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Note storiche sulle penne stilografiche e sui loro produttori. Aneddoti e curiosità.
PenninoM
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Messaggio da PenninoM »

Irishtales ha scritto:In base a quale norma\definizione?
Il buon senso, al minimo devono essere decine di migliaia le penne prodotte perché si possano definire grandi quantitativi
Lorenzo
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Messaggio da Irishtales »

Il buon senso è un fattore soggettivo: Il mio ad esempio dice che se si spaccia per vero un dato falso, si fa pubblicità ingannevole.
"Scrittura e pittura sono le due estremità della stessa arte e la loro realizzazione è identica" - Aforisma di Shitao
Daniela
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Messaggio da PenninoM »

Concordo, non si sta discutendo se sia o no una pubblicità ingannevole, chiunque non sia cieco e sordo lo capirebbe
Lorenzo
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Phormula
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Messaggio da Phormula »

Personalmente credo che al giorno d'oggi MB venda più roller e penne a sfera che stilografiche.

Fortunatamente ci sono ancora paesi in cui le penne stilografiche economiche (quelle sotto i 25 Euro) sono ancora molto diffuse e addirittura paesi come la Germania dove sono ancora richieste nelle scuole.
Questo permette ad aziende come Lamy, Schneider e Pelikan di prosperare. Basta fare due conti stile ascensore di Einstein. I tedeschi sono 80 milioni, quelli che frequentano la scuola dell'obbligo si possono stimare tra i 5 e i 10 milioni. Se anche uno su 5 compra una penna stilografica all'anno, vuol dire un mercato da almeno un milione di pezzi di penne scolastiche ogni anno.
E' scientificamente provato. Acquistare penne stilografiche e scrivere con la penna stilografica sono due hobbies distinti.
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Irishtales
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Messaggio da Irishtales »

Senza contare paesi emergenti come Cina e India, che da anni ormai hanno aziende attive anche sul mercato internazionale.
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Messaggio da Orsobruno56 »

Buonasera. C'è un po' di verità in tutte le vostre posizioni. Se è vero, come è vero che Pelikan ha ripreso a produrre stilo di buona fattura e prezzo adeguato nel 1982 o giù di lì, lo ha fatto per inseguire M B. È incontestabile! A tenere aperta quella nicchia di mercato, appannaggio non di veri intenditori, ma del pubblico in genere, negli anni più critici rimase davvero solo M B, almeno con successo commerciale che vuol dire fare profitti, pagare gli operai e le maestranze, sopportare il fisco vorace..(si, vorace anche in Germania) e consentire a tecnici e operai specializzati di arrivare alla pensione, vivendo nel frattempo in modo onesto e decoroso. Non dubito poi che tra quegli operai, tecnici, stilisti ci siano stati in questi anni anche dei nostri connazionali.

Poi Aurora, Omas, è più recentemente altri produttori quali Delta, Monteverde, e in primis Visconti e Pelikan (con volumi produttivi non confrontabili) hanno imbroccato purtroppo un periodo critico. Ovvero la più grave crisi economica mondiale dal 1929! Ecco perché "uno su mille ce la fa" è in particolare c'è la fanno, pur con difficoltà i produttori giapponesi, tedeschi e ora cinesi. Non sarà un caso se Parker, Sheaffer, Waterman, diciamo, esistono ormai solo come marchio, non più come vere aziende. Omas non c'è più. Così Delta... Aurora è ancora miracolosamente viva, sia pur barcollante nonostante essa rappresenti per l'Italia una storica eccellenza!

Perciò a mio parere se la pubblicità scorretta ha garantito a M B la sopravvivenza, se le politiche commerciali di Pelikan non sempre trasparenti hanno permesso a quell'azienda tedesca di vivacchiare, dovremmo comprendere che si tratta di aziende commerciali, altrimenti destinate al fallimento o alla mera mercificazione cinese.

In sintesi "meno male che M B c'è" parafrasando una vecchia filastrocca politica !

Saluti a tutti e buona serata.

