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Una attribuzione azzardata

Note storiche sulle penne stilografiche e sui loro produttori. Aneddoti e curiosità.
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piccardi
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Una attribuzione azzardata

Messaggio da piccardi »

Della riproposizione della nota bufala della macchia di inchiostro di Waterman, e degli errori contenuti in un vecchio articolo ripubblicato su Penna Vintage ho già parlato in precedenza. Ma se in quel caso si poteva se non altro addurre l’attenuante di aver semplicemente ristampato vecchio articolo, ci si aspetterebbe, almeno sui contenuti creati per l’occasione, un minimo di attenzione in più alla verifica della attendibilità storica delle affermazioni che si fanno.

Purtroppo, almeno in un altro caso, pare che non sia così, e, sia pure in maniera molto meno plateale, si ritrovano affermazioni azzardate e storicamente senza nessun fondamento. Ora fintanto che si resta nella discussione sulle opinioni personali certe affermazioni possono anche starci, posto che emerga chiaramente che di opinioni si tratta, ma quando vengono scritte su una rivista come se fossero dati di fatto assumuno una rilevanza completamente diversa.

Veniamo al punto: nello scorrere le foto di alcune penne italiane riproposte alla fine dell’inserto, trovo a pag. 42-43 la descrizione di una Artil Ogiva by S.A.F.I.S. nella quale si afferma, riportato testualmente di seguito (il neretto è mio):
Prodotte nell’area industriale di Settimo Torinese, o come in questo caso da S.A.F.I.S., già madre di nomi importanti come The King, Radius, Astura, The Scotland e della prima produzione Omas.
Sulla attribuzione dei marchi Astura e Radius a SAFIS esistono pochi dubbi e comunque il fatto ha delle inequivocabili risultanze documentali. Fino a poco tempo fa invece ne esistevano diversi sull’origine del marchio The King, anche se ormai si può considerare totalmente accertato (ma su questo tornerò in un’altra occasione) che si tratti della stessa azienda, a quanto pare costretta a cambiare nome in SAFIS (Società Anonima Fabbrica Italiana Stilografiche) per la italianizzazione dei nomi imposta dal regime fascista.

Se quindi si può dare per buona la attribuzione alla SAFIS dei marchi Astura, Radius e The King (anche se in realtà The King non era, almeno agli inizi, un marchio, ma il nome dell’azienda), è quantomeno azzardato, se non assolutamente velleitario, definirla la madre della prima produzione Omas.

Immagine

Se infatti esistono delle testimonianze di un qualche legame fra le due ditte, come il ritrovamento di un catalogo della The King negli archivi della Omas (citato nel libro di Letizia Jacopini) e come la penna del dottore marchiata The King riportata sopra, non si capisce bene sulla base di quale ragione dovrebbe essere stata la SAFIS a produrla per la Omas e non viceversa, tenuto conto che il brevetto è della Omas (come chiaramente mostrato nella foto) e che, particolare non trascurabile, la Omas è stata fondata nel 1925 e la “Società Anonima Pennini King” nel 1926.

Assai poco probabile è pure l’attribuzione della produzione The Scotland, marchio registrato dalla “Stiassi e Tantini” di Bologna nel 1920, alla SAFIS che per sei anni non sarebbe neanche esistita. Sulla produzione di questo marchio ci sono poche certezze, e molti lo ritengono derivante da produzioni esterne attribuite a talvolta a Omas, talvolta a Montegrappa, ed in questo caso anche a SAFIS, ma nessuno finora è stato in grado di confermare queste attribuzioni con una qualche evidenza documentale.

Concludendo pare che l’autore del trafiletto abbia una opinione assai alta della SAFIS (che peraltro ha prodotto penne di altissima qualità). Ma prima di pubblicare affermazioni azzardate sul fatto che sia stata in grado di produrre penne per marchi che esistevano da prima di lei ci vorrebbe come minimo un po’ di ricerca storica portando un qualche riferimento documentale, specie se si fanno delle sparate colossali come quella per cui sarebbe la madre della prima produzione Omas.

Simone
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