozi normali che, in aggiunta alla normale apertura, hanno avuto il coraggio di provare nuovi canali che possano portare i cluenti. E ci sono riusciti! C'è un negozio, aperto da poco, che è nato da un gruppo su facebook. Quando il negoziante ha aperto, era già certo che le persone sarebbero venute da lui, perché grazie ai mesi di preparaizione sul social network, la gente già lo conosceva e già si fidava di lui.