Giovanni :clap:
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Messaggio da Ironnib »

Ingannevole nel senso stretto del termine non direi, piuttosto cialtrona.
E' un marchio che vive in quanto tale, non tanto come sostanza, e funziona appunto per i più superficiali che si bevono tutto quello che trovano basta che abbia un marchio blasonato, a prescindere dall'effettiva qualità.
MB ha attuato un markting formidabile e si è "guadagnata" titoli sproporzionati alla qualità effettiva: per primi hanno avuto l'ieda e l'iniziativa a si son "presi" il posto buono.
Vale per MB come per molti altri marchi in ambiti del tutto diversi: basta l'etichetta, la fama, e tutto vale come oro colato scavalcando critiche e verifiche (anche le più elementari).
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Messaggio da Musicus »

Era un pò che la cercavo, la più spudorata bufala della Waterman d'antan... :mrgreen:
Siccome è gigantesca (cm.24x38 :o ) ed è già disponibile sul Wiki, l'ho ricomposta alla meno peggio perchè non dovrebbe proprio mancare in questo argomento...
WATERMAN - 5x. 1927-12-25. L'Illustrazione Italiana -<br /> Anno LIV, n.52 pagVI
WATERMAN - 5x. 1927-12-25. L'Illustrazione Italiana -
Anno LIV, n.52 pagVI

I ben informati affermano che il grande trasvolatore avesse con sè soltanto una matita... 8-)

:lol:

Giorgio
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Messaggio da kircher »

Caro Giorgio, per verificare la plausibilità di questa "attestazione sponantea", dopo aver sperimentato la tenuta della Waterman 42 sugli sci, non ti resta che portarne una con te in un aereo senza cabina pressurizzata, tanto per vedere l'effetto che fa.
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Messaggio da Musicus »

kircher ha scritto: giovedì 15 marzo 2018, 10:19 Caro Giorgio, per verificare la plausibilità di questa "attestazione sponantea", dopo aver sperimentato la tenuta della Waterman 42 sugli sci, non ti resta che portarne una con te in un aereo senza cabina pressurizzata, tanto per vedere l'effetto che fa.
Ottimo suggerimento, Federico! :thumbup:
L'ho già fatto con una Pelikan100, ma mi riprometto di documentare passo passo (si dirà così anche per aria?!? :lol: ) a bordo dell'ultraleggero di un amico la trasvolata del....Lago Maggiore, se ti accontenti! :geek:
Basta che poi tu non mi chieda di replicare anche quest'altra mia Ad...
1928-08-Parker-Duofold.jpg
Ma se mi fornissi tu la Duofold, ci potrei anche provare!!!
:mrgreen:

Un caro saluto! ;)

Giorgio
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Messaggio da Musashi »

É abbastanza comune che si cerchi di riallacciare uno strumento che in quel momento è vissuto come un'innovazione a imprese della tecnologia dell'epoca. Rolex fece di tutto, per dimostrare che il primo Oyster non temeva l'acqua, assoldando sottomarini, nuotatrici celebri e mettendo in giro anche qualche leggenda su orologi ripescati dopo giorni che funzionavano ancora. Ma il esempio più classico è l'aggancio all'epopea spaziale americana, sfruttato dalla Omega che ancora ha, adorato dai collezionisti, il Moonwatch (indossato da Buzz Aldrin nella passeggata sul suolo lunare), e dalla Bulova, che aveva lanciato nel 1962 l'elettromeccanico a diapason Accutron (antenato dei quarzi, approssimando molto), utilizzato dai moduli lunari e dai piloti degli aerei X 15, che adottò proprio come slogan "L'orologio dell!era spaziale". In tutti questi casi il marketing, su una base vera, è la magnificazione del dato, a volte tirando le cose un po' per i capelli.
Così fa anche Mont Blanc a proposito della nota querelle sulla reale data di nascita della 149: e gli esperti sono in grado di smentire sonoramente, ma gli acquirenti non sono interessati per lo più all'opinione degli esperti, ma al marchio ed alla 'storia narrata' che comprano con esso, vera o aggiustata o semifalsa che sia (così come è ad es. abbastanza ricostruita la ascendenza di Moleskine, eppure l'appeal rimane). Cosicché anche alle case produttrici interessa più il numero del pubblico che il sapere degli esperti, e il modo per agganciare il pubblico è associare al marchio messaggi emozionali (ad es.: sa sempre, se usi Mont blanc sei di successo).
Il limite alla menzogna per ottenere un appeal evocativo è la pubblicità ingannevole, e talvolta si tratta di inganni su origine, provenienza e qualità del prodotto che hanno anche rilevanza penale. Quanto al profilo giuridico, però, mio avviso la bufala di MB sulla 'data di nascita' del modello 149 non incide affatto su caratteristiche rilevanti dell'ottimo prodotto, e perciò nemmeno interessa il Garante nè altre autorità per pubblicità ingannevole: l'inganno rilevante sulla data di fabbricazione riguarda il singolo pezzo (far apparire nuovi pezzi vecchi) e non la storia del modello.
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