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Recensione Waterman 52

Note storiche sulle penne stilografiche e sui loro produttori. Aneddoti e curiosità.
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piccardi
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Recensione Waterman 52

Messaggio da piccardi »

Pubblico un'altra recensione in parallelo al blog, dove trovate anche la galleria delle immagini completa e ad alta risoluzione.

La penna che è stata presa in esame in questa recensione, il modello 52 della Waterman, è uno dei grandi classici della storia della stilografica. Si tratta di una delle penne più rilevanti del proprio periodo, e può essere condiderata parte della storia della stilografica. A quell’epoca (fine degli anni ’10 ed inizio degli anni ’20) infatti la Waterman era leader di mercato a livello mondiale e la 52 era probabilmente il suo modello più diffuso.

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Benché questo tipo di penna esistesse fin dal 1915, si può parlare di 52 solo a partire dal 1917, quando la Waterman riorganizzò i criteri di identificazione dei suoi numerosisimi modelli adottando un sistema di numerazione basato su tre cifre: le centinaia indicavano il tipo di decorazione (rivestita in argento, in oro, con bande, ecc.), le decine il tipo di caricamento e le unità la misura del pennino (e della penna).

Abbiamo detto tre cifre, ma si potrà obiettare che il numero 52 ne contiene solo due. Questo avviene perché quando non era applicata nessuna decorazione specifica (e si aveva a che fare con il modello base in ebanite) la colonna delle centinaia, indicante il tipo di decorazione, era assente come la decorazione stessa, e venivano solo le altre due.

La cifra delle decine, il 5, indicava il nuovo (per l’epoca) caricamento a levetta, introdotto sul mercato da Sheaffer nel 1912, e copiato (anche se con qualche modifica marginale) dalla Waterman nel 1915. La misura più comune per queste penne era quella del pennino n.2, pertanto la penna veniva ad assumere (stampigliato sul fondello per un facile riconoscimento) il numero 52.

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Benché sia facile porre un limite superiore all’età della penna (è stata sicuramente prodotta dopo il 1917, per cui non può avere più di 93 anni) non è altrettanto facile porvi un limite inferiore, dato che la Waterman ha mantenuto in produzione questo modello per lunghissimo tempo, anche quando era completamente passato di moda, arrivando fino agli anni ’40.

Nel caso specifico alcune caratteristiche (nessuna iscrizione in orizzontale sul fondello della penna, e la clip riporta ancora la dicitura Clip Cap) indicano comunque una produzione risalente agli anni ’20, cosa che comporta un’età della penna stimabile intorno agli 80 anni.

La penna è realizzata nel materiale più in voga in quel periodo, l’ebanite. La celluloide farà la sua apparizione nel 1920 circa, ma la sua diffusione fra i grandi produttori americani avverrà alla metà degli anni ’20 e ancora più tardi per la Waterman. Lo stile della penna è quello tipico dell’epoca, una “flat top” (forma cilindrica con estremità piatte) con il corpo decorato tramite cesellature ondulate.

La Waterman 52, pur essendo un modello storico di grande successo, e anzi proprio per questo, è tutt’altro che rara. Quella in questione è stata acquistata per poche decine di dollari su Ebay, e restaurata direttamente da me, operazione relativamente semplice, trattandosi di un caricamento a levetta che necessitava solo della sostituzione del sacchetto in gomma interno.

La penna è stata sicuramente utilizzata a lungo dal suo possessore originale, come testimoniato dalla relativa usura delle cesellature del corpo, che pur restando visibili, sono nettamente meno marcate di quelle sul cappuccio. La penna comunque è in condizioni generali discrete, senza rotture e con qualche leggero segno di denti sul fondo (l’abitudine di tenere la penna in bocca pare essere comune a livello internazionale).

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Il pregio maggiore di questo esemplare è comunque il suo pennino, uno straordinario fine flessibile, e flessibile per davvero, come lo erano i migliori pennini di quel tempo. Nella immagine precedente si è riportato un test di scrittura (inchiostro seppia Waterman Havane Ink, carta Pignastyl), dove si può apprezzare, nonostante le mie scarse capacità calligrafiche, la straordinaria estensione della variazione del tratto di cui la penna è capace. Dovendo dargli un voto non potrei scendere al di sotto del 10 e lode.

In generale il flusso della penna è abbondante, e non si sono mai avuti problemi di avvio o di ri-partenza nella scrittura. L’unico difetto da questo punto di vista (anche se nell’uso alla fine non si presenta) è che non scrive se fatta semplicemente strisciare sul foglio appoggiandola nell’incavo fra le dita. Ma a differenza di altre penne che presentano lo stesso comportamento, la cosa non accade mai quando la si impugna normalmente; a quanto pare in quel caso la semplice pressione aggiuntiva costituita dal peso dell’indice sopra la penna risulta sufficiente a farla scrivere immediatamente.

L’unico difetto reale nell’uso quotidiano della penna è che, per la sua capacità di erogare un flusso molto ampio, presenta un pennino abbastanza “umido”, essenziale per poter garantire la variazione di tratto di cui è capace. Questo però comporta anche una certa tendenza all’accumulo di inchiostro sull’alimentatore, che essendo relativamente primitivo (è piatto e non dotato di tutte le alette e le camere di compensazione che vennero adottate negli anni seguenti) non riesce a trattenerlo a sufficienza con la conseguenza di lasciare residui nel cappuccio, che poi si ritrovano sul pennino stesso.

Non lo si può considerare un difetto costruttivo della penna in quanto tale, dato che quando venne costruita la tecnologia che consente di limitare questo problema non era ancora stata sviluppata adeguatamente, per cui nel caso specifico questo comportamento è normale, ma occorre sapersi adattare, se la si vuole misurare sui canoni di una penna moderna. Nel mio caso i vantaggi nel piacere della scrittura sovrastano ampiamente il prezzo di avere un pennino macchiato di inchiostro cui dare una periodica ripulita …

In conclusione questa Waterman 52 si dimostra, nonostante gli oltre 80 anni di età, una penna ancora perfettamente funzionale. Come dicevo all’inizio non è un modello raro, e sarà sicuramente snobbata dal classico collezionista spocchioso che cerca solo il pezzo unico, ma dal mio punto di vista è un esemplare che parla della storia della stilografica, ed una penna come questa, per quanto ordinaria, non può mancare dalla collezione di un vero appassionato.
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Re: Recensione Waterman 52

Messaggio da Pupa »

prima o poi prenderò la sorella 54, con pennino #4 ;)
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