HoodedNib ha scritto: ↑giovedì 10 maggio 2018, 13:00
Ora non escludo che da qualche parte in Giappone questo succeda ma ho amici li e amici sposati con locali e no, queste cose che racconti raramente succedono oggidi' e molta poca discriminazione, almeno nelle grandi citta'. Le differenze culturali ci sono ma non credo che influiscano in questo caso, dalle esperienze che ho io se un Giapponese "ti viene a cercare" e' molto aperto rispetto ai comportamenti che puo' trovare, sempre se si resta nei limiti di cortesia (anche se s'intende cortesia in modo vagamente diverso).
Guarda, prima di avere dei rapporti di amicizia con dei giapponesi
personalmente anche io credevo che questo tipo di atteggiamenti sessisti fosse superato, ma ho avuto modo di constatare di persona che
non è così; certamente non lo fanno trasparire e non te lo dicono in faccia, almeno in condizioni normali (ed è questo che rende il sessismo nipponico piuttosto difficile da distinguere rispetto a quello occidentale, che è molto più esplicito), ma se hai modo di passare TANTO tempo con dei giapponesi, specie maschi e sui venticinque-trenta, soprattutto per lavoro, è una cosa che prima o poi vien fuori.
Il mio maestro accompagnatore di canto è una persona squisita, e tutti noi gli vogliamo un gran bene, ma quest'anno è scoppiata una lite enorme per la messa in scena della Bohéme unicamente perché lui non voleva nel modo più assoluto sottostare alle decisioni della direttrice artistica, che oltre ad essere italiana è anche una donna, e ha messo in scena un ostruzionismo passivo così spropositato che la rappresentazione ha rischiato di saltare.
Ha litigato - in termini che per un nipponico corrispondono alla lite furiosa per un occidentale - con il primo tenore perché originariamente questi doveva essere un giapponese: purtroppo all'ultimo lo abbiamo dovuto sostituire con un coreano, e non ha preso bene la decisione (pur fondata su motivi assolutamente artistici e non legati in nessun modo alla nazionalità o altro).
Ho accompagnato in giro per il comitato di accoglienza dell'Università un gruppo di giapponesi, e con alcune ragazze sono tutt'ora in contatto. Sono stati gentilissimi (a un certo punto ho preso il morbillo e mi hanno mandato a casa un cesto di fiori enorme con un biglietto di auguri, addirittura): ma quando siamo usciti per l'aperitivo, hanno alzato il gomito e hanno iniziato a farmi delle domande che mi hanno fatto cascare la mascella, buttando lì allusioni sul fatto che a venticinque anni fossi
nubile, e vivessi con i miei genitori (una cosa tipo l'orologio biologico di Bridget Jones). E questo non l'hanno fatto i ragazzi, ma alcune
ragazze, sui ventitré anni, il tutto circa due anni fa non negli anni '60.
Io non mi sono offesa: ho semplicemente pensato che per certi versi la loro società sia così tradizionalista e conservatrice da essere rimasta "indietro", e che prima o poi supereranno certi atteggiamenti, anche perché non se ne rendono conto e non intendono assolutamente offenderti o ferirti, anzi (prova ne è che, almeno nel caso delle ragazze di cui sopra, se ne escono con certe osservazioni imbarazzanti quando hanno bevuto o hanno altri motivi per venire meno al loro autocontrollo, che assicuro essere qualcosa di prodigioso per i nostri standard). Però è qualcosa che oggettivamente deve essere tenuto in conto.
Chiedo scusa per l'OT
! E' ovvio poi che se uno comincia una corrispondenza con un'altra persona le diversità sociali e culturali non devono entrare in gioco (o, come nel caso del mio amico Takara, devono essere uno dei fattori che rendono la corrispondenza o l'amicizia interessante...